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In febbraio il prato si trova, perlomeno nelle regioni settentrionali, ancora in riposo vegetativo. In questa fase di stasi, che si protrae sino alla prima metà di marzo, è necessario intervenire per risolvere problemi di alterazione strutturale della superficie inerbita, sottoposta a eventi climatici intensi (nevicate, gelate) e per rafforzare lo stato di salute del tappeto erboso, per metterlo nelle migliori condizioni per potersi sviluppare regolarmente a partire dagli inizi di primavera. La regola fondamentale però è quella di rispettare l’erba del prato e di eseguire solo quei lavori veramente necessari. Massima attenzione deve essere rivolta particolarmente ai tappeti erbosi giovani (1-2 anni) e ancor più a quelli seminati nel corso dell’autunno precedente. Ecco quali sono le operazioni necessarie.
Non calpestare il prato se è bagnato
Bisogna evitare di calpestare il prato se la temperatura scende al di sotto dello zero e l’erba è gelata, oppure in caso di brinate (causate dalla condensazione di vapore acqueo sulla superficie delle piante, con temperatura sotto zero) o quando il prato è coperto dalla neve. In tutti questi casi il calpestio nuoce sia alle foglie, sia alle radici, che possono subire rotture cellulari (definite “compressioni” o “stiramenti”) anche gravi e spesso non più rimediabili. Nei casi di ripetuto e pesante calpestio si può avere la morte dei cespi e perdite definitive di ampie porzioni di prato. Il danno non risulta subito evidente: le alterazioni del tappeto erboso appaiono all’inizio della primavera, in concomitanza con la ripresa di crescita, sotto forma di aree decolorate o ingiallite.
Controllare i funghi
Alcune malattie fungine si possono sviluppare anche durante la fase invernale di riposo, quando le temperature massime dell’aria sono prossime ai 10-12 °C e il terreno è umido (condizioni ideali: giornata di sole, non troppo fredda, successiva a giornate di pioggia; oppure alternanza di nevicate e scioglimento della neve per insolazione). La più grave malattia fungina è definita come “marciume rosa invernale” ed è causata dal fungo Microdochium nivale. Si manifesta con chiazze circolari (diametro iniziale 6-8 cm) di colore rosa intenso, con frequente presenza di muffa simile a cotone, localizzate prevalentemente nelle zone più in ombra e umide del prato. Successivamente, se non trattate con fungicidi, le macchie si allargano (sino a un diametro massimo di 20-25 cm) e diventano bruno-grigiastre.
Difesa: il prato va trattato con prodotti specifici e registrati per tappeto erboso (principio attivo: Procloraz) da effettuare nei settori che in passato hanno manifestato tale patologia e, a livello curativo, alla prima comparsa dei sintomi. Distribuire il prodotto su erba possibilmente asciutta, con adeguata attrezzatura che lo diffonda uniformemente. Ripetere dopo 10-15 giorni. In ogni caso, la malattia tende a regredire all’arrivo dei primi caldi primaverili.
Rullare solo se è asciutto
La rullatura è utile in presenza di porzioni di prato sollevate per l’azione alternata di gelo e disgelo perché serve per riaccostare tra loro le zolle e rendere ben aderente il cotico erboso al terreno sottostante. Va eseguita solamente verso fine inverno, quando le temperature si stanno ormai stabilmente alzando (temperature minime non inferiori ai 5-7°C). Va utilizzato un rullo leggero e liscio, durante le ore centrali della giornata, quando l’erba non è bagnata. Se il terreno è bagnato o molle non si deve rullare: il danno è paragonabile a quello del calpestio su terreno gelato.
Distribuire sabbia protegge dalle gelate
Sulla superficie di suoli inerbiti poco drenanti, è utile apportare sabbia di fiume (sabbia silicea), ben asciutta, anche in modeste quantità e sempre in strato sottile: oltre ad alleggerire il terreno, la sabbia protegge i prati giovani dall’azione di eventuali ritorni di freddo o gelo di fine inverno. Distribuire la sabbia durante le ore centrali della giornata e in presenza di terreno non bagnato, stendendola delicatamente e uniformemente (l’erba deve risultare visibile e non completamente coperta dai piccoli cumuli di sabbia) con badile o macchine apposite, evitando di rastrellare, per non danneggiare i colletti dei cespi ancora in fase di riposo.
Irrigazione: con molta parsimonia
Le richieste idriche di un tappeto erboso a fine inverno sono assai scarse e adeguatamente soddisfatte dalle precipitazioni. Nel caso di inverni freddi e secchi, si possono tuttavia manifestare, generalmente a partire da fine febbraio, sintomi di disseccamento per stress idrico. L’eventuale e necessario apporto di acqua deve tenere conto delle temperature: si può riprendere a bagnare il prato solamente quando è ormai scongiurato il rischio di gelate e comunque, sino a quando l’erba non manifesta i primi evidenti segni di risveglio (rinverdimento fogliare, allungamento delle lamine) è sconsigliabile qualsiasi irrigazione.
Non arieggiare
Durante la fase di riposo è dannoso intervenire con pratiche meccaniche che comportino l’incisione, il taglio o la bucatura del terreno: si avrebbe un effetto simile a quello conseguente al calpestio, ovvero rottura degli apparati radicali e dei colletti; possibilità di estensione delle gelate nei primi centimetri di suolo; perdita anche irreversibile di parte del prato. Iniziare ad effettuare tali operazioni di rigenerazione e di arieggiamento (che servono anche ad eliminare il feltro e il muschio), quando il tappeto erboso ha avviato la fase di risveglio e sono scongiurate gelate tardive (inizi-metà marzo al Nord, 2-3 settimane prima al Centro-Sud).