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Marzo segna l’arrivo della primavera sia dal punto di vista astronomico, con l’equinozio il 21 del mese, sia per il risveglio del giardino: l’erba cresce a vista d’occhio, i bulbi spuntano dalla sera alla mattina, l’intreccio dei rami vuoti dei cespugli si riempie di fiori. Sono proprio le fioriture dei primi arbusti e delle bulbose a dargli un’anima nuova e in molti casi è la forsizia a fare da sentinella: quando si copre di una cascata di corolle gialle, la buona stagione non può più essere rimandata indietro… A fianco dei classici forsizia, gelsomino di San Giuseppe e Kerria, ci sono altre specie da introdurre per avere fioriture primaverili eccezionali. Tutte da scoprire o da riscoprire in nuove selezioni.
Dall’acquisto della pianta alla messa a dimora: che cosa fare
Chi si è lasciato tentare da un arbusto già fiorito, in boccio o a inizio fioritura, non deve trapiantarlo subito in giardino. Il suggerimento è di mantenere la pianta in vaso fino a quando avrà completato del tutto la fioritura; successivamente potrà essere svasata e piantata in piena terra. L’importante è bagnarla in modo regolare perché il terreno non asciughi, e tenerla in una posizione luminosa.
Cure del momento
Gli arbusti a fioritura primaverile non devono essere potati adesso. Ora è possibile, con molta attenzione, eliminare il secco e tagliare un ramo eventualmente spezzato dalla neve. Invece è necessario spargere al piede dei cespugli prossimi a fiorire terricciati di letame o compost maturo, per dare nutrimento alla pianta Dopo aver ripulito il terreno, interrare il concime leggermente, con una zappettatura superficiale, mescolandolo al primo strato, per non rischiare di rovinare le radici. In caso sia prevista un’ondata di gelo, è opportuno proteggere i cespugli più piccoli, o quelli cui tenete di più, con tessuto non tessuto, ma in genere si tratta di piante resistenti, che non moriranno.
E durante l’estate?
Bellissimi adesso e poi anonimi in estate, gli arbusti primaverili non devono essere dimenticati quando sopraggiungerà il caldo. Occorre ricordare di bagnarli con regolarità, per non favorire una precoce senescenza delle foglie che andrebbe a discapito dell’accumulo di sostanze nutritive e quindi condizionerebbe negativamente il prossimo ciclo. In climi rigidi, serve la fertilizzazione estiva con fosforo e potassio, che aiuta l’accumulo di sostanze di riserva e la colorazione autunnale.
Camelia, azalea e pieris: le acidofile giapponesi
Solo per chi ha un substrato con pH inferiore a 7, questi arbusti originari dell’Estremo Oriente ora sono splendidi.
La camelia primaverile
Camellia japonica ‘Little Michael’ è una varietà di camelia a fiore medio piccolo definito come “miniatura di camelia anemoniforme”. Giocata in modo irregolare sui toni del bianco crema, rosa e ciliegia che sfumano progressivamente uno nell’altro, è un ibrido americano ottenuto nel 1977 da F. Moore in California. Vigorosa e ben ramificata, cresce eretta e nel tempo può raggiungere i tre metri di altezza e un diametro di due. Ha foglie verde scuro dal margine seghettato. Tollera meglio di altre l’esposizione in pieno sole.
Semplicemente azalea
Tra le azalee, azalea japonica ‘Madame Kint’ nel periodo della fioritura non passa certo inosservata: se ben tenuta si ricopre quasi interamente di corolle, e i suoi fiori hanno colori squillanti e visibili anche da lontano; quelli che sembrano bicolori per il contrasto fra le diverse tonalità del margine e del centro, assumono tutte le sfumature di rosa, dal più chiaro al fucsia. Sempreverde, forma un cespuglio compatto, con foglie verde deciso. Ha un tasso di crescita superiore ad altre acidofile, raggiunge un’altezza di 90 cm ed è capace di resistere fino a -10° C.
Pieris in rosa
Pieris japonica ‘Katsura’ è un’interessante varietà giapponese di pieris dai grappoli di fiori primaverili fra il colore rosa e il fucsia, sempre con una parte bianca, raggruppati in infiorescenze ricche e morbide che si appoggiano sul fogliame verde scuro. La nuova vegetazione, che si rinnova per tutta la stagione, è rosso vinato prima di virare al verde. La pianta può arrivare a un’altezza poco inferiore ai due metri e a un diametro comparabile, formando cespugli arrotondati. Molto sensibile al calcare è resistente al freddo, cresce lentamente e impiega dieci anni a raggiungere il metro o poco più.
Arbusti classici con qualcosa di speciale
Per chi ama le ricercatezze e vuole un arbusto classico con qualcosa di insolito, ecco gli ibridi e le varietà da non perdere.
La graziosa Exochorda
L’ibridazione di Exochorda x Macrantha ha incrementato la vigoria e l’adattabilità della specie originaria, decretandone il successo. Oggi si tratta di un arbusto resistente al freddo che cresce con forza in terreni fertili, ben drenati, freschi e profondi. Versatile per quanto riguarda l’esposizione, riesce bene sia al sole sia in mezz’ombra. I fusti lunghi e sottili, di colore fra il rosso e il bruno, a primavera si coprono di fiori bianchi, riuniti in racemi ascellari. Di colore bianco purissimo e luminoso, precedono la formazione di caratteristiche capsule legnose pentaripartite. La varietà ‘The Bride’ raggiunge i due metri di altezza e tende ad allargarsi anche più, ma è necessario potarla con decisione a fine fioritura, eliminando i rami deboli o fuori forma per favorire la crescita di quelli rimasti. Le foglie sono ovali.
La magnolia stellata
Creato dal giapponese Wada, l’ibrido Magnolia stellata ‘Chrysanthemumiflora’ è considerato il migliore tra le magnolie a fiore rosa. Da porre in pieno sole, tollerante anche ai terreni argillosi, raggiunge i 400 cm di altezza e i 250 cm circa di diametro. La fioritura primaverile è spettacolare: i boccioli rosa intenso dispiegano corolle ricchissime, formate da 40 e più petali, che virano con il passare dei giorni a una tonalità più chiara, aprendosi fino a ricordare il fiore di un crisantemo. Come tutte le magnolie, la potatura si limita a una semplice spuntatura, sempre a fioritura terminata.
Eurya inaspettata
Eurya japonica ‘Moutiers’, per il portamento dei racemi fiorali assomiglia a un Polygonatum, il Sigillo di Salomone. È pianta arbustiva (e non erbacea), a fogliame sempreverde che forma cespugli rotondeggianti di circa un metro di altezza e diametro paragonabile, da utilizzare per bordure, come soggetto isolato, o anche in vaso. Le foglie di colore grigio verde sono piccole e allungate, dalla superficie ondulata e disposte in modo ordinato sui rami caratterizzati da internodi corti. Si apprezza per la fioritura che inizia già a febbraio per prolungarsi fino ad aprile. I piccoli fiori campanulati, di colore bianco crema, sono portati penduli. Nelle piante femminili sono sostituiti da bacche color viola scuro a maturazione autunnale. Preferisce terreni freschi, neutri o debolmente acidi, con esposizione al sole o in ombra parziale.
Dafne, per intenditori
La presenza di una Daphne in giardino indica attenzione ai particolari perché è una pianta non vistosa che si fa apprezzare per la fioritura profumatissima. L’ibrido Daphne x transatlantica ‘Pink Fragrance’ ha rami sottili ed elastici, che portano foglie alterne e di forma lanceolata, simili a quelle dei salici di fiume, sempreverdi. Le foglie di colore chiaro e brillante, sono più concentrate nella parte distale dei rami, tanto da creare una sorta di ciuffo che incornicia i fiori primaverili di colore rosa intenso. La fioritura si rinnova per tutta la stagione sulla parte terminale dei rami in crescita. Raggiunge un’altezza fra gli 80 e i 120 centimetri, desidera un posizione in mezz’ombra e un terreno fertile, fresco e ben drenato. Non ha bisogno di potature, ma solo di un riordino, quando necessario.
Il mondo dei viburni
In genere si incontrano quasi sempre Viburnum tinus e V. carlesii. L’ibrido Viburnum x burkwoodii, dal fogliame semipersistente, è caratterizzato da una buona vigoria, un’elevata resistenza al freddo (fino a -20 °C) e una forma arrotondata che si presta all’utilizzo non solo come gruppo o siepatura, ma anche come pianta isolata. Raggiunge un’altezza di due metri e un diametro di poco inferiore. La fioritura, precoce, è all’inizio di colore bianco rosa per diventare del tutto bianca. I fiori profumati sono riuniti in capolini globosi. Ama terreno profondo, fertile e sempre fresco. Le foglie, ovali e verde lucido, in autunno e nei climi freddi si tingono di arancione.
Alberi da frutto ornamentali
Nel vasto mondo dei fruttiferi, oggi sono stati selezionati ibridi appartenenti agli stessi generi produttivi, da utilizzare a scopo decorativo per la fioritura e/o il viraggio di colore autunnale, e alcuni anche per i frutti.
I meli
Le specie ornamentali sono così apprezzate per i loro frutti piccoli, coloratissimi e persistenti, che quasi ci si dimentica della fioritura primaverile. Malus ‘Evereste’ (7), è stato ottenuto in Francia nel 1975. A crescita lenta, dal portamento eretto e dalla forma conica, fiorisce in bianco in modo imponente e molto duraturo. Il fogliame verde scuro si tinge di rosso arancio in autunno, producendo un perfetto contrasto con il giallo arancione dei piccoli pomi. I frutti piccoli e numerosi restano sui rami fino all’arrivo del gelo. Resistente al freddo più intenso, può essere coltivato ovunque nel nostro Paese.
Il cotogno giapponese
I frutti del cotogno giapponese, utilizzato nei giardini italiani per la colorata fioritura precoce, sono commestibili (consumati cotti come il comune cotogno), come il delizioso profumo che emanano a maturazione lascia presagire. Chaenomeles x Superba ‘Cameo’ (8) è una cultivar fra le più apprezzate per i fiori rotondi e pieni, con i petali di un color pesca intenso e gli stami gialli. Le corolle compaiono sui rami poco prima delle foglie. Pianta molto resistente, sia al gelo sia al caldo, raggiunge un’altezza di circa 120 cm, con un diametro comparabile; ha portamento compatto, predilige terreni calcarei e vuole un’esposizione in pieno sole. È perfetta per le bordure sulle strade trafficate perché tollera lo smog e la polvere. Unico difetto: non può essere piantato in giardini non recintati laddove arrivano caprioli, perché sono molto ghiotti dei suoi rami e li mangiano fino alla base.
I prunus
Il susino, Prunus domestica ‘Burbank’ (9) è una pianta antica, selezionata dall’americano L. Burbank nel 1883 a partire da un semenzale di Prunus salicina. Quindi è una vera e propria specie da frutto che offre una produzione elevata e di qualità dalla seconda decade di luglio alla prima di agosto e che, soprattutto, presenta la particolarità di fruttificare a grappolo, con le susine disposte in gruppi serrati e divergenti. La ragione è facile intuirla a primavera, osservando i fiori, insolite infiorescenze sferoidali molto decorative. Come tutti i Prunus ha uno spiccato viraggio di colore autunnale. Perfetto per il passaggio dal giardino vero e proprio all’orto e al frutteto.
Prunus incisa ‘Kojo-no-mai’ (10) è un ciliegio da fiore giapponese, poco noto, ma con molti pregi. La fioritura primaverile è molto seducente perché i fiori di colore rosa pallido sono portati reclinati, assumendo un’elegante forma di campanella. I germogli appaiono appena l’inverno cede il passo, ma la crescita può essere influenzata dall’andamento stagionale del clima. È una pianta di altezza contenuta, che a pieno sviluppo raggiunge i 250 e i 300 cm di altezza, con un diametro di circa due metri. Infine, in autunno si colora fra il rosso e l’arancio.