Lavori sul balcone

È il momento di fare alcuni lavori sul balcone per preparare le piante all’inverno e fare la regolare manutenzione dell’attrezzatura.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 03/11/2016Aggiornato il 03/11/2016
Lavori sul balcone

A inizio novembre il balcone è a fine ciclo e occorrono alcuni lavori. Dobbiamo liberare lo spazio dai vasi ormai vuoti e riordinare il tutto. Poi bisogna fare manutenzione all’attrezzatura da lavoro.  

1. Ritirare le piante

È il momento di ritirare all’interno le piante di casa che ancora sono sul balcone. Con l’abbassarsi delle temperature, ancora però ben tollerate, le nostre piante hanno affrontato quella che si definisce come la “fase dell’indurimento”: consigliata in passata soprattutto per ficus e schefflera dovrebbe conferire alla pianta una maggiore resistenza nei mesi successivi, quelli più difficili perché nelle case si accendono gli impianti di riscaldamento, riducendo la perdita fisiologica di foglie.
Prima di riportare in casa le piante eseguite, su un tavolo da lavoro, quindi all’altezza dei vostri occhi, un controllo per verificare l’eventuale presenza di parassiti. Sopra e sotto le foglie, nei punti di inserzione dei piccioli sul fusto, nelle biforcazioni dei rami. Le piante infette vanno isolate e trattate subito senza portarle in casa dove il contagio e la propagazione sono favoriti.
Eliminate il secco e i rami troncati, pulite il terriccio dai detriti, smuovete la parte superficiale e, se necessario, aggiungete nuovo materiale o rinnovatelo.

2. Scartare le annuali

Restano in balcone i vasi occupati dalle annuali. Non lasciatevi tentare dal pensiero di conservarle per l’anno successivo così da avere piante già assestate, con un buon apparato radicale, pronte a fiorire prima e più delle altre. La maggior parte delle specie che classifichiamo come annuali lo sono veramente e, anche se ritirate, bagnate, fertilizzate, non riusciranno ad arrivare alla primavera successiva. Potrebbero illudervi con una temporanea ripresa vegetativa, con l’apertura di qualche nuova corolla, ma il risultato è quasi sempre scontato.
Alcune piante proposte come annuali sono invece trattate come tali e poste in condizioni favorevoli potrebbero superare l’inverno, per esempio le gazanie. Le condizioni climatiche dei luoghi d’origine però sono molto diverse da quelle della Pianura Padana e anche da quelle delle nostre case. A penalizzarle durante l’inverno sono luce insufficiente, temperature vicine al limite della sopravvivenza, limitato metabolismo. A primavera le piante saranno così derelitte che difficilmente riusciranno di nuovo a salire a fiore.
Le togliamo dai vasi, anche se sono ancora verdi, con l’aiuto di una paletta, così da estrarre anche gran parte dell’apparato radicale, le liberiamo da terriccio, le sminuzziamo e le introduciamo nella compostiera. Se presentano alterazioni e parassitosi le scartiamo per non favorire la diffusione di problemi sanitari.

3. Recuperare il terriccio

Il terriccio che residua nei vasi da fiore può essere considerato “esausto” e si raccomanda sempre di non utilizzarlo per il successivo ciclo di piantumazioni. Non è però nemmeno un rifiuto e, anzi, dobbiamo abituarci a pensare che si deve evitare lo spreco di terra in qualsiasi forma.
Protetti dai guanti, vuotiamo i vasi, apriamo le zolle, eliminiamo le radici grossolane ancora presenti, le uova di insetti o le grosse larve dei maggiolini, lo sbricioliamo finemente e, senza comprimerlo, lo insacchiamo o lo mettiamo in un contenitore aperto. Lasciato sul balcone durante l’inverno, grazie all’azione del gelo, otterremo una riduzione dei parassiti e degli insetti eventualmente presenti. A sorprenderci sarà quanto poco materiale recupereremo rispetto a quello impiegato a inizio stagione e ci renderemo conto che l’espressione “le piante mangiano la terra” è reale.
A primavera potremo distribuirlo ai piedi di una siepe, inglobarlo in terreni da mettere a nuova coltura insieme a terricciati e letame, distribuirlo a pioggia sulle aiuole dopo avere eseguito la potatura corta.

4. Lavare i vasi

I vasi, a questo punto vuoti, prima di essere riposti devono essere puliti. La normale rimozione del terriccio non basta. Ogni contenitore si spazzola per eliminare quanto più terriccio si può, si lava in acqua corrente per rimuovere macchie, imbrattamenti e tutto il materiale organico ancora presente, si lasciano scolare, e solo a questo punto si procede alla disinfezione.
Per disinfettare i vasi il consiglio è di lavarli per immersione con acqua e candeggina. I passaggi precedenti sono serviti ad allontanare quanta più sostanza organica presente, il trattamento con ipoclorito di sodio attaccherà quella residua riducendo il pericolo di infezioni e infestazioni. Lasciati scolare, e quindi perfettamente asciutti, i vasi possono essere impilati e riposti. Fra i vasi di coccio ponete un foglio di giornale così che non si incastrino fra loro. Per i vasi di coccio, vista la loro natura porosa, il procedimento è più lungo. Eliminate anche i residui di calcare lasciando nei sottovasi dell’aceto per una notte.

5. Proteggere dal freddo le piante rimaste

Le piante in vaso perenni che non devono essere ritirate, ad esempio rose, rampicanti e in parte le ortensie, possono essere protette dal freddo.
La resistenza delle piante in vaso è più bassa rispetto a quelle in piena terra perché nel volume ridotto del contenitore il terreno, e quindi gli apparati radicali, sono esposti all’attacco del gelo che può penetrare non solo dall’alto, ma anche dai lati e da sotto.
Il primo e più semplice accorgimento è quello di appoggiare i vasi sopra un foglio di polistirolo o un rialzo di legno oppure una cassetta rovesciata per separarli da terra. Poi accostateli alla parete della casa: il riverbero del sole sui muri e la dispersione di calore (escluse le case non riscaldate o quelle nuove ben coibentate) andranno a tutto vantaggio delle piante.  
I vasi possono protetti dal gelo nei seguenti modi:
    •    spargere sul terriccio un’abbondante pacciamatura, circa 10 cm, di terriccio da rimuovere a primavera,
    •    porre il contenitore all’interno di uno più grande e riempire lo spazio libero con materiale come torba o chips di polistirolo, in ogni caso sempre poroso,
    •    rivestire il vaso con cartoni o con quotidiani arrotolati da tenere fermi con una legatura,
    •    ricoprire le piante con tessuto non tessuto o allestire una protezione in materiale plastico tipo mini serra da addossare alla casa.

6. Svuotare l’impianto e le prese d’acqua

Per quanto questa raccomandazione sia la più banale non mancano ogni anno quelli che rimandano lo svuotamento dell’impianto di irrigazione fino all’arrivo del gelo. Un impianto mobile fatto di una centralina e una rete di distribuzione in materiale plastico che ogni anno si adatta alla diversa disposizione dei vasi, per il materiale con cui è fatto, riporterà solo un danno parziale come l’indurimento delle parti molli.
L’acqua si toglie dalle tubazioni non solo per il pericolo del gelo ma perché l’acqua residua evaporando lascia un’incrostazione di calcare.
Il calcare deve essere tolto da tutte le parti senza danneggiarle per abrasione. Il metodo più economico resta quello dell’immersione in aceto per una notte. La rete idrica fissa e le prese d’acqua esterne vanno chiuse a monte e vuotate.

7. Predisporre le nuove cassette

Il balcone per i mesi invernali può restare vuoto ma le fioriere possono anche essere rinnovate con piante di stagione di solito poco esigenti per le quali è possibile riutilizzare in parte, fino al 50%, il terriccio di recupero del precedente ciclo.
Fra gli arbusti invernali che in vaso riescono bene possiamo scegliere erica (o calluna), viole, cavoli ornamentali.

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