Rinvasare e travasare una grande pianta, come si fa

Le grandi piante in vaso ogni 2-3 anni hanno bisogno di un cambio di contenitore (travaso) o solo di un rinnovo completo del substrato (rinvaso). L'operazione è faticosa perché il peso è notevole. Vediamo come fare tutto correttamente.

Alessandro Mesini
A cura di Alessandro Mesini
Pubblicato il 01/11/2020Aggiornato il 01/11/2020
Rinvasare e travasare una grande pianta, come si fa

Uno dei compiti più importanti, e spesso faticosi, da compiere sono il rinvaso e il travaso, entrambe operazioni da effettuarsi con molte cautele. La differenza tra le due pratiche consiste nel primo caso nel rinvasare la pianta nello stesso contenitore già utilizzato in precedenza, mentre nel travaso si utilizza un contenitore differente, di solito più grande di un paio di misure. La prima operazione si compie per rinnovare il terriccio e lo strato drenante circostanti la zolla, mentre il secondo si effettua allorché il vaso è diventato molto piccolo e la pianta non riesce più a crescere manifestando segni di sofferenza generale, quali vegetazione stentata, crescita lenta o pressoché nulla, colore verde pallido o addirittura giallo diffuso.

L’epoca migliore

Se siamo certi che rinvaso/travaso non comporteranno traumi all’apparato radicale poiché uscirà dal vaso perfettamente integro con il suo pane di terra, di fatto possiamo eseguire queste operazioni in qualunque momento dell’anno.

Se invece non abbiamo questa sicurezza, l’epoca più opportuna è fine inverno-inizio primavera a seconda della regione dove abitiamo, in ogni caso non dopo marzo. Questa indicazione vale per tutte le piante da esterni e per le piante da interni anche se queste ultime, essendo di origine tropicale, non hanno un vero e proprio periodo di riposo vegetativo.

È meglio evitare rinvaso/travaso in due occasioni:

quando la pianta è in pieno riposo vegetativo, perché il nuovo volume di terra non verrebbe subito esplorato dalle radici e il ristagno di umidità in quest’area favorirebbe la comparsa di marciumi all’apparato radicale;

quando la pianta è in fioritura o in fase di fruttificazione.

Preparazione della chioma

Vista la necessità di estrarre la pianta dal suo contenitore abituale, la prima attenzione da porre riguarda la chioma che, nel corso di queste operazioni può subire gravi danni anche a causa della scarsa maneggevolezza di un insieme pianta-contenitore grandi e pesanti.

Può essere l’occasione giusta per asportare le parti secche o per potare, al fine di ridurre la massa vegetativa.

Può essere l’occasione giusta per asportare le parti secche o per potare, al fine di ridurre la massa vegetativa.

Gli arbusti vanno protetti con uno strato di giornali posto tutt’attorno alla chioma, ben stretto compatibilmente con la precauzione di non rompere dei rami, e tenuto fermo con abbondante scotch da pacchi. Nel caso di piante spinose occorre predisporre uno strato di carta molto spesso mentre se le piante sono solo erbacee, come molte specie da appartamento, basta un sacco di nylon nel quale infilare il vaso poi via via la pianta, da fissare con uno spago all’altezza del colletto e da legare in punta; al termine dell’operazione di rinvaso/travaso, il sacco va sfilato dal basso verso l’alto al fine di piegare foglie e rami.

Come si procede

Prima di effettuare il rinvaso o il travaso controllare il contenuto idrico del terriccio: se è molto bagnato occorre rimandare l’operazione, mentre se è troppo asciutto bisogna inumidirlo qualche ora prima di procedere.

Se si ha a che fare con una pianta piccola, l’estrazione dal vaso è piuttosto semplice: si tiene il contenitore per il fondo con una mano e si batte leggermente il bordo contro un tavolo, allo scopo di facilitare il distacco della terra dalle pareti del contenitore. Poi si capovolge il vaso sulla mano libera, tenuta aperta in modo che la base della pianta sia inserita fra il dito medio e l’anulare e che il palmo impedisca la caduta del terriccio. A questo punto il pane di terra può essere estratto; se l’operazione non risulta agevole, si continua a battere sul bordo e sulle pareti del contenitore fino alla fuoriuscita della zolla.

Quando si ha a che fare con un grande esemplare, in un vaso di 40-60 cm di diametro, è impossibile rovesciare il vaso con una mano.

Per agevolare il distacco del terriccio dalle pareti del vaso è possibile battere - con le mani o con un oggetto robusto - le pareti del vaso, tutt’attorno e per l’altezza.

Per agevolare il distacco del terriccio dalle pareti del vaso è possibile battere – con le mani o con un oggetto robusto – le pareti del vaso, tutt’attorno e per l’altezza.

Si impugna saldamente la pianta dalla base del fusto e si tira per verificare, senza strattonare, se il pane di terra è libero. In caso contrario, si batte ancora sulle pareti del vaso e si procede a fare passare la lama lunga e resistente di un coltello radente lungo le pareti interne del vaso, avendo cura di tagliare le eventuali radici attaccate al contenitore stesso.

Si impugna saldamente la pianta dalla base del fusto e si tira per verificare, senza strattonare, se il pane di terra è libero. In caso contrario, si batte ancora sulle pareti del vaso e si procede a fare passare la lama lunga e resistente di un coltello radente lungo le pareti interne del vaso, avendo cura di tagliare le eventuali radici attaccate al contenitore stesso.

Quindi si estrae la zolla dal contenitore e la si appoggia su un tavolo per controllare le radici ed eliminare sia quelle morte sia il materiale drenante. Se l’apparato radicale ha “fatto il giro” del vaso, formando una massa compatta, è opportuno praticare un taglio a croce sul fondo, divaricare leggermente i lembi della zolla e inserirvi terriccio nuovo e umido.

Sul fondo del vaso, vecchio o nuovo a seconda che si stia facendo il rinvaso o il travaso, si predispone lo strato drenante di almeno due centimetri formato da ghiaia, argilla espansa o cocci di terracotta, sopra al quale si collocano un po’ di terriccio nuovo e la pianta con la sua zolla. Si controlla l’altezza del terreno rispetto al contenitore, poiché si deve lasciare almeno un paio di centimetri dalla zolla di terra al bordo del vaso, allo scopo di creare un catino di raccolta dell’acqua irrigua. 

Si controlla l’altezza del terreno rispetto al contenitore, poiché si deve lasciare almeno un paio di centimetri dalla zolla di terra al bordo del vaso, allo scopo di creare un catino di raccolta dell’acqua irrigua. Poi si distribuisce altro terriccio fresco sui bordi fra il vaso e la pianta, comprimendo a mano a mano con le dita o un bastoncino per eliminare eventuali sacche d’aria.

Poi si distribuisce altro terriccio fresco sui bordi fra il vaso e la pianta, comprimendo a mano a mano con le dita o un bastoncino per eliminare eventuali sacche d’aria.

Può essere utile formare una sorta di invaso lasciando il terriccio più alto ai bordi rispetto al colletto, tanto nel giro di poco tempo sicuramente il terreno ai lati si livellerà, per via dell’acqua che scendendo trasporta particelle terrose. Infine, si innaffia a fondo; si può ripetere l’operazione dopo poche ore, per assicurarsi che la terra si sia bene impregnata di acqua.

 

Se i vasi sono molto pesanti, non si cambiano

Le piante molto sviluppate contenute in vasi grandi, pari a 60 cm di diametro o superiori, non possono essere tolte dal loro contenitore se non da giardinieri specializzati muniti di macchine adatte e carrucole, a causa dell’elevato peso sia del vegetale sia del pane di terra: si pensi che 1 metro cubo di terriccio secco pesa anche 1,4 tonnellate, quindi un vaso di dimensioni elevate può pesare – senza contare il contenitore – anche qualche quintale.

Tuttavia nel giro di qualche anno dalla piantagione, anche le piante in questi vasi possono aver bisogno di terreno rinnovato, fertile e organico, obiettivo che non si ottiene con la semplice concimazione chimica. In tali casi occorre fare due operazioni: asportare il terriccio superficiale, facendo attenzione a non rompere le radici legnose, deputate all’ancoraggio, e poi far penetrare nel terriccio una lama lunga e resistente, avendo cura di rimanere radenti al vaso e di tagliare le eventuali radici attaccate al contenitore stesso. Questa seconda pratica va effettuata un po’ per volta, al fine di controllare con attenzione se è possibile eliminare le radici tagliate e una parte del substrato esausto. I vuoti che si saranno formati tutt’attorno alla zolla andranno colmati con substrato fertile e leggero, contenente terriccio da orto e sabbia, privo di torba, mentre in superficie si porterà il terreno allo stesso livello precedente con terra idonea alla specie coltivata. Poi si comprime bene il substrato, aiutati da una tavoletta di legno, mentre di lato occorre farlo a mano, affondando le dita nel terriccio in modo da non lasciare camere d’aria sotterranee, e si colma fintanto che la terra non si abbassa più. A questo punto occorre innaffiare in modo abbondante ma a più riprese, per consentire al nuovo substrato di imbibirsi bene.

Per saperne di più

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Rinvasare la Schefflera

Rinvasare l’osmanto

Rinvasare la sassifraga

Rinvasare la guzmania

Rinvasare la Calathea

Rinvasare gli agrumi

 

 

 

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