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Nell’immaginario comune le piante carnivore hanno sempre affascinato tutti, grandi e piccoli, proprio per la loro capacità di acchiappare e divorare zanzare, moscerini e mosche, insomma tutti gli insetti che entrano in casa. Ma questa è solo in parte la realtà. Le piante carnivore sono piante che, in natura, ovvero nei luoghi in cui hanno avuto origine e vivono senza bisogno di cure, integrano la loro “dieta” catturando gli insetti che si posano sui loro tessuti: li digeriscono e assimilano parzialmente, assorbendo elementi nutritivi (soprattutto azoto) che non riescono a ottenere altrimenti.
Piante carnivore: forme affascinanti
La forma di queste piante è particolare. Tutte presentano alcune strutture modificate appositamente per catturare gli insetti: trappole di diverso tipo, a “scatto”, ad “ascidio” o “vischiose”. Si tratta di strutture generalmente appariscenti, dotate di colori vivaci, di tonalità variabili dal verde al rosso e di apposite ghiandole in grado di produrre ed emettere sostanze zuccherine molto gradite agli insetti. Questi, attratti e ingolositi, si appoggiano sulle trappole e qui, il loro destino è segnato. Un mix di enzimi digestivi agisce sull’insetto catturato, decomponendone il corpo: la pianta riesce così ad assorbire gli elementi nutritivi di cui ha bisogno.
La più nota è Dionea muscipula
La pianta carnivora più conosciuta è Dionaea muscipula, anche detta “Venere acchiappamosche”. Le sue trappole a “scatto” sembrano bocche affamate che si aprono e chiudono quando un insetto si appoggia al loro interno. Questo per la presenza di sottilissimi peli sensitivi che, se vengono stimolati, innescano il meccanismo di chiusura immediata delle due valve, da cui la preda non riuscirà più ad uscire viva. Dionaea muscipula è una piantina semplice e minuta, caratterizzata da struttura a rosetta. Le sue foglie, modificate all’estremità a formare le trappole, sono di colore verde lucido, con tonalità che tendono al rosso quando esposte alla luce del sole. Al centro della rosetta, se la pianta è coltivata nelle giuste condizioni, emette uno stelo fiorale lungo pochi centimetri, all’estremità del quale si aprono piccoli fiorellini bianchi poco appariscenti.
Altre tipologie di piante carnivore
Dionaea muscipula non è l’unica specie di pianta carnivora; ne esistono tante altre, con struttura e trappole di diverso tipo.
Le specie appartenenti al genere Sarracenia, per esempio, sono dotate di trappole a forma di cono aperto verso l’alto, mentre quelle appartenenti al genere Nepenthes sono dotate di trappole a forma di bicchiere collegato alla pianta per mezzo di un lungo peduncolo: in entrambi i casi, si tratta di trappole ad “ascidio”. Tra queste, le specie appartenenti al genere Darlingtonia hanno un aspetto buffo, con trappole a forma di becco ricurvo dotato di un paio di baffi. Il genere Cephalotus, invece, è dotato di trappole con una chiusura ad “opercolo”, che si apre e si chiude in funzione delle condizioni climatiche.
Le specie appartenenti ai generi Pinguicula e Drosera, infine, utilizzano una strategia di cattura “vischiosa”: i loro tessuti, infatti, contengono delle ghiandole in grado di secernere una sostanza trasparente e molto appiccicosa. Gli insetti che si posano su di esse rimangono incollati.
Piante carnivore vogliono luce e terriccio sempre umido
La coltivazione delle piante carnivore in casa, non è facile, poiché si tratta di piante molto delicate le cui normali condizioni di coltura non sono assimilabili a quelle delle nostre case. Sono, infatti, originarie di zone paludose o foreste pluviali, calde e umide, con luce intensa.
La posizione ideale è davanti ad una finestra, su un davanzale rivolto a Sud.
Vivono in un range di temperatura compreso tra i 6-8 °C (temperatura minima) e i 34-36 °C (temperatura massima); in estate è possibile spostarle all’esterno.
Il terriccio deve essere morbido, composto da torba inerte mista a sabbia o perlite (in ragione di ¾ di torba e ¼ di sabbia o perlite), e mantenuto sempre ben umido. Per mantenere il giusto grado di umidità, è bene fornire l’acqua versandola nel sottovaso (un paio di centimetri di acqua è sufficiente), in maniera che venga assorbita per capillarità attraverso i fori basali del vasetto. L’acqua non deve essere troppo calcarea: meglio utilizzare acqua distillata o piovana, evitando quella del rubinetto. L’apporto di concime non è necessario per queste piante.