Per un effetto davvero speciale e unico, le piastrelle esagonali tinta unita possono essere abbinate ad altre con disegni geometrici, trame floreali, delicati effetti ottici.
I decori sono ottenuti grazie a sofisticate tecniche di stampa digitale che permettono di ricavare elementi differenziati singolarmente, ma esistono anche manufatti creati con lavorazioni artigianali come il lustro, che, attraverso l’applicazione di un impasto di sali metallici e argilla diluito produce sulla ceramica smaltata effetti cromatici iridescenti.
Le attuali piastrelle esagonali si rifanno ai rivestimenti di un tempo; iniziarono a diffondersi a fine Ottocento, per avere poi la massima espressione negli anni Trenta del secolo dopo.
Le piastrelle esagonali possono essere in gres porcellanato, materiale ceramico a pasta compatta e dura, detto “gres” perché è greificato, cioè vetrificato, tramite un processo che lo rende simile al vetro, quindi completamente inassorbente. È formato da più ingredienti, in particolare argille, sabbia e altre sostanze naturali che vengono macinate, poi pressate con tecnica isostatica (che rende il prodotto uniforme) e infine cotte a temperatura elevata (oltre 1200 C°). Lavorazioni successive alla pressatura, come spazzolature o applicazioni di soluzioni acide o saline, permettono di ottenere particolari effetti finali.
Per avere piastrelle esagonali lucide si ricorre alla levigatura, per un risultato vissuto e “mosso” alla stonalizzazione. Robusto e inalterabile, il gres sopporta usure di qualsiasi tipo, ha elevatissima resistenza all’abrasione e agli attacchi chimici. Inoltre, essendo ingelivo, si può impiegare tranquillamente anche all’esterno. Un’altra caratteristica è la riflettanza, cioè la sua capacità (quando è levigato) di riflettere la luce solare in modo molto superiore ad altri materiali, aumentando dunque anche la luminosità degli ambienti.
In mono e bicottura
Sono prodotti ceramici ottenuti da materie prime come argilla, sabbia e altre sostanze naturali cotte a temperatura elevata. Se l’impasto è chiaro si definiscono a pasta bianca, a pasta rossa se è colorato (per la presenza di ossidi di ferro). Si distinguono inoltre in smaltate (sono ricoperte da uno strato in vetro colorato) e non smaltate (uniformi in tutto il loro spessore). La monocottura permette di avere piastrelle smaltate ottenute dalla cottura simultanea di supporto e smalto che rimane perfettamente aderente alla base; nelle bicottura (molto decorative, ma più delicate), la prima cottura consolida il supporto e la seconda fa aderire lo smalto.
Cotto
Si ricava dall’argilla impastata con acqua e fatta essiccare all’interno di fornaci. Alle tecniche di lavorazione artigianali si affiancano anche quelle industriali. Caldo e naturale, il cotto è noto anche per la sua porosità, necessaria alla traspirazione, ma che lo rende anche delicato nei confronti di sporco e macchie. Per questo il trattamento dopo la posa, con tecniche professionali a base di cere e un’accurata manutenzione periodica risultano fondamentali. Fatto a mano è il più pregiato: ogni piastrella viene impastata singolarmente e poi cotta a legna, mantenendo alla fine le imperfezioni che la rendono unica. Sulla superficie può inoltre essere applicato uno smalto, che non deve però creare uno strato uniforme e omogeneo, ma adattarsi alle irregolarità del materiale, accumulandosi nelle zone più concave e diradandosi nelle altre.
Cemento
È l’ingrediente base di graniglie (o marmette), pastine e cementine. Nella graniglia è legato agli scarti della lavorazione del marmo e delle pietre, colorati con ossidi naturali e impastati con acqua. Le pastine sono identiche alle graniglie, tranne per il fatto che si utilizza solo la polvere del marmo (nelle graniglie è meno sminuzzato). Nelle cementine invece la base è un calcestruzzo, la parte superficiale un cemento colorato in pasta unito a sabbia di fiume, finemente setacciata. Questi rivestimenti sono di norma prodotti a mano: presentano quindi variabilità di colore, micro fessurazioni, spigoli non perfettamente a taglio e velatura biancastra. Dopo la posa e l’asciugatura vengono lavate e impermeabilizzate. Infine con appositi macchinari si procede con la caratteristica finitura “a specchio”.
La posa delle piastrelle esagonali
Anche per le piastrelle esagonali vale la regola dimensioni piccole per ambienti contenuti e grandi per spazi ampi. Per quanto riguarda il disegno di posa, si può giocare utilizzando elementi di misure multiple o addirittura di formato diverso. Grande libertà compositiva anche nella scelta dei pattern: il motivo ornamentale ripetuto, tipico della versione originale di queste piastrelle, è oggi rivisitato con minor rigore, accostando disegni e tinte diverse.
Piastrelle esagonali anche di recupero
I rivestimenti in cotto e, soprattutto, in cemento, sono quelli che più facilmente si trovano originali d’epoca. Per ripristinarli vengono prima puliti, eliminando vecchi trattamenti (cere, oli, vernici), incrostazioni (cemento, calce) ed eventuali depositi biologici come muffe. Se il rivestimento non è completo, la soluzione preferibile è accostare al pavimento originale materiali diversi come parquet, ceramiche di grande formato e resine, considerando però gli spessori differenti.
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