Cambiare prospettiva e parlare di illuminazione attraverso le persone che scelgono le lampade e non sempre solamente di queste ultime: è il nuovo obiettivo del progetto Vite di Foscarini, che ha coinvolto un fotografo e uno scrittore – rispettivamente Gianluca Vassallo e Flavio Soriga – per un viaggio in diverse città del mondo, dove entrare nelle case di chi ha scelto gli apparecchi del marchio made in Italy e raccontarne, per immagini e parole, ambienti (“veri e pertanto imperfetti”) e abitanti.
“Persone che, sentendosi affini al progetto, con molta pazienza ci hanno messo a disposizione le loro case e le loro vite”, ha commentato Carlo Urbinati, presidente di Foscarini. “In punta di piedi, ci siamo mossi nei loro ambienti privati, dove le nostre lampade si inseriscono con naturalezza, diventando parte di un vissuto, mentre producono il miracolo di caratterizzare e trasformare lo spazio. Vite è uno sguardo che si ferma anche sulle piccole cose, coscienti che la bellezza è ovunque, se ci lasciamo stupire.”
Le “Vite” delle lampade in cinque città e sedici case
Più di un anno e mezzo di produzione, cinque città – Copenaghen, New York, Napoli, Shangai, Venezia –, sedici case: sono queste le cifre che hanno portato al racconto Vite, sintesi originale di tanti differenti modi di vivere una casa, una città, ognuna con una luce propria, sia artificiale sia naturale. “Nelle case degli altri”, secondo lo scrittore Flavio Soriga, “c’è la vita, ci sono le storie, ci sono le persone. Non c’è un lavoro che potessi sognare più bello di questo: essere mandato in alcune città del mondo a bussare alla porta di sconosciuti felici di farmi entrare, di rispondere alle mie domande. Scrivere storie vere, di persone vere, che vivono come tutti in case stupende o più o meno normali, guardando in faccia uomini e donne che non conoscevo un attimo prima…”.
Le lampade sono solo compresenze del volume multimediale che ne è nato, in cui narrazione, immagini, video danno vita a paesaggi domestici – e luminosi – anche molto diversi, eppure uniti da un’idea di intimità in cui la luce è sempre il tratto distintivo. “Ogni volta che si è aperta la porta di una delle vite che ho ritratto in questi mesi”, racconta infatti il fotografo Gianluca Vassallo, “ho cercato una domenica di quarant’anni fa, dentro di me; ho cercato lo stupore di quella particolare luce che avevo conosciuto a sei anni, in una casa tutta nuova, con l’odore della pittura fresca a darci il benvenuto e il suono che arrivava dal piano di sopra. Che poi non era altro che la luce che immaginavo attraversasse la vita di chiunque mi abitasse di sopra.”