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Per chi ha un giardino o un balcone, l’inverno sarebbe il tempo per porre rimedio a tutte quelle mancanze che nei mesi estivi si sono accumulate, quei lavoretti indispensabili che adesso è opportuno non rimandare. A fare da discriminante sono le condizioni climatiche e la nostra localizzazione geografica: in Valle d’Aosta ci attendiamo balconi con neve da sgomberare, in Sicilia balconi con vegetazione in essere, pronta ad approfittare del primo caldo per riprendere a vegetare con forza.
Ecco quali sono i piccoli lavori che reclamano la nostra attenzione.
Pulizia e disinfezione dei vasi
I vasi non utilizzati nei mesi invernali possono essere puliti e disinfettati così da essere pronti a primavera, quando quest’operazione, per la fretta di piantumare, è rimandata.
Per disinfettare utilizzeremo la candeggina pura, il prodotto più economico ad alta efficacia. L’ipoclorito di sodio aggredisce e distrugge la sostanza organica, per questo deve essere maneggiato con attenzione e le dovute precauzioni. In quest’azione di disinfezione si inattiva e quindi per ottenere la massima efficacia del prodotto dovremo applicarlo su superfici già pulite e non imbrattate di terra.
Puliamo i vasi, dopo averli fatti asciugare, con una spatola, una spazzola a setole dure e uno straccio, uno dopo l’altro. Solo adesso li porremo in una soluzione di acqua e 50 cc di candeggina pura. I vasi di coccio, porosi, devono essere lasciati a bagno almeno tre giorni. I vasi di plastica una sola notte. Si lasciano asciugare prima di riporli. Lo stesso trattamento si deve applicare ai sottovasi e agli annaffiatoi.
Rinnovare il terriccio delle fioriere
In molti balconi, terrazzi o cortili cittadini oggi si inseriscono grandi fioriere fisse in muratura che possono essere utilizzate invece dei vasi. Spesso queste vasche, dopo i primi anni di grande rigoglio, tendono a impoverirsi, riducendosi ad ospitare conifere di piccola taglia che non danno segni di crescita apprezzabile. Questo è in parte da imputare al fatto che il substrato, non rinnovato, tende a impoverirsi, a compattarsi, ad arricchirsi di calcare tanto da divenire un ambiente “inospitale”.
Le vasche in genere sono piuttosto profonde e non è pensabile tutti gli anni rinnovare, anche per motivi pratici e non solo economici, l’intero volume del terriccio, ma per quelle destinate a ospitare piante annuali da fiore, eliminate il primo strato, gli apparati radicali e togliete i primi 20 cm rimescolandoli con materiale nuovo, torba e sabbia. In questa operazione eliminate le larve di coleotteri e altri insetti che potreste incontrare o le lumache affondate per sfuggire al freddo.
Mettere a dimora l’albero di Natale
Chi ha acquistato il classico abete rosso con le radici come albero di Natale adesso ha il problema di come gestirlo se non lo vuole gettare. La migliore scelta sarebbe trapiantarlo in montagna, il suo ambiente vocato, lontano da pinete per evitare l’infestazione da scolitidi, in luoghi freschi e freddi. Posto in giardino, con le irrigazioni e le fertilizzazioni destinate al prato, crescerà molto velocemente, spesso al di là degli spazi assegnati. In vaso sarebbe ingestibile.
Chi è stato più lungimirante e ha acquistato una conifera “nana” di dimensioni limitate, può trasferirla nella vasca, meglio in posizione non assolata per tutto il giorno. Fra le più interessanti per il colore azzurrato degli aghi c’è l’abete nano del Colorado, Glauca globosa, che in trent’anni di vita raggiunge i due metri di altezza e un incremento annuo da quando viene acquistato di soli 10 cm l’anno. Questa è ideale per i giardini rocciosi, ma capace di adattarsi a grandi vasi e vasche. Come tutte le conifere, teme il calcare e il suo accumulo, chiede un terreno soffice e non compattato, mantenuto fresco anche durante i mesi estivi.
Rinvasare i piccoli alberi a foglia caduca
Una delle nuove tendenze nei balconi è poter vantare uno o più piccoli alberi, ornamentali ma anche da frutto, tenuti in dimensioni contenute con una sapiente potatura ma sempre in grado di espletare tutto il proprio potenziale, dal colore del foliage alla fruttificazione, alla fioritura.
Sospendiamo le bagnature o, a fronte di temperature medie al di sopra della media stagionale, specie se per diversi giorni consecutivi, e in concomitante assenza di precipitazioni da lungo tempo, bagniamo con parsimonia per non favorire fenomeni di ristagno che favorisce l’insorgere di patologie fungine.
Quando le foglie sono del tutto cadute, raccolte e allontanate, se le radici fuoriescono dai fori di fondo dei vasi, è giunto il momento di rinvasare i piccoli alberi.
È sempre meglio essere almeno in due persone. Sdraiate la pianta, afferratela per il colletto, mentre l’altra persona tiene il vaso, ed estraete la zolla. Aprite le radici cresciute lungo i margini della zolla, che si sviluppano una sull’altra girando in tondo, con le dita districate la matassa e procedete ad accorciarle con un paio di forbici pulite e disinfettate in grado di fare tagli netti. Rimettete la zolla in un vaso più grande, 10 cm a ogni rinvaso ogni tre anni, e aggiungete nuovo terriccio. Evitate i giorni di gelo per compiere questa operazione.
Proteggere le camelie sfiorite
Le camelie della specie sasanqua sono caratterizzate da un’estrema precocità nella fioritura tanto che si ricoprono di corolle aperte già prima dell’inizio dell’inverno. Si tratta di piante robuste e rustiche, le più resistenti fra le camelie coltivate a terreni non acidi e alla coltivazione in posizioni assolate. Le foglie sono scure, di un colore verde intenso ma sempre brillante. Leggermente coriacee sono piacevoli al tatto per il rivestimento ceroso. Durante l’inverno è meglio proteggerle dalla neve ricoprendo le piante con un cupolino o con un foglio di tessuto non tessuto quando sono attese le precipitazioni nevose perché si possono danneggiare con facilità se ai fiocchi segue il gelo. Al termine della fioritura provvedete a potare le piante perché i boccioli si formano precocemente sui rami dell’anno e intervenire tardivamente significa deprimere la fioritura dell’anno successivo. Si potano per eliminare i rami spezzati, quelli fuori forma, per ridurre un rigoglio eccessivo, per sagomare la pianta secondo una forma scelta (lasciata libera crescerebbe con una chioma ovale), per favorire nei rami bassi la produzione di nuova vegetazione così da rinfoltirle.
Ottime per essere coltivate in vaso anche per moltissimi anni, purché i contenitori siano grandi, con un terriccio acido, bagnate con acqua dolce e poste in piena luce evitando il sole diretto nelle ore più calde, per essere spostate all’ombra con l’arrivo del caldo.