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Con il nome popolare di anemone giapponese indichiamo in modo generico un gruppo di specie di anemone, e i loro ibridi, di origine cinese che furono erroneamente attribuiti al paese del Sol Levante. Sono piante rustiche che formano dalla primavera, quando tornano a vegetare, cespugli densi e arrotondati di foglie abbastanza grandi, color verde chiaro, lucide e spesse al tatto. All’inizio dell’estate dal cespuglio si sviluppano lunghi e sottili steli fiorali, con poche foglie, molto eleganti, che portano i fiori destinati ad aprirsi dopo il grande caldo. L’altezza dei fusti varia di molto secondo la specie e la varietà, da un minimo di 50 cm a un massimo di 150.
Fioriscono copiosamente a ottobre. I fiori possono essere semplici o doppi, grandi fino a 8 cm di diametro, con tutti i colori compresi fra il bianco, il rosa ed il cremisi.
Cure anemone giapponese
Esposizione: porre in pieno sole proteggendoli possibilmente nelle ore più calde così da prolungare la fioritura o in ombra parziale. Evitare le posizioni ventose perché soprattutto in estate le correnti calde possono far avvizzire non solo i fiori ma anche le foglie.
Terreno: deve essere lavorato con cura e non basta scavare una semplice buca di alloggio. Effettuare una vangatura, togliere sassi e lenti di argilla, incorporare torba, humus e terricciati di letame maturo o di foglie, in terreni argillosi anche sabbia. Il risultato finale deve essere un terreno profondo, ricco di sostanza organica, soffice e sciolto, con una buona capacità di ritenzione idrica ma privo di ristagni. L’anemone giapponese riesce a fiorire e a crescere anche in condizioni di terreno non ottimale ma in misura minore.
Acqua: piante versatili e resistenti amano i terreni freschi o leggermente umidi con condizioni stabili, mai del tutto asciutti. Devono essere irrigate con regolarità, bagnando a fondo il terreno, solo se mancano le precipitazioni. Le carenze idriche non si verificano soltanto in estate ma è da inizio primavera fino a quando le piante avvizziscono che si dovrà intervenire in caso di siccità. In inverno non devono essere bagnate. Il terreno troppo asciutto è la prima causa da indagare se le piante crescono lentamente o si registra la perdita di qualche soggetto perché il verificarsi di attacchi da parte di patogeni o parassiti è quanto mai raro.
Concime: somministrare a primavera un fertilizzante a lenta cessione in granuli da mescolare al primo strato di terreno.
Pulizia: le foglie più vecchie o ingiallite possono essere eliminate per motivi estetici e se le piante mostrano, perché poste in condizioni ottimali, un carattere invasivo si può provvedere a una riduzione del cespo tagliando a livello del terreno la fascia più esterna.
Messa a dimora anemone giapponese: il punto cruciale
La messa a dimora deve essere eseguita in autunno in modo da non porre mai la pianta in profondità: le radici andranno coperte con un paio di centimetri di terriccio ma il colletto dovrà sempre restare un poco fuori terra.
La natura delle radici, a sviluppo superficiale, può rappresentare un limite alla coltivazione di queste piante. Dovranno essere mantenute bagnate, senza inzuppare il terreno, ma anche senza lasciarlo inaridire. Al momento del trapianto è importante ricoprire l’ammasso delle radici, che forma una sorta di feltro con terriccio molto fine, si compatta e si bagna. In questo modo si cerca di eliminare tutte le sacche d’aria che possono favorire la formazione di muffe.
Le piante acquistate e/o messa a dimora nell’anno fioriranno poco ma questo non deve trarci in inganno perché dal secondo anno il ritmo di crescita aumenta ed anche l’importanza della fioritura che raggiungerà l’apice l’autunno successivo.
Specie, varietà e ibridi
A x hibrida è la forma oggi più diffusa in coltivazione ed è ottenuta dall’incrocio di A. hupehensis, A. japonica e A. vitifolium. Può vantare un gran numero di varietà tra cui scegliere: eccone sei di strepitosa bellezza.
Come comportarsi prima dell’inverno
L’anemone giapponese resiste bene al freddo dell’inverno delle nostre regioni: in natura A. hupehensis si spinge fino a 2500 metri di quota.
All’arrivo del gelo, quando ormai le piante saranno secche o vecchie, bisogna recidere la parte aerea al piede e, solo se l’inverno sia davvero rigido, ricoprire con un buon terricciato di letame maturo o terra di foglie. Questa pratica ha la doppia finalità di proteggere dal freddo e migliorare le qualità del terreno mantenendo elevata la fertilità e la componente organica. Non annaffiare durante l’inverno e attendere fiduciosi a primavera il ripresentarsi della nuova vegetazione.