Un tempo considerate inarrivabili preziosità esotiche, oggi le orchidee sono molto diffuse nelle case, si acquistano a prezzi accessibili e, con i consigli giusti, è possibile curarle bene, farle vivere a lungo e vederle rifiorire anche più volte all’anno. Per curare le orchidee in casa basta seguire i nostri consigli.
Luce : primo nutrimento
La luce è il primo nutrimento delle orchidee in casa. Queste piante sono nella maggior parte dei casi epifite cioè che vivono sugli alberi nella parte alta della giungla dove la luce giunge abbondante, quasi senza limitazione, anche se diffusa. Le condizioni di pioggia frequente, e quindi cielo rannuvolato, unite al continuo apporto di umidità sono in grado di mitigare anche l’esposizione diretta al sole per qualche ora nell’arco della giornata.
In genere le orchidee in casa continuano a fiorire ogni anno e mantengono un discreto ciuffo di foglie carnose e in salute anche senza aver mai ricevuto nessuna fertilizzazione: soltanto luce, acqua e corteccia.
Le orchidee originarie della fascia equatoriale vivono in ambienti caratterizzati da una durata del giorno e della notte quasi costante sia in inverno sia in estate. In inverno, nelle nostre case, per compensare la diminuzione delle ore di luce è bene migliorarne l’esposizione: quella ideale delle orchidee in casa è davanti ad una finestra esposta a sud, a est o a ovest. Durante l’estate però spostarle lontano dai raggi diretti del sole e, se non è possibile, coprire i vetri con un tendaggio leggero che filtri la luce delle ore più calde.
La luce basta? Controlla il colore delle foglie
Osservare le variazioni di colore serve a capire se la radiazione luminosa è corretta.
Con luce insufficiente le foglie divengono scure, meno toniche, e si afflosciano progressivamente. Una mancanza di luce parziale non permette lo sviluppo di nuovi steli fiorali.
Con luce troppa intensa le foglie perdono colore diventando chiare, in caso di esposizione diretta si evidenziano bruciature ellittiche o sulle punte.
Acqua e umidità
Acqua e umidità sono fattori fra loro strettamente correlati e l’acqua che somministriamo alle piante in gran parte servirà, evaporando dopo essere stata assorbita dalla corteccia, ad avvolgere la pianta in un “microclima favorevole”. La fascia tropicale è anche caratterizzata da precipitazioni diffuse durante tutto l’anno, frequenti anche se di consistenza limitata, capaci di mantenere un elevato grado di umidità.
Queste orchidee in casa richiedono un’umidità dell’aria intorno al 50%. Non spaventi questo dato perché è facilmente raggiungibile anche durante l’inverno nelle case riscaldate. Basta mantenere costantemente provvisti d’acqua gli umidificatori sui termosifoni, meglio due per unità, porre le piante su uno strato di ghiaino da mantenere bagnato e formare densi gruppi.
Tutte le orchidee temono il ristagno idrico e per questa ragione è necessario eliminare l’acqua che dopo le bagnature resta nei sottovasi. In alternativa adottate dei portavaso che non permettano al vaso di raggiungere il fondo e consentano di sgrondare l’acqua in eccesso. Osservate la forma dei vasi trasparenti all’interno dei quali le orchidee sono spesso venduti: nella parte bassa i fori di fondo sono rialzati da un anello che consente di sgrondare l’acqua in eccesso.
Arieggiate i locali una o due volte il giorno perché umidificare l’aria è diverso da creare una situazione di asfissia.
In estate, con temperature elevate, bagnate a giorni alterni senza troppa parsimonia, in autunno può bastare anche una sola volta la settimana, all’accensione dell’impianto di riscaldamento aumentare la frequenza in modo da mantenere sempre il substrato umido così da garantire alle radici carnose una perfetta idratazione.
Evitare acqua calcarea e, se utilizzate quella della rete idrica urbana, lasciata riposare perché evapori il cloro. Mai fredda.