Contenuti trattati
Le colture dell’orto e del frutteto hanno piccoli nemici temibili: le cimici. Questi insetti, ben visibili ad occhio nudo, attaccano anche durante i periodi più caldi dell’anno, perché mostrano grande capacità di resistenza agli stress termici. Sono facilmente riconoscibili per l’aspetto del corpo, di forma per lo più pentagonale e di colore vario, da verde sino a marrone, possiedono sei zampe e due paia di ali piatte; a seconda della specie possono essere lunghe da circa 5 millimetri, sino a poco più di un centimetro ed emanano odore sgradevole. Recentemente è stata segnalata anche in Italia, una nuova cimice asiatica, proveniente dall’Asia, Halyomorpha halys, più grande e aggressiva di quella “nostrana”.
Dall’Oriente la cimice più pericolosa
Identificata come Halyomorpha halys, questa cimice asiatica è stata segnalata per la prima volta in Europa nel 2007, in Svizzera; successivamente è arrivata negli Stati Uniti nel 2010 e in Italia nel 2012, in Emilia Romagna, muovendosi seguendo le rotte commerciali, al riparo tra gli imballaggi di cartone ed i contenitori in legno. Nel nostro Paese è attualmente segnalata in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, ma è destinata ad estendersi rapidamente in altre aree geografiche del Centro-Nord.
Come le cimici che conosciamo, non è pericolosa per l’uomo, ma, grazie alla sua notevole prolificità ed elevata capacità aggressiva nei confronti dei vegetali, è in grado di arrecare ingenti danni a frutteti e colture di pieno campo.
Il ciclo annuale
Il corpo della cimice asiatica è lungo da 12 a 17 millimetri, ha forma geometrica e colore grigio-marrone, marmorizzato; il capo è rettangolare e le antenne, scure, presentano tacche chiare.
Nei nostri ambienti compie una generazione all’anno (4-6 invece nei Paesi di origine) e gli adulti sono presenti, e voracemente attivi sulle colture, in un periodo che va da luglio sino a settembre.
Le cimici trascorrono poi l’inverno allo stato adulto, riparate sotto la corteccia di alberi e arbusti, sotto pietre, nelle anfrattuosità dei muri, sulla superficie del suolo nascoste tra la sterpaglia o la vegetazione disseccata, a volte anche all’interno delle abitazioni. A partire da maggio-giugno le femmine adulte, fuoriuscite dai ricoveri invernali, depongono gruppi di uova sulle pagine inferiori delle foglie. Le forme giovanili, nate dalle uova, divengono insetti adulti attraverso cinque stadi di sviluppo.
Si nutre di frutta e ortaggi
La cimice asiatica è aggressiva sia nelle forme giovanili, sia, soprattutto, come insetto adulto nei periodi molto caldi, ma è inattiva durante le giornate piovose o ventose. Questa nuova cimice si nutre prevalentemente di frutti e semi di svariate colture, ma anche altre strutture della pianta, a parte le radici, sono potenzialmente attaccabili: in Italia sono al momento segnalati gravi danni su fruttiferi, quali melo, pero, pesco, vite, mentre negli Stati Uniti, dal momento della sua comparsa, attacca estesamente, con rilevanti perdite di prodotto, anche ortaggi quali pomodoro, peperone, fagiolino e colture estensive quali mais, soia e girasole.
Questo voracissimo insetto si ciba del contenuto cellulare degli organi vegetali, provocando lesioni (rottura e spaccatura dei frutti, alterazione della consistenza dei frutti, ingiallimento del fogliame, generale deperimento vegetativo) che a volte compromettono non solo la produzione, ma anche la vita stessa delle piante.
Il danno, similmente a quanto avviene per le più comuni cimici “nostrane”, è determinato dalle punture effettuate tramite gli stiletti (strutture microscopiche, simili ad affilate e sottilissime spade) presenti sull’apparato boccale. Le cellule vegetali, una volta svuotate dei loro succhi, muoiono: in questo modo, con la sottrazione dei liquidi cellulari (linfa e clorofilla), vengono distrutti interi gruppi di cellule e si determina il deperimento anche di porzioni più o meno estese di una pianta. In alcuni casi si ha pure la secrezione di sostanze tossiche maleodoranti che causano la deformazione e il rammollimento delle parti colpite (soprattutto frutti e bacche di ortaggi), più suscettibili di subire l’attacco da parte di funghi o batteri.
CONDIZIONI che le favoriscono
Tutte le cimici si manifestano estesamente e producono i maggiori danni in caso di:
– clima caldo e siccità prolungata (questa è la condizione più favorevole);
– contatto diretto con piante già invase;
– presenza di vegetazione infestante erbacea molto alta e fitta nei pressi delle aree coltivate, all’interno della quale le cimici si rifugiano, in attesa di spostarsi sulle piante coltivate;
– eccessiva fittezza d’impianto, che impedendo l’arieggiamento delle piante, favorisce l’insediamento e la sopravvivenza di questi parassiti; tale situazione si verifica frequentemente nell’orto;
– indebolimento della pianta, ad esempio perché attaccata in precedenza da afidi o cocciniglie e non adeguatamente sottoposta a trattamenti curativi o perché male concimata, o poco irrigata.
Difendersi per tempo
Il controllo e l’eliminazione della cimice asiatica si presenta difficile, più che per le classiche cimici, a causa della sua grande capacità di invasione, della notevole densità delle colonie, composte da svariate decine di individui e della mancanza di antagonisti naturali che la possano distruggere.
Gli interventi di difesa devono essere effettuati tempestivamente al primo apparire degli individui.
Una buona azione di controllo sulle cimici è esercitata da soluzioni liquide a base di acqua e sapone di Marsiglia: dopo circa 15-20 minuti dal trattamento, è indispensabile risciacquare con acqua le parti trattate.
Tra i prodotti “biologici” di provenienza vegetale, utili contro le cimici, ma solamente se gli attacchi sono di limitata entità, si segnalano quelli a base di neem (soluzioni acquose), ortica (macerato), assenzio e tanaceto (soluzioni liquide).
Incoraggianti risultati sono stati ottenuti con l’utilizzo di trappole in grado di catturare gli adulti.
Nei fruttiferi, in caso di danni estesi e non più recuperabili, è inutile effettuare trattamenti: è invece consigliabile asportare con il taglio le parti più seriamente compromesse.
(foto di Elena Costi – Università di Modena e Reggio Emilia)