Piante sul balcone in estate: preparazione, posizione e annaffiatura pre vacanze

Quali attenzioni richiedono le piante in vaso sul balcone in estate? Ecco dove posizionarle, ogni quanto annaffiarle e i metodi per bagnarle quando si è in vacanza.

A cura di Francesca Scarabelli
Pubblicato il 28/06/2024 Aggiornato il 28/06/2024
Piante sul balcone in estate: preparazione, posizione e annaffiatura pre vacanze

L’estate è il momento giusto per spostare le piante in vaso in uno spazio esterno, se si dispone di un giardino o di un balcone. Questa accortezza è utile soprattutto se si hanno in programma giorni di vacanza: all’esterno le piante avranno la possibilità di beneficiare della giusta umidità, soprattutto durante le ore serali. Questo spostamento le aiuterà anche a ristabilire il giusto equilibrio, dal momento che durante l’anno in casa hanno probabilmente sofferto per il caldo e l’aria secca.

A seconda del tipo di pianta bisogna però individuare la posizione giusta sul balcone, valutando anche l’esposizione ai raggi del sole durante il giorno. Spostarle sul balcone, però, non basta a garantire il loro benessere se abbiamo progettato un periodo di assenza più o meno lungo: in questo caso bisognerà ricorrere a dei sistemi di annaffiatura che possano apportare alle piante sul balcone la giusta quantità di acqua fino al nostro ritorno. Ci sono diversi metodi, alcuni semplici ed economici come una bottiglia infilata nel vaso che rilascia piano piano l’acqua al proprio interno, altri più complessi e costosi come l’installazione di un vero e proprio impianto di irrigazione. Vediamo insieme quali sono quelli più efficaci da mettere in pratica per le nostre piante sul balcone in estate!

Mettere le piante all’ombra

Da alcuni anni le estati sono caratterizzate da temperature molto alte, dannose soprattutto per la coltivazione delle piante in vaso, che vengono magari appoggiate a terra in terrazzo: alcune pavimentazioni accumulano infatti parecchio calore e possono così scottare le radici. Per questo motivo, prima di spostare le piante all’aperto, occorre procurarsi una base isolante di legno o polistirolo su cui appoggiare i vasi. Può bastare anche un rialzo di soli due o tre centimetri per evitare che il calore danneggi le radici.

Tutte le piante d’appartamento spostate all’aperto devono poi essere sistemate in una zona ombreggiata, meglio se vicine tra di loro per creare un microclima favorevole in cui ognuna possa beneficiare della traspirazione delle altre. In questo caso un ombrellone, una tenda da sole o dei cannicciati possono creare delle zone d’ombra durante le ore più calde della giornata, che vanno circa dalle 11 fino alle 16.

Ogni quanto innaffiare le piante in estate

Anche all’aperto, l’apporto regolare di acqua è sempre una priorità per le piante in vaso. La cosa migliore sarebbe quella di utilizzare sempre acqua a temperatura ambiente; se è quella del rubinetto è meglio farla decantare per almeno un giorno per far depositare il calcare eventualmente presente e per far svanire il cloro e i disinfettanti che vi possono essere disciolti. Un’accortezza importante è quella di non bagnare le foglie, soprattutto se le piante sono esposte al sole diretto perché si rischiano bruciature sulle foglie. Ogni pianta ha le sue esigenze in fatto di frequenza di annaffiature (che in estate dovranno comunque essere più frequenti e abbondanti), ma nella maggior parte dei casi se ci si assenta per un breve periodo di tempo – circa 3 o 4 giorni – è sufficiente annaffiare abbondantemente le piante prima di partire.

Metodi di innaffiatura

Se si prevede un’assenza prolungata e nessuno può prendersi cura delle piante in questo periodo, sarà necessario provvedere ad una riserva di acqua che possa mantenere le piante idratate fino al nostro ritorno. Oggi esistono diverse possibilità: dai prodotti a rilascio prolungato nel terreno, ai coni di ceramica da collegare ad un contenitore pieno d’acqua, alle bottiglie con il tappo bucato. 

Il metodo fai da te della bottiglia per innaffiare le piante in vaso

Un sistema efficace e poco dispendioso per garantire l’umidità del terriccio è quello di usare bottiglie di plastica da 1,5 o 2 litri come riserve d’acqua a lento rilascio. Prendete una bottiglia di plastica e riempitela di acqua (non completamente); procuratevi quindi un filo da cucito non troppo sottile, meglio se di cotone, e fatelo girare diverse volte sul collo della bottiglia, poi avvitate il tappo. Capovolgete la bottiglia e bucatela sul fondo con un ago. La bottiglia è pronta per essere inserita nel terriccio.
La quantità di acqua erogata è in funzione di quanto il tappo viene stretto: più è stretto meno acqua sarà erogata. Per avere maggiori quantità di acqua si può svitare gradualmente il tappo. Per ottenere un rilascio molto contenuto non occorre praticare il foro sul fondo della bottiglia, in questo modo, l’acqua verrà rilasciata molto lentamente creando un sottovuoto man mano che si svuota del suo contenuto.

In alternativa la bottiglia può essere usata senza il filo, ma praticando solo un foro più o meno grande sul tappo a seconda della quantità di acqua da erogare. In alcuni casi si può inserire anche un pezzo di stoffa all’interno del tappo per far filtrare l’acqua più lentamente. Anche in questo caso, se non viene praticato nessun foro sul fondo della bottiglia capovolta l’acqua verrà rilasciata molto lentamente fino a creare un sottovuoto.

Per essere sicuri che il metodo della bottiglia funzioni, una settimana prima della partenza è consigliato predisporre il tutto e tracciare con un pennarello un segno sulla bottiglia in corrispondenza del livello iniziale dell’acqua. Dopo una settimana si potrà verificare la quantità di acqua erogata nel tempo, che può variare parecchio in funzione del differente substrato, della grandezza del vaso e delle diverse specie di piante.

riserva di acqua con bottiglia di plastica con tappo bucato

Bucare il tappo con un ago scaldato in 2 – 3 punti e fare lo stesso sul fondo. Inserire nel buco praticato sul tappo, un pezzo di stoffa.

Infilare le bottiglie on tappo bucato a testa in giù nel terreno

Infilare le bottiglie a testa in giù nel terreno; l’acqua defluirà lentamente, mantenendo umido il terreno. Ogni vaso dovrà avere la sua bottiglia, con il tappo bucato in modo diverso in base alla necessità idrica della pianta. È comunque consigliato, una settimana prima della partenza verificare la quantità di acqua rilasciata. La differente miscela di terriccio, le diverse specie, le condizioni atmosferiche, infatti, possono incidere sul rilascio dell’acqua.

Coni di ceramica e tubicini

Un sistema più tecnologico è quello di utilizzare appositi set di irrigazione formati da coni di ceramica e piccoli tubi in plastica. Il loro utilizzo è molto semplice e si basa sul fatto che la ceramica è porosa e rilascia umidità. Prima dell’utilizzo bisogna quindi lasciare i coni in ceramica a bagno nell’acqua per alcuni minuti, poi riempirli di acqua e chiuderli con il coperchio in dotazione. Il cono deve essere inserito nel terriccio del vaso e poi collegato al tubicino in gomma dato in dotazione, a sua volta immerso in un contenitore pieno di acqua. Il cono alimentato dall’acqua manterrà il terriccio umido. Se il terreno è secco, l’acqua viene richiamata dal materiale poroso fornendo al terreno la giusta umidità; al contrario, se il terreno è umido, l’acqua non verrà richiamata.

Set d’irrigazione con cono di ceramica

Set d’irrigazione con cono di ceramica

Riempire il sottovaso

Se l’assenza prevista è di una settimana o più, oltre alla tecnica della bottiglia, si consiglia di riempire il sottovaso di acqua o, meglio ancora, di appoggiare le piante in vaso sopra a sottovasi pieni di argilla espansa in cui versare un po’ di acqua. In questo modo la pianta l’assorbirà poco alla volta. Al rientro si può svuotare l’acqua rimasta e verificare lo stato di idratazione della pianta prima di irrigare nuovamente.

Un impianto di irrigazione

Per le piante in vaso all’aperto – in giardino o sul balcone – si può predisporre anche un impianto di irrigazione. Non è necessario effettuare scavi o grossi lavori: ci sono anche impianti molto semplici che non richiedono l’attacco alla rete idrica e che vengono alimentati da una tanica portatile e altri che non devono essere attaccati al sistema elettrico, ma funzionano a batteria.

Piante grasse, palme e orchidee in estate: come fare?

Ci sono alcune tipologie di piante, molto comuni nelle nostre case, che in estate richiedono qualche attenzione particolare. Le piante grasse, della famiglia delle Cactaceae, in questo periodo devono essere annaffiate due volte la settimana. In caso di vacanza, però, queste possono sopravvivere per periodi lunghi (anche fino a tre settimane) senza essere annaffiate, purché siano bagnate abbondantemente prima di assentarsi. Vanno collocate in una posizione ben illuminata ma all’ombra.

Le palme più coltivate sono Chamaedorea, Chamaerops, Howea. Queste devono essere collocare in un posto luminoso ma non al sole diretto e annaffiate con regolarità in modo da mantenere il terriccio sempre fresco, facendo attenzione a non lasciare acqua nel sottovaso. L’acqua utilizzata per le annaffiature dovrebbe sempre essere a temperatura ambiente (sopra i 18°C). In caso di assenza prolungata occorre assicurare una riserva d’acqua; in questo caso si può sistemare una bottiglia di plastica piena d’acqua da posizionare nel terriccio a testa in giù.

La stessa attenzione vale per le orchidee. Queste devono essere collocate in una zona luminosa, ma non esposta ai raggi diretti del sole, e annaffiate una volta alla settimana utilizzando acqua non fredda.

Cosa fare al ritorno?

Una volta rientrati a casa, per prima cosa bisogna immergere i vasi (quelli non troppo grandi) in una bacinella piena d’acqua, in modo che il terriccio si inumidisca gradatamente. Bagnate abbondantemente i vasi più grandi, allagando tutto il terriccio fino al bordo del vaso. Eliminate infine foglie e rametti secchi, smuovete il terreno in superficie e lavate le foglie.

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