Contenuti trattati
In natura, a garantire la biodiversità delle specie vegetali e l’impollinazione sono il vento (per le piante anemofile come pini, cipressi, pioppi, querce e faggi), animali come pipistrelli, uccelli e piccoli mammiferi (per le specie zoofile), più raramente l’acqua (per le piante idrofile) e gli insetti per le specie entomofile (piante erbacee e fiorite). Nel corso dei millenni, piante e insetti si sono evoluti sviluppando una reciproca dipendenza che si traduce in uno scambio vantaggioso per entrambi: le piante attraggono gli insetti con le forme più idonee all’accesso, i colori smaglianti e gli intensi profumi, offrendo loro protezione con il fogliame e nutrimento con polline e nettare; gli insetti assicurano il trasporto del polline e la fecondazione, spostandosi tra un fiore e l’altro. Gli insetti che si nutrono di nettare, e che quindi trasportano il polline, sono definiti pronubi che significa favorire le nozze. In questo caso, sono le nozze tra un granulo di polline e un ovulo per assicurare la fecondazione delle piante.
Gli imenotteri Apoidei sono i pronubi per eccellenza: di questa superfamiglia fanno parte api, bombi e altri insetti (come le osmie).
Gli Apoidei hanno caratteristiche comuni:
✓ la dieta specializzata delle larve costituita da polline o miscele di polline e nettare;
✓ un corpo più o meno coperto di peli piumosi che facilitano l’adesione dei granuli di polline;
✓ la presenza di apparati di raccolta e trasporto del polline;
✓ due paia di ali membranose accoppiate, adatte a un volo efficiente;
✓ un apparato boccale modificato per il prelevamento del nettare.
Ape domestica: quella che produce il miele
Tra gli insetti, Apis mellifera è quella con la vita sociale più complessa ed evoluta. Vive in colonie numerose (diverse migliaia di individui) nelle quali il ruolo di ciascun insetto è dedicato alle necessità dell’alveare e ogni ape è disposta, senza esitazione, a dare la vita per difendere le altre. L’ape domestica è allevata per la produzione di miele, polline, pappa reale e cera nonché per il suo servizio di impollinazione.
L’alveare
È il centro dell’esistenza delle api, è un rifugio caldo, un grande magazzino di cibo fatto di cera che le api producono grazie a speciali ghiandole.
• L’alveare naturale è composto da vari favi di forma appiattita e ovaloide, realizzati uno accanto all’altro, parallelamente, in cavità presenti negli alberi cavi o in luoghi riparati.
• Ogni favo è suddiviso in tantissime celle esagonali regolari e di diversa grandezza, dove le api allevano le larve e conservano il miele e il polline.
Arnie razionali
Oggi gli apicoltori allevano le api in case speciali che si chiamano arnie razionali. Il principale vantaggio delle arnie razionali è dato dalla presenza dei favi mobili e del melario: le api sono indotte a costruire i propri favi su telaini, che sono strutture mobili in legno con un filo di ferro o di acciaio che sorregge un sottile foglio di cera stampata (foglio cereo), con le basi delle celle esagonali.
• Grazie ai telaini mobili, l’apicoltore può estrarre i favi per controllare lo stato della famiglia, fare la pulizia o il trattamento delle malattie.
• Il melario invece è una cassettina in legno contenente alcuni telaini, che viene posizionato sopra il nido. Con il nido pieno le api immagazzinano qui il miele che l’apicoltore raccoglie quando è maturo.
Una famiglia strutturata
Nell’arnia abita la famiglia delle api costituita da: un’ape regina (unica femmina fertile) che è nutrita esclusivamente con pappa reale e ha il compito di fare le uova; qualche centinaio di fuchi (maschi fertili) che si accoppiano con l’ape regina durante il volo nuziale e poi muoiono; decine di migliaia di operaie (femmine sterili) che si dedicano a tutte le esigenze della famiglia, cambiando più volte lavoro nella loro breve vita.
• Queste ultime, dal ventesimo giorno circa fino alla morte, svolgono il compito più bello e più duro: diventano “bottinatrici” di polline e nettare riuscendo a visitare fino a 1000 fiori al giorno. E la cosa interessante è che sono in grado di comunicare alle loro compagne la posizione della fonte di cibo utilizzando particolari danze: parlano, ballando. Restano così fedeli a una specie di fiore dall’inizio alla fine della fioritura e assicurano la fecondazione incrociata (su ogni fiore viene depositato il polline di numerosi altri fiori).
• La maggior parte delle colture foraggere da seme e orticole beneficia della loro azione impollinatrice, ma le api gradiscono in particolare le piante da frutto come i Prunus.
Da ricordare
Le api, piccoli e laboriosi insetti, sono timide e non rappresentano un pericolo per l’uomo, pungendo solo se molestate: vale sempre la regola di non disturbare arnie e nidi. Se vi accorgete di un nido d’api in un albero del giardino o in una fessura dell’edificio, contattate un’associazione di apicoltori della zona per fare recuperare la colonia senza nuocere né agli insetti né alle persone.
I bombi, i parenti delle api
Come le api, sono insetti sociali che raccolgono il nettare e il polline per nutrire la prole e sono tra gli impollinatori più importanti e utili per l’uomo.
Sono caratterizzati da una livrea gialla e nera a bande, anche se esistono specie tutte nere o con bande arancioni; sono più grossi e pelosi delle api.
• Nidificano nel suolo (in un buco dove depositano alcune uova ricoperte da cera), dando vita a colonie attive da marzo a settembre. La regina è l’unica che sopravvive all’inverno e fa ripartire la colonia nella primavera successiva.
• Le colonie sono composte da pochi (100-150) individui; i maschi sono presenti solo per un breve periodo.
• Le operaie iniziano il bottinamento dopo la prima settimana di vita (vita media 4 settimane), mostrando una certa costanza floreale e una grande velocità nel volo e nel bottinare (2-3 secondi per fiore contro 8-9 secondi dell’ape). A seconda delle specie possono bottinare anche a notevole distanza e tutti riescono a volare con pioggia e basse temperature (fino a 0 °C).
I bombi sono commercializzati e allevati soprattutto per l’impollinazione di piante da frutto e ortaggi, anche in ambiente protetto (serre) perché più resistenti delle api a condizioni di confinamento e di alta temperatura e umidità.
Osmie, le api solitarie
Oltre alle api e ai bombi che formano famiglie numerose, esistono anche altri insetti, simili alle api, ma che vivono solitari. Tra questi, i più importanti per l’impollinazione sono le Osmie. Apoidei diligenti e pacifici, alla costante ricerca di polline e nettare, non creano colonie e non producono miele; ogni femmina depone le uova.
Le Osmie sono definite gregarie, poiché preferiscono costruire il proprio nido vicino a quello di altre osmie. Utilizzano piccole cavità preesistenti (buchi nel terreno, canne cave o crepe nei muri) all’interno delle quali, costruendo setti di fango, ricavano cellette, ciascuna con una singola pallina di polline e nettare su cui viene deposto un singolo uovo (il ciclo prevede una generazione all’anno).
• La loro attività è limitata al periodo primaverile, riuscendo a bottinare anche a basse temperature e con condizioni meteorologiche avverse. In Europa sono diffuse soprattutto due specie: Osmia rufa e Osmia cornuta (le uniche allevate) che sono caratterizzate da una folta peluria e da una colorazione nero ruggine e vengono spesso scambiate per piccoli bombi. Sono delle impollinatrici eccezionali: riescono a visitare diverse migliaia di fiori in un solo giorno prediligendo quelli delle Rosaceae, a cui appartengono molti alberi da frutto.
Le minacce più pericolose
Nel mondo, il 70% delle colture alimentari dipende dall’impollinazione entomofila (in Europa più dell’80%) coinvolgendo un terzo dei raccolti. Le colture interessate sono la frutta e la verdura della nostra dieta oltre ad alcune piante usate come foraggio per bestiame da carne e prodotti lattiero caseari. I pronubi sono fondamentali anche per molte piante selvatiche (si stima dal 60% al 90%) quindi per l’ambiente.
Le api – quelle allevate, ma anche molte specie selvatiche – sono il gruppo predominante ed economicamente più importante degli impollinatori nella maggior parte delle regioni.
• Purtroppo, in questi ultimi anni, si è verificata una loro allarmante riduzione a causa di molteplici fattori: cambiamenti climatici (come l’innalzamento delle temperature, il mutato andamento delle precipitazioni e più irregolari o estremi eventi meteorologici), presenza di predatori e parassiti (come l’acaro Varroa destructor, una grave minaccia per l’apicoltura a livello globale), inquinamento ambientale, pratiche agricole di stampo industriale (con utilizzo di fertilizzanti chimici e sostanze chimiche, monocolture ed estensione di aree agricole a scapito di altri ecosistemi) e generale scomparsa dei loro habitat naturali.
• I risultati di studi scientifici confermano che il polline bottinato dalle api e il pane d’api (polline stoccato nei favi) immagazzinato negli alveari sono spesso contaminati da un’ampia varietà di pesticidi, alcuni dei quali possono agire, singolarmente o in combinazione fra loro, aumentando la sensibilità delle api a malattie e parassiti. Attenzione: il miele, che viene prodotto dalle api a partire dal nettare, non c’entra nulla con il polline e non risulta contaminato.
Come possiamo aiutare gli impollinatori
I giardini privati e il verde pubblico hanno un ruolo importante per sostenere gli insetti impollinatori: per esempio aumentando l’eterogeneità degli habitat e utilizzando una pluralità di colture in grado di fornire maggiore disponibilità di fiori. In agricoltura è importante non impiegare prodotti chimici.
Quali accorgimenti adottare nei propri giardini:
✓ preferire piante tipiche della zona in cui si vive (autoctone) che producano fiori ricchi di polline e nettare in epoca di fioritura ben differenziata nei diversi mesi dell’anno;
✓ scegliere specie con fiori a struttura semplice (per esempio le margherite), più facili da bottinare;
✓ garantire la presenza di gruppi di fioriture varie per forme e colori, per attirare impollinatori diversi;
✓ destinare uno spazio del giardino a prato fiorito, ricco di specie spontanee, limitando i tagli dell’erba a due l’anno (primavera e autunno), da eseguire quando l’erba inizia a seccare e mai durante la fioritura ed evitando i fertilizzanti chimici e le irrigazioni frequenti;
✓ offrire piccole raccolte d’acqua ferma (pozze, vasche, piccoli stagni ecc.), utili nei periodi più caldi;
✓ adottare metodi di gestione a basso impatto ambientale evitando assolutamente i trattamenti con diserbanti e insetticidi di sintesi.
• Sarà entusiasmante osservare l’intenso e affaccendato via vai di api e bombi, ma anche di farfalle, falene e sirfidi con la consapevolezza di avere contribuito alla loro sopravvivenza, preservando la varietà della natura.
Attenzione alla vespa Velutina
La Vespa velutina, o “Calabrone asiatico”, è una specie invasiva di origine asiatica che causa gravi danni agli alveari portando talora all’estinzione intere colonie. È importante conoscere la distribuzione e la diffusione di questa specie, problematica per l’impollinazione delle colture e potenzialmente pericolosa anche per l’uomo, per riuscire a programmare specifici interventi di contrasto. Gli avvistamenti d’individui o nidi devono essere segnalati alle associazioni apistiche territoriali e al sito http://www.vespavelutina.eu dove
è anche possibile trovare precise indicazioni per imparare a riconoscerla.