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Quella del cappero è una coltivazione molto frequente nei paesi a clima mediterraneo, basti pensare all’isola di Pantelleria, dove viene prodotto il cappero IGP (Indicazione Geografica Protetta). Oltre a donare un prodotto molto apprezzato dal punto di vista gastronomico, il cappero è una pianta molto amata anche per il suo valore ornamentale: è un folto cespuglio in grado di ingentilire muretti a secco e aree aride del giardino con il suo bel fogliame e i suoi splendidi fiori.
La pianta del cappero, Capparis Spinosa (appartenente alla famiglia delle Capparidaceae), con qualche accortezza può essere coltivata in tutta Italia, zone di montagna escluse, sia in vaso che in giardino. Se ci sono le giuste condizioni climatiche, è una pianta molto generosa che si accontenta di poche cure. Si tratta di una specie perenne a portamento cespuglioso ricadente e a sviluppo relativamente ridotto: le sue dimensioni raramente superano il metro. Coltivata generalmente a ridosso di muretti a secco, allunga i suoi steli semilegnosi verso il basso; le foglie sono di forma tonda o leggermente ovale, di consistenza carnosa e colore verde omogeneo.
In primavera si formano i boccioli dei fiori, piccoli e tondi, che vengono raccolti ancora ben chiusi per essere conservati sotto sale e utilizzati in cucina: sono quelli che vengono chiamati, appunto, i capperi. L’asportazione dei boccioli, ovviamente, limita lo spettacolo della fioritura del cappero. I fiori di cappero estivi, infatti, sono di una bellezza unica: quattro grandi petali bianchi si aprono mettendo in evidenza un folto ciuffo di stami rosa-violacei.
I frutti del cappero, chiamati cucunci, sono anch’essi commestibili. Si formano e ingrossano in seguito alla caduta dei petali e hanno la forma di un piccolo ovale allungato di 1-2cm, di colore verde e portati da un lungo picciolo. Vengono conservati sotto aceto e consumati come aperitivo o usati per insaporire esattamente come i boccioli, ovvero i capperi.
Coltivare il cappero in vaso
In natura i capperi crescono nelle fessure dei muretti a secco o su terreni sassosi, ma hanno comunque bisogno di umidità, che cercano nel terreno grazie alle lunghe radici: proprio per questo motivo una pianta del cappero in vaso, lasciata completamente senza acqua, seccherà in pochi giorni. Sarà quindi necessario bagnarla poco ma spesso nel periodo estivo.
La scelta migliore è quella di coltivare il cappero in un vaso di terracotta senza sottovaso per evitare i ristagni idrici, scegliendo un terriccio universale non troppo ricco mescolato a sassi e argilla espansa. Il vaso andrà collocato al sole diretto per qualche ora al giorno, mentre in inverno bisognerà fare attenzione che il terreno non geli, diradando anche le annaffiature.
Coltivare il cappero in giardino
Per coltivare il cappero in giardino si possono ricostruire le condizioni ideali in cui cresce in natura, ad esempio ricreando un piccolo muretto a secco con della terra tra le sue fessure. Si può comunque coltivare la pianta del cappero in terra, in una posizione assolata e creando un substrato ben drenante, non troppo compatto e ricco di ciottoli e creando una posizione leggermente sopraelevata dal terreno circostante. Se posto in un luogo dove il terreno non gela nemmeno in inverno e al riparo dalle correnti, il cappero riesce a sopravvivere anche nel rigido clima invernale, aiutato da una pacciamatura o da una copertura con un telo apposito se le temperature scendono sotto ai -5 gradi circa. Le annaffiature devono essere effettuate quando il terreno è asciutto nei primi mesi dopo il trapianto; in seguito la pianta collocata in giardino sarà autosufficiente da questo punto di vista.
Per l’ottimale fioritura della pianta di capperi è consigliato potare all’inizio dell’inverno tutti i rami a circa 1 cm dalla base, stimolandone così la produzione di nuovi.
Quanta acqua serve alla pianta del cappero?
La pianta del cappero è estremamente rustica e, al contrario di molte altre piante, soffre viene curata eccessivamente. Ha necessità di poca acqua e di nessun intervento di concimazione: il cappero vive bene in terreni aridi e poco fertili. Soffre invece gli eccessi di nutrimento e i ristagni idrici.
È molto importante coltivare questa specie in un substrato perfettamente drenante e in posizione soleggiata e protetta. Il suo efficiente apparato radicale, formato da un profondo fittone e una fitta rete di radichette secondarie, permette a questa pianta di raggiungere l’umidità accumulata in profondità tra le pietre dei muretti a secco o di terreni sassosi e calcarei. Bagnature più frequenti sono necessarie solo alle piantine giovani, appena messe a dimora (il periodo migliore per la messa a dimora del cappero è marzo), così da permettere loro di attecchire.
È comunque molto importante evitare che si formino accumuli e ristagni idrici, che provocherebbero la sofferenza e la morte delle piante. Le piante adulte, già ben attecchite, richiedono annaffiature sporadiche, da eseguire secondo le necessità, verificando le condizioni del terreno: bisogna intervenire solo quando appare particolarmente asciutto per evitare che secchi completamente ma, allo stesso tempo, evitando di inumidirlo eccessivamente: il cappero è in grado di procurarsi l’acqua di cui ha bisogno da solo, dall’umidità ambientale e da quella presente in profondità nel terreno.
La raccolta dei frutti
Chi vuole godere della bellezza dei fiori dovrà rinunciare al prelievo dei boccioli da utilizzare in cucina. Potrà però rifarsi gustando i frutti che si formano in seguito alla fioritura, la cui raccolta può cominciare in estate e proseguirà fino a ottobre.
La raccolta dei frutti è la strada scelta soprattutto nel caso di impianti familiari, non indirizzati alla produzione di capperi su grande scala. I cucunci, ovvero i frutti del cappero, vengono raccolti manualmente dalla pianta con il loro picciolo man mano che raggiungono lo sviluppo e le dimensioni giuste, ben prima che inizino ad aprirsi e a far uscire i semini, numerosi, piccoli e neri, immersi in una polpa bianco-rosata. Si tratta di una raccolta scalare che prosegue per tutto il corso dell’estate fino all’autunno inoltrato, man mano che maturano. Una volta raccolti devono essere sbollentati in acqua e aceto, quindi lasciati raffreddare su un panno pulito e asciutto. Dopo questo trattamento possono essere conservati in un vasetto di vetro per molti mesi, immersi in acqua e aceto oppure sotto sale.
Moltiplicare la pianta del cappero da seme
Tra la fine di febbraio e marzo si potranno mettere i semi in terra a germinare, dopo averli mantenuti immersi per un paio d’ore in acqua a temperatura ambiente. A questo scopo bisognerà utilizzare un substrato composto da terriccio universale miscelato con sabbia grossolana (metà volume) in una cassetta.
I semini devono essere distribuiti in maniera uniforme nella cassetta e ricoperti da circa 1cm di terriccio. Bisogna poi bagnare con delicatezza e conservare in ambiente semi-ombreggiato per favorire la germinazione dei semi e la nascita delle piantine. Quando queste avranno raggiunto lo sviluppo di circa 8-10 cm, dovranno essere trasferite in vasetti singoli o direttamente all’esterno, dove proseguiranno lentamente il loro sviluppo. Per vedere fiorire la pianta ci vorrà infatti del tempo, almeno un paio di anni dopo la semina.
Riproduzione rapida per talea
Se si vuole ottenere una pianta produttiva in tempi più rapidi, è meglio procedere con la moltiplicazione per talea. Il periodo estivo è quello giusto per prelevare le talee da utilizzare per la propagazione vegetativa. Con un paio di forbici per potare dalle lame ben pulite e affilate si deve recidere da una pianta adulta, sana e vigorosa una porzione di fusticino legnoso o semilegnoso, lunga circa 10 cm e dotato di più nodi. La talea deve essere conservata per una giornata in acqua, così da mantenere i suoi tessuti ben turgidi e imbibirli di acqua. Nel frattempo si può preparare il vasetto con il substrato di crescita: un vasetto in terracotta del diametro di 10-12 cm è sufficiente allo scopo.
Al suo interno si dispongono, partendo dal basso, uno strato di 2 cm di materiale drenante costituito da argilla espansa, ghiaia o semplici cocci rotti, quindi il substrato composto per metà da terriccio universale e per metà da sabbia grossolana per garantire sofficità e drenaggio allo stesso tempo.
Prima di essere messa nel substrato, la talea deve essere privata delle foglie più basse, quindi, la sua estremità basale deve essere immersa in un prodotto radicante costituito da ormoni rizogeni. Mantenuta in posizione semi-ombreggiata e calda, la talea radicherà nel giro di poche settimane. Per la sua messa a dimora all’esterno, bisognerà poi aspettare la primavera successiva.