Tutti conoscono i pipistrelli per i loro voli notturni, la capacità di “vedere” anche al buio e la gran voracità d’insetti. Non tutti si ricordano però che sono anche mammiferi e non uccelli, ma il tutto finisce qui per lasciar posto ai pregiudizi. I pipistrelli non si attaccano ai capelli, non provocano calvizie; se entrano in casa è perché sono disorientati e spesso giovani e alle prime esperienze di volo e, con l’eccezione di tre specie che vivono esclusivamente in Sudamerica, non si nutrono di sangue. Sono animali insettivori capaci di eliminare in una notte ben 2.500 insetti tra cui non mancano le zanzare. L’unica cosa che chiede il pipistrello per restare vicino ai nostri giardini e alle nostre case è un tetto, o meglio un sottotetto dove restare appollaiato a testa in giù indisturbato durante il giorno. Eppure, a dispetto di tutti questi dati a suo favore, proprio non piacciono perché, questo bisogna riconoscerlo, il pipistrello è l’unico fra gli animali viventi ad avere una struttura così particolare. Le abitudini notturne, il colore nero e il verso che talvolta emette, non fanno altro che rafforzare la loro brutta fama. Vediamo di conoscerlo meglio.
Possono vantare una lunga storia evolutiva che risale a circa 60 milioni di anni fa. In questo lunghissimo arco di tempo hanno avuto modo di occupare le più disparate nicchie biologiche. Nel mondo le specie sono circa 1100 e la metà sono in pericolo di estinzione o in forte riduzione numerica per l’erosione del loro habitat naturale. All’inizio i pipistrelli erano insettivori, come lo sono tutte le 29 specie italiane, ma oggi si trovano specie fortemente specializzate che si cibano di pesce, di rane, carnivore, frugivore o che si nutrono di polline e nettare. I pipistrelli appartengono all’Ordine dei Chirotteri e insieme con altri animali simili, come l’orecchione o la nottola, anche se non sono ciechi hanno fatto del buio il loro elemento naturale.
Dalle convinzioni “magiche” intorno alla capacità di volo notturno dei pipistrelli si è passati a capire che questa era legata all’udito. L’italiano Lazzaro Spallanzani, biologo attivo nella seconda metà dell’700 e lo svizzero Charles Jurine, dimostrarono che questa capacità era legata all’udito, perché gli animali con le orecchie chiuse da tappi di cera non erano in grado di orientarsi, mentre quelli privati della vista continuavano a volare senza problemi. Conoscenze che rimasero fini a se stesse, fino a quando non si mise a punto la tecnica sonar (1922) e si riuscirono a captare gli ultrasuoni emessi dai pipistrelli (1938).
Nell’oscurità si orientano con un sistema simile al sonar delle navi. Emettono ultrasuoni, non udibili all’orecchio umano, che rimbalzano sugli ostacoli segnalando dimensioni, presenza e movimento. L’udito dei pipistrelli è finissimo, capace di captare anche il rumore di un insetto in volo. Grazie a questo “sesto senso” evitano sia gli ostacoli fissi sia i cacciatori, come il lodolaio e lo sparviere, che inseguono i pipistrelli all’imbrunire. Quando sono in caccia il loro assetto di volo cambia appena individuano una preda potenziale. Da quello di “crociera”, dove utilizzano ultrasuoni a bassa frequenza e traiettorie più lineari, passano a un volo dalle traiettorie “imprevedibili”, simili a quelle di un missile automatico che cerca di intercettare la traiettoria del bersaglio. I pipistrelli emettono allora ultrasuoni a frequenza maggiore e braccano la preda fino a coglierla al volo nel momento in cui le due traiettorie di volo si incontrano.
I pipistrelli sono gli unici mammiferi in grado di compiere un vero e proprio volo, sovrapponibile a quello degli uccelli. Il corpo è ricoperto da una pelliccia folta ma morbidissima, proprio come quella delle talpe. La pelliccia è di colore diverso da specie a specie, dal rossiccio al nero. Le ali invece sono membranose e non hanno piume e penne; hanno il patagio, ovvero l’estensione membranosa che unisce le dita dell’arto anteriore (molto sviluppate) con quelle dell’arto posteriore. La membrana alare così estesa, facilmente traspirante, determina la scelta dei luoghi umidi, dove i pipistrelli preferiscono vivere. Caverne, ruderi, vecchie soffitte, tronchi d’albero: tutti hanno in comune l’elevata umidità necessaria perché l’animale non si disidrati. Anche questa è una delle ragioni per le quali i pipistrelli volano di notte, quando l’umidità dell’aria, anche nelle zone desertiche, è più elevata.
La distruzione degli habitat naturali che fungono da rifugio ai pipistrelli è il primo e più importante elemento che compromette la sopravvivenza nel lungo periodo di
questi animali, già in fortissima riduzione numerica. A testimoniarlo non sono tanto i censimenti, quanto la valutazione dello spessore di guano depositato nel tempo nei rifugi abituali. A insidiare i pipistrelli sono soprattutto insetticidi e pesticidi utilizzati in agricoltura che, assorbiti a dosaggio non letale dalle prede, finiscono per accumularsi nei predatori. Sono dannosi per i pipistrelli anche le pale eoliche, le linee elettriche, i disturbi luminosi, l’abbattimento degli alberi cavi che danno rifugio alle specie forestali, la distruzione delle siepi, la riduzione del terreno agricolo, l’introduzione massiva di specie alloctone che non sostengono popolazioni di insetti. E poi la scomparsa di punti di abbeverata come pozze, stagni, torrenti e infine la chiusura di molte grotte.
I pipistrelli possono appendersi alle sporgenze rocciose grazie agli artigli che presentano sugli arti anteriori, ma la posizione tipica è quella a testa in giù. È la posizione normale di riposo per i pipistrelli e a loro non costa fatica. La spiegazione ha una base anatomica che rappresenta un’altra specializzazione unica nel mondo animale. I cinque artigli dell’arto posteriore si chiudono grazie al comando di un tendine che agisce sotto l’azione del peso dello stesso animale. I pipistrelli possono restare così anche per lunghi periodi.
La gestazione dei pipistrelli, diversa da una specie all’altra, non ha una durata precisa e può essere influenzata da diversi fattori come l’epoca di fecondazione della femmina. L’inverno coincide in genere per le femmine con il tempo della gravidanza: a primavera, appena faranno ritorno il caldo e gli insetti, i nuovi pipistrelli saranno pronti a nascere. I piccoli, come molti mammiferi, nascono ciechi e nudi e, come i marsupiali, devono compiere un “viaggio” aggrappandosi al pellame della madre per raggiungere le mammelle dove si attaccheranno per nutrirsi. La madre li porterà appesi anche durante il volo, depositandoli in un luogo ritenuto sicuro, quando uscirà in caccia. All’età di due mesi i piccoli diventano autonomi, ma la loro fase giovanile è piuttosto lunga per animali così piccoli, perché diventano maturi sessualmente solo all’età di due anni. Le aspettative di vita vanno dai 5 ai 15 anni. I pipistrelli non sono animali solitari, ma formano colonie, da immense al semplice gruppo familiare, dove le femmine, in caso di morte di una, allattano i piccoli rimasti.
I pipistrelli vanno in letargo verso fine ottobre, quando le temperature scendono e gli insetti si fanno più rari. Svernano in gruppi familiari, appesi a testa in giù, uno vicino all’altro per disperdere meno calore. Le attività vitali si riducono al minimo per limitare il dispendio di energia, ma a fronte di un calo molto forte delle temperature esterne l’animale si risveglia per cercare un luogo più riparato dove trascorrere quanto resta dell’inverno. Non abbandonano mai il rifugio pur svolazzando all’interno e non si cibano mai durante questo periodo. A primavera ritornano nei territori di caccia, quando la temperatura si stabilizza intorno ai 10 °C.
Chi sa di avere i pipistrelli in soffitta, nella legnaia o nella rimessa dovrebbe evitare di cacciarli via perché potrebbe essere un grave problema per loro trovare un altro rifugio adatto in tempo utile. Se si è a conoscenza che svernano in una vecchia casa, occorre dare loro il modo di entrare e uscire liberamente. Durante la primavera/estate spesso i pipistrelli trovano spesso riparo dietro un’imposta: se così è, meglio evitare di disturbarli, lasciare l’imposta sempre aperta e fissata in modo che non sbatta quando c’è vento. Occorre evitare il più possibile di utilizzare insetticidi che, entrando nella catena alimentare, potrebbero danneggiarli.
Le case moderne sono come contenitori a tenuta stagna che non permettono l’ingresso a nessun estraneo, pipistrelli compresi. E così, ai nostri “amici” notturni, manca non il cibo, ma un alloggio. Ovviare a quest’inconveniente è possibile dotandosi di apposite casette, proprio come quelle che si utilizzano per favorire la nidificazione degli uccelli.
Applicate esternamente ai muri delle case nella zona sotto gronda, sono poco visibili, ma efficaci. Una casetta per pipistrelli è diversa da un nido per uccellini. Differiscono spessore, ingresso e dimensioni. L’ingresso è sempre dal basso. La parete di fondo è più lunga e scanalata e consente al pipistrello di arrivarci in volo e attaccarsi. Risalirà lungo la parete entrando dal fondo che deve lasciare uno spazio libero di circa 6 centimetri. L’altezza interna utile dovrà essere di almeno 30 centimetri. All’interno, alla sommità, può essere inserito un pezzo di rete metallica a maglie di circa 0,5 centimetri piegata per formare un cilindro che servirà per appendersi. La casetta, che è facile costruire, ma si trova in commercio a prezzi molto ragionevoli, deve essere posizionata sui lati Est od Ovest della casa, perché a Nord sarebbe troppo fredda e a Sud troppo calda. Sempre lontana da fonti luminose. Potrà essere colonizzata nei mesi di attività, da marzo a ottobre e solo nelle zone con inverni miti servire per rifugio invernale. Per capire se la casetta è stata apprezzata e abitata, basta controllare per terra, sotto la casetta: se si trovano piccoli escrementi neri, simili a quelli di un topo, allora il pipistrello c’è. Se dopo un mese la casetta non è frequentata, meglio spostarla altrove.
Un pipistrello caduto sul terreno (a volte può succedere di trovarne uno), necessita d’aiuto. Una volta a terra il pipistrello non riesce a orizzontarsi e a risalire tanto da potersi gettare nel vuoto e volare. Chi lo trova deve valutare lo stato di salute dell’animale, raccogliendolo, senza afferrarlo per le ali o le zampe, in un panno morbido e cercare di capire se si tratta di un adulto, di un piccolo o di un neonato. Se è un adulto disorientato, occorre trovare il punto più alto possibile (una finestra all’ultimo piano) appoggiarlo sul davanzale e lasciarlo lì, se ne andrà appena si sarà ripreso. Se è molto piccolo oppure ferito, si può cercare di idratarlo dandogli un po’ d’acqua all’angolo della bocca con un bastoncino di cotone bagnato e tenerlo in una scatola da cui non possa fuggire, ponendo sul fondo carta assorbente e un pezzo di stoffa calda. Poi occorre contattare per il recupero il Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri, che saprà consigliare il meglio secondo il caso.
➜ Per trovare la lista dei referenti del Gruppo Italiano Recupero Chirotteri consultare http://www.mammiferi.org/girc/recupero-chirotteri/
È utile ricordare che in tutto il territorio nazionale è sempre vietata l’uccisione, la cattura e la detenzione dei pipistrelli.