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Ultimo taglio
Entro fine novembre per le zone del Nord, della pianura Padana, montagna e collina è tempo di eseguire l’ultimo taglio, che in aree più calde potrà essere rimandato di qualche settimana secondo l’andamento stagionale.
Chi avrà rallentato il ritmo dei tagli in ottobre lasciando crescere l’erba oltre misura si troverà ad affrontare un lavoro lungo e faticoso perché il materiale raccolto sarà tanto e pesante. Le normali condizioni meteorologiche del periodo, temperature non ancora fredde e precipitazioni diffuse che garantiscono un buon livello di umidità, situazione paragonabile alla primavera, favoriscono una ripresa dell’attività vegetativa che a ottobre ha avuto una vera e propria accelerazione.
Per ovviare a questo problema, occorre eseguire più passaggi del tagliaerba, magari a due altezze diverse. Calcolare bene anche l’altezza del taglio e, specie negli impianti nuovi, meglio alzare la barra di taglio per non tagliare troppo culmi giovani e favorire così l’accestimento e l’infoltimento del cotico.
Non sottovalutare lo stato del terreno: se troppo bagnato meglio rimandare il taglio fino a quando si sarà asciugato a sufficienza per non costiparlo.
Pulizia del cotico
Dopo l’ultimo taglio, rastrellare con cura tutto il prato per raccogliere quanto inevitabilmente sfuggito al cestello durante l’ultimo taglio. Con un rastrello leggero, di quelli con i denti a raggiera, se non è stata eseguita una sfeltratura nel mese di ottobre, ripassare il cotico due volte procedendo prima nel senso della lunghezza e poi in quello della larghezza, per togliere tutto i detriti possibili. Per migliorare la pulizia, dopo aver usato il rastrello, passare con il soffiatore per allontanare i detriti più piccoli.
Le basse temperature unite all’umidità elevata e persistente favoriscono fenomeni di marcescenza. Per evitarli, meglio raccogliere le foglie cadute da introdurre nella compostiera o negli appositi cassonetti per la raccolta di sfalci e potature. Le foglie lasciate a formare sul prato un tappeto unico proteggono dal freddo ma privano le piante di luce fino a farle perdere colore e poi morire.
Concimare ancora
I continui tagli dell’erba, se non lasciata sul prato (con il taglio mulching) ma eliminata, corrispondono ad asporti di sostanza organica e quindi impoveriscono il terreno su cui insiste il prato. Per tutta la stagione vegetativa sono necessarie le fertilizzazioni e anche a novembre, dopo l’ultimo taglio, occorre eseguire l’ultima distribuzione di fertilizzante. Dovrà nutrire e sostenere la pianta senza provocarne “un ringiovanimento” prima del freddo come potrebbe fare una somministrazione di azoto prontamente disponibile. Scegliere un prodotto a lento rilascio del tipo 20-10-20 ovvero con un tenore di azoto non eccessivo, non più del 20, e con titolo di fosforo intorno al 10 e uno in potassio doppio perché è proprio questo elemento che conferisce “resistenza al freddo”. Lo scopo è portare il prato nelle migliori condizioni nutrizionali ad affrontare il freddo dell’inverno promuovendo la formazione di tessuti “maturi” ricchi di sostanze strutturali e di riserva, con un modesto tenore in acqua. La scelta di prodotti con microelementi è sempre una buona scelta che si riflette sulla salute e la vitalità del cotico.
Lotta alle infestanti
Dopo l’ultimo taglio e la pulizia il lavoro non è finito. Armati di estirpatore, coltello e paletta, e soprattutto ginocchiere, passare il cotico erboso palmo a palmo per eliminare i cespi delle infestanti perenni dotate di apparati radicali importanti, con radici carnose che fungono da organi di riserva consentendo una capacità di ricaccio e resistenza proverbiale, come nel caso del tarassaco. Si infigge nel terreno l’estirpatore facendolo correre lungo quella che dovrebbe essere la radice fittonante cercando di estrarla intera o la più lunga possibile. Solo in questo modo il problema potrà dirsi parzialmente risolto.
Nelle cicatrici che si formano, specie laddove si sono estirpate piante infestanti che si allargano sul terreno, dare una veloce lavorata al terreno, aggiungere terriccio per semina, spargere un poco di seme, ricoprirlo e comprimerlo con il palmo della mano aperta e bagnata. Tutto questo nel tentativo di rinfoltire il cotico ricolonizzando subito le zone vuote che sono quelle dove meglio si insediano le infestanti.
Manutenzione all’impianto di irrigazione
Solo quando sarete certi che non è più necessario irrigare il prato, ma prima dell’arrivo del gelo, provvedete a svuotare l’impianto di irrigazione. Togliere le batterie dalla centralina perché non si scarichino inutilmente e scollegatela dall’impianto elettrico. Anche la pompa andrà scollegata e il filtro aperto e pulito. Potrebbe essere il momento giusto per eseguire una pulizia degli ugelli e dei pop-up eliminando le inevitabili formazioni di calcare con l’aiuto di prodotti disincrostanti appositi. In questo modo a primavera dovrete solo verificare la distribuzione dell’acqua.
Le canne per l’irrigazione devono essere vuotate e messe a sgocciolare, arrotolate in ampi giri, sono ottime le staffe da appendere al muro, e riposte in un locale non troppo freddo.
I pozzetti andranno vuotati dall’acqua stagnante, aspirandola, e, dove gli inverni sono rigidi, protetti dal freddo con materiale isolante come chips di polistirolo chiusi in sacchi di tela così da adattarsi alle diverse forme dei vani da riempire.
Manutenzione ai raserba
Tutti gli strumenti a scoppio resteranno fermi per molto tempo. Vuotate i serbatoi, staccate la candela, rabboccate l’olio e soprattutto procedete alla manutenzione degli organi motori e da taglio. Pulite il carburatore, ingrassate gli ingranaggi, sostituite il filo, portate ad affilare lame e catene in un garden che svolga questo servizio per avere in primavera tagli netti e non sfilacciati.
Quella che adesso sembra una fatica aggiuntiva vi consentirà alla ripresa dei lavori di non avere brutte sorprese. Chi alloggia gli strumenti a motore in un locale dove, anche occasionale, si registra la presenza di topolini, deve combatterli, attivamente con esche e trappole o con dissuasori per tenerli lontani, per la loro pessima abitudine di insediarsi all’interno di motori e quadri elettrici dove rosicchiano i fili.
Prepararsi all’arrivo del gelo
Molti sottovalutano i danni che il gelo può portare al prato. Non si tratta tanto di danni che colpiscono l’apparato radicale perché le graminacee sono piante molto resistenti al gelo, ma di quelli a carico delle foglie. Gli steli ghiacciati diventano fragili come vetro e camminandovi sopra si spezzano con facilità.
Per questo si consiglia sempre per le parti più in ombra, quelle a Nord, o più fredde perché esposte a un vento dominante invernale, di predisporre una semplice barriera per dissuadere l’ingresso: può bastare un filo colorato ben visibile teso a un’altezza di 80 centimetri; chi possiede un cane dovrà predisporre una rete divisoria.
La semina delle porzioni degradate
All’inizio di novembre al Sud, nelle isole, al Centro e nelle zone dove si potrà contare ancora su almeno quaranta giorni di temperature non fredde, si può seminare il prato nelle porzioni dove il cotico si è degradato a tal punto che una trasemina avrebbe poche probabilità di successo. Ma il primo passo per avere in futuro un buon prato è cercare di capire la ragione che ha portato al diradamento e alla comparsa di chiazze nude. Le più comuni possono essere:
l’eccessivo calpestio
Per ovviare all’eccessivo calpestio se si tratta di una zona di passaggio potrà essere predisposto un camminamento in lastre di pietra come percorso obbligato, se è un’area di sosta, per esempio intorno a tavoli e sedie, si potrà prevedere di “lastricare”, sempre con lastre di pietra lasciando una cornice verde e larghe fughe dove possa crescere l’erba così da attenuare l’effetto della pavimentazione.
irrigazione insufficiente
Per ovviare a un’irrigazione insufficiente, procedere a una verifica dell’efficienza dell’impianto e all’uniformità di distribuzione, inserendo magari pop-up aggiuntivi.
scarsa qualità del terreno
Un terreno inadatto durante i mesi estivi tende a crepacciarsi, perché troppo argilloso, o ad asciugarsi troppo in fretta, perché sabbioso. In entrambi i casi prima di procedere alla risemina è necessario migliorarlo introducendo grandi quantità di materiale organico come terricciati, compost e torba, senza aver paura di eccedere, miscelando il tutto al materiale già esistente.
erba invecchiata
Un prato di graminacee in teoria può avere una durata lunghissima perché le piante accestiscono e si rinnovano ma stress idrici ripetuti, calpestio e conseguente compattazione con asfissia radicale, e insediamenti di malerbe accelerano il processo di invecchiamento facendogli assumere un aspetto a chiazze desolato.
Dopo la risemina
Dopo aver effettuato la risemina si ricoprono i semi, o con terriccio da semina spargendolo sopra, o utilizzando un rastrello per smuovere il fondo e interrarli.
È necessario far aderire il terriccio al seme così che possa assorbire da questo l’umidità necessaria per idratarsi e attivare il fenomeno della germinazione. Per questa ragione rullare il terreno non è, come ancora molti ritengono, un’operazione accessoria.
Dopo la rullatura si irriga a pioggia con grande cautela per non smuovere il terriccio e scoprire il seme. L’operazione deve essere ripetuta così da mantenere il terreno leggermente umido ma non fradicio.
Durante la fase di germinazione e nei primi stadi di crescita meglio evitare di calpestare il terreno.
Due settimane dopo la germinazione effettuare la prima fertilizzazione con un fertilizzante a moderato tenore in azoto (10-12%), buona dotazione in fosforo (circa 6%), e particolarmente ricco di potassio (18%). Utilizzare circa 500 grammi per dieci metri quadrati.
Il tessuto non tessuto anche nella fase di semina e germinazione di un prato può rivelarsi di grande utilità: incrementa la temperatura a livello del terreno di un paio di gradi, consente gli scambi gassosi così che non si crei un ambiente asfittico che favorisce lo sviluppo di funghi, lascia passare l’acqua, di bagnatura o piovana, proteggendo il terreno nudo dall’effetto battente e da possibili ruscellamenti, tiene lontano uccelli, piccoli mammiferi, e roditori di superficie, riduce l’effetto di calpestio degli animali domestici e ne impedisce lo scavo.
Può non piacere perché dovrà permanere sul terreno fino al primo taglio quando il prato sarà già ben sviluppato, è un costo aggiuntivo, ma per contro ha molti pregi e piegato potrà essere riutilizzato molte altre volte, anche tagliato in pezzi più piccoli.
I lavori sul prato stagione dopo stagione
L’irrigazione estiva del prato