Riprodurre l’orchidea cymbidium

È un’orchidea apprezzata perché i fiori sono numerosi e durano a lungo. Adesso, prima che entri nel periodo di riposo estivo, può essere moltiplicata per divisione del cespo.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 10/04/2014Aggiornato il 10/04/2014
Riprodurre l’orchidea cymbidium

Il Cymbidium è una delle orchidee più diffuse nelle nostre case e quella sottoposta maggiormente ad incroci da parte dei floricoltori, al punto tale che ogni anno vengono introdotti nuovi ibridi sul mercato, caratterizzati da fiori di diversa dimensione e colore. È anche l’orchidea più generosa nel produrre fiori, quella più facile da coltivare e, considerando piante di piccola-media taglia, quella meno costosa. L’unico limite è dato da un certo ingombro dovuto allo sviluppato fogliame che caratterizza soprattutto gli esemplari di buona dimensione. Ogni quattro-cinque anni, al termine del periodo di fioritura e prima del riposo estivo, le piante di Cymbidium divenute troppo grandi per il contenitore devono essere rinvasate. In questa occasione si può procedere anche alla moltiplicazione con il metodo della divisione del cespo.

Vanity Orchidee è l'innovativo nutrimento per orchidee. Dopo ogni irrigazione, bastano poche gocce direttamente nel vaso per nutrirle adeguatamente e garantire fioriture prolungate e piante più belle. Di formato piccolo, il prodotto è maneggevole e facile da usare grazie al dispositivo contagocce. Prezzo 4,90 euro di Bayer Garden www.bayergarden.it

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Gli elementi da procurarsi

Le varietà più diffuse nei nostri ambienti derivano da piante terricole, pertanto le piante di Cymbidium si coltivano in vasi, generalmente di plastica, nei quali sono ben inserite le radici carnose, ma dalla cui superficie emergono tutti gli pseudobulbi. Il substrato di coltivazione ideale è costituito da un insieme di terriccio torboso grossolano (presente per almeno il 40-50% del volume), corteccia di pino sminuzzata, radici della felce osmunda frantumate e sfagno. Serve anche l’argilla espansa. Prima di cominciare preparare gli elementi e tenerli separati sul tavolo.

L’estrazione

Poco prima dell’intervento è opportuno irrigare abbondantemente la pianta in modo da favorirne la svasatura. L’estrazione della pianta si esegue tenendo con una mano il contenitore e con l’altra esercitando una forza di trazione, tenendo ben fermo una parte della massa fogliare.

La pulizia

L’apparato radicale va sottoposto a pulizia, accorciando leggermente la radici più lunghe ed eliminando quelle rinsecchite o danneggiate: il lavoro va eseguito rapidamente per evitare che l’eccessiva permanenza all’aria faccia rinsecchire la zolla radicale. Successivamente si interviene sugli pseudobulbi, asportando con forbici ben affilate quelli non più vitali, vecchi o rinsecchiti.

La divisione

Ora si effettua la vera divisione, separando in due parti la zolla originaria, facendo in modo che ogni nuovo cespo sia dotato di un discreto numero di foglie (minimo 5-6), di una buona porzione di apparato radicale e di almeno 3-4 pseudobulbi. Da una pianta madre si possono ricavare diverse nuove porzioni: è preferibile ottenere molte piante di sviluppo contenuto, piuttosto che poche ma di dimensione maggiore, che sicuramente avrebbero più problemi di radicazione rispetto a quelle più piccole.

Il contenitore

I contenitori per le nuove piante necessitano dei fori di drenaggio e non devono essere troppo grandi: si consigliano vasi di plastica di diametro compreso tra 18 e 20 centimetri. Sul fondo di ogni vaso va creato un leggero spessore di argilla espansa, utile per favorire lo sgrondo dell’acqua in eccesso ed evitare così problemi di marciume alle radici. Aggiungere poi un modesto quantitativo di substrato, formato da torba più sfagno, sino a riempire quasi metà del vaso.

Il rinvaso

Con attenzione prendere il nuovo cespo e interrarlo nel vaso, mantenendolo verticale e fissando bene le radici sulla superficie del substrato. Soprattutto per le piante di buon sviluppo, è opportuno inserire nel vaso un tutore (bacchetta di legno) in modo da assicurarne la stabilità nelle prime fasi di sviluppo, almeno fino a quando l’assestamento radicale si è compiuto. Aggiungere nuovo substrato fino a quasi colmare il contenitore, garantendo la verticalità della pianta Il terriccio va solamente leggermente pressato attorno al colletto della nuova pianta e non troppo vigorosamente schiacciato nel contenitore. Al termine del lavoro il livello del substrato deve essere all’incirca di 1,5 – 2 centimetri al di sotto dell’orlo del vaso. Legare, senza stringere troppo, la massa fogliare al tutore: regolarmente si dovrà ispezionare la vegetazione, e allentare il legaccio nel caso di ingiallimento delle foglie più interne per scarso ingresso di luce. Irrigare subito le nuove piante, ma con modesti quantitativi; ripetere l’intervento non appena il terriccio tende ad asciugarsi. I vasi vanno mantenuti in ambiente caldo ( 22-24 °C ) e semiombreggiato e inumiditi con nebulizzazioni fogliari. Durante la fase di radicazione non concimare.

E dopo?

Nelle condizioni migliori bastano 4-5 settimane perché le piante inizino ad emettere nuove foglie. La nuova pianta inizia a fiorire generalmente già l’anno successivo al rinvaso.

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