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Il nome comune della malattia, colpo di fuoco batterico, è dovuto all’aspetto della pianta dopo che è stata colpita: si manifestano disseccamenti, spesso improvvisi, come se fossero provocati da bruciature.
È considerata la più grave avversità parassitaria del pero, del melo e di numerose piante ornamentali appartenenti alla famiglia delle Rosaceae.
Originaria degli Stati Uniti, questa malattia è comparsa per la prima volta in Europa nel 1957 (nel Regno Unito) e in Italia nel 1990, in Pianura Padana. Attualmente è presente soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, nelle quali risulta in forte espansione. Vista la pericolosità e la sua facile diffusione, contro il colpo di fuoco batterico vige dal 1999, sull’intero territorio nazionale, un decreto recante misure per la lotta obbligatoria, da attuarsi sia nei vivai di produzione, sia in qualsiasi altra area verde, pubblica o privata.
Piante ospiti del disseccamento
Vengono attaccate piante appartenenti alla famiglia delle Rosaceae e in particolar modo:
pero da frutto e ornamentale (Pyrus spp.);
melo da frutto e ornamentale (Malus spp.);
sorbo (Sorbus spp.);
biancospino (Crataegus spp.);
pero corvino (Amelanchier ovalis);
piracanta (Pyracantha spp.);
fotinia (Photinia x fraseri);
cotognastro (Cotoneaster spp.);
cotogno (Cydonia spp.);
nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica);
rosellina del Giappone (Chaenomeles japonica).
Primavera e autunno: i periodi pericolosi
Il batterio Erwinia amylovora supera l’inverno nei cancri, nelle fessurazioni e nelle ferite presenti sui rami e sui tronchi delle piante ospiti. In primavera inizia a moltiplicarsi e la sua attività è resa visibile dall’emissione di essudati, spesso sotto forma di gocce vischiose e untuose, da parte delle aree della pianta colpite.
In presenza di clima caldo-umido si ha l’attacco primario, che avviene quasi sempre a danno dei fiori e più le fioriture sono prolungate più aumenta il rischio di estensione dell’infezione agli altri organi della pianta.
Successivamente alle infezioni fiorali, si possono avere attacchi sui germogli erbacei e sulle foglie giovani, per tutto il periodo primaverile e sino agli inizi dell’estate.
Quando poi le temperature si stabilizzano attorno ai 25-27 °C e si riduce l’umidità ambientale, l’attività infettiva dei batteri si arresta, per poi eventualmente riprendere in autunno, con esiti però generalmente meno pesanti rispetto a quelli degli attacchi primaverili.
Diffusione facile
Una volta insediati nella pianta, i batteri possono essere facilmente trasportati verso piante sane tramite il vento, le piogge, le irrigazioni, gli insetti e dall’uomo, mediante l’utilizzo di strumenti di taglio infetti.
Quali danni
Sui FIORI: attaccati poco dopo la schiusura primaverile, i fiori imbruniscono velocemente e poi avvizziscono; successivamente anneriscono e disseccano, rimanendo però attaccati al rametto sottostante.
Tale sintomo rappresenta un carattere distintivo di questa malattia. In molti casi, prima che il fiore avvizzisca completamente, si ha la formazione di un essudato mucillaginoso bianco-bruno, che si presenta sotto forma di goccioline addensate tra loro.
Sui GERMOGLI: facilmente soggetti all’infezione, i germogli vengono attaccati durante la loro fase di attiva crescita, manifestando rapidi disseccamenti e classici ripiegamenti versi il basso.
Sulle FOGLIE: dopo aver subìto l’attacco, le foglie giovani e anche adulte disseccano rapidamente a partire dalla base e poi anneriscono, rimanendo comunque attaccate al proprio rametto.
Sui FRUTTI: questi possono essere infettati in tutte le fasi del loro sviluppo. Esternamente mostrano macchie untuose e molli, di colore scuro, sulle quali si sviluppano le goccioline di essudato mucillaginoso. I frutti colpiti estesamente, particolarmente durante la fase di maturazione, non sono più commestibili per il formarsi di marciumi interni e per il sapore amaro.
Su TRONCO e RAMI: si formano depressioni o fessurazioni che possono approfondirsi nel legno e diventare veri e propri cancri, dai quali fuoriesce un essudato bianco-giallastro. Sollevando la corteccia delle zone colpite, si notano tessuti legnosi sottostanti umidi e di colore rossastro. Se gli attacchi sono estesi e continui, ampie porzioni dei rami possono disseccare, causando spesso la morte dell’intera pianta, specialmente in esemplari di limitato sviluppo.
Non esiste una cura valida
Non esistono sistemi efficaci di cura per le piante colpite dal fuoco batterico ed eventuali casi sospetti vano segnalati agli organi ufficiali competenti, come i Servizi Fitosanitari Regionali, allo scopo di avere una diagnosi certa ed evitare, adottando i metodi di controllo, la rapida diffusione della malattia.
Le piante gravemente colpite, così come le parti infette asportate, vanno bruciate e non riutilizzate, ad esempio nel compost. Sulle piante con modesti e limitati focolai di infezione, è possibile effettuare trattamenti con prodotti a base di rame, da distribuire sulla vegetazione a partire da fine inverno, ovvero alla ripresa vegetativa, tra l’ingrossamento delle gemme e la prefioritura. Il rame ha solo un blando effetto di controllo sui batteri del colpo di fuoco e sui fruttiferi non va distribuito durante la fioritura, perché può rovinare i fiori, mentre si può nuovamente distribuire quando i frutti hanno iniziato a ingrossarsi e anche successivamente in autunno, quando le piante sono ormai in fase di riposo.
Serve la prevenzione
Occorre distribuire nelle aree sensibili e potenzialmente oggetto di attacchi, magari perché ci sono piante malate nelle vicinanze, alcuni prodotti chimici (per esempio fosetil di alluminio) oppure di origine naturale (biofungicida battericida Bacillus subtilis).
In più bisogna ridurre le condizioni che favoriscono lo sviluppo del parassita, quindi si consiglia di:
– acquistare piante sane e certificate;
– abolire le irrigazioni a pioggia;
– effettuare poche concimazioni azotate;
– ridurre le potature al solo periodo di riposo vegetativo invernale;
– disinfettare gli attrezzi che sono venuti in contatto con materiale vegetale infetto, con varechina o sali quaternari di ammonio o con il fuoco;
– ispezionare le piante sensibili, allo scopo di individuare tempestivamente la comparsa dei sintomi.