Chi possiede un rododendro in vaso che fa una fioritura spettacolare, può provare a moltiplicarlo tramite la tecnica della margotta. Ma bisogna farlo prima del risveglio vegetativo.
I rododendri (Rhododendron spp.) sono piante molto apprezzate per la loro fioritura spettacolare, seppur breve, nonché per la loro chioma folta composta da foglie di consistenza cuoiosa e colore verde lucente che permangono sulla pianta per tutto l’anno.
Decorativi e scenografici, i rododendri richiedono poche cure e regalano molte soddisfazioni, ricoprendo il ruolo di protagonisti sul terrazzo primaverile. Chi ha una pianta particolarmente bella e di pregio può riprodurla facilmente per via vegetativa, così da ottenere un esemplare identico a quello di origine, con stesse caratteristiche morfologiche, colore e forma dei fiori e delle foglie.
Prima del risveglio vegetativo
Una delle tecniche più comuni per la riproduzione del rododendro è la “margotta”. Con questa tecnica si provoca l’emissione di radici avventizie in una porzione di ramo ancora attaccato alla pianta-madre, che dopo un certo tempo potrà essere separato e diventare un esemplare indipendente. Il periodo migliore per eseguire la propagazione per margotta è la fine dell’inverno, quando il rischio di gelate è scongiurato e le piante sono ancora in fase di riposo vegetativo ma pronte al risveglio.
Come si fa
1. Scegliere un ramo giovane della pianta madre, di circa un anno, del diametro di circa 3-4 mm, semilegnoso e sufficientemente flessibile, quindi facile da curvare evitandone la rottura. Il rametto deve essere privato di eventuali rametti secondari e delle foglie, si lasciano solo quelle situate in posizione apicale.
2. Nel punto in cui si desidera che vengano emesse le radici avventizie, solitamente subito al di sotto dell’inserzione di una foglia, si esegue un’incisione con un coltello dalle lame ben pulite ed affilate e si distacca una piccola porzione di corteccia. In questa zona di tessuto si applica dell’ormone radicante, in polvere o in formato liquido, seguendo le dosi indicate sull’etichetta del prodotto acquistato: servirà a stimolare lo sviluppo delle radici in maniera più veloce ed efficace.
3. Una volta applicato l’ormone radicante, si procede creando una sorta di manicotto in plastica. Procurarsi un foglio di plastica leggera, di colore nero, di circa 20 cm x 20 cm. Versare sul foglio un po’ di terriccio composto da torba e perlite (un paio di manciate), leggermente inumidito. Quindi il ramo, in corrispondenza della zona scortecciata, viene appoggiato delicatamente sul terriccio e poi avvolto con la plastica creando una sorta di manicotto, da chiudere con dei legacci ai bordi inferiore e superiore. Praticare 2-3 forellini sulla plastica, con un coltellino: serviranno a far asciugare il terriccio se è troppo bagnato e, allo stesso tempo, ad inserire acqua con una siringa nel caso opposto, ovvero se si sarà asciugato troppo. Allo stesso scopo, invece del manicotto con il foglio di plastica, si può utilizzare una bottiglia di plastica tagliata, delle dimensioni sufficienti ad avvolgere il ramo scelto, solitamente quelle da mezzo litro.
4. Le radici verranno emesse nel giro di circa uno-due mesi. Quando queste saranno abbastanza sviluppate, generalmente a fine estate, si potrà procedere asportando il manicotto e recidendo dalla pianta-madre il ramo attecchito, con le sue radici: messo a dimora in un vaso separato, con il medesimo tipo di terriccio, darà origine a una nuova pianta.