Contenuti trattati
Da metà febbraio a fine marzo fiorisce la mimosa, uno splendido albero sempreverde che ama il clima mediterraneo, necessita di poche annaffiature e richiede potature calibrate.
Come prendersi cura della pianta di mimosa in giardino
La mimosa è un sempreverde che regala fronde leggere e mosse, ma teme il freddo prolungato e le gelate (già a -5°C soprattutto gli esemplari giovani e le varietà più delicate possono morire). La sua coltivazione è pertanto consigliata solo dove il gelo è un evento eccezionale, nelle zone costiere e calde. In giardino deve essere posta al sole, al riparo da vento e correnti d’aria; l’ideale sarebbe vicino a un muro che possa riflettere il calore.
La mimosa è una pianta imponente, che raggiunge rapidamente i 10 metri d’altezza e oltre, facile da coltivare. Tuttavia, richiede potature molto attente perché sui rami primari, a metà del tronco, si sviluppano rami divergenti che fuoriescono dalla sagoma.
La pianta adulta è molto resistente alla siccità, ma le annaffiature non vanno tralasciate nei primi due anni di vita, ovvero fino a che l’esemplare non abbia attecchito completamente.
Bisogna ricordare che l’apparato radicale della pianta si sviluppa radente la superficie del terreno e va quindi protetto sia dagli agenti atmosferici, sia dai lavori di pulizia e aerazione del terreno. Solo così non si rischia di spezzare le radici e incentivare la crescita dei polloni.
In alternativa alla piena terra, per chi volesse far crescere la mimosa in climi più freddi, può optare per la coltivazione in vaso, in modo che sia più facile proteggere la pianta all’arrivo dell’inverno coprendola con un telo di TNT, oppure trasferendola in serra protetta; in questo caso, le regole da rispettare sono la scelta di un vaso adeguatamente ampio (e dotato di fori di drenaggio) e il cambio di contenitore da effettuare una volta all’anno.
Le annaffiature dovranno essere regolari e abbondanti durante i mesi più caldi, poiché si assicuri alla pianta un drenaggio efficiente: come spesso accade, i ristagni idrici rappresentano una pericolosa minaccia alla sua salute.
Mimosa albero: caratteristiche
La mimosa, genere Acacia, è apprezzatissima anche per via della splendida fioritura gialla e delicatamente profumata che ricopre tutta la chioma durante l’inverno (in genere da febbraio alla seconda metà di marzo, ma a seconda della varietà e delle condizioni climatiche può cominciare anche a gennaio) prima dell’emissione delle foglie.
La specie più diffusa è Acacia dealbata, la mimosa comune che si regala l’8 marzo in occasione della festa della donna, ma esiste anche Acacia retinoides, mimosa delle 4 stagioni.
La mimosa è una pianta che certamente si fa notare: si riconosce immediatamente per la chioma globosa o di forma irregolare, i rami grigiastri e le foglie di colore variabile dal grigio-verde al verde chiaro, bipennate e dentate. Il vero punto di forza è però rappresentato, ovviamente, dalle infiorescenze: i fiorellini intensamente gialli sono piccoli, ermafroditi, profumatissimi e riuniti in capolini sferici della dimensione di circa mezzo centimetro.
Amante del pieno sole e del clima mediterraneo (cresce al meglio con temperature comprese tra i 15°C e i 25°C), la mimosa può adattarsi anche a zone appena in ombra e predilige i terreni ben drenati, fertili e leggermente acidi o neutri.
Come potarla dopo la fioritura
La potatura della mimosa può essere di due tipologie: la prima è quella di formazione e serve per conferire all’albero la forma desiderata, che solitamente è rastremata in alto e più rigonfia ai lati.
La potatura di mantenimento invece deve essere successiva alla fioritura: questo intervento consente di favorire lo sviluppo copioso di fiori l’anno successivo, di rendere armonico l’aspetto della mimosa e di darle una maggiore stabilità. Fondamentale è ricordare che gli strumenti da utilizzare devono essere ben puliti e disinfettati per evitare l’insorgenza di malattie, e che bisogna fare attenzione alle spine che a volte portano i rami.
- Dopo la fioritura, i rami sfioriti vanno accorciati alla metà della loro lunghezza, o di almeno 1/3, appena sopra un nodo.
- Dopo aver sterilizzato la lama passandola sulla fiamma, ci si limiti a praticare un’incisione netta sui rami.
- Mentre per i tagli più piccoli le ferite si cicatrizzeranno in fretta, per quelle più estese sarà consigliabile provvedere a un trattamento antibatterico, di disinfezione generale, a base rameica o a base di propoli, da effettuare dopo il taglio, che poi andrà ripetuto a circa due mesi di distanza dalla potatura, tempo in cui le difese naturali della pianta faranno il loro corso.
A che cosa serve la potatura
La crescita rigogliosa della mimosa non determina lo sviluppo della pianta solo in altezza, ma anche in larghezza: la chioma si appesantisce facilmente per l’emissione di rami laterali che, oltre a conferirle un aspetto disordinato, ne compromettono la stabilità, soprattutto in caso di piogge e forti venti.
La crescita fitta di nuovi rami, oltre a pesare sull’apparato radicale, non consente alla luce e all’aria di penetrare la chioma, soprattutto nella parte inferiore, favorendo così la diffusione di malattie comuni come la cocciniglia. Entrambi questi problemi possono essere gestiti ed evitati con una corretta potatura.
Consigli utili post potatura: disinfettare i rami con la propoli
Le potature sono sempre operazioni traumatiche per le piante, specialmente per la mimosa: qualunque taglio, anche quello effettuato al meglio (netto, senza schiacciamenti del ramo, praticato obliquamente, senza sfilacciature ed eseguito alla giusta altezza), apre la via a una serie di spore e insetti che possono essere potenzialmente dannosi o addirittura mortali per la pianta. Per evitare infezioni, soprattutto sui tagli più estesi, si possono effettuare dei trattamenti antibatterici, che aiutano la cicatrizzazione delle ferite, per esempio utilizzando la propoli.
Questa sostanza resinosa prodotta dalle api, dalla consistenza vischiosa e appiccicosa, va diluita in acqua per poter essere nebulizzato all’occorrenza, ma nei garden center si possono trovare flaconi con soluzioni liquide pronte e miscelate.
Questa sostanza è un disinfettante naturale che contrasta gli agenti patogeni ad ampio spettro. È adatta, quindi, per tutte le specie vegetali che si coltivano in giardino, nell’orto e nel frutteto. Nel caso della potatura, il trattamento con la propoli stimola una rapida cicatrizzazione e fa diminuire il rischio di infezione causato dagli agenti patogeni. Se la pianta dovesse avere qualche patologia, i trattamenti andrebbero intensificati oppure ridotti a favore di prodotti più specifici per il problema in corso.
Perché la mimosa è il simbolo della Festa della donna
Anche se ormai la Giornata Internazionale della Donna si celebra in quasi tutti i paesi del mondo, Stati Uniti compresi, solo in Italia la ricorrenza viene associata alla tradizione di regalare un rametto di mimosa che, nel linguaggio dei fiori, rappresenta la forza, la femminilità e la tenacia.
La scelta si deve all’Unione Donne d’Italia che, nel 1946, l’ha eletta pianta simbolo dell’8 marzo. In particolare, nel difficile periodo del dopoguerra, Rita Montagnana e Teresa Mattei, due donne femministe e antifasciste che facevano parte dell’UDI, proposero di sostituire la violetta, fiore all’epoca candidato a diventare simbolo della Festa della donna ma decisamente costoso, con la mimosa.
La scelta di questo fiore allegro ed energico, perfetto per rappresentare la vitalità delle donne, si deve al fatto che la mimosa sboccia già ai primi di marzo ed è una pianta facile da trovare ed economica. Teresa Mattei, molti anni dopo durante un’intervista, affermò che la mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette e che tutti poteva raccoglierla gratuitamente nei campi.