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I responsabili della fumaggine? Alcuni funghi
Questa patina bruno-nerastra ben visibile sulla superficie fogliare può avere spessore variabile da 1-2 millimetri, sino a 3-4 millimetri nei casi più gravi e consistenza diversa: può essere secca e indurita (quando il primo attacco è remoto e poi si è ripetuto nel corso del tempo), oppure molle e untuosa, nel caso di avversità manifestatasi da poco. È dovuta ad alcuni funghi microscopici (generi Capnodium, Cladosporium, Ulocladium) che non penetrano in profondità ma si sviluppano solo sulla superficie fogliare: il danno pertanto, limitatamente alle fasi iniziali dell’attacco, è generalmente di media gravità, ma comunque destinato a divenire preoccupante se non viene contenuto.
Fumaggine: un attacco secondario
I diversi microrganismi fungini responsabili della fumaggine si nutrono delle sostanze dolciastre e appiccicose (melata) emesse da alcuni insetti nocivi (afidi, cocciniglie, psille) che in precedenza avevano attaccato la pianta. Oppure la melata può anche fuoriuscire direttamente dalle superfici fogliari, sotto forma di minuscole goccioline ricche di zuccheri, come conseguenza, ad esempio, di un arresto della traspirazione fogliare o di uno stato di particolare sofferenza dell’intera pianta (stress termici e idrici). La fumaggine, quindi, è quasi sempre una malattia che si sviluppa secondariamente: o come conseguenza di un attacco da parte di altri parassiti o a seguito di una situazione di stress, ambientale o nutrizionale.
I danni della fumaggine
L’imbrattamento e l’annerimento delle diverse porzioni vegetali oltre a far perdere valore ornamentale alla pianta stessa, ne porta anche sofferenza perché la patina polverosa determina una riduzione delle normali funzioni vitali: respirazione, traspirazione, fotosintesi clorofilliana. La fumaggine rappresenta quindi una vera e propria barriera fisica che ostacola gli scambi gassosi tra foglie e atmosfera e riduce la quantità di luce che può entrare nei tessuti fogliari.
I sintomi dell’attacco della fumaggine sono diversi:
- sulle porzioni verdi si ha formazione di coperture nerastre, inizialmente polverose, ma che facilmente possono solidificare e diventare vere e proprie incrostazioni granulose e stratificate nel corso del tempo; nei casi gravi anche le strutture semi-legnose vengono attaccate;
- ripiegamento verso l’interno dei margini delle foglie colpite o arrotolamento delle stesse;
- nel caso di attacchi gravi e prolungati, le parti coperte dalla fumaggine, non ricevendo adeguata illuminazione, ingialliscono (il fenomeno risulta ben evidente una volta eliminata la patina nerastra), rallentano la crescita e possono infine disseccare e cadere.
Specie preferite di piante attaccate dalla fumaggine
La fumaggine colpisce quasi esclusivamente piante sempreverdi, sia da interno che da esterno. Raramente agrumi e altre piante.
- Piante sempreverdi da esterno (agrifoglio, lauroceraso, pittosporo, evonimo, fotinia, alloro, corbezzolo, oleandro). Gli attacchi più intensi si hanno nella tarda primavera, contemporaneamente all’emissione di nuova vegetazione, sulla quale portano attacco afidi e cocciniglie.
- Piante d’appartamento a fogliame decorativo (Ficus benjamina, Philodendron, Dieffenbachia, Dracaena, Codiaeum). La fumaggine compare generalmente in primavera ed in autunno ed è successiva ad attacchi da parte soprattutto di afidi.
- piante grasse. In questo caso i sintomi più evidenti si hanno in inverno, a seguito di attacchi da parte di cocciniglie, su piante mantenute in ambiente troppo scuro. Risultano particolarmente colpite le piante appartenenti ai generi: Crassula, Agave, Euphorbia, Aloe.
- Agrumi (soprattutto arancio – limone). La fumaggine si manifesta in autunno-inverno, in piante erroneamente protette dal freddo con teli plastici, sotto i quali si sviluppano fenomeni di condensa che favoriscono l’insediamento e gli attacchi da parte della cocciniglia bianca cotonosa.
Come affrontare il problema della fumaggine
I funghi della fumaggine sono pericolosi perché si adattano facilmente a diverse condizioni ambientali, sia all’aperto, sia in spazi interni. In più si diffondono velocemente e si possono trasmettere facilmente da pianta a pianta, per semplice contatto delle porzioni infette con quelle sane.
Prevenire la fumaggine
La fumaggine pertanto si previene evitando:
- condizioni di sofferenza della pianta, che si manifestano quando, ad esempio, è collocata in ambiente non adatto o è poco curata;
- eccesso di concimazione azotata: l’azoto, se dato in grande quantità, favorisce una rigogliosa crescita di tessuti verdi, che però rimangono teneri ed acquosi, quindi facilmente aggredibili dai parassiti;
- ristagno idrico nel terriccio: a seguito di tale situazione le piante subiscono un rammollimento dei tessuti e sono quindi più facilmente attaccabili;
- contatto con piante già infestate: contatto diretto tra pianta sana e malata o contatto indiretto tramite l’azione dell’uomo (con le mani, con strumenti di taglio passati prima nella zone infette e poi in quelle sane);
- scarso riciclo di aria all’interno della chioma: situazione grave, specialmente in ambiente caldo-umido e in piante a chioma molto fitta.
La cura contro la fumaggine
Quando tali accorgimenti si sono rivelati scarsamente efficaci, si deve adottare una strategia curativa basata sull’impiego di prodotti antiparassitari, secondo due tipologie d’intervento:
- intervento indiretto nei confronti dei parassiti animali che causano la melata: impiegare insetticidi aficidi (contro gli afidi) oppure olio bianco (contro le cocciniglie) o altri prodotti specifici.
- intervento diretto nei confronti della fusaggine: distribuire anticrittogamici a base di rame (poltiglia bordolese, ossicloruro di rame, idrossido di rame) sulle parti colpite a cadenza regolare (generalmente 2-3 interventi nell’arco di 2-3 mesi).
I tempi di intervento
È di fondamentale importanza agire velocemente, alla prima comparsa della polvere nerastra: con ridotte dosi di antiparassitario si contiene la malattia e si riducono i danni visibili. Nel caso invece le incrostazioni siano ormai consistenti, è consigliabile adottare una strategia articolata in due tempi:
- prima si rimuove quanto più possibile lo strato di fumaggine con l’ausilio di spazzole dotate di setole di plastica morbida, oppure con lavaggi a base di acqua e sapone di Marsiglia (avendo cura poi di risciacquare le parti interessate). Le porzioni più estesamente danneggiate e non più facilmente recuperabili vanno asportate con tagli di potatura;
- successivamente si interviene con i prodotti antiparassitari a base di rame, che su una superficie non incrostata, risultano più efficaci.
Dopo i trattamenti è opportuno effettuare moderate concimazioni con prodotti ricchi in fosforo e potassio: tali elementi aiutano una pronta ripresa della pianta e contribuiscono a rafforzare i tessuti vegetali, rendendoli più difficilmente attaccabili dai funghi della fumaggine.