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Gli ellebori sono piante erbacee, perenni, dotate di elevata rusticità, capaci di resistere per anni e anni anche dentro un giardino abbandonato. I fiori sbocciano d’inverno e si susseguono fino alla primavera. Anche recisi hanno la capacità di resistere a lungo perché quelli che sembrano petali sono in realtà i sepali del calice trasformati. Tra gli ellebori che sbocciano d’inverno il più conosciuto è la “rosa di Natale”, la specie Helleborus niger, sono comparse specie e varietà diverse, capaci di sedurre per forme, colori ed epoca di fioritura differenziata.
Ellebori in giardino
In giardino gli ellebori devono essere piantati in posizione ombreggiata e fresca: ci sorprenderanno quando sbocciano d’inverno perché, dove altre piante stentano, vegetano con forza.
Nei parchi si collocano al limite della fascia alberata, lungo viali ombrosi, in macchie nelle radure, insieme a bulbose a fioritura primaverile. Si possono abbinare alle hosta, in aiuole dedicate a narcisi, crochi, muscari, ornitogalli, su tappeti di pachisandra, ai bordi di cespugli di ortensie o peonie arbustive.
Il segreto è cercare di ricreare in giardino le condizioni naturali. Se si trovano bene, tendono a formare gruppi che si rinnovano nel tempo se lasciati indisturbati. Il trapianto di piante adulte è sempre da evitare.
Come eseguire il trapianto
Dove il terreno non è gelato, possiamo subito a procedere al trapianto degli ellebori in vaso. Osserviamo bene la pianta così da poter ricollocarla nel modo corretto: noteremo che il colletto è posto un poco sopra il livello del terriccio e non “affogato”.
Il terreno ideale per la coltivazione degli ellebori è simile a quello di bosco. Deve essere ben drenato per evitare i ristagni che possono causare marciumi, ricco di sostanza organica per sostenere la vigorosa vegetazione e trattenere un buon livello di umidità, calcareo perché temono i suoli eccessivamente acidi.
Per ogni pianta scavate una buca di circa 40 cm di lato e profondità, assai più grande di quello che è il pane di terra contenuto nel vaso di acquisto, sostituendo la terra di scavo con un mix di terriccio da fiori, terra di foglie in avanzato stato di decomposizione e terricciato di letame molto maturo. Questo mix si adatta bene tanto ai terreni pesanti perché ne migliora il drenaggio, sia a quelli sciolti perché arricchendoli aiuta a trattenere un maggior livello di umidità e per più tempo.
Come pacciamatura finale, anche per migliorare l’effetto visivo e conferire un tocco di “naturalità”, utilizziamo un leggero strato di foglie.
Anche in vaso
Dato che sbocciano d’inverno, gli ellebori sono spesso utilizzati come pianta regalo in vaso singolo o in composizioni, da tenere in casa solo per un periodo limitato. Poi sono da trapiantare in un contenitore capiente e da spostare all’aperto, sui davanzali, in veranda, in balcone o in giardino perché possano vivere.
Gli ellebori in vaso durante l’inverno sono perfetti in bella vista sulle balconette o a terra sul terrazzo, fuori dalla porta di casa come verde benvenuto. Poi durante i mesi caldi i vasi vanno spostati in posizione fresca e ombreggiata: così potranno resistere per molti anni.
Tante specie, tanti colori
- Helleborus niger, la classica rosa di Natale, sono fiori che sbocciano d’inverno con corolle color crema e macchie cremisi all’interno, appiattiti, portati leggermente reclinati, grandi, fino a 2,5 cm di diametro, che spiccano su foglie scure. Vigorosa, ben accestita, densa, la pianta può raggiungere i 40 cm di altezza. La varietà ‘Christam Carol’ è la più diffusa. A inizio fioritura, quando posta in vendita, è di colore bianco candido con fiore a coppa ma petali ondulati e allungati così che la forma della corolla aperta ricorda una stella compatta dalle punte non troppo pronunciate.
- Helleborus argutifolius, noto anche come H. corsicus, originario di Corsica, Sardegna e Isole Baleari, ha foglie a tre lobi, spinose, spesse e di colore verde chiaro. I fiori, penduli, sono portati in racemi che contano fino a 20 corolle a coppa, di colore fra il verde ed il giallo. È apprezzato anche solo per la splendida vegetazione.
- Helleborus orientalis, gli ellebori orientali, sono diventati per la ricca vegetazione, le grandi dimensioni e gli splendidi disegni, i più ricercati dagli appassionati. La loro fioritura, più tardiva delle forme tradizionali, prolunga la stagione degli ellebori e ne fa dei protagonisti anche alle prime mostre primaverili.
Gli ibridi
Le novità del mercato sono rappresentate dagli ellebori ibridi che mostrano alcune caratteristiche comuni come rusticità, resistenza al freddo, grande vigoria, cespi densi, sbocciano d’inverno con fioriture imponenti con corolle rivolte verso l’alto e l’esterno così da essere più visibili e attraenti nei confronti dell’osservatore.
Cure alle ellebori
Gli ellebori sono piante a ciclo autunnale-primaverile con riposo estivo. Significa che in questo periodo dell’anno alcune specie (H. viridis) disseccano la parte aerea e nel terreno restano vitali, ma quiescenti, i rizomi, mentre altre, la maggioranza, si mantengono sempreverdi. Durante la fase di riposo non andranno assolutamente disturbati e il terreno dovrà essere bagnato, sempre con parsimonia, solo a fronte di una prolungata mancanza di precipitazioni.
Durante la fase vegetativa richiedono pochissime cure e, se messi a dimora in una posizione e in un terreno rispondenti alle richieste della pianta, possono essere considerati un’entità autonoma.
Le giovani piante, messe a dimora nell’anno, devono essere bagnate fino a quando non si sono completamente affrancate. Si bagnano di mattino, e sempre al piede, mai a pioggia o di sera perché gli ellebori, contrariamente a quanto si possa credere, temono un eccesso di umidità che provoca la comparsa di macchie nere tondeggianti sulla lamina fogliare.
Al termine della fioritura è consigliato recidere alla base gli steli fiorali per evitare che la pianta spenda molte energie nella produzione di semi, favorendo, al contrario, un accumulo di sostanze di riserva negli organi ipogei. A maggiori riserve farà seguito una migliore vegetazione nell’anno successivo.
Non richiedono fertilizzanti in un terreno ricco, ma si può utilizzare prodotti a lenta cessione con moderato contenuto di azoto ricchi in fosforo, potassio e magnesio. Il consiglio è di distribuirli dopo la fioritura e a fine estate.
Pochi nemici
Il nemico più pericoloso degli ellebori è l’eccesso di umidità, non tanto del terreno, che deve sempre essere fresco, mai intriso d’acqua, quanto quella ambientale. Un terreno pesante, prevalentemente argilloso, unito a periodi caratterizzati da prolungata umidità, causata da piogge ricorrenti, area stagnante e nebbia, predispongono gli ellebori ad attacchi fungini.
Il patogeno più comune, affligge anche gli ellebori selvatici, è Coniothyrium helleborii. Si riconosce facilmente perché sulla lamina fogliare compaiono macchie nere a contorno molto netto. Si allargano fino a fondersi e a provocare la morte delle foglie.
Il marciume del colletto si manifesta nelle stesse condizioni, ma è favorito anche da una messa a dimora troppo profonda della pianta o da accumulo di terra al piede.
Si possono operare trattamenti preventivi utilizzando prodotti rameici, come l’ossicloruro, in maggio e a settembre.
La scelta di posizioni troppo assolate, caratterizzate da temperature estive molto calde, come quelle che si possono realizzare a ridosso di un muro, in aggiunta a perdurante siccità, possono portare ad un declino progressivo degli ellebori che non riescono ad accumulare sostanze di riserva tali da garantire l’anno successivo un’adeguata ripresa vegetativa.
Chiocciole e limacce si cibano delle foglie dell’elleboro solo se non trovano di meglio.
Si possono riprodurre
Riprodurre gli ellebori per seme è piuttosto facile, ma richiede molto tempo. La capacità di disseminarsi spontaneamente testimonia che anche senza cure la pianta è in grado di propagarsi. I semi si raccolgono a maturazione e si seminano senza tempi di attesa. Si pongono in cassette con un terriccio ricco di sabbia. Le piantine si ripicchettano in vasi individuali dove resteranno fino all’autunno successivo. Si trapiantano a dimora dove sbocciano d’inverno due anni dopo.
La divisione dei rizomi si effettua subito dopo la fioritura rimettendo subito a dimora i rizomi. La divisione posticipata, in epoca autunnale, è possibile, ma rischia di incidere negativamente sulla fioritura successiva.