Conifere: quali problemi e come risolverli

Imponenti e sempreverdi, le conifere sono parte integrante del nostro ambiente. In genere forti e vigorose, possono però essere soggette ad attacchi di insetti e parassiti che rovinano la chioma e attaccano il legno. Ecco come intervenire per prevenire e risolvere

Mauro Cavagna
A cura di Mauro Cavagna
Pubblicato il 31/03/2021Aggiornato il 27/08/2024
Conifere: quali problemi e come risolverli

Le conifere sono piante presenti spesso nei nostri giardini riconosciute da tutti per la presenza di coni, ovvero le pigne. Possono essere presenti in giardino sia come esemplari singoli, spesso di grandi dimensioni e di alto valore ornamentale, sia soprattutto come elementi raggruppati a formare siepi di confine. Si tratta di piante generalmente molto vigorose, rustiche, a crescita lenta, capaci di raggiungere altezze anche considerevoli. Ma anche le conifere si possono ammalare e occorre intervenire al più presto per evitare che si contagino tra loro.  

Quali le conifere più comuni nei giardini 

Abete rosso

Picea abies è generalmente il più classico degli alberi di Natale e generalmente a gennaio, dopo le feste, viene destinato alla messa a dimora in giardino. Albero potenzialmente alto sino a trenta metri, dalla caratteristica chioma stretta e piramidale, trova ottimale collocazione in ambienti freschi  continentali a media-alta latitudine. Nei terreni di pianura soffre il caldo estivo e la siccità anche moderata, incorrendo in avversità in grado di ridurne anche considerevolmente il valore.  

Pino

Pinus pinea, P. strobus, P. mugo, diversamente dagli abeti, prediligono ambienti caldi e anche moderatamente siccitosi, presenti dalle zone litoranee sino a circa 700 metri di altitudine. Tra le varie specie il più diffuso è il pino domestico (Pinus pinea), dalla caratteristica chioma a ombrello, alto sino a 20-25 metri.

Cedro

Cedrus deodara e Cedrus atlantica sono alberi dall’aspetto imponente, dalla caratteristica chioma piramidale, alti sino a 40 metri, adatti quindi ai grandi spazi. Come tutti i cedri, richiedono posizioni soleggiate e terreni profondi e freschi, ben fertili.

Tuia

Thuja plicata e T. occidentalis sono le più tradizionali specie da siepe ma sono adatte anche a costituire esemplari isolati. Mostrano portamento tipicamente colonnare, più o meno aperto, e crescita lenta; vogliono terreno fresco, mediamente fertile, ben drenato, esposto a pieno sole o in ombra parziale.

Cipresso

Cupressus sempervirens e C. arizonica sono piante mediterranee per eccellenza che ben si adattano tuttavia anche a climi continentali, usate più per filari che per siepi. Richiedono però solo terreni sciolti, anche non particolarmente fertili, ma ben drenati, non asfittici ed esposizione a pieno sole. Il cipresso soffre i ristagni idrici anche modesti e i venti freddi.

Quando sono in pericolo

In condizioni ambientali non idonee e in mancanza di appropriate cure colturali, le conifere sono soggette a malattie che possono comprometterne la crescita e ridurne il valore ornamentale. I casi più gravi generalmente si verificano quando le piante sono riunite in gruppi o in siepi; la diffusione della malattia, in tali casi, è facilitata dalla stretta vicinanza tra i singoli individui. Pertanto è estremamente importante valutare le corrette distanze d’impianto e non procedere a piantumazioni troppo fitte che causano eccessivo ombreggiamento reciproco delle chiome, competizione radicale e rapida diffusione dei parassiti da piante malate a quelle sane adiacenti.          

AFIDI

Se sulle porzioni fogliari più giovani e sui rametti si sviluppano colonie di piccoli insetti verdi o bruni, a volte raggruppati in veri e propri manicotti, si potrebbe trattare di afidi. Questi insetti si alimentano dei succhi della pianta, causano deformazioni dei margini fogliari, arrossamenti e poi imbrunimenti di ampi settori delle chiome, caduta degli aghi, arresto di sviluppo (nei casi più gravi), formazione di melata e di fumaggine.

Difesa: trattamenti tempestivi con insetticidi biologici a base di piretro, neem o spinosad o più specifici (deltametrina, cioè lotta chimica) nel caso di grave attacco. Oltre ai trattamenti, concimare con prodotti ricchi in fosforo e potassio al fine di irrobustire le porzioni verdi più giovani. Eliminare con il taglio le porzioni più gravemente attaccate.

Sul cipresso è particolarmente aggressivo l’afide che colpisce i cipressi (Cinara cupressi).

PROCESSIONARIA

Questo temibilissimo insetto (Thaumatopoea pytiocampa) appartenente all’ordine dei Lepidotteri (farfalle) è in grado di arrecare, sotto forma di larva, gravi ed estesi danni alle piante, risultando molto pericoloso anche per le persone, che, quando a contatto con i suoi peli urticanti, possono incorrere in irritazioni cutanee, oculari e respiratorie.

Le larve nascono in agosto, da uova deposte da farfalle sulle parti verdi di varie conifere e iniziano a nutrirsi voracemente degli aghi, che avvolgono con un groviglio di fili biancastri; agli inizi dell’autunno formano un nido definitivo, tondeggiante e di colore bianco-grigiastro, setoso, entro il quale trascorrono l’inverno al riparo dal freddo. In febbraio-marzo, le larve riprendono l’attività, uscendo dal nido e spostandosi su  rami che poi defogliano; successivamente scendono al suolo spostandosi lungo i rami ed i tronchi, una dietro l’altra, in processione (da cui il nome dell’insetto) per raggiungere posizioni soleggiate, dove si approfondiscono nel terreno fino a venti centimetri, costituendo un bozzolo entro il quale compiono la metamorfosi sino a trasformarsi nella farfalla adulta che agli inizi dell’estate fuoriesce dal suolo e riprende il ciclo. I danni arrecati dalle larve sono di diversa gravità a seconda dell’intensità dell’attacco e si manifestano sotto forma di: defogliazioni, conseguenti all’azione delle larve che scheletrizzano i rametti; rallentamenti nel ritmo di crescita; ingiallimenti e disseccamento dei rami e dei germogli, deperimento vegetativo a causa della perdita massiccia di foglie.

Difesa– Contro la processionaria vige il decreto di lotta obbligatoria, in quanto perché l’insetto può minacciare la sopravvivenza del patrimonio arboreo e costituire rischio per la salute umana e gli animali. Gli interventi più efficaci di controllo si eseguono in inverno (fino a marzo compreso), mediante la raccolta e la distruzione dei nidi appesi sui rami e all’interno dei quali si trovano riunite le larve. I nidi vanno asportati, recidendo i rami che li portano ed evitando che questi cadano a terra rompendosi e facendo fuoriuscire il loro pericoloso contenuto. Durante tali lavori è indispensabile proteggersi adeguatamente con tuta, cappuccio, guanti ed occhiali. In alternativa a questo metodo, è possibile adottare, in periodo tardo invernale, la lotta microbiologica (con Bacillus thuringiensis) mediante la distribuzione (eseguita da personale qualificato) di specifici prodotti sulle zone della chioma dove sono presenti i nidi.

DISSECCAMENTO della CHIOMA

Si tratta di un problema molto diffuso causato dai funghi soprattutto del genere Phytophthora. Le piante attaccate presentano inizialmente necrosi e disfacimento dei tessuti a livello di colletto e radici (scortecciando il colletto o le radici superficiali più grosse si notano arrossamenti e rammollimenti dei tessuti legnosi). Il sintomo più evidente è tuttavia sulla vegetazione, dove si notano aree, più o meno estese, prima decolorate, poi avvizzite e da ultimo disseccate completamente: quando appaiono i sintomi sulle chiome, l’infezione delle porzioni radicali è da ritenersi già significativa. Nei casi di marcata intensità degli attacchi si può assistere alla morte della pianta. Tale fungo si conserva nel terreno, dove può sopravvivere per numerosi anni sotto forma di spore presenti sui residui radicali di piante morte o senescenti. E può attaccare  eventuali nuove piante sensibili messe a dimora nei pressi del focolaio precedente, penetrando attraverso lesioni o ferite su radici o colletto.

Lo sviluppo delle infezioni è favorito da temperature ottimali attorno ai 18 – 20 °C e da un’umidità elevata attorno al colletto dovuta a eccessiva irrigazione artificiale o a piogge continue, senza rapida percolazione in profondità dell’acqua. La contaminazione è assai rapida nel caso di piante dislocate in siepe, molto ravvicinate tra loro.

Difesa– Trattandosi di un patogeno che si sviluppa nel terreno, i trattamenti devono interessare l’area attorno alla base della pianta. Quelli curativi devono essere effettuati al primo apparire dei sintomi sulla chioma (che iniziano a infestarsi verso metà primavera) e ripetuti per almeno 2-3 volte nell’arco di un paio di mesi. I trattamenti preventivi sono da ritenersi necessari nel caso di messa a dimora di piante sensibili, in terreni a rischio (scarsamente drenanti e/o nei quali erano a dimora piante deperite a causa del fungo patogeno). Al fine di limitare la diffusione  è indispensabile controllare attentamente il livello di irrigazione. Il principio attivo indicato contro tale patogeno fungino è il fosetil di alluminio, che va sciolto in acqua e distribuito al terreno, precedentemente lavorato, al fine di favorire la percolazione verso le radici. Possono risultare utili, ma non risolutivi, distribuzioni di prodotti a base di rame sulle chiome. Bruciare con il fuoco i residui estirpati o potati di piante malate o morte.

CADUTA degli AGHI

È  problema che si è manifestato in misura consistente negli ultimi anni in varie zone del Nord Italia ed è dovuto all’attacco di vari funghi, tra i quali si segnalano soprattutto i generi Lophodermium e Pestalotiopsis. A partire dalla tarda primavera e per quasi tutto il periodo estivo, si verifica un’abbondante caduta di aghi, generalmente a partire dalla porzioni più basse della chioma, in estensione su  quelle più alte. Gli aghi che si distaccano di presentano ingialliti o imbruniti. Se il fenomeno è rilevante e continuo, si assiste alla defogliazioni di ampie porzioni delle chiome, con forte riduzione del vigore vegetativo e deperimento spesso assai grave. I funghi sono favoriti da condizioni di alta umidità, scarso ricircolo di aria attorno alle chiome e limitata insolazione.

Difesa: al primo apparire dei sintomi intervenire con trattamenti con prodotti a base di rame su tutta la chioma, non solo nelle zone visivamente interessate dall’avversità. Ripetere gli interventi anche 3-4 volte nell’arco di pochi mesi. Concimare con prodotti biostimolanti in grado di favorire una rapida ripresa vegetativa. Asportare e bruciare gli aghi caduti a terra.   

RAGNETTO ROSSO

In ambienti molto caldi e secchi, per esempio nel caso di abeti a dimora in zone di pianura soggette a forti insolazioni estive, le conifere possono subire l’attacco di questi acari. Gli aghi e le porzioni fogliari in generale si decolorano e assumono riflessi bronzeo-argentati, si rinviene la presenza di sottili ragnatele nelle zone colpite e la vegetazione nel suo insieme appare sofferente. Nel caso di gravi attacchi si ha arrossamento e disseccamento di ampie porzioni delle chiome.

Difesa: intervenire rapidamente con acaricidi specifici. A livello preventivo effettuare irrigazioni costanti, pur non abbondanti, e nebulizzazioni fogliari per contrastare l’eccessiva secchezza dell’aria.

Test: di che problema si tratta?

In alcuni casi, i sintomi sulla pianta sono piuttosto simili, disseccamenti e ingiallimenti della chioma. Ma le cause sono molto diverse. Come si riconoscono? Ecco quali elementi ricercare per capire meglio.   

1- Si tratta di AFIDI se sono presenti arrossamenti di settori della chioma, all’interno dei quali si rinviene il parassita.  

1- Si tratta di AFIDI se sono presenti arrossamenti di settori della chioma, all’interno dei quali si rinviene il parassita.

2- Si tratta di ACARI se nelle zone decolorate o disseccate si rinviene facilmente la presenza di ragnatele. 

2- Si tratta di ACARI se nelle zone decolorate o disseccate si rinviene facilmente la presenza di ragnatele.

3- È un DISSECCAMENTO della CHIOMA DA FUNGO quando le sezioni di piccoli fusticini, prelevati nelle zone ingiallite o disseccate, mostrano imbrunimenti o necrosi dei tessuti legnosi o disfacimento della corteccia.

3- È un DISSECCAMENTO della CHIOMA DA FUNGO quando le sezioni di piccoli fusticini, prelevati nelle zone ingiallite o disseccate, mostrano imbrunimenti o necrosi dei tessuti legnosi o disfacimento della corteccia.

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