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Le malve, tutte le specie, sono fra le piante più care all’uomo per ragioni alimentari, da sempre se ne consumano i germogli e le foglie più tenere nelle insalate, e per ragioni curative perché fanno parte della farmacopea popolare: già Plinio indicava con il termine “malva” (dal greco, malakos, molle) le piante con proprietà emollienti. Le malve oltre a essere utili, sono belle e generose, capaci di una vegetazione vivace e abbondante, di una fioritura copiosa, colorata e prolungata. In più sono facili da coltivare e da moltiplicare. Queste caratteristiche ornamentali sono comuni a tutta la famiglia delle Malvaceae: non importa siano le grandi altea, le malve tenute nell’orto e sotto le viti, la robusta lavatera che crea grandi cespugli nelle regioni calde, o la straniera anisodontea che possiamo trovare alle mostre di qualità.
Le grandissime Althaea, conosciute come malvarosa o malvone
Grandi, grandissime, talvolta fuori scala, le Althaea o Alcea, un tempo erano chiamate “begli uomini”, per via del loro portamento eretto, per la taglia che le porta a svettare su tutte le altre erbacee di bordura e per la ricca fioritura sempre in colori vistosi che in contesto agreste non potevano non richiamare il “vestito della festa”. Sono piante erbacee vigorose e ostinate, dai grandi fiori campanulati, semplici o doppi, in una vasta gamma di colori, che si aprono per tutta l’estate a partire da giugno. Il genere Althaea comprende dodici specie; a essere coltivata oggi è la specie A. rosea e in particolare i suoi ibridi.
Come alte bordure
In giardino si utilizzano a gruppi, come elemento alto di una bordura, in uno spazio libero all’interno di una siepe, lungo un muro di cinta basso così da creare per chi osserva dall’esterno una piacevole cortina colorata, sempre libere di disseminarsi.
Le cure necessarie
La taglia è fortemente influenzata dal tipo di terreno e di esposizione e i migliori risultati si hanno in substrati di buona fertilità, tendenzialmente pesanti, mantenuti freschi e ben esposti al sole. In substrati seccagni e sabbiosi le piante fioriscono in anticipo ma si arrestano ad altezze più contenute. Si irrigano al piede con generosità per tutto il periodo dello sviluppo e, se non si utilizzano i semi, se ne può impedire la formazione rimuovendo i calici sfioriti. Al termine della fioritura, anche se molti non eseguono questa pratica, si recidono i fusti a una spanna dal terreno, rispettando, se ancora vitali, le foglie basali. Il taglio anticipato, porta in genere allo sviluppo di una seconda serie di assi fiorali più esili, seppur fioriferi.
Fioriture biennali
Le piante fioriscono nel secondo anno di vita limitandosi nel primo a sviluppare un cespo di foglie basali di colore verde chiaro, tomentose e ruvide al tatto, composte di un numero variabile di lobi, cinque o sei. Nel secondo anno raggiungono un’altezza di circa un metro e mezzo mentre, se coltivate come perenni, a pieno sviluppo, superano, e a volte non di poco, i 250 cm. In tal caso devono essere tutorate se poste in luoghi ventosi o se nell’annata precedente hanno mostrato la tendenza ad allettare. A dispetto della taglia elevata e dei molti elementi meccanici presenti nel fusto all’arrivo del gelo disseccano completamente la parte aerea ed è bene segnalare sul terreno la loro presenza per non commettere l’errore di lavorare il terreno. Nei climi con inverni molto freddi, minime sotto i -10°C è consigliato proteggere il piede con un cumulo di terricciato di letame da spargere al piede a primavera come fertilizzante.
Le varietà
Ne esistono diverse varietà, la più famosa e la più ricercata è “Nigra” dai fiori di colore scuro, semplici, spesso trattata come annuali, la serie “Simpled mix” che in passato tanto successo ha avuto con fiori di colori diversi, la serie “Charter’s plena” a fiori doppi, in particolare “pink” di rosa inteso e “violet”, viola deciso. “Mars magic” è di colore rosso vivo, “Polar star” è bianca, mentre “Parkallee” ha piccoli fiori avorio.
Malva moscata, una ribelle che ha conquistato i giardini
Malva moscata, nome latino Malva moschata, la tipica malva di montagna, è fra le più belle ed per questa ragione è divenuta un’apprezzata pianta da giardino. Le corolle grandi, vivacemente colorate ma mai chiassose, impreziosiscono i prati non falciati e i pascoli dall’estate fino all’arrivo del freddo, richiamando un gran numero di insetti pronubi come farfalle e bombi, così come possono farlo nelle aiuole, nelle bordure, nei parchi o ai margini della proprietà. È pianta erbacea perenne anche se non troppo longeva, capace di rinnovare i cespi per la grande capacità di disseminazione, generalmente a corto raggio.
Gruppi di corolle rosa
I fusti si presentano tomentosi con peli semplici e traslucidi e, se strofinati, con vago odore di muschio. Portati eretti, sono di sezione angolosa, alti anche oltre i 70 cm. In terreni sassosi, di risulta, tendenzialmente seccagni, lo sviluppo può risultare molto ridotto arrestandosi intorno ai 30 cm. Le foglie posizionate nella parte inferiore del cespo sono simili a quelle della malva comune, picciolate, a lamina intera, arrotondate e cordate, quelle poste nella parte alta, dove si posizionano anche i fiori, sono lacinie larghe e lineari, e spesso, ad un’osservazione frettolosa, sono le uniche ad essere individuate. I fiori hanno una corolla rosa, dalle tinte più tenui ai toni carichi, formata da cinque petali, grande, fino a 5-6 cm di diametro. Ogni petalo è percorso da sottili venature longitudinali di colore più scuro, quasi violetto. Ha forma obovata, tronca all’apice e divisa in due lobi. Al centro ben evidente compare uno stame che, quando è in contrasto di colore, fa assumere al fiore un aspetto simile a quello di un piccolo ibisco. Al fiore succedono dei frutti chiamati cocche, talvolta pelose, che possono ricordare, quando verdi, un bocciolo in fase di ingrossamento, e che a maturazione diventano color paglia per poi imbrunire, fessurandosi e lasciando cadere i piccoli semi, sferici e neri.
Selvatica dal portamento disordinato
Diffusa sia sulle Alpi sia sugli Appennini, se ne raccogliete i semi per portarla nel vostro giardino ricordate che le malve selvatiche, rispetto alle varietà disponibili per il giardinaggio, sono meno folte e con portamento più “disordinato”. Come in natura sono possibili attacchi di ruggine che si presenta come piccole puntinature sulle foglie di colore arancione destinate ad imbrunire. Piante versatili si adattano alla maggior parte dei terreni preferendo però substrati fertili, freschi ma ben drenati, caldi ma non seccagni. L’esposizione migliore è quella luminosa ma ombreggiata nelle ore centrali della giornata per garantire una più lunga durata dei fiori e della fioritura.
Le cure per la malva moscata
Nei terreni fertili la crescita è rapida e le piante hanno spesso bisogno di essere dotati di tutori perché la maturazione dei tessuti meccanici di sostegno non procede con la stessa velocità. Nei terreni di limitata fertilità e con minori disponibilità idriche le piante non raggiungono uno sviluppo paragonabile ma non hanno bisogno di sostegni e mostrano, al contrario di quanto si possa credere, una maggiore longevità. All’arrivo del gelo tagliare i fusti alla base e proteggere con una buona pacciamatura di terricciato di foglie.
Lavatera, prospera al caldo
Originarie di un’areale che comprende buona parte del nostro Paese, Lavatera è un genere un tempo classificato come semplice malva. È una pianta spontanea che è possibile incontrare con maggiore frequenza al sud, in particolare in Sicilia. La sua coltivazione come pianta da giardino ne ha favorito la diffusione nell’ambiente grazie ai numerosi piccoli semi. Facilmente acclimatabili possono essere, in base alle condizioni ambientali, annuali, biennali o perennanti.
Lavatera arborea detta anche “malva reale” è specie biennale, dotata di una certa resistenza al freddo, che per la taglia elevata, fino a 300 cm, può essere utilizzata nelle siepi e negli arbusteti per portare una nota di colore insolito e ricercato. I fiori, tipici della famiglia, per la variegatura, e la forma, ricordano un poco più da vicino quelli degli ibischi. Con un diametro di circa 5 cm fioriscono da maggio ad agosto. Le foglie, morbide e vellutate, sono di forma lobata. Le piantine si mettono a dimora a una distanza di mezzo metro in un terreno non troppo ricco di nutrienti, soleggiato, ma riparato dal vento per impedire pericoli di allettamento.
Lavatera agrigentina, non passa inosservata perché seppur nota nella forma, simile a quella di tutte le altre malve, ha un colore tutto suo. Giallo carta di riso, luminoso e quasi trasparente. Ben accestita si allarga sul terreno con forza. Ha bisogno di terreno ben drenato con una forte componente sabbiosa.
Anisodontea, ricercata raffinatezza
Anisodontea malvastroides, pianta originaria dell’Africa meridionale, assomiglia alla malva o alla lavatera. I fiori sono piatti, piccoli, con un tenue profumo, di colore e tessitura delicata, fra il bianco e il rosa. Si presentano come un denso ciuffo di fusti eretti poco ramificati che si allungano nel tempo fino a superare il metro di lunghezza. Le foglie, aromatiche se passate fra le dita, sono rugose al tatto, in forma di tre lobi.
Proteggerle dal freddo
Fiorisce a lungo, da maggio fino all’arrivo dell’autunno, in modo continuo anche se non esplosivo. Una potatura primaverile, accorciando i rami a un terzo della loro lunghezza, senza intaccare il legno vecchio, aiuta a migliorare la produzione di fiori e lo sviluppo di ramificazioni secondarie. Sensibili al gelo, le Anisodontea possono essere coltivate all’aperto solo dove l’inverno è mite, sempre proteggendole. In vaso devono essere riparate in serra tiepida o in casa in locali luminosi, ma non troppo caldi e non troppo asciutti. Pianta originarie di regioni calde con terreni di natura sabbiosa non sopportano i ristagni e devono essere bagnate solo quando il terreno si è perfettamente asciugato. Ogni due settimane utilizzate un fertilizzante per piante da fiore. Oltre alla semina si può ricorrere a fine estate alla tecnica della talea prelevando le cime dei rami che non hanno fiorito.
Le varietà di Anisodontea
Tra le varietà, segnaliamo la delicata Anisodontea malvastroides “Cristal rose” con petali di colore chiaro dalla base fucsia che si allarga in sottili venature. La forma particolare, più stretta alla base, così che non si sovrappongono, lascia spazio a un prezioso intarsio di colore verde smeraldo del calice. La varietà “El rayo” della specie Anisodontea capensis ha colore rosa confetto intenso nella parte esterna della corolla, parte mediana rosso intenso venato, e centro chiaro con intarsi verdi meno evidenti perché tenui. Ha boccioli allungati e foglie che sembrano miniature di quelle del fico.
CONSIGLI VALIDI PER TUTTE LE PIANTE
Moltiplicarle
I semi si raccolgono quando i frutti si sono colorati e iniziano ad aprirsi: si taglia il peduncolo e si conservano in un sacchetto di carta da pane al buio e in luogo fresco con temperatura stabile. Si seminano nel prossimo marzo in cassone freddo per trapiantare le pianticelle in vivaio o in vaso fino all’autunno quando potranno essere messe a dimora distanziate da 40- 50 cm una dall’altra così da garantire uno spazio sufficiente per una crescita armonica. Nel caso il loro sviluppo non sia soddisfacente si possono riparare per rimandare il trapianto a primavera.
Per la salute
Althaea rosea da sempre è conosciuta e apprezzata anche per le proprietà benefiche sulla salute, come ci ricorda Plinio. I fiori, raccolti appena sbocciati ed essiccati all’ombra, sono ricchi di mucillagini e quindi hanno sull’organismo effetto emolliente ed espettorante utili per curare tosse, raffreddore e altri disturbi tipici dell’autunno. Per assumerli si consiglia l’infuso: si mette sul fuoco una tazza d’acqua, quando bolle si aggiunge un cucchiaino di fiori essiccati e dopo 5-7 minuti si filtra. Se ne possono consumare due tazze al giorno da assumere a piccoli sorsi con l’aggiunta di un cucchiaino di miele. Una manciata di fiori essiccati racchiusi in un sacchettino di stoffa da aggiungere all’acqua del bagno hanno un effetto emolliente in caso di pelle arida, arrossata o irritabile.