Rinvasare la camelia japonica

È conosciuta per la fioritura in splendidi colori, dal bianco al rosso al rosa, anche con variegature. Ogni anno deve essere rinvasata: ottobre è il momento giusto, prima che salga a fiore.

Giovanna Rio
A cura di Giovanna Rio
Pubblicato il 01/10/2017Aggiornato il 01/10/2017
Rinvasare la camelia japonica

La camelia giapponese, Camellia japonica, genere Camellia, famiglia delle Theacee, è pianta molto apprezzata sia per la copiosa fioritura, che può iniziare a dicembre e arriva fino alla primavera, sia per le belle foglie ornamentali lucide di colore verde scuro. È molto adatta alla coltivazione in contenitore, da collocare sotto un porticato oppure su un balcone purché riparato e non esposto alla pioggia; predilige la mezz’ombra.
Ottobre è il mese ideale per eseguire rinvasare la camelia, operazione che deve essere effettuata a cadenza annuale, prima che la pianta salga a fiore.

Le varietà più adatte di camelia japonica

Esistono moltissime varietà e ibridi di Camellia japonica, ecco qui le più adatte alla crescita in contenitore all’aperto.
“Adolphe Audusson”: è molto rustica, e resistente al freddo; i fiori di colore rosso brillante, sbocciano in febbraio, marzo e durano da dieci a quindici giorni;
“Dr Jean-Paul Anthoine”: fiorisce abbondantemente da febbraio a inizio aprile con fiori di colore rosso;
 “Alba simplex”: a fiore semplice, in febbraio-marzo sboccia in colore bianco;
“Tricolor de Siebold”: varietà a fiori bianchi variegati di rosso, semidoppi. Fiorisce tra febbraio e marzo.

Come si fa a rinvasare la camelia japonica

 

1. Dopo avere estratto la pianta dal vaso, procedere aprendo la zolla con le mani: tale pratica evita che si creino fenomeni di spiralizzazione delle radici, ovvero che le radici crescano girando su se stesse, senza esplorare il nuovo terriccio messo a disposizione con il cambio del contenitore.

1. Dopo avere estratto la pianta di camelia japonica dal vaso, procedere aprendo la zolla con le mani: tale pratica evita che si creino fenomeni di spiralizzazione delle radici, ovvero che le radici crescano girando su se stesse, senza esplorare il nuovo terriccio messo a disposizione con il cambio del contenitore.

2. Procurarsi un vaso di diametro maggiore di un terzo rispetto al precedente, in terracotta, perché quelli di plastica tendono a surriscaldarsi al sole, determinando il disseccamento delle radici. Chiudere il foro di scolo con un coccio e stendere uno strato di materiale drenante (ghiaia o argilla espansa).

2. Procurarsi un vaso di diametro maggiore di un terzo rispetto al precedente, in terracotta, perché quelli di plastica tendono a surriscaldarsi al sole, determinando il disseccamento delle radici. Chiudere il foro di scolo con un coccio e stendere uno strato di materiale drenante (ghiaia o argilla espansa).

3. Aggiungere 3 cm di terriccio: l’ideale è quello specifico per acidofile, possibilmente miscelato con sabbia silicea (una parte di sabbia e due di terriccio). Poi inserire la pianta: è importante che il colletto si trovi allo stesso livello del vaso precedente. Quindi riempire il vaso con altro terriccio senza arrivare al bordo: lasciare qualche centimetro di spazio per le annaffiature. Alla fine pressare bene con le mani, per evitare che rimangano dannose sacche d’aria, e bagnare abbondantemente.

3. Aggiungere 3 cm di terriccio: l’ideale è quello specifico per acidofile, possibilmente miscelato con sabbia silicea (una parte di sabbia e due di terriccio). Poi inserire la pianta di camelia japonica: è importante che il colletto si trovi allo stesso livello del vaso precedente. Quindi riempire il vaso con altro terriccio senza arrivare al bordo: lasciare qualche centimetro di spazio per le annaffiature. Alla fine pressare bene con le mani, per evitare che rimangano dannose sacche d’aria, e bagnare abbondantemente.

 

Le irrigazioni

Durante la stagione fredda lasciare asciugare il terriccio tra un’irrigazione e l’altra. È importante garantire un ambiente umido intorno alla pianta per favorire lo sviluppo delle gemme che altrimenti si seccherebbero. Sarebbe opportuno annaffiare usando acqua non calcarea per rispettare la natura acidofila della pianta e per non macchiare le foglie.

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