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Non tutte le piante hanno la stessa necessità di essere esposte alla luce; questa caratteristica dipende dai luoghi di origine delle piante, caratterizzati da intensità luminose estremamente diversificate. La luce, più o meno intensa, serve per avviare tutti i processi vitali che avvengono in un organismo vegetale, attraverso la fotosintesi clorofilliana, mediante la quale le piante sono in grado di trasformare anidride carbonica (prelevata dall’atmosfera) e acqua in ossigeno e carboidrati. Il mancato soddisfacimento di luce in piante particolarmente esigenti, porta a conseguenze negative (che nei casi estremi possono condurre anche ad irreversibile deperimento) evidenziate da sintomi quali: allungamento ed assottigliamento dei germogli; indebolimento ed imbiancatura degli steli (eziolamento); diminuzione della superficie delle foglie (nelle specie a fogliame decorativo); ingiallimento e disseccamento delle lamine fogliari; mancata fioritura (in ciclamino, gardenia, azalee, orchidee); rammollimento dei tessuti succulenti e curvature anomale dei fusti (nelle piante grasse).
All’opposto un’esposizione ad intensità luminose eccessive può determinare danni, anche gravi, quali: scottatura e disseccamento delle lamine fogliari; mancata emissione di nuovi germogli; blocco di fioritura o precoce appassimento dei fiori.
L’intensità adatta per le specie da interno
Schematicamente si possono distinguere le piante da interni in base alle richieste di illuminamento ottimali per il regolare ciclo di crescita-sviluppo.
- Vogliono insolazione diretta (1500-1000 lux), ovvero quella percettibile subito dietro una finestra esposta a sud, priva di tendaggi: piante succulente, agrumi.
- Vogliono parziale insolazione diretta (800-600 lux), come quella presente a circa un metro di distanza dalla stessa finestra: Codiaeum variegatum, Ficus elastica, Howea forsteriana, Saintpaulia jonantha, Sansevieria rifasciata (Sansevieria), Euphorbia pulcherrima, Cordyline terminalis.
- Vogliono luce diffusa (500-400 lux), quella misurabile a circa due metri dalla stessa finestra: anthurium scherzerianum; Monstera;Scindapsus aureus; Ficus benjamina; Schefflera arboricola; Hedera helix; Pilea cadierei; Dieffenbachia spp.; Spathipyllum spp.; piante fiorite (orchidee, azalee, ciclamino, begonia, ortensia).
- Vogliono ombreggiamento (300-200 lux), come quello rinvenibile oltre i due metri dalla stessa finestra: felci, fatsia japonica; Aspidistra elatior; Aglaonema spp.; Marantha spp..
Lampade adatte
Se l’illuminazione degli ambienti della nostra casa non rispondono alle esigenze delle nostre piante, è possibile integrarla con la luce artificiale. Le lampade più indicate per favorire la fotosintesi negli ambienti interni sono quelle in grado di produrre spettri luminosi quanto più possibili simili a quelli della luce naturale, senza eccessiva emissione di calore, al fine di evitare danni per surriscaldamento cellulare alle specie più sensibili (piante da fiore).
Queste lampade vanno comunque mantenute a distanza di sicurezza dalle piante (variabile all’incirca da 100 a 200 centimetri a seconda della tipologia) sia per evitare scottature, sia per favorire una più omogenea diffusione della luce sulla vegetazione.
FLUORESCENTI
Hanno forma prevalentemente allungata (tubi cilindrici) e sono adatte ad illuminare le grandi superfici delle serre di coltivazione. In commercio esistono anche forme corte e compatte, adatte agli spazi abitativi e lavorativi, di limitate dimensioni, a risparmio di energia, quindi più economiche rispetto a quelle ad incandescenza. Le lampade fluorescenti per l’illuminazione delle piante hanno spettro che irradia principalmente nelle bande blu e rossa, quindi ottimali per stimolare la fotosintesi. Riscaldano l’ambiente meno di quelle ad incandescenza.
A INCANDESCENZA
Sono poco costose e di facile utilizzo, ma hanno basso rendimento luminoso e spettro di emissione meno favorevole rispetto a quelle fluorescenti e pertanto sono meno efficaci nel promuovere la fotosintesi. Un aspetto negativo di tali lampade è dato dal calore emesso (a causa della radiazione emessa nella banda del rosso-infrarosso), che può causare la scottatura di piante poste troppo vicine.
Questa tipologia comprende le lampade AD INCANDESCENZA CON ALOGENI, interessanti più come luce di risalto dell’arredo verde che non come fonte di luce per la fotosintesi; per le piante sono più pericolose delle lampade ad incandescenza tradizionali a causa del maggiore calore emesso.
Sono perfette per illuminare Scindapsus aureus o Asparagus sprengeri ricadenti posti all’ingresso su una mensola.
A VAPORI DI SODIO AD ALTA PRESSIONE
Hanno notevole efficienza luminosa e spettro di emissione prevalentemente nella banda del rosso meno nel blu e pertanto stimolano solo parzialmente la crescita vegetativa delle piante.
A VAPORI DI MERCURIO AD ALTA PRESSIONE
Sono lampade di lunga durata e di forte irradiazione, simili a quelle a fluorescenza per quanto riguarda lo spettro di emissione, quindi assai valide nel promuovere la fotosintesi e i processi di crescita. Esistono in commercio tipologie di piccola dimensione, munite di riflettore incorporato in grado di consentire illuminazione intensa, ma al tempo stesso uniforme. Lampade della serie HQL-Osram.
A VAPORI DI ALOGENURI METALLICI
Rispetto alle lampade a vapori di mercurio ad alta pressione hanno un’efficienza luminosa superiore anche se una minore durata. Sono poco costose e sono tra quelle che hanno lo spettro luminoso che più si avvicina a quello della luce solare, quindi sono ottimali per le piante, inoltre creano una illuminazione estremamente piacevole per l’occhio umano.
NEON
Questa tipologia di lampada non ha grande intensità di illuminazione, ma è economica. I neon hanno spettro di emissione luminosa poco efficace nel promuovere la fotosintesi, mentre risultano discretamente utili per favorire la germinazione dei semi di ortaggi o di specie annuali da fiore e la radicazione delle talee erbacee. Possono essere avvicinate molto alle piante (sino a 20-30 centimetri) senza che vi sia rischio di scottature fogliari.
LED
Costituiscono l’ultima evoluzione nel campo dell’illuminazione e si caratterizzano per molteplici aspetti positivi quali: alto rendimento, notevole durata di funzionamento, considerevole risparmio energetico, emissione di luce priva di radiazioni ultraviolette e infrarosse, possibilità di avere sorgente di emissione quasi puntiforme; gli svantaggi sono rappresentati quasi unicamente dai maggiori costi delle apparecchiature illuminanti e dall’impossibilità di produrre luce diffusa.
L’efficiente spettro di emissione, favorevole ai processi foto sintetici, ma soprattutto la produzione di luce “fredda” (poiché non vi è dissipazione di calore, quindi sono inesistenti i rischi di surriscaldamento dell’ambiente, di scottature degli apparati fogliari e di disidratazione dello strato superficiale del substrato), rendono questo tipo di lampade molto interessanti per l’illuminazione “indoor” delle piante, ancorché siano al momento ancora poco diffuse ed utilizzate.
Un riflettore singolo può essere impiegato per illuminare una Phalenopsis in fioritura (in bagno), mentre riflettori montati in batteria su unico supporto possono illuminare una fioriera di medie dimensioni con piante fiorite (azalea, gardenia, ciclamino) in soggiorno.
Come smaltire le lampade a incandescenza e alogene?
Solo le lampade a incandescenza e quelle alogene vanno smaltite come rifiuti solidi generici con la raccolta domestica. Le lampade led contengono circuiti elettronici e per questo motivo costituiscono rifiuti RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), quindi vanno differenziate da altri rifiuti e smaltite unicamente presso le isole ecologiche comunali.
Tutte le altre lampade contengono, seppur in minima quantità, sostanze nocive per l’ambiente (mercurio, in particolare) e pertanto vanno anch’esse smaltite con la raccolta differenziata presso le isole ecologiche.