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Durante l’estate, la maggior parte delle piante da interni portate all’aperto sono cresciute e hanno raggiunto un ottimo stato vegetativo. Il merito è stato principalmente del clima, generalmente caldo-umido simile a quello delle regioni tropicali ed equatoriali di provenienza. Queste piante, infatti, in natura vivono in condizioni ottimali, godendo di temperature mai inferiori ai 15-18 °C e, soprattutto, di umidità relativa mantenuta ad alti valori per le precipitazioni abbondanti. In condizioni simili, all’aperto d’estate le piante sono state bene, meglio rispetto a quelle rimaste in casa.
Difficoltà di adattamento
Quando però le temperature non sono più idonee per il loro corretto mantenimento all’aperto, è indispensabile, soprattutto nelle regioni a clima invernale rigido, riportarle in appartamento. Quasi sempre questo nuovo spostamento viene vissuto con difficoltà da molte specie subendo un vero e proprio “stress da rientro”. Le piante più piccole, soprattutto quelle da fiore, risentono molto dello sbalzo termico-climatico e possono comparire di danni o lesioni. Anche il brusco passaggio da luce naturale esterna a luce artificiale interna crea ulteriore disagio alle piante.
Prevenzione: sempre efficace
Entro certi limiti è possibile evitare che i danni dovuti al rientro in casa si manifestino in maniera vistosa, grazie ad alcuni accorgimenti ed interventi a cui sottoporre le piante.
- evitare di fare rientrare le piante quando i riscaldamenti sono già accesi, piuttosto anticipare. L’eccessivo sbalzo termico tra l’esterno (alle cui temperature ormai la pianta si è adattata) e l’interno, molto più caldo e più secco e quasi sempre meno luminoso sarebbe letale;
- non collocare subito le piante nel luogo definitivo, in quanto queste non si adattano in fretta alle mutate condizioni ambientali ma, se possibile, posizionarle temporaneamente (2-3 settimane) in zone di transizione, dove le condizioni di luce e temperatura siano il più possibili simili a quelle esterne, per esempio una veranda;
- nebulizzare il fogliame, al fine di aumentare l’umidità relativa ambientale interna.
Ecco i sintomi di sofferenza
I danni, che iniziano generalmente a manifestarsi entro 2-3 settimane dal rientro nei luoghi chiusi sono visibili sotto forma di:
- alterazioni della forma della chioma (ripiegamento o curvatura verso il basso di fronde o foglie),
- rallentamenti di crescita, comparsa di ingiallimenti o seccumi fogliari,
- rallentamento dell’attività radicale.
A volte poi capita che una pianta, indebolita a causa di fattori ambientali avversi, sia più facilmente aggredibile da insetti e funghi, vedendo così aggravate le sue condizioni. In rari casi si può assistere anche alla morte, più o meno rapida, della pianta.
Come rimediare se il danno è fatto
Se le nostre piante mostrano i sintomi di sofferenza indicati, è importante agire tempestivamente con interventi curativi utili per far loro superare il periodo critico del rientro. Le piante vanno sottoposte ai seguenti interventi curativi:
- asportazione delle foglie deperite e non più in grado di fotosintetizzare;
- regolari nebulizzazioni con acqua delle chiome, al fine di stimolare una nuova emissione di foglie;
- concimazione, moderata, con prodotti liquidi ben equilibrati, per favorire una pronta ripresa vegetativa.
Va ricordato che nelle piante d’appartamento, anche in quelle di piccola taglia, i tempi di ripresa sono lunghi e non sempre si assiste a un pieno recupero del perduto vigore vegetativo estivo.
Le specie più sensibili
Le piante non mostrano tutte le stesse reazioni: alcune non risentono minimamente degli scambi di ambiente, per altre, invece, anche minime variazioni nei parametri climatici possono causare vistose alterazioni morfologiche e fisiologiche. A parità di varietà, inoltre, le piante adulte riescono ad adeguarsi meglio di quelle giovani. Tra le più comuni piante da appartamento le più sensibili sono: ciclamino, kalanchoe, violetta africana, tillandsia, nertera, clorofito, peperomia, fittonia, pilea, edera, ficus, dracena o schefflera e quelle che non fioriscono come le felci.