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L’adozione di un progetto, qualunque esso sia, in genere a distanza, è un fenomeno in costante diffusione, riflesso di un senso di appartenenza alla comunità e di ottimismo rispetto ai cambiamenti che possono nascere anche da piccoli gesti e con costi contenuti. Oggi ci si può impegnare (questo è il vero significato di un’adozione) nei campi più disparati, da quello dell’educazione e sostegno di bambini nati in realtà difficili, alla tutela di una specie animale in pericolo o in via d’estinzione, al recupero di un’emergenza storico artistica o al patrimonio arboreo. In quest’ultimo ambito si può spaziare dalla protezione delle foreste pluviali a un parco nazionale, dal singolo albero presente in un progetto di riforestazione a quello da frutta che potrà offrire, come forma di riconoscenza, parte del suo raccolto. In questo modo la tutela si estende non solo all’albero ma a tutta la filiera. Vediamo come.
Solo aziende bio
Adottare un albero da frutto, e non un albero forestale, significa condividere anche tutte le pratiche di coltivazione e l’impostazione generale che il coltivatore/custode ha impresso alla sua azienda. Non esiste interesse nell’adottare un albero da frutto coltivato in un’azienda convenzionale, dove si utilizzano prodotti chimici, pur nel rispetto dei dosaggi e dei tempi di sospensione indicati dalla legge: questo tipo di coltivazione ha un costo elevato in termini ambientali, si ricorre ad abbondanti fertilizzazioni chimiche e a potature così spinte da abbreviare sensibilmente la vita della pianta. L’interesse è sostenere un coltivatore che adotti sistemi e prodotti rispettosi sia della pianta sia dell’ambiente, in grado di offrire frutta sana e di qualità da consumare, ma anche un plusvalore per l’ambiente in cui è cresciuto. Un albero da frutto “bio” è un’incredibile fonte di sostentamento per la vita animale. Nutre in fase di fioritura una miriade di insetti pronubi che, come ci ricordano tutte le campagne di allarme in proposito, focalizzate principalmente sulle api, sono il vero motore di gran parte della vita vegetale, così come oggi la conosciamo. I frutti diventano cibo per gli uccelli e gli insetti o, se caduti a terra, per una variegata avifauna.
Un’esperienza personale coinvolgente
Ricevere la frutta del proprio albero è motivo d’orgoglio e di piacere, oppure se si ha la possibilità, mettendosi d’accordo con chi gestisce l’azienda di riferimento, si può anche andare a raccoglierla direttamente. Si proverà il piacere di staccare la frutta dal ramo con le mani, imparando qual è la tecnica giusta, assaggiarla subito e portarsela a casa, come ci si fosse recati nel proprio frutteto. Un’avventura che ha una valenza educativa preziosa, soprattutto per chi ha dei bambini e vuole coinvolgerli in esperienze dirette, oggi sempre più rare se si vive in un contesto urbano. Basta un’osservazione banale per cogliere le differenze tra la frutta coltivata e quella offerta sui banchi del mercato: dalle dimensioni alle sfumature di colore, fino alle leggere imperfezioni. Per non parlare del sapore.
I vantaggi per l’ambiente
Nel normale flusso, la frutta è raccolta, convogliata ai centri di stoccaggio, inviata ai punti vendita, acquistata e solo a questo punto, quando possono già essere trascorsi più di quattro giorni, arriva a casa nostra. Con l’adozione dell’albero, l’invio e la consegna diretta della frutta richiedono un tempo che può essere anche meno della metà e andrà a tutto vantaggio della freschezza e della qualità del prodotto. Minore è l’impiego di imballaggi e maggiore l’attenzione a utilizzare solo materiali completamente riciclabili. Questo sistema consente ai coltivatori-custodi di poter contare sulla vendita certa del prodotto offerto dall’albero adottato, pagata in anticipo con la quota annua, consentendo di ottenere prezzi superiori a quelli offerti dal mercato, operazione che consente loro di sopravvivere e implementare il loro lavoro. Il numero dei piccoli agricoltori, con la loro importante azione di salvaguardia del territorio, della biodiversità e dell’ambiente, è da tempo in costante declino nel nostro Paese. Con l’adozione di un albero, il loro operato può essere sostenuto e il prodotto ottenuto molto apprezzato. Proprio in contrapposizione a un modo di produrre standardizzato, che ha come unico obiettivo offrire solo frutta a basso prezzo.
In pratica, come si fa ad adottare un albero
Adottare un albero da frutto coltivato con metodo biologico, o regalarne uno (sì, è possibile), significa pagare una piccola quota annuale che ci permette di poterlo identificare, sapere dov’è e come cresce, seguirne la storia e ricevere o raccogliere una quota della frutta prodotta. L’agricoltore ci informerà o metterà in rete notizie dettagliate su come procedono i lavori e la maturazione dei frutti, con previsioni su tempi e quantità prevista del raccolto. Poi, alla fine dell’anno, si potrà riconfermare l’adozione per l’anno successivo, oppure no.
Fare due conti
La quota richiesta per adottare un albero da frutta che fornirà una parte del raccolto, può variare, secondo i casi che si possono trovare in rete, da un minimo annuale di 25 euro a un massimo di 70 euro, secondo la specie e la quantità di frutta che si riceverà o che si potrà raccogliere. Considerando il prezzo medio della frutta biologica e moltiplicandolo per i chilogrammi di prodotto che si avranno a disposizione, si può capire che non vi è una grossa differenza fra quanto si spenderebbe acquistandola nei punti vendita. In questo caso, più che di adozione e sostegno si può parlare di scelta dei canali d’acquisto. E anche questo è un modo di cambiare il mondo, forse il più potente, in mano ai consumatori.
Come attivarsi cercando sul web
Chi avvia una ricerca su internet cercando la voce “adozione albero da frutto” vedrà comparire molte voci, realtà nazionali ma anche di altri Paesi o continenti. Quelle italiane, in gran parte sono riconducibili all’esperienza più diffusa: http://www.biorfarm.com. Non mancano però realtà più localizzate come http://www.lavalledellealbicocche.it che offre albicocche e ciliegie, oppure http://www.seisaporita.it e ancora il Milano Food Forest, progetto in fase iniziale incentrato sulle piante da frutto autoctone piantate nel Parco Nord a Milano (parconord.milano.it). Molte altre referenze si potranno cercare nel territorio circostante, anche al di fuori della propria regione.