Fertilizzanti: scegliere bene per aiutare le piante

È importante distinguere i prodotti in commercio, orientarsi su quelli adatti alle nostre piante, sapere quando e come somministrarli.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 14/04/2014 Aggiornato il 14/04/2014
Fertilizzanti: scegliere bene per aiutare le piante

Alberi, arbusti e piante erbacee, possono autosostenersi utilizzando solo acqua, luce e sali minerali presenti nel terreno grazie al sistema della fotosintesi clorofilliana e all’organicazione della materia con la produzione soprattutto di zuccheri, ma anche di proteine, fibra e grassi. L’acqua e la luce sono elementi che giungono dall’esterno rispetto allo spazio occupato dalla pianta, ma i sali minerali presenti nel terreno nelle condizioni di coltivazione dei nostri giardini sono un dato fisso che possono essere solo reintegrati. Il problema del nutrimento è ancora più importante se le piante sono in contenitore. 

Tre numeri chiave per capire i concimi

Alcuni concimi si possono recuperare da conoscenti (letame e stallatico) ma la maggior parte viene acquistata nei garden e nei supermercati. I prodotti a disposizione sono moltissimi. Come scegliere quello giusto? In base alla pianta da nutrire. Su alcune confezioni è chiaramente indicato, su altre no. In questo caso, bisogna cercare una combinazione di tre numeri sulla confezione: per esempio 13-5-8. Questa cifra variabile indica il contenuto percentuale di N (azoto), P (fosforo), K (potassio), gli elementi di cui le piante hanno più bisogno.

Macroelementi: i principali elementi nutrizionali

I macroelementi, come suggerisce il termine “macro” (grande), sono quelli di cui le piante hanno bisogno in maggior quantità perché hanno una funzione plastica, entrano cioè a far parte dei tessuti vegetali. Un piano di concimazione corretto deve occuparsi in primo luogo degli apporti e del bilancio di questi tre elementi: Azoto, Fosforo e Potassio.

Azoto
L’azoto (simbolo chimico N) è il primo elemento che si considera in un piano di fertilizzazione. È di difficile dosaggio perché si tratta di un elemento facilmente dilavabile dall’acqua piovana e di irrigazione. Deve essere distribuito in più volte. Il letame, concime organico per eccellenza, in grado di migliorare anche la struttura del terreno per l’apporto di una frazione di sostanza organica parzialmente decomposta, ha un contenuto in azoto molto variabile, valutabile come medio intorno allo 0,5%, pari 5 grammi per kg di prodotto distribuito. È a lento rilascio, ma per assolvere alla sua funzione non può essere solo distribuito in superficie, ma leggermente interrato. I fertilizzanti a rilascio programmato consentono alla pianta di assorbirlo in modo continuo e graduale senza che vi siano perdite. Una carenza di azoto provoca crescita stentata, un eccesso porta ad un imponente sviluppo della vegetazione, con tessuti giovani, acquosi, poco consistenti e poco colorati, a scapito della produzione di fiori e della fruttificazione.

Fosforo
Pur entrando a far parte dei tessuti vegetali ed essendo considerato un macroelemento le piante necessitano di piccoli quantitativi di fosforo (simbolo chimico P) tanto che i casi di carenza sono molto rari. Esercita un’azione di stimolo sullo sviluppo delle radici.

Potassio
Il potassio (simbolo chimico K) è l’elemento che le piante da frutto maggiormente utilizzano e che nelle specie che producono frutti deve essere reintegrato una volta all’anno in primavera prima della fioritura con molta cura in particolare a fronte di annate con produzioni superiori alla media e/o con andamento stagionale caratterizzato da temperature elevate e basse precipitazioni. È importante anche nelle piante ornamentali e nelle specie erbacee perché svolge un importante ruolo nella “maturazione” dei tessuti destinati alla produzione di fiori, frutti e semi. Un chilo di letame ne contiene circa 7 grammi e a esserne particolarmente ricchi sono i fertilizzanti per piante da fiore e quelli per piante grasse. I terreni sciolti, infatti, e con una forte componente sabbiosa perché ne sono strutturalmente deficitari.

Alcuni esempi

Per piante da balcone
I fertilizzanti in granuli per piante da balcone hanno in genere un titolo 16-8-12, con l’aggiunta di magnesio e di zolfo in quantità considerevole. Sono prodotti da utilizzare al momento della messa a dimora nelle cassette delle pianta da fiore e il dosaggio è espresso in rapporto alla lunghezza del contenitore.

COME SI USANO: in genere 20 grammi, pari a un cucchiaio da cucina, ogni 30 cm di lunghezza della cassetta. Nelle fioriere rotonde utilizzare un dosaggio doppio, facendo riferimento al diametro (40 g ogni 30 cm di diametro).

 Per piante acidofile
I fertilizzanti per azalea, rododendro, pieris, skimmia, ortensia e le altre sono in granuli o polvere hanno tenori più contenuti, in genere 13-5-8. Può esserci l’aggiunta di poco magnesio e molto carbonio attivo.

COME SI USANO: all’impianto mescolandoli in ragione di un grammo ogni litro di terriccio specifico impiegato; in marzo e giugno: tre cucchiai (60 grammi) per pianta adulta, sia in vaso sia in terra. Se il cespuglio in terra ha raggiunto un diametro superiore al metro, aumentare di 20 grammi. Se le piante in vaso hanno diametro fra i 20 e i 30 cm aumentare di 20 g; per diametri superiori ai 50 cm, aumentare di 40 grammi.

Per gerani e le surfinie
Il fertilizzante è liquido per piante da fiore con tenori 14-5-28. In aggiunta può esserci poco magnesio e molto zolfo.

COME SI USANO: si utilizzano diluiti nell’acqua di bagnatura, utilizzando l’apposito misurino dosatore in ragione di un grammo per litro, introducendoli nell’annaffiatoio prima di riempirlo d’acqua così che si diluisca perfettamente. Eseguite una somministrazione a settimana. In alcuni casi questi prodotti sono consigliati anche per una fertilizzazione fogliare dosaggi cinque volte superiori. Si irrora la pianta per ottenere un effetto di pronto rinvigorimento, per superare danni da freddo, o stress idrici, evitando i mesi più caldi e l’esposizione al sole diretto.

Microelementi: una carica in più

A fianco dei macroelementi sono presenti i microelementi, che devono il nome alla quantità ridotta richiesta dalle piante. Talvolta i prodotti li dichiarano come strillo generico sulla confezione o come numeri aggiuntivi alla formula originale, ma solo dalla lettura dell’etichetta si può capire di cosa si tratti in realtà perché non sempre tutti sono presenti.

Il magnesio è il più comune, incluso come ossido, solubile o meno, riveste un ruolo centrale perché in stati di carenza la sintesi di clorofilla rallenta. Incapace di operare la fotosintesi a livelli ottimali la pianta tende ad ingiallire mantenendo solo le nervature fogliari colorate. I fiori si presentano con colorazione insufficiente e sono di breve durata.

Il ferro entra a far parte del processo di organicazione della materia e una sua carenza porta ad avere ingiallimento delle foglie giovani e della lamina compresa fra le nervature in quelle adulte. La crescita rallenta e la pianta assume un aspetto stentato. La dicitura in etichetta di “ferro totale” indica la presenza di un elemento allo stato minerale scarsamente disponibile. Solo i prodotti che riportano, invece, “ferro chelato” o “solubile in acqua” danno garanzia di efficacia per combattere uno stato carenziale. Il ferro è chelato, cioè legato, ad una struttura proteica che lo veicolerà all’interno della pianta favorendone l’assorbimento.

Lo zolfo svolge una funzione di protezione nei confronti di molte delle più ricorrenti patologie delle piante ornamentali, senza lasciare nel terreno e nei tessuti vegetali nessun tipo di residuo e di metabolita tossico. È indicato in particolar modo per quelle piante costrette a vegetare in condizioni al limite di quello che può essere considerato il range di sopravvivenza come le acidofile e le piante da fiore poste in vasi piccoli rispetto al volume di vegetazione sviluppata.

Rame, boro, molibdeno, zinco, manganese, e molibdeno possono completare la dotazione di microelementi presenti.

Fertilizzante ad azione rapida

I fertilizzanti proposti come “rinverdenti”, “ad azione immediata”, “crescita rapida”, “nuova vegetazione” sono prodotti appositamente formulati per esercitare un’azione stimolante, veloce ed intensa, sui centri di accrescimento. I nutrienti sono contenuti in forma altamente assimilabile, specie l’azoto, in genere in soluzione, quindi liquidi per essere aggiunti con facilità all’acqua, sia negli annaffiatoi sia negli impianti d’irrigazione riforniti da un serbatoio regolabile. Il dosaggio corretto per questi prodotti in genere è fatto senza riferirsi alle indicazioni del produttore ma a occhio, con la conseguenza che spesso si verificano sovradosaggi. Nelle piante ornamentali non si hanno problemi legati all’accumulo di nitrati, un prodotto ad azione tossica per l’uomo che si forma quando la pianta assorbe più azoto di quanto ne metabolizzi e che si può trovare negli ortaggi da foglia durante i mesi freddi, ma uno stimolo eccessivo e continuato sui centri di differenziazione cellulare può portare alla formazione di tessuti molli, privi di elementi di sostegno quindi flosci e deboli, con pochi cloroplasti, facilmente attaccabili dagli afidi succhiatori. In caso di improvvisi ritorni di freddo questi sono anche i più esposti. Quindi questi prodotti devono essere utilizzati con criterio, a inizio stagione o dopo la pausa estiva, ma sempre rispettando i tempi d’attesa indicati fra due successive distribuzioni.

A rilascio graduale

I fertilizzanti a rilascio programmato e graduale mettono a disposizione delle piante, grazie all’azione dell’acqua d’irrigazione e meteorica che bagna i granuli e li scioglie solo in superficie, mentre la matrice non permette alla parte sottostante di solubilizzarsi, nutrienti in modo pressoché costante. Questo consente alle piante di poter crescere al pieno della loro potenzialità se il fertilizzante è dosato secondo le indicazioni riportate chiaramente su ogni confezione. Nati come fertilizzanti per cespugli, i prodotti a rilascio programmato si sono rapidamente evoluti diversificandosi per le richieste delle diverse piante. La tecnologia è stata applicata a mix diversi per nutrienti così che oggi abbiamo prodotti granulari per prato, orto, acidofile, rose, alberi. Al momento dell’acquisto è importante valutare il titolo, la quantità richiesta e, in particolare, il tempo che deve trascorrere fra una somministrazione e l’altra. Questo dato è molto importante per valutare il costo effettivo che sosterremo e per appuntarsi quando sarà necessario intervenire di nuovo.

A rilascio lentissimo

I fertilizzanti a lunga emivita, come scorie Thomas, cornunghia e cuoio torrefatto, non esauriscono la loro azione in un solo ciclo annuale ma ripartiscono i loro apporti su un ciclo molto lungo. Il rilascio di nutrienti è molto lento e costante quando le condizioni, umidità e temperatura, lo consentono. Per questa ragione devono essere messi sul fondo delle buche d’impianto di alberi, arbusti e piante perenni perché potranno svolgere il loro compito quando saranno raggiunti dalle radici nel loro approfondirsi nel terreno. La prassi prevede una manciata per cespuglio, nella preparazione dei letti di semina, stessa dose per metro quadrato: vanno interrate con due mesi di anticipo.

Scorie Thomas, cornunghia e cuoio torrefatto sono prodotti considerati professionali che gli amatori devono richiedere espressamente nei garden. Non trovandoli rivolgetevi ai consorzi agrari.

Le scorie Thomas sono un prodotto secondario dell’industria dell’acciaio. Sono prive di azoto e molto ricche di fosforo e potassio, con un titolo pari a 0-8-22. Il fosforo è in forma altamente assimilabile e viene ceduto lentamente. L’apporto in microelementi è il più alto nel campo dei fertilizzanti base, non arricchiti.

 La cornunghia deriva dalla lavorazione, come il nome suggerisce, di corna e zoccoli, il cuoio torrefatto da quello della pelle e dei suoi cascami, sono quindi entrambi di origine organica.

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