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Il prato, anche quello tenuto meglio, dopo un certo periodo di tempo comincia a degradarsi, manifestando scarsi accrescimenti, chiazze vuote e ingiallimenti, e le infestanti diventano sempre più aggressive. Questi inconvenienti sono causati da diversi motivi: l’eccessivo compattamento dovuto al calpestio soprattutto, poi accumulo di feltro, passaggio delle macchine tagliaerba, susseguirsi di siccità ed eccessi d’acqua, attacchi da parte di malattie fungine, sviluppo incontrastato delle erbe infestanti e molti altri.
Un rimedio risolutivo e definitivo è ricostituire completamente la struttura del terreno per ottenere una buona aerazione e riportare il livello di fertilità a valori corretti. Questo significa rifare completamente il tappeto erboso, con costi notevoli. Se però la situazione del nostro prato non è troppo degradata, si può valutare l’opportunità della rigenerazione del prato, un’operazione che ha il vantaggio di avere costi molto inferiori e consente un buon recupero della vitalità dell’erba.
Tre condizioni essenziali
Per poter effettuare la rigenerazione del prato, invece del rifacimento totale, devono verificarsi tre condizioni:
- l’assenza di infestanti perennanti difficili da eliminare come per esempio la Gramigna, (Cynodon dactylon)
- l’assenza di compattamenti profondi legati a errati interventi agronomici prima della semina,
- livello del terreno privo di avvallamenti o dossi.
Come si procede per la rigenerazione del prato
1 – Tosare l’erba più bassa possibile e raccoglierla. Nel caso l’erba fosse alta si consiglia di fare due passaggi a distanza di qualche giorno, questo perché a ogni taglio non si deve eliminare lo stelo più per più di un terzo dell’altezza, per non asportare troppe riserve e indebolire le piantine.
2- Arieggiare il prato, cioè staccare il feltro. Questa operazione, definita di sfeltramento, si esegue con l’arieggiatore e contribuisce a fare meglio respirare il suolo e quindi favorire l’accrescimento radicale, permette all’acqua e al concime di penetrare con facilità in profondità, consente alla semente da apportare di raggiungere la superficie del terreno.
3- Dopo l’operazione di sfeltramento, sul prato apparirà una quantità inimmaginabile di materiale vegetale che andrà rimosso con un’attenta rastrellatura dall’intera superficie (foto n°5). A questo punto il tappeto erboso si presenta meno compatto, con le zolle delle piantine più evidenti, con spazi vuoti tra una e l’altra.
4- Ora si deve riseminare. È importante utilizzare uno spandiconcime per ottenere la massima uniformità possibile. In mancanza di questo, eseguire la semina a spaglio, effettuando due passaggi incrociati. In pratica si tratta di spargere della semente sul nostro tappeto; i semi cadendo negli spazi vuoti potranno germinare e dare continuità al tappeto, non lasciando spazi vuoti che verrebbero sicuramente colonizzati dalle erbe infestanti.
5- Dopo lo spargimento della semente si dovrà provvedere alla sua copertura e alla concimazione per evitare che il piccolo seme possa essere divorato da formiche o uccelli granivori, o che venga dilavato da piogge violente. Si spargerà uno strato di terriccio leggero e ricco di sostanza organica o in alternativa un terriccio formato dal 70% di sabbia e dal 30% di torba, per garantire un’umidità più costante ai semi e dare la protezione necessaria.
6- Successivamente si distribuirà un buon concime a lento rilascio con dosaggi medi di azoto e fosforo (che favorisce l’accrescimento radicale), particolarmente utile in questa fase di germinazione dei semi. Anche per questa operazione si consiglia di utilizzare uno spandiconcime, per migliorarne la distribuzione.
7- Poi rastrellare il terriccio, per distribuirlo uniformemente sull’intera superficie ed evitare eccessivi accumuli che comporterebbero difficoltà e ritardi nella germinazione.
8- Passare con un rullo di medio peso per far aderire il seme al terreno e poter far iniziare i delicati processi di germinazione.
9- Innaffiare regolarmente e con tempi molto brevi per consentire la germinazione dei semi; è importante utilizzare rompigetti per nebulizzare al massimo il getto d’acqua ed evitare scalzamenti ed effetti erosivi da parte dell’acqua. La bagnatura deve continuare fintanto che tutti i semi abbiano completato la germinazione e questo può richiedere 8-12 giorni, variabili, anche di molto, a seconda del clima e del periodo di risemina, nonché dalla latitudine in cui si opera. Dopo circa 25-40 giorni il tappeto erboso sarà di nuovo calpestabile ed in ottime condizioni.
Il momento migliore
Le erbe da prato più utilizzate nei climi continentali e temperati, quindi in Italia, sono le “microterme”. Le principali appartengono ai generi Lolium, Festuca, Poa e Agrostis e sono caratterizzate dall’avere i loro massimi accrescimenti vegetativi con temperature comprese tra 18 e 25 °C, tra aprile e maggio e a settembre.
La rigenerazione del prato deve essere effettuata proprio in questi periodi, quando l’erba è in piena vegetazione e risponde meglio agli interventi agronomici, le temperature non sono eccessive e le piogge autunnali favoriscono la germinazione dei semi e il risveglio delle piantine stressate dal caldo estivo.
Se la rigenerazione viene effettuata durante l’inverno, il gelo può impedire o danneggiare la nascita e lo sviluppo delle giovani piantine, mentre in estate sono la calura e la forte insolazione a danneggiare le giovani plantule che richiederebbero eccessive quantità di acqua per l’irrigazione.