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Il termine “malerba” definisce qualsiasi specie a struttura erbacea che cresce dove non dovrebbe: nei tappeti erbosi, nell’orto, nelle coltivazioni di pieno campo, interferendo con le specie vegetali poste a dimora per scopi ornamentali o produttivi. Le malerbe si propagano prevalentemente tramite seme (alcune specie ne producono sino a circa diecimila all’anno) che, trasportato dal vento o dalle piogge, cade sul terreno e qui germina. La presenza delle erbe infestanti in un prato è principalmente dovuta all’incuria: in caso di cattiva manutenzione, il prato non si presenta come un tappeto erboso fitto e denso che impedisce il contatto tra il seme dell’erba infestante e la terra, ma ha dei “buchi”, spazi lasciati liberi dall’erba “buona”, dove i semi delle infestanti possono germogliare. Per evitarle, quindi, sono necessarie pratiche agronomiche preventive. Se niente è stato fatto è possibile ricorrere al diserbo manuale – il più efficace – o, in caso di presenza molto fitta, ai prodotti chimici in commercio.
Foto prodotti contro erbacce
Perché prendono il sopravvento
Le infestanti sono più competitive rispetto alle essenze che vanno costituire il tappeto erboso, in quanto sopravvivono più a lungo in condizioni di perdurante siccità, di alte temperature e nei casi di prolungato ristagno idrico nel terreno. Inoltre sono molto resistenti nei confronti dei normali parassiti che aggrediscono le specie erbacee di pregio che costituiscono il tappeto erboso.
Due gruppi di malerbe
Le erbe infestanti vengono schematicamente suddivise in due gruppi, differenti sia botanicamente, sia per le modalità di crescita e di sviluppo:
“A FOGLIA STRETTA” appartengono alla Famiglia delle Graminaceae (la stessa alla quale appartiene la maggior parte delle erbe “buone” impiegate per costituire un tappeto erboso) ed alla Classe delle Monocotiledoni. Si riconoscono per le lamine fogliari sottili (larghezza massima 1-1,5 centimetri), per le nervature fogliari parallele, per un ciclo di vita prevalentemente annuale e per la grande difficoltà che si ha nell’eliminarle. Le più diffuse nei prati domestici, soprattutto in periodo tardo primaverile-estivo sono: Cynodon dactylon (gramigna), Setaria viridis (pabbio), Digitaria sanguinalis (digitaria), Poa annua (poa), Eleusine indica (eleusine).
“A FOGLIA LARGA” appartengono a diverse Famiglie botaniche, raggruppate nella Classe delle Dicotiledoni. La definizione sta ad indicare la maggior larghezza delle lamine fogliari (in media 2-3 centimetri, sino ad un massimo di 5-7 centimetri) rispetto a quella delle infestanti a foglia stretta. Hanno ciclo annuale, biennale o perenne e foglie con nervature non parallele. Nei tappeti erbosi domestici le più diffuse sono: Taraxacum officinale (tarassaco), Trifolium repens (trifoglio), Veronica persica (veronica), Plantago major (piantaggine), Potentilla reptans (potentilla), Bellis perennis (margheritina), Euphorbia maculata (euforbia).
Il metodo migliore per eliminarle: quello manuale
Per controllare le infestanti in un prato, il sistema più impegnativo ma certamente il più ecologico e vantaggioso è quello manuale. Ai fini della riuscita dell’operazione, è importante rispettare alcune regole:
- saper riconoscere le infestanti per evitare di estirpare specie utili;
- intervenire quando l’erbaccia è ben visibile, ma non eccessivamente alta, sempre prima di un taglio e mai dopo;
- agire su prato ben bagnato, poiché l’umidità rende più agevole l’estirpazione;
- asportare la maggior parte possibile di apparato radicale dell’infestante e non solo le foglie;
- utilizzare strumenti adeguati e poco invasivi sul prato: indicati sono coltelli o coltellini e non palette o vanghette;
- se la superficie rimasta spoglia dopo l’estirpazione delle infestanti è significativa, riseminare subito con adeguato miscuglio (miscele di diverse varietà di Lolium perenne).
Quando e come è necessario ricorrere alla chimica
Se sul prato sono presenti più di 8-10 esemplari di infestanti per metro quadrato di superficie inerbita, l’estirpazione manuale diventa improponibile e il ricorso al diserbo chimico diventa l’unica soluzione in grado di risolvere il problema. Il controllo delle infestanti tramite l’utilizzo di diserbanti (detti anche “erbicidi”) è un metodo semplice, ma non ecologico, perché si impiegano molecole chimiche di sintesi, non essendo ancora disponibili principi attivi naturali capaci di eliminare le malerbe, preservando il prato.
Rispettare le norme di sicurezza
I diserbanti sono prodotti dotati di tossicità più o meno alta a seconda delle molecole che li compongono. Pertanto vanno gestiti e utilizzati nel rispetto delle basilari norme di sicurezza, valide per tutti gli antiparassitari:
- utilizzo dei soli erbicidi registrati per distribuzione su tappeti erbosi;
- conservazione dei prodotti in luogo isolato ed inaccessibile a chi non autorizzato;
- conoscenza della denominazione esatta dei diserbanti, da riportare correttamente agli operatori medici nel caso di contatto o ingestione accidentali;
- distribuzione effettuata con macchinari adeguati (pompe a spalla e non innaffiatoi!) perfettamente funzionanti, onde evitare deleterie fuoriuscite o perdite di prodotto;
- protezione dell’operatore con guanti, mascherina, occhiali e tuta;
- divieto di accesso nelle zone diserbate per almeno 24 ore successivamente al trattamento;
- subito dopo l’intervento risciacquare abbondantemente i contenitori e gli strumenti utilizzati per il diserbo.
Sul prato solo i prodotti chimici selettivi
I diserbanti selettivi eliminano le infestanti preservando pienamente le specie utili che compongono il tappeto erboso. Sono diversi chimicamente a seconda che agiscano su malerbe a foglia stretta, oppure a foglia larga: non esiste un erbicida attivo contemporaneamente contro tali due gruppi di infestanti. I diserbanti totali eliminano qualsiasi specie vegetale, utile o dannosa, quelli selettivi indirizzano invece la loro azione solo verso le infestanti. Sui prati vanno pertanto utilizzati diserbanti selettivi.
Come agiscono
Alcuni erbicidi agiscono in pre-emergenza, nei confronti dei semi delle infestanti presenti nei primi centimetri di suolo ed in fase di germinazione, altri sono attivi in post-emergenza, sulla vegetazione ormai ben visibile delle malerbe: i primi sono più indicati per le infestanti a foglia stretta, i secondi per quelle a foglia larga. L’effetto del diserbante sulle foglie delle malerbe si inizia a notare circa 4-5 giorni dopo il trattamento ed è reso evidente da un ripiegamento o attorcigliamento di queste, che in breve avvizziscono, spesso dopo aver assunto una colorazione rossastra, permanendo invece perfettamente verde ed integro il tappeto erboso circostante. Le infestanti disseccate si asportano facilmente con il taglio o con un rastrello.
Principi attivi
Sono molteplici, anche nell’ambito dello stesso gruppo di malerbe da controllare e spesso nella formulazione commerciale risultano presenti più principi attivi, al fine di aumentare l’efficacia del diserbante. I prodotti commerciali sono in forma liquida, granulare o polverulenta: a livello domestico sono preferibili i liquidi, meglio distribuibili e più rapidamente efficaci.
- Principi attivi contro infestanti a foglia stretta in pre-emergenza: Pendimetalin.
- Principi attivi contro infestanti a foglia stretta in post-emergenza: Fenoxaprop p-etile.
- Principi attivi contro infestanti a foglia larga in post-emergenza: Dicamba, 2,4 D MCPA, MCPP, Fluroxipir, Triclopyr.
Epocaca d’intervento: è importante
Per poter essere attivate, le molecole del diserbante necessitano di temperature minime. I primi interventi si eseguono contro le infestanti primaverili, indicativamente in aprile-maggio, quando le temperature minime notturne sono stabilmente al di sopra dei 12-14 °C. Al di sotto di tali valori, le molecole delle sostanze diserbanti sono scarsamente efficaci. Eventuali malerbe presenti prima di tale periodo andranno estirpate manualmente oppure tenute sotto controllo con frequenti tagli. Diserbi estivi generalmente non comportano particolari inconvenienti, purché non si intervenga in presenza di temperature eccessivamente alte (oltre 30 °C), dannose perché possono amplificare eccessivamente l’effetto erbicida, potenzialmente a scapito anche del tappeto erboso. A partire da fine settembre (al Nord) gli interventi di diserbo vanno sospesi.
Per garantire l’efficacia dei trattamenti
Affinché l’efficacia del diserbante sia massima e il prodotto risulti innocuo per il prato, è indispensabile attenersi a fondamentali indicazioni operative:
- non diserbare prati giovani, ovvero al di sotto dei 6-8 mesi di vita;
- attenersi alle dosi indicate in etichetta e non superarle;
- effettuare i diserbi in assenza di vento (onde evitare pericolosi fenomeni di deriva) in giornate non umide e con la certezza di assenza di piogge per almeno le 24 ore successive al diserbo;
- intervenire su un tappeto erboso ben irrigato (è opportuno bagnarlo bene il giorno precedente) in quanto la molecola erbicida non viene assorbita da foglie di malerbe appassite;
- diserbare un prato tagliato da 5-7 giorni, in modo da colpire i giovani ricacci delle infestanti, ben più sensibili rispetto alle piante adulte;
- nebulizzare finemente la soluzione erbicida ed evitare la dispersione di gocce troppo grosse, meno efficaci nel penetrare nel tessuto fogliare delle infestanti;
- nei due giorni dopo il diserbo, il prato non va bagnato, al fine di non dilavare o diluire il prodotto erbicida distribuito;
- ripetere il trattamento diserbante non prima di un mese: se si opera correttamente e se il tappeto erboso non è eccessivamente infestato da malerbe, generalmente bastano 2-3 interventi nel corso della stagione vegetativa.
Totali: dove non c’è il verde
I diserbanti totali hanno la capacità di eliminare qualsiasi forma vegetale e si impiegano per liberare completamente dalla presenza di specie vegetali indesiderate aree quali sentieri, viali e vialetti interni a parchi o giardini, marciapiedi, piazzole di sosta per auto, cortili. Vengono anche utilizzati per eliminare rapidamente e facilmente vecchi tappeti erbosi, al fine di sostituirli, tramite semina o posa di zolle inerbite, con nuova copertura. I diserbanti totali hanno la capacità di eliminare qualsiasi forma vegetale, erbacea, semiarbustiva o arbustiva, agendo tramite assorbimento attraverso le porzioni verdi delle piante (foglie, germogli, steli, fusticini non lignificati) e successiva traslocazione nelle parti interne. Gli erbicidi totali hanno effetti più rapidi e duraturi di quelli selettivi: l’efficacia del diserbo inizia a manifestarsi indicativamente a distanza di 2-3 giorni dal trattamento, con sintomi quali arrossamenti, ingiallimenti, disseccamenti della vegetazione. Essendo velenosi per la vegetazione, vanno distribuiti con molta attenzione, specialmente se si opera in aree adiacenti a quelle coltivate, con dispositivi di erogazione dotati di ugelli schermati, onde evitare pericolosi fenomeni di deriva verso le specie vegetali utili. Sono fondamentalmente due i principi attivi, di origine chimica, che costituiscono i diserbanti totali: glifosate (il più noto e diffuso) e sodio clorato. Un principio attivo, dotato di buona efficacia erbicida totale, di provenienza vegetale è l’acido pelargonico, estratto da alcune varietà di pelargoni.