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Nell’ambito della botanica, la “nomenclatura” popolare talvolta non combacia con quella scientifica e nomi uguali possono indicare piante diverse che si assomigliano, per esempio nella struttura di foglie e fiori. Succede così che sotto il nome generico di acacia si trovino comprese le diverse specie del genere Acacia, che indichiamo con il nome comune di “mimose”, la Robinia pseudoacacia, pianta mellifera per eccellenza da cui si ricava il “miele di acacia”, dolcissimo, aromatico, e di colore chiaro, le robinie a fiore colorato e Albizia julibrissin conosciuta da tutti con il nome di “acacia di Costantinopoli”. Sebbene in botanica siano generi diversi, sono tutte piante appartenenti alla famiglia delle Leguminosae, che si somigliano per il portamento elegante, le chiome mobili sotto l’azione del vento e capaci di gettare un’ombra leggera, le grandi foglie composte in forma di penne.
Le uniche vere acacie
Nel genere Acacia si possono contare circa 450 specie, di cui la più diffusa nei nostri giardini è Acacia dealbata, la comune mimosa. La fioritura delle Acacie è uno degli spettacoli più coinvolgenti che il giardino può regalare. A partire da marzo fino ad aprile, secondo l’esposizione e l’andamento climatico dell’anno, gli alberi si tingono di giallo rubando la scena alle altre piante. Lo sviluppo delle foglie è all’inizio e il verde tenero è solo un accompagnamento. I fiori, portati da un corto peduncolo, piumini sferici di stami dorati, sono intensamente profumati. I fiori, fino a trenta per volta, sono raccolti in infiorescenze racemosa portate all’ascella delle foglie.
La mimosa
Il suo nome botanico è Acacia dealbata, ed è originaria dell’Australia e dell’isola di Tasmania, è pianta arborea che nel nostro paese può raggiungere un’altezza compresa fra i 4 ed i 9 metri, con una chioma irregolare, se non potata, di misura paragonabile. La mimosa fiorisce a marzo, tra le prime piante a fiorire, con la classica spiga gialla profumata. L’albero non è in grado di resistere per lungo tempo al gelo: sotto allo zero termico le piante soffrono, e già a –5°C è facile registrare la perdita di soggetti anche vigorosi e in salute. Le piante danneggiate dal gelo possono sviluppare nuovi polloni di cui uno solo, dopo il primo anno, andrà allevato. Forzare la mimosa a crescere in luoghi non vocati significa spesso allevare per anni piante stentate, sofferenti, sempre in condizioni limite. In Italia si coltiva nelle regioni costiere del Centro e del Sud dove gli inverni sono miti e il gelo un evento eccezionale. Nella zona dei grandi laghi dove è possibile incontrare splendidi soggetti al momento della messa a dimora si deve considerare anche la scarsa resistenza della specie all’umidità e al ristagno idrico. Preferite esposizioni al sole, ben arieggiate, non irrigate e con terreno dal drenaggio particolarmente efficiente. Tutte resistono bene al sole, al caldo e ad una relativa scarsità d’acqua.
Altre specie ornamentali
Acacia armata forma un piccolo albero, alto due-tre metri, con fogliame verde cupo su cui spiccano i fiori gialli, solitari o a coppie. Fiorisce in aprile e non resiste al freddo.
Acacia longifolia è una pianta a portamento cespuglioso capace di raggiungere dimensioni imponenti, anche oltre i 4 metri, con un diametro di circa 3, dal fogliame grigio verde e fiori giallo brillante riuniti in spighe ascellari erette. La sua resistenza al freddo è scarsa.
Acacia retinoides, ha una buona resistenza al freddo, e tollera bene anche il calcare così da essere utilizzata spesso come portainnesto per le altre specie, in particolare dove è più difficile la loro acclimatazione. Di aspetto cespuglioso, alta più di tre metri, dal fogliame verde, presenta i fiori localizzati all’apice dei rami, riuniti in capolini. La fioritura inizia a marzo ed è continua, seppur non imponente, fino a ottobre.
Acacia farnesiana è pianta decidua di portamento cespuglioso, spinosa, originaria delle zone meridionali aride degli Stati Uniti e del Messico, con capolini grandi, solitari e profumati.
Acacia baileyana è un piccolo albero australiano, con fioritura precoce e ricca, il più resistente e il più indicato per la coltivazione nelle regioni del Nord, seppure in posizione riparata e con le dovute attenzioni.
Le robinie, alberi grandi e longevi
Robinia pseudoacacia è caratterizzata da un fusto sottile rispetto allo sviluppo in altezza e al diametro della chioma che da slanciata, nelle piante giovani, diventa globulare, e poi, in quelle di circa un secolo di età, espansa e organizzata a palchi. Le piante raggiungono i 20 metri di altezza, ma non mancano esemplari capaci di superare i 25 – 30 metri. Il fusto, sempre diritto, può essere biforcato, ma negli esemplari di pregio resta unico o si divide solo a una notevole altezza dal suolo. La chioma, capace di un’ombra fresca e profonda, è sempre leggera e in costante movimento spinta dal più piccolo soffio di vento. Le foglie, composte, lunghe e ricadenti, sorrette da un rachide lungo anche più di 20 cm sono imparipennate e portano da un minimo di nove fino a ventuno foglioline. Le foglioline sono di forma leggermente oblunga, a margine intero sono di colore verde, dapprima tenero, quasi glauco, e poi sempre più deciso. Lucide nella pagina superiore, quasi argentate in quella inferiore. Alla base delle foglie si trovano spesso due spine che altro non sono che stipole trasformate a scopo difensivo per evitare la brucatura. Le radici sono forti e capaci di allargarsi nel terreno anche oltre la proiezione della chioma esercitando un’azione di consolidamento del terreno. Come tutte le radici delle leguminose hanno la capacità di fissare l’azoto atmosferico a livello dei tubercoli radicali migliorando la fertilità del terreno, ma anche quella sgradita di pollonare ovunque se la pianta è tagliata al piede o subisce danni importanti.
A partire da maggio la robinia si copre di un manto di fiori bianchi papillionacei. I fiori, in numero variabile, ma generalmente compreso fra 15 e 25, sono raccolti in grappoli ascellari penduli lunghi fino a 25 cm. Esercitano sugli insetti uno strabiliante potere attrattivo e durante la fioritura è possibile sedersi sotto un albero ed ascoltare l’indaffarato concerto di ronzii di api, bombi, vespe, e molti altri insetti.
Robinia pseudoacacia è una pianta di veloce accrescimento che per sua natura è destinata a dominare lo spazio divenendone l’assoluta protagonista. Inutile sacrificarla in un angolo buio del giardino, ha bisogno di luce, di sole e di calore per dare il meglio. Al piede non è consigliato coltivare nulla, ma ricavare un angolo per la lettura con una seduta e, in base alle dimensioni della pianta e della sua capacità di ombreggiamento, un’aiuola di piante da fiore bulbose mescolando bulbi precoci e bulbi estivi.
Le varietà da giardino
Robinia pseudoacacia ‘Frisia’ è la più classica, con foglie di colore giallo oro nel periodo primaverile che divengono verdi gialle in estate e gialle in autunno.
Robinia p. ‘Umbraculifera’ è nota come “robinia a palloncino” per via della chioma compatta e rotonda di colore deciso. Priva di spine produce pochi fiori.
Robinia p. ‘Semperflorens’ è la più grande fra le varietà da giardino. Ha rami fra i più spinosi, foglie verde scuro, fiori molto profumati e raggruppati in grandi grappoli. Fiorisce scalarmente per tutta l’estate.
Quelle a fiore colorato
Robinia pseudoacacia ‘Casque Rouge’ ha fiori fra il rosso e il lilla intenso. È adatta a giardini piccoli per le ridotte dimensioni, apprezzata per la crescita rapida.
Robinia hispida è un specie “originale” di robinia a fiore rosa che proviene dagli Stati Uniti Sud orientali e si presenta in forma di cespuglio; è meno comune ma altrettanto colorata della precedente. Quando si innesta su Robinia pseudoacacia si ottiene un alberello alto 3-4 metri dalla crescita più veloce e vigorosa. Il nome della specie “hispida” è dovuto alla presenza di peli ispidi presenti sul tronco, sui rami, sui ramoscelli e sui rachidi delle infiorescenze, ispidi ma non spinosi. Il fusto, sempre diritto, è unico o biforcato divergendo leggermente a un paio di metri dal suolo, ma sono molte le piante con habitus cespuglioso. La corteccia è di colore grigiastro. I rami si biforcano a zig zag senza seguire uno schema prestabilito conferendo alle robinie spoglie un aspetto particolarmente accattivante. Quelli terminali sono sottili, flessibili, arcuati verso il basso sotto il peso delle foglie e dei fiori. I racemi fioriti della Robinia hispida sono intensamente colorati ma brevi, raccolgono un numero di fiori variabile da tre a sette. La corolla ha forma papilionacea e i petali, tra il rosa delicato ed il rosa intenso, hanno lunghezza simile, il vessillo è rotondeggiante, il calice è verde. Il profumo è spiccato e gradevole. Alla prima fioritura ne può seguire una seconda in settembre e qualche fiore si apre in modo sporadico per tutta l’estate se la pianta radica in un suolo fresco o è irrigata.
L’albizia, con i fiori piumosi
La specie più coltivata a scopo ornamentale nei nostri giardini è Albizia julibrissin, chiamata anche Acacia di Costantinopoli. Si tratta di un albero di dimensioni contenute che a pieno sviluppo raggiunge i 10 metri di altezza, ma nella maggior parte dei casi, come pianta da giardino, si arresta ad altezze molto inferiori. Originario delle regioni occidentali a clima temperato dell’Asia, e per la sua parziale rusticità, si è adattata a vivere nel nord Italia dove non mancano casi di diffusione spontanea da seme. Ha tronco eretto ricoperto da una corteccia liscia che solo con l’età mostra discontinuità fessurandosi, mentre il colore da verde scuro tende a sfumare verso il grigio argento per poi imbrunire.
La chioma, molto decorativa e sempre molto equilibrata, è ad ombrella (da 5 a 8 metri di diametro), formata da palchi successivi che anche nella sommità tendono ad assumere un profilo solo leggermente convesso. I rami si dividono divaricandosi ampliando la superficie della chioma e portano ramoscelli decombenti.
Le foglie hanno una struttura complessa, composta di tre ordini: la foglia, le penne e le foglioline. Le foglie sono composte e bipennate, lunghe fino a 30 cm, alterne ed inserite sui rametti orizzontalmente. Le penne si inseriscono sul rachide centrale in modo opposto, ognuna porta le foglioline. Le foglioline, lunghe meno di 1 cm e sottilissime, prive di picciolo, quasi un ricamo, sono di forma ovale, verde brillante in primavera, più scuro in estate. Nel complesso, a dispetto delle ragguardevoli dimensioni, le foglie sono leggere, eleganti, e sempre molto mobili.
I fiori, ermafroditi, in forma di delicati piumini, si aprono da giugno, sono piuttosto duraturi, e dotati di una certa scalarità così che la pianta può restare fiorita a lungo. Sono profumati, riuniti in corimbi terminali, e di colore melograno. Sono i lunghi stami a conferire ai capolini l’aspetto piumoso, nella parte prossimale sono color crema, mentre in quella distale possono assumere anche tonalità diverse secondo la varietà. La più coltivata è la vecchia varietà ‘Rosea’ caratterizzata da fiori di colore intenso, dimensioni più contenute e maggiore resistenza al freddo.
Teme il vento e ama il sole
Le albizie temono il freddo solo quando le temperature scendono di oltre i quindici gradi sotto lo zero, e la sensibilità al freddo è aumentata dalla presenza di venti dominanti. Per questa ragione si consiglia di porle in posizione aperta e ben soleggiata, ma sempre riparata da venti freddi. Inverni lunghi, molto freddi e con ritorni di gelo improvvisi dopo un innalzamento delle temperature protratto possono arrecare danni alla vegetazione dell’anno precedente e ai giovani rami. La pianta deve poter godere della massima esposizione al sole anche se tollera un’ombreggiatura parziale in una frazione della giornata.