Strelitzia: le cure di stagione

Strelitzia, detta anche "uccello del paradiso", è una pianta tropicale che anche in vaso supera con facilità il metro d'altezza. È apprezzata per le foglie decorative lunghe fino a 45 cm e per la fioritura particolare in primavera ed estate.

Anna Zorloni
A cura di Anna Zorloni
Pubblicato il 02/04/2021Aggiornato il 04/09/2024
strelitzia

Il rischio di gelate è ormai passato, le temperature si sono alzate e le giornate si sono allungate: è possibile liberare le piante del balcone dalle protezioni invernali e ridare loro luce e aria, consentendo una rigogliosa ripresa vegetativa e una splendida fioritura.

Anche la Strelitzia, Strelitzia reginae, può essere scoperta dal tnt (tessuto-non-tessuto) che l’ha protetta per tutto l’inverno, a riposo nell’angolo più protetto e soleggiato del terrazzo. Si tratta infatti di una specie di origine tropicale che vive bene in ambienti caldi e luminosi, tollerando temperature non inferiori agli 8-10°C.

Dopo averla scoperta occorre dare una rapida occhiata alle sue condizioni.

In genere la Strelitzia è una pianta che vive bene in un vaso stretto, ma in alcuni casi le dimensioni della pianta possono avere raggiunto un’entità tale per cui il contenitore non è più sufficiente a contenerla, soprattutto in previsione dell’imminente ripresa dell’attività vegetativa e della produzione di nuovi germogli.

Le scelte che si possono fare ora, prima che la pianta riprenda attivamente a vegetare e a fiorire, sono sostanzialmente due:

1- sostituire il vaso con uno leggermente più capiente, del diametro di pochi centimetri più ampio;

2 – dividere il cespo della pianta per ottenerne altre nuove: la “pianta madre”, così ridimensionata, potrà essere rimessa nello stesso vaso, mentre le “piante-figlie”, distaccate da quella originaria e di dimensioni più piccole, potranno essere invasate in contenitori più piccoli.

Svasarla non è facile 

Quale che sia la scelta, la prima cosa da fare è estrarre la pianta dal vaso. Non si tratta di un’operazione semplicissima, più che altro per il peso che ha questa pianta, ancora maggiore nel caso di coltivazione in vaso di terracotta. Una volta estratta dal vaso, la pianta mette a nudo tutto il suo apparato radicale, si ripulisce dalla terra vecchia e si eliminano eventuali radici secche o rotte. A questo punto si può procedere nei due modi descritti sopra.

Caso 1: il rinvaso

Chi possiede una giovane pianta di Strelitzia, che si trova proprio nella fase di maggior sviluppo, deve preferire questa opzione: spostare la pianta in un vaso nuovo, poco più capiente; solitamente bastano 2-3 cm di diametro maggiore. Sul fondo del nuovo vaso, che deve essere dotato sempre di fori di drenaggio, si pone uno strato di materiale drenante che può essere costituito da argilla espansa o, meglio, di cocci rotti. Subito sopra un “letto” di terriccio nuovo, sul quale verrà appoggiata la pianta: l’altezza di questo strato di terra deve essere sufficiente a far sì che il colletto della pianta si trovi appena al di sotto del bordo del vaso, cioè allo stesso livello della superficie della terra. Mantenendo ben dritta la pianta, al centro del vaso, si riempiono gli spazi vuoti di terra, colmando bene tutto il vaso fino, come appena detto, al livello del colletto della pianta, ovvero il punto dove finisce l’apparato radicale e vi è l’inserzione delle foglie. Infine è necessario comprimere bene la terra ai bordi, con le mani o utilizzando un manico di legno, visto lo stretto spazio che si lascia ai bordi. Se necessario si aggiunge altra terra. Per finire, si innaffia bene tutto. Bagnando, è facile che la terra si comprima ancora di più e sia necessario aggiungerne altra.

Si consiglia sempre di porre il vaso sopra piedini (3 o 4 generalmente), in maniera da mantenerlo rialzato da terra e consentire all’acqua eventualmente in eccesso di defluire liberamente dai fori basali di drenaggio, senza stagnare in un sottovaso.

Si consiglia sempre di porre il vaso sopra piedini (3 o 4 generalmente), in maniera da mantenerlo rialzato da terra e consentire all’acqua eventualmente in eccesso di defluire liberamente dai fori basali di drenaggio, senza stagnare in un sottovaso.

Caso 2: divisione del cespo

Chi possiede già piante già adulte (con più di 5 anni di età) può notare sulla pianta estratta dal vaso, la presenza di germogli laterali più piccoli che possono essere distaccati con facilità, semplicemente con le mani o con l’aiuto di un coltello ben affilato. Questi possono essere usati per moltiplicare la pianta e creare nuovi esemplari.

Il germoglio distaccato deve essere dotato di una parte dell'apparato radicale per sopravvivere una volta separato dalla pianta-madre. Il germoglio distaccato (uno o più di uno) viene rinvasato in un vaso separato, con la metodica spiegata sopra (il rinvaso).

Il germoglio distaccato deve essere dotato di una parte dell’apparato radicale per sopravvivere una volta separato dalla pianta-madre. Il germoglio distaccato (uno o più di uno) viene rinvasato in un vaso separato, con la metodica spiegata sopra (il rinvaso).

La pianta madre

L’esemplare originario, cioè la pianta-madre, viene invece rimesso nello stesso vaso, sostituendo la terra con terriccio nuovo, sciolto e fertile, sempre con lo stesso metodo. In questo caso, è bene verificare le condizioni del vecchio vaso, che potrebbe essere rovinato, usurato o addirittura rotto. Prima di eseguire il rinvaso, si consiglia sempre di verificarne le condizioni, di ripulirlo da eventuali residui di terra vecchia, muschio o altro e, se rotto, sostituirlo del tutto con uno nuovo di medesime dimensioni.

 

 

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