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Quale differenza passa fra il terreno, inteso come quello che troviamo nel nostro giardino o nei campi, e il terriccio? Sembra una domanda banale, ma è quella che giustifica non solo il ricco mercato che gira intorno a questo settore ma la sua profonda differenziazione. Trent’anni fa si acquistava “la terra per i fiori”, oggi invece non basta acquistare un terriccio ma deve essere di un tipo specifico, in grado di offrire risposte e caratteristiche particolari. Anche il terriccio universale, più aumenta l’esperienza e le conoscenze dell’appassionato, è guardato con un certo sospetto.
Tre componenti che fanno la differenza
In un terriccio utilizzato come substrato di coltivazione o come miglioratore del terreno di base cui viene mescolato in giardino, sono tre le macro componenti che ci interessano:
- la componente organica di diversa natura in grado di rilasciare lentamente sostanze nutritive che potranno essere assorbite dalle radici, e al contempo trattenere umidità
- la componente drenante formata da sabbia, ghiaia, pietrisco, o da inerti aggiunti che consentono all’acqua distribuita durante le annaffiature di essere drenata velocemente, senza creare ristagni
- la componente argillosa
Mixando queste tre componenti in percentuali diverse, aggiungendo particolari ingredienti, selezionando la fonte delle materie prime si possono ottenere tutti i tipi diversi di terriccio.
Quello vecchio non è più valido
Risparmiare sul terriccio è una speculazione che non porta vantaggi. Per capire bene qual è la trasformazione che il terriccio subisce all’interno di un vaso in meno di un anno, basta prendere in mano una manciata di materiale fresco e una estratta da un vaso di gerani o di petunie scartate.
Il terriccio all’interno dei vasi in pieno sole viene esposto alle alte temperature, dilavato dalle bagnature pressoché quotidiane, per giunta con acqua in genere calcarea, arricchito di fertilizzanti spesso sovradosati, e non avrà più la stessa consistenza elastica e piacevole e l’odore di materiale in leggera fermentazione, ma sembrerà inerte, quasi morto. Non deve essere gettato, ma si può spargere in giardino ai piedi delle siepi o, liberato dai residui vegetali, distribuito a spaglio sul prato.
Correggere un terriccio
La conoscenza delle esigenze delle piante, l’esperienza e condizioni particolari possono consigliare di correggere un terriccio a disposizione senza acquistarne un altro, se ne serve un quantitativo limitato. È semplice, basta seguire alcune indicazioni pratiche e aggiungere gli elementi che mancano per fare crescere al meglio la nostra pianta. Vediamo quali, in base al tipo di terriccio che vogliamo ottenere.
– Per migliorare il drenaggio: aggiungere sabbia a granulometria grossa oppure ghiaia. Se recuperate questi materiali da un mucchio a margine di una strada o in un cantiere, è bene lavarli in acqua corrente per eliminare la presenza di impurità.
– Per acidificare il subtrato: aggiungere torba.
– Per rendere il terriccio più nutriente: aggiungere compost di produzione domestica o terriccio di foglie raccolto nel bosco, letame maturo o stallatico in pellet.
– Per alleggerire un substrato pesante: servono bentonite, perlite o argilla espansa.
– Per le succulente: aggiungere carbone (1 cucchiaio per un vaso di 20 cm diametro) procurato da una stufa o da un camino dove è stata bruciata solo legna vergine. Il carbone è da sminuzzare finemente (basta avvolgerlo dentro più fogli di giornale e poi pestarlo).
Una volta procurato il materiale che serve, la prima cosa da fare è mescolarlo bene con il terriccio che si ha già in casa. Per ottenere una buona uniformità non bastano pochi colpi di paletta. Serve una paletta da giardinaggio a lama larga e ben aperta, con cui raccogliere il materiale sul fondo e portarlo in superficie per lasciarlo ricadere. Mescolare così per alcuni minuti fino a quando il colore, la granulometria e la consistenza sarà uniforme.
Terriccio universale
Proprio perché si tratta di un prodotto senza un utilizzo specifico, ma versatile, senza caratteristiche spiccate, compatibile con gran parte delle piante coltivate in vaso nel periodo estivo, deve garantire delle condizioni di benessere generale. Di buona fertilità, drenato, a ph neutro, e con una buona componente organica per garantire una certa capacità di ritenzione idrica. Difficile è però farne una corretta valutazione perché a parità di volume (il terriccio si vende in litri e non in kg) i prezzi sono i più diversi, influenzati non tanto dal canale di distribuzione quanto dalla composizione. I migliori dichiarano la composizione. Le materie prime più pregiate e costose sono le miscele dei diversi tipi di torba, seguiti dall’humus che può avere diversa origine ma rappresenta sempre una frazione organica in avanzato stato di decomposizione, e per ultimo il compost. La qualità di questo è legata anche ai tempi di maturazione che influenzano costo perché i tempi di sosta si allungano e le operazione di arieggiamento e rimescolamento aumentano. Aggiungete sempre un fertilizzante per piante da fiore in granuli a lento rilascio.
Terriccio per piante da fiore
I terricci formulati per piante da fiore contengono già fertilizzanti a rilascio programmato in grado di sostenere un rapido sviluppo e una veloce maturazione così da sostenere nel tempo un’elevata rifiorenza. In teoria per almeno quattro mesi la distribuzione di fertilizzanti liquidi non è strettamente necessaria. Sono composti da una miscela di torbe e argilla così da ottenere la massima capacità di ritenzione idrica unità ad un’elevatissima porosità così che le frequenti e abbondanti bagnature possano essere efficaci, quindi trattenute senza accumularsi nel sottovaso, senza creare condizioni di asfissia. Un terriccio di questo tipo deve dichiarare il valore di ph che dovrà essere di circa 6 e durante i mesi di utilizzo, nel paragone, con un prodotto generico, dovrebbe offrire risultati migliori in termini di compattamento, così che il livello si abbasserà meno evitando di lasciare colletto e prime radici scoperte. Deve assicurare uno sviluppo radicale forte, così come una bagnatura della zolla uniforme.
Terriccio per ortensie e piante acidofile
Dopo il terriccio per piante da fiore, quello per acidofile è stato il primo prodotto speciale che ha reso possibile la coltivazione di piante con esigenze particolari che in gran parte del nostro territorio nazionale trovavano condizioni che nel tempo si rivelavano fatali inducendo spiccati fenomeni di clorosi capaci di fare ingiallire, defogliare e stentare fino a morte azalee, rododendri ed altre acidofile. Più ancora a favorirne la diffusione è stata la necessità di mantenere azzurre le ortensie, come al momento dell’acquisto, e non rosa come quelle di tutto il vicinato.
La miscela di torbe diverse forma un substrato fibroso, ricco di sostanza organica a diverso grado di decomposizione, povero di minerali, a ridotta salinità, capace di trattenere un considerevole volume d’acqua, anche riassorbendola dal sottovaso, rigonfiandosi. A ph acido, inferiore a 5, risponde all’utilizzo di acqua dura inattivando il calcare. Leggero deve essere compresso con attenzione per eliminare le sacche d’aria e bagnato con attenzione.
Terriccio per agrumi
La coltivazione degli agrumi in vaso non si improvvisa e troppo spesso le piante acquistate ben fogliate, verdi, sane e fiorite o con già diversi frutti in formazione non riescono a replicare nel tempo risultati altrettanto soddisfacenti. Una delle ragioni è l’utilizzo al momento del rinvaso di un substrato inadatto. Il terriccio per agrumi deve avere un ph tendenzialmente acido, compreso fra 6 e 7, deve essere fibroso e con struttura particolarmente leggera per consentire un ottimo sviluppo dell’apparato radicale, ma al tempo stesso in grado di trattenere un buon livello di umidità. Per questa ragione sulla base di torba che assicura acidità, sostanza organica e struttura porosa, si aggiungono argilla per migliorare la ritenzione idrica e fertilizzanti specifici per questa categoria di piante. Alcuni prevedono l’inclusione di pomice per alleggerire e dare maggiore porosità, altri sostanze in grado di assorbire l’acqua e rilasciarla lentamente così da diminuire il numero delle bagnature e la loro azione dilavante.
Terriccio per succulente
Chi è un esperto di succulente sa che ogni categoria di queste piante ha delle richieste specifiche riguardo al substrato e la miscela base andrà modulata o arricchita in modo specifico. Il terriccio base deve però rispondere a requisiti specifici molto chiari: si tratta di piante originarie di climi caldi, siccitosi, con terreni sabbiosi o rocciosi caratterizzati da un drenaggio elevatissimo. Per assicurare questa caratteristica la miscela dei tre elementi base, torba, argilla e sabbia, sono dosati a favore degli inerti che non trattengono acqua e consentono di mantenere nel tempo una struttura porosa così da garantire una buona circolazione dell’aria. Un buon contenuto di argilla espansa e di sabbia con granulometria grossa impediscono anche la formazione di una crosta superficiale che rallenta gli scambi e proteggono da problemi di marciume radicale.
Terriccio per tappeti erbosi
Il terriccio per preparare la semina, anche solo di piccole porzioni, del tappeto erboso può essere considerato un vero e proprio strumento per raggiungere con successo l’affrancamento della nuova pianticella dalle riserve contenute nel seme. Non è facile produrre in casa un buon terreno da semina perché oltre ad essere ricco di nutrienti, capace di trattenere l’acqua senza inzupparsi, deve presentare una granulometria fine ma definita, uniforme e costante. Deve possedere un’addizione di azoto a rilascio programmato in grado di accompagnare lo sviluppo delle nuovi pianticelle, deve essere ricco di sostanza organica humificata in grado di stabilizzare il terreno e sabbia silicea a granulometria calibrata per garantire omogeneità e sgrondo efficiente. Il ph sarà compreso fra valori di 6,5 e 7, e potrà essere utilizzato come ammendante o fondo per favorire l’attecchimento dei rotoli di cotico erboso.
Terriccio per piante da orto
Il terriccio da orto da quando la coltivazione in vaso sui balconi e sui terrazzi, non solo delle aromatiche ma di ortaggi tipici come zucchini e pomodori è diventato un prodotto con una platea di consumatori molto più ampia che in passato. Il terriccio da orto non deve possedere solo caratteristiche tecniche idonee ma anche tutti quegli aspetti cui pone attenzione il consumatore: biologico o con fonti di materie prime selezionate, non compost di origine urbana dove è possibile trovare residui di materiale indesiderato perché, seppur in modo indiretto finirà sulla nostra tavola. Il terriccio da orto, più di quello per piante fiorite, deve sostenere uno sviluppo della pianta, addirittura a partire dal seme, veloce, imponente, e sano. Dovrà essere ricchissimo di nutrienti ma molto ben equilibrato per non esporre nella seconda parte dell’anno le piante a stati carenziali riguardo un singolo elemento, ben drenato perché gli ortaggi temono il ristagno, a reazione acida con ph compreso fra 5,5 e 6,5, soffice, in grado di trattenere un buon tasso di umidità. Si ottiene mescolando humus da corteccia, argilla, spesso montmorillonite, e torba.
Terriccio come soccorso
Il rinvaso può essere una pratica consigliata per tentare il recupero di piante che mostrino segni di stress e sofferenza come arresto della crescita, ingiallimenti ripetuti, spogliazione parziale, rinnovo delle foglie più intenso del previsto, formazione dei boccioli senza che riescano ad aprirsi. Verificato che i problemi non siano da imputare a condizioni ambientali avverse ristabilire a livello radicale condizioni ottimali è una scelta vincente. Questi terricci possono essere considerati alla stregua di un prodotto “curativo naturale” perché a fianco di un mix di torbe e sfagno, correttivo calcareo, e ammendante compostato verde, contengono acidi umici in grado di dare alla pianta quella sferzata di vitalità di cui ha bisogno. La loro azione si esplica su tre livelli: stimolante, rigenerante e nutriente. Questo tipo di terriccio può essere anche utilizzato per migliorare un prodotto base e per i trapianti, anche in piena terra.
Terriccio a base di cocco
I terricci a base di cocco possono essere considerati fra i prodotti di nuova generazione volti a reperire nuove fonti di sostanza organica in grado di sostituire tutto o in parte la torba che deve essere considerata una materia prima di disponibilità limitata, al pari dei carburanti fossili. Il primo vantaggio che ha la fibra di cocco è quella di essere un materiale di recupero, la seconda è che può essere compressa e disidratata riducendo i costi di trasporto necessari arrivando da luoghi lontani, il terzo è che può essere utilizzato tal quale oppure come ammendante per migliorare la qualità del terreno. Il terriccio a base di fibra di cocco è molto versatile e si può utilizzare dalla semina all’orto, passando per le piante da fiore o per quelle da casa di origine esotica. Assorbe molta acqua, sempre in modo omogeneo. Il substrato di cocco rappresenta un’ottima riserva d’acqua, sempre uniformemente distribuita, senza saturare il terreno che resta arieggiato, e non favorisce la formazione di muffa.
Terricci completi
La ricerca della semplicità, non solo a beneficio dei neofiti, ma anche di chi ha poco tempo da dedicare alle piante o desidera limitare gli sprechi acquistando confezioni di fertilizzanti che impiegano anni ad essere finite, ha portato alla creazione di terricci completi ossia già fertilizzati e per raggiungere un effetto che valga la pena dell’acquisto “potenziati” con prodotti in grado di stimolare lo sviluppo delle piante e il loro mantenimento in salute. Questi prodotti promettono risultati sorprendenti ma su un arco di tempo chiaramente specificato che possiamo ritenere corrisponda con l’efficacia dei fertilizzanti aggiunti. In particolare l’addizione di composti ad azione biostimolatrice come potrebbero essere gli acidi umici e fulvici o ingredienti che li apportano, come le alghe, rappresenta quel quid in più che fa di questi prodotti un prodotto d’alta gamma. Si utilizzano in particolare per le piante annuali, quelle trattate come tali o per garantirsi ottimi risultati in una delicata fase di trapianto.