Costruire un rifugio per aiutare il riccio

Il riccio è un piccolo animale abitudinario che si nutre di insetti e non procura danni alle coltivazioni. In previsione dell’inverno, è possibile realizzare un rifugio che potrà essere usato per il letargo e successivamente, in primavera, per la nascita dei piccoli. Prima di cominciare il lavoro, accertatevi che almeno un esemplare sia già presente in giardino.

Alessandro Mesini
A cura di Alessandro Mesini
Pubblicato il 29/10/2021Aggiornato il 29/10/2021
rifugio per il riccio

Compare la sera nei nostri giardini, annunciato dal tramestio delle foglie che smuove nella sua andatura, fatta di passi allungati quando si aggira guardingo o di rapide corsette dove sembra galleggiare sull’erba, perché il manto di aculei copre le zampe brevi.
• Il riccio è un animale protetto in “patrimonio indisponibile dello Stato”, come cita l’Articolo 2 della Legge n. 968 del 1977 che tutela la fauna e disciplina l’esercizio venatorio. Successive modifiche, integrazioni e aggiornamenti non hanno modificato lo status del riccio, che non può essere cacciato a scopo venatorio (a molti può sembrare incredibile, ma in tempi non lontani di carestia alimentare venivano mangiati) o perché considerato presenza indesiderata.
Oltre metà della dieta del riccio è composta da bruchi e coleotteri; se a questi aggiungiamo limacce e lumache, formiche, api, millepiedi, larve di mosche e altri insetti, piccoli mammiferi (in genere morti o in stato debilitato di salute tanto da poter essere predati), raggiungiamo circa il 75%. Il resto è rappresentato da lombrichi e uova di uccelli che nidificano a terra. Per questo motivo, deve essere considerato un aiuto all’uomo, una sorta di insetticida naturale alla stregua di quello che è la coccinella per gli afidi.

Una gradita presenza

Il riccio rappresenta da sempre un animale gradito all’uomo, una presenza costante intorno ai nuclei abitati, anche se ha conservato una completa autonomia che lo rende a tutti gli effetti un animale selvatico non destinato all’addomesticamento. In quest’ottica il lavoro di costruzione di una casetta d’alimentazione per i ricci in giardino si configura come un aiuto e un invito a compiere con regolarità le loro visite durante la notte o all’imbrunire.

Il riccio è un animale abitudinario, che struttura la sua ricerca del cibo lungo un percorso di caccia, anche molto lungo rispetto alle sue dimensioni, che compie ogni notte, con possibili varianti, ma mai in modo erratico. Solo eventi accidentali inducono il riccio a cambiare territorio, e a volte solo temporaneamente: riproduzione, letargo, scarsità di cibo, presenza di altri animali, piogge molto intense. Una volta costatata con certezza la sua presenza in giardino, in modo ripetuto a distanza di qualche giorno, possiamo approntare una casetta d’alimentazione costruita da noi che all’arrivo dell’inverno potrà trasformarsi nel luogo dove trascorrere il letargo e in primavera il nido dove partorire.

Il peso e l’età 

Il riccio ha un ciclo biologico che è regolato non solo dall’età, ma anche dallo sviluppo corporeo misurabile dal peso raggiunto.
• I ricci nascono nudi, ma presto compaiono i primi aculei di colore bianco: nella prima settimana di vita, pesano meno di 50 grammi.
• Poi le spine brune iniziano a crescere tra quelle bianche e le coprono nella seconda settimana di vita; il peso aumenta.
• Fra la seconda e la terza settimana, il piccolo apre gli occhi e comincia ad avere cura del mantello di colore grigio, che ricopre progressivamente la cute rosa. Il peso è di poco superiore ai 100 grammi. Nella quarta settimana, con un peso superiore ai 150 grammi, compaiono i denti da latte che l’animale conserverà per circa 120 giorni.
Raggiunti i 200 grammi, intorno alla quinta settimana d’età, la madre inizia a guidare
i piccoli all’esterno del nido nella classica formazione a “convoglio” per la ricerca del cibo e la loro istruzione. Quando il riccio sarà cresciuto inizia la dispersione e la colonizzazione di nuovi territori, in genere fra giugno e luglio.
• È un animale solitario, ma più individui possono abitare la stessa zona. Dopo l’accoppiamento, la coppia si disperde: la femmina costruisce o riattiva un nido già esistente, foderandolo di foglie e altri detriti vegetali, dove darà alla luce quattro o cinque piccoli, dopo circa quattro settimane e mezzo, ma la lunghezza della gestazione può essere
molto variabile.

Costruire la casetta           

Nella costruzione di una casa per il riccio, imitare una cuccia per cani o gatti in scala ridotta è un grosso errore perché si rischia di trasformare il rifugio in una trappola. Un riccio all’interno di una struttura “a scatola”, cioè con una stanza unica, magari con un’apertura abbastanza grande, può essere facile preda di un gatto, che potrebbe infilare una zampa e arpionare la sua preda.
L’ideale è costruire una tana a due scomparti: noi suggeriamo di fare un corridoio d’ingresso alla stanza vera e propria oppure di fare un ingresso utilizzando un tubo in PVC piegato a 90 °. Un altro valido accorgimento, per rendere la casa più sicura, è dotarla di due aperture, così che un riccio braccato all’interno possa comunque fuggire.

Il materiale

✓ Compensato marino dello spessore di 2 cm, resistente all’acqua, robusto e abbastanza isolante, tagliato a misura. Per una casetta rettangolare di 40 cm di profondità e 40 cm di lunghezza, che potranno essere estesi a 50 con il doppio ingresso, alta 25 cm sul fronte e 20 sul fondo, con un tetto con uno sporto di gronda di 4-5 cm su ogni lato, l’elenco dei pezzi da tagliare è questo:
• base 40 x 40 cm
• parete di fondo20 x 40 cm
• parete frontale25 x 40 cm
• montanti laterali 2 trapezi rettangoli con basi di 20 e 25 cm e altezza 40 cm
• parete interna divisoria 20 x 30 cm
• tetto 50 x 50 cm

✓ paglia, foglie e trucioli per foderare l’interno
✓ vernice all’acqua impermeabilizzante
✓ viti da legno
✓ cerniere
✓ gancio di chiusura
✓ pennello
✓ colla e chiodini
✓ metro o righello
✓ matita
✓ seghetto alternativo
✓ carta catramata o altro materiale impermeabile per impedire che acqua, neve e gelo danneggino il tetto e il fondo.

I montanti laterali

montanti laterali

Le pareti laterali non dovranno essere rettangolari ma tagliate a trapezio rettangolo; dovranno avere dimensioni diverse ai due lati (le basi del trapezio) così da dare inclinazione alla copertura una volta che sarà appoggiata e favorire lo sgrondo dell’acqua piovana. Il lato più corto, quello da porre verso il retro, dovrà essere alto almeno 20 cm, quello più lungo, da porre verso il fronte, 5 cm in più.

La parete frontale

parete frontale

Sulla parete frontale, vicino alla parete laterale, disegnate e tagliate il foro di ingresso che potrà essere tondo, quadrato, rettangolare, o a forma di vecchia porta (un rettangolo sovrastato da mezzo cerchio). La larghezza utile del passaggio deve essere di 8 cm, l’altezza di 12 cm. Non preoccupatevi se vi sembra piccola, i ricci hanno una capacità di infilarsi in passaggi minimi e sono dotati di grande agilità. All’occorrenza sanno anche arrampicarsi su una rete.

La parete interna divisoria

parete divisoria

L’ingresso deve immettere in un corridoio che solo alla fine consente di accedere alla “stanza” di rifugio vera e propria. Per ottenere questo effetto serve il terzo montante, identico a quelli delle pareti laterali ma più corto nei 10 cm finali, nella parte più bassa, così che il riccio alla fine del corridoio possa trovare il passaggio per entrare nella “stanza” rifugio.

Il montaggio

montaggio

Prima di assemblare i pezzi è consigliato trattarli con una vernice impermeabilizzante all’acqua, trasparente, atossica e inodore per non allontanare gli animali. Trattate le parti esterne più volte per migliorarne la resistenza. Fissare tutti gli elementi, con delle viti da legno, fra loro e sul basamento; a questo punto non rimane che fissare il tetto. Appoggiando la tavola che servirà da tetto sopra la casetta, vi renderete conto che per farla chiudere perfettamente dovrete smussare il profilo dell’asse della parete di fondo. Una volta che le due assi combaciano, fissate due cerniere sui due elementi. Sui lati, così che non siano visibili e restino protetti dallo sporto di gronda, fissate due ganci e i relativi fermi. Questo vi permetterà di alzare il tetto ed esplorare il nido senza disturbare i ricci.

Fasi finali

rifugio-riccio
Utilizzate la carta catramata fissandola con colla e chiodini, sia sul tetto sia sul fondo e la vostra casetta è fatta. Non resta che porre all’interno un po’ di paglia e un po’ di foglie. Per invogliare i ricci a entrare, ponete all’interno qualche crocchetta per gatti, alimenti ricchi di proteine, aromatizzati, con grande potere attrattivo. Proprio perché abitudinari, i ricci torneranno per alimentarsi e se troveranno lo spazio accogliente sceglieranno di fermarsi.

Nutrimento per il letargo

Un riccio di buone dimensioni non ha problemi con la ricerca del cibo. Ma se quello che avete trovato in giardino è giovane o poco sviluppato (cioè sta ancora nella vostra mano), è meglio fornirgli oltre al riparo, anche cibo a sufficienza. Così potrà crescere fino a raggiungere il peso necessario a entrare in letargo.

Nei mesi di settembre e ottobre i ricci conducono una vita frenetica, alla ricerca costante di cibo. Con un peso al di sotto dei 600 grammi, quello che un cucciolo nato a primavera dovrebbe aver raggiunto, per un riccio è quasi impossibile entrare in letargo e sopravvivere perché ha una riserva di grasso insufficiente; un adulto in salute può arrivare a pesare fino a 1.400 grammi.
• In questo periodo dategli cibo in abbondanza: potete acquistare quello specifico (nei negozi specializzati), oppure sono adatti croccantini da gatti, inumiditi con un po’ d’acqua, banane, mele, pere, uva e fragole, uovo sodo, carne tritata o lombrichi.
• Si può aggiungere poco formaggio, mai e poi mai il latte. Il latte, dopo l’investimento delle automobili, è la causa di morte più comune per i ricci che si avvicinano all’uomo. Infatti non possiedono enzimi in grado di scindere il lattosio e quindi il latte provoca fenomeni diarroici devastanti, spesso letali per i più giovani.
• All’abbassarsi della temperatura i ricci ben sviluppati si appallottolano nel nido che hanno foderato di materiale vegetale, rallentano il battito cardiaco a soli 20 battiti per minuto (dai 180 normali), respirano 5 volte al minuto (contro i 45 di prima) e stabilizzano la loro temperatura fra i 2 e i 6 °C.
A fine novembre, quando i ricci dovrebbero essersi già addormentati, aprite i ganci e verificate con grande cautela, senza disturbarli, che tutto proceda normalmente. A questo punto, se vi trovate dove l’inverno è molto rigido, per far sì che il freddo troppo intenso non induca il riccio a consumare troppe energie e a svegliarsi, isolate la casetta con paglia o altro materiale, ricoperto da un foglio di plastica perché non si inzuppi.
• Non abbiate fretta di scoprirla all’arrivo della primavera perché il riccio dorme circa cinque mesi e si farà strada all’aperto da solo. Se ciò non accadrà, sappiate che per ogni dieci ricci nati solo due superano il letargo e che la vita media non raggiunge i due anni.

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