Contenuti trattati
Nella bellissima e numerosissima famiglia delle Orchidaceae, esiste il genere Pleione, che comprende circa 25 specie, tutte provenienti da Cina, India settentrionale, Nepal e Tibet. In particolare Pleione formosana ‘Tongariro’, chiamata anche orchidea nana del Tibet è un’orchidea originaria di questa regione, un ibrido ottenuto dalla P. x ‘Versailles’ e dalla P. x speciosa, che ha la caratteristica di raggiungere un’altezza di dieci, al massimo venti centimetri. Si coltiva facilmente in casa come pianta stagionale.
Prima i fiori e poi le foglie
L’ orchidea nana del Tibet è una pianta terrestre o epifita, che ha origine da pseudobulbi ovoidali piuttosto grandi, da cui nascono anche le infiorescenze colorate di grandi dimensioni. I fiori hanno tonalità rosa e viola, con il labello, molto pronunciato che presenta, su un fondo sfrangiato bianco, puntinature gialle e rosse. I boccioli aperti, anche due per ogni stelo, regalano una fioritura longeva. Le foglie si sviluppano dopo i fiori e sono di colore verde chiaro, lanceolate, con evidenti nervature.
L’esposizione migliore per l’orchidea nana del Tibet
La messa a dimora dell’orchidea nana del Tibet
Esigenze
Dal mese di maggio fino a settembre è bene utilizzare del concime liquido ogni due settimane per sostenere le piante e il loro sviluppo, e aumentare, in base alle temperature stagionali, sia le annaffiature che le nebulizzazioni sull’apparato aereo. L’acqua da utilizzare per le annaffiature deve essere possibilmente piovana: non è assolutamente adatta quella del rubinetto dal momento che i sali in essa contenuti sarebbero nocivi per la pianta.
In riposo, niente acqua
Essendo una pianta stagionale, nel momento in cui subentra il periodo freddo, Pleione formosana ‘Tongariro’ entra in riposo vegetativo (si capisce perché le foglie ingialliscono): le irrigazioni andranno sospese nel giro di sei – sette giorni, in modo che il vaso possa essere spostato in luogo meno luminoso.
Macchie brunastre sulle foglie possono indicare bagnature eccessive che vanno diradate, o una valutazione errata del periodo di riposo vegetativo della pianta.