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In estate il prato ha bisogno di tre fattori per crescere: acqua, nutrimento, luce. E tutti e tre questi fattori devono essere considerati al netto delle perdite che inevitabilmente si registrano. Se questo è facilmente intuibile per i nutrienti che non sono assorbiti dalle radici ma sono trascinati via dall’acqua, meno facile è valutare quanta dell’acqua somministrata vada persa. Nel prato le voci di perdita, poco rilevanti singolarmente, danno una sommatoria che può raggiungere la metà del volume distribuito.
Gli sbagli più frequenti: ecco come evitarli
- Irrigare poco e spesso, oltre ad essere inefficace, stimola uno sviluppo superficiale delle radici. Si consiglia di non distribuire mai meno di un centimetro d’acqua per turno, e mai meno di due la settimana con temperature fresche o di cinque con giornate calde.
- Annaffiare in modo non uniforme a causa di un’errata progettazione dell’impianto o per un mancato funzionamento dello stesso che porta ad avere zone fradice e aree poco raggiunte. Per misurare la quantità erogata collochiamo sul terreno un contenitore da posizionare in punti diversi confrontando il livello dell’acqua raccolta a fine ciclo.
- Lasciare il feltro sul prato rappresenta un impedimento agli scambi fra il terreno e l’ambiente. Il feltro si forma a causa dei residui morti delle piante non raccolti completamente. Una volta insediato sul prato, non solo rallenta gli scambi gassosi, l’evapotraspirazione e la risalita d’acqua per capillarità, ma ostacola anche l’assorbimento d’acqua da parte del terreno. Il feltro ne assorbe una parte come fosse una spugna e la trattiene, facendola evaporare quando raggiunto dal sole. Per evitarlo serve un passaggio con il rastrello manuale a raggiera e denti flessibili dopo ogni taglio, per rimuovere i detriti più piccoli, quelli sfuggiti al cestello raccoglitore e una parte di feltro.
- La compattazione del terreno impedisce all’acqua di penetrare raggiungendo le radici. Per contrastarla pratichiamo il carotaggio del terreno o utilizziamo un arieggiatore che rompe anche il feltro. Un terreno arieggiato, smosso e irrigato favorisce lo sviluppo delle radici, e, di conseguenza, anche della parte aerea.
- La lotta alle malerbe è sempre consigliata perché sono delle formidabili competitrici. Grazie agli apparati radicali estesi e profondi che possono catturare tutta l’acqua sfuggita alle radici del cotico conservano un tasso di crescita elevato, anche quando non si irriga il prato.
Gli orari giusti
Per evitare gli sprechi è bene irrigare, o fare partire l’impianto automatico, in orari serali, notturni o di mattino presto così che il terreno e il cotico non siano caldi e le perdite per evaporazione siano minime. Nei giorni di vento è meglio rimandare l’intervento, se non strettamente necessario, perché le perdite sono elevate e la distribuzione irregolare. Dopo una pioggia che, verificato il livello della vaschetta libera che in un giardino non deve mai mancare, valutare se continuare a bagnare o posticipare l’intervento.
La verifica dell’impianto automatico
Chi ha l’impianto di irrigazione deve verificarne il corretto funzionamento. Questo si esegue quando è in funzione, quindi anche in orario serale o notturno, non restando a osservare sotto il portico o in balcone, ma camminando sul cotico per capire se esistono punti che non sono raggiunti o, all’opposto, ricevono troppa acqua. È necessario eseguire questa verifica empirica almeno una volta a inizio estate perché quando a segnalarci un errato funzionamento dell’impianto è l’ingiallimento o il diradamento del cotico, potrebbe essere tardi per intervenire e tentarne un recupero.
La manutenzione degli erogatori
Provvedete a pulire e verificare tutti gli erogatori, smontandoli e trattandoli con un anticalcare (basta lasciarli a bagno in un economico aceto di vino per qualche ora), sostituendo tutti quelli danneggiati. Importante è provvedere a ripristinare il livello degli erogatori rispetto al terreno perché i trascinamenti verso il basso sono molto frequenti. Un erogatore più basso non coprirà la zona assegnatagli in progetto ma una più ristretta e concentrerà una gran quantità d’acqua nelle immediate vicinanze creando una zona asfittica dove la sopravvivenza del cotico può diventare difficile. Gli erogatori, di qualsiasi tipo essi siano, devono essere considerati come una parte non solo soggetta a manutenzione ma anche a usura che andrà verificata e cambiata nel tempo, che non potrà durare quanto la vita intera della rete di distribuzione e, auguriamocelo, della centralina.
Il tubo di gomma di qualità
Chi non ha l’impianto di irrigazione deve bagnare il prato con il tubo di gomma. Muoversi fra le diverse aiuole, impone al tubo torsioni continue che solo una gomma di qualità, magari rinforzata al suo interno con una trama di fibre, può reggere nel tempo senza deformarsi e senza creare quei “punti deboli” che facilmente si ripiegano su se stessi rallentando o impedendo il flusso dell’acqua. Pochi sono quelli che al momento dell’acquisto prestano attenzione alla qualità del tubo di gomma che dovrebbe essere a pieno titolo considerato un attrezzo di lavoro. Ricordatevi che, per quanto resistente, non dovrebbe sopportare la compressione causata dal passaggio di un’automobile, non dovrebbe essere lasciato al sole e dovrebbe essere, dopo ogni uso, riavvolto sull’apposito carrello avvolgitubo o raccolto in larghi giri su un’apposita staffa da muro, poco ingombrante e molto comoda. Operativamente chi decide di utilizzare spesso il tubo per annaffiare provveda a piantare picchetti di legno alti 40 cm fuori terra negli angoli delle aiuole, così che spostandosi da uno spazio all’altro non si rischi di trascinarlo sulla vegetazione rovinandola. Ricordatevi di tenere un flusso continuo e basso, senza forzare l’uscita dell’acqua. L’acqua deve raggiungere il terreno senza smuoverlo, e, in particolare, senza scoprire gli apparati radicali.