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Prima che la natura si avvii al riposo invernale, molti alberi, alberelli e arbusti tingono le foglie di colori appariscenti e inaspettati, anche se di breve durata. In particolare alcune specie di aceri dal fogliame ornamentale, quelli di portamento arbustivo, diffusi nei giardini e anche in vaso sui terrazzi, le cui foglie solitamente caduche e divise in 5 lobi, assumono vistose colorazioni autunnali. È quello che si chiama foliage degli aceri.
Il genere Acer comprende circa 200 specie, originarie del continente nord americano, dell’Europa e anche della Cina e del Giappone. In genere le specie arboree sono coltivate per il legname, mentre le specie arbustive sono utilizzate e commercializzate prevalentemente per il loro fogliame ornamentale, il foliage degli aceri, che in alcune cultivar ha colore rosso, in altre assume splendide sfumature autunnali giallo dorato. Poi, per assecondare il ciclo della natura, le foglie cadranno.
Acer palmatum, portamento elegante
Noto con il termine di acero del Giappone, originario dell’Asia centrale, questa pianta dal portamento allargato (fino a 250 cm) ma elegante, raggiunge l’altezza di 4-5 m. Le foglie divise in 5-7 lobi di colore verde chiaro, in ottobre per il foliage degli aceri, assumono una bellissima colorazione rosso arancio. Per questo motivo, e per la sua eleganza, questa specie è la progenitrice di numerose cultivar, oggi molto diffuse nei giardini di tutto il mondo. È una pianta di lento accrescimento, perfetta per essere usata isolata in giardino o in terrazzo, in grossi contenitori. Date le numerose cultivar presenti sul mercato, è possibile scegliere esemplari innestati molto bassi, quasi a terra o anche ad altezze superiori al metro: in questo caso per il foliage degli aceri si ottengono chiome quasi pendule e ricadenti e piante che non si alzano molto ma tendono invece ad allargarsi sino a 3 metri.
Acer rubrum: rosso fuoco
Tra i piccoli alberi, il foliage degli aceri rossi è forse il più bello: la colorazione autunnale è di un rosso brillante vivo, veramente unico con la foglia divisa in 5 lobi di colore scuro sulla pagina superiore e più chiaro su quella inferiore. L’albero raggiunge l’altezza di 5-7 m e il diametro di 3-4 m, è originario delle regioni nord orientali dell’America settentrionale e ha un accrescimento piuttosto lento, con forma della chioma tondeggiante. Il foliage degli aceri rossi è garantito solo per piante collocate in posizioni di pieno sole ed in terreni silicei, anche se tollera quelli calcarei. Preferisce posizioni riparate dai forti venti. Si utilizza isolato o in piccoli gruppi, può essere utilizzato per la decorazione di piccoli vialetti.
Acer japonicum, foglie piccole, rosa intenso
Originario del Giappone, raggiunge l’altezza di 6-8 m e un diametro della chioma di 3-5 m, ma in tempi lunghi. Ha un portamento compatto e denso, pur essendo leggero ed elegante. La foglia è piccola, divisa in 7-11 lobi e, rispetto all’Acer palmatum, appare con incisioni meno profonde. Il foliage degli aceri giapponesi assume una bella colorazione rosa intenso che vira al rosso. Ne esistono diverse cultivar che cambiano per dimensioni e colore del fogliame. Anche questa specie si può utilizzare oltre che in piena terra, in grossi mastelli o contenitori per i quali è decisiva la scelta del terriccio di coltivazione che deve essere ricco ma ben drenato.
La posizione più idonea
Gli aceri, in generale, sono piante adatte al clima continentale. In particolare il palmatum e lo japonicum, richiedono posizioni riparate dai forti venti dominanti e posizioni di mezz’ombra. Infatti hanno le foglie delicate che, se in primavera sono troppo esposte al sole e al vento, possono seccare agli apici o mostrare dei disseccamenti nella parte centrale. La posizione ideale è sotto a un albero con fogliame leggero, o in esposizioni Est o Ovest, se in grado di evitare il solleone delle ore centrali della giornata. L’Acer rubrum, invece, si può utilizzare anche in pieno sole. Tutte le tre specie, nelle zone litoranee del Mediterraneo, vanno collocate in posizioni ben riparate dal sole e dai possibili venti salmastri.
Come metterli a dimora
La messa a dimora è consigliabile tra fine novembre e fine febbraio, per favorire l’attecchimento e la ripresa vegetativa primaverile.
Una volta scelta la posizione più adatta, si scava la buca che dovrà essere ampia, almeno tre volte la dimensione della zolla e profonda il doppio.
Nel caso di terreno molto compatto si scaverà una buca ancora più ampia.
In condizioni di terreni poco permeabili, predisporre sul fondo della buca uno strato di materiale inerte (argilla espansa o ghiaia grossolana) spesso 10-15 cm per evitare che l’acqua possa ristagnare e causare marciumi radicali.
Mentre Acer rubrum tollera il calcare, sebbene preferisca suoli silicei, gli Acer palmatum e Acer japonicum prediligono terreni sub acidi (pH 6-6,5): se il vostro terreno non ha queste caratteristiche, per ogni buca aggiungere un ammendante acidificante come terriccio acido o torba, in quantità di 40-60 litri.
Si aggiunge poi uno strato di 4-6 cm di spessore di stallatico, miscelato con un concime granulare a lenta cessione alla dose di 40-60 grammi, mescolando il tutto con la terra di scavo.
Una volta completata l’operazione, si posiziona la zolla al centro della buca e si riempie accuratamente lo spazio tra parete della buca e zolla, evitando di lasciare spazi liberi con pericolose sacche d’aria.
Conclusa l’operazione si crea un tondello per trattenere l’acqua di irrigazione e poi si bagna abbondantemente.
Poche cure
Le piante richiedono poche cure, limitate alla rimozione dei rami secchi che le piante producono peraltro solo in età adulta. Nel caso di esemplari innestati va fatta attenzione alla possibilità che lungo il fusto, al di sotto del punto d’innesto, non si formino dei getti di selvatico che vanno prontamente rimossi, tagliandoli a filo della corteccia.
Attenzione a due malattie
Questi aceri devono essere irrigati senza eccessi, sempre dannosi. Infatti, sono soggetti a tracheoverticillosi, malattia provocata da funghi che causano rapidi ed improvvisi avvizzimenti dei germogli o di interi rami, portandoli alla morte.
Questi appassimenti non vanno confusi con carenza d’acqua; infatti se si dovesse bagnare la pianta colpita da questi sintomi, non si farebbe altro che favorire il fungo che porta a morte la pianta. Per avere la conferma dell’infezione occorre tagliare un rametto colpito e notare se siano presenti degli imbrunimenti nella sezione di taglio; se così fosse, non essendoci prodotti fungicidi in grado di contrastare l’infezione, occorre estirpare la pianta morente e non ripiantare per lungo tempo altri soggetti di acero nella stessa posizione.
Nel caso di terreni troppo umidi e con scarso drenaggio, un altro problema può essere l’infezione causata dal fungo (Armillaria mellea), agente del marciume radicale fibroso.
Perché cambiano i colori
La maggior parte delle piante ha le foglie verdi a causa della presenza della clorofilla, un pigmento che ha lo scopo di captare la luce solare. Tuttavia nelle foglie sono presenti anche altri pigmenti, per esempio carotenoidi, xantofille, antociani e altri, in percentuali inferiori rispetto alla clorofilla, che hanno anch’essi la stessa funzione e catturano i colori giallo, arancione, rosso e bronzo. Questi pigmenti non sono visibili in estate perché coperti dalla predominanza della clorofilla ma, quando in autunno questa viene demolita per recuperarne i costituenti essenziali, ecco che si manifestano sulla foglia e ci regalano bellissime colorazioni nei toni dorati.
In alcune condizioni climatiche, di altitudine e di esposizione, la colorazione autunnale è più intensa, in altre è inferiore. In particolare è molto importante l’escursione termica tra giorno e notte: per esempio, gli autunni con periodi piovosi e poco soleggiati, e quindi con escursioni termiche limitate tra giorno e notte, non portano le foglie ad avere una bella colorazione intensa.
E a tutti sarà capitato di notare come in ottobre, alcune piante in montagna assumono una vistosa colorazione del fogliame, mentre le stesse, nei giardini di pianura, non sono così vivaci e belle. Questo accade perché in alta quota, in autunno, sono presenti forti escursioni termiche tra notte e giorno che, come detto, favoriscono una migliore colorazione del fogliame.