Contenuti trattati
Nel giardino invernale risaltano con forza elementi che in altre stagioni possono essere considerati dettagli, talvolta anche di poco peso, come le cortecce. Dicembre è il mese giusto per apprezzare e conoscere la struttura degli alberi spogli, le sparute fioriture invernali, i cambi di colore che il fogliame assume esposto a temperature più basse. Fino a scoprire le cortecce, che non sono solo uno schermo protettivo della pianta, ma fanno parte integrante del suo fascino, in alcuni casi lo sono per definizione, come nella sughera. Vediamo quali sono le cortecce più interessanti da osservare o da toccare e come riconoscere l’albero o l’arbusto cui appartengono.
A cosa serve la corteccia?
Le cortecce delle piante sono fatte di tessuto non più irrorato dal circolo linfatico. Negli alberi giovani sono parti ancora verdi o sottili cuticole suberizzate; negli alberi maturi sono un tessuto in genere più spesso e complesso e rappresentano la prima barriera a difendere l’integrità del sistema pianta. Più o meno sviluppate in spessore, creano uno strato neutro, dove possono installarsi licheni, muschi e insetti, senza rappresentare un vero pericolo. Tecnicamente la parte più esterna della corteccia, che dal punto di vista anatomico si compone di tre strati, è definita come scorza o ritidoma. Si tratta di tessuti morti, esterni alla formazione annuale di periderma, che rappresentano in specie simili un importante carattere di classificazione, perché esiste una correlazione fra il ritidoma e le condizioni ambientali nelle quali una specie si è selezionata nel tempo. La corteccia, quindi, è un adattamento a realtà specifiche. L’esempio più noto è quello della quercia da sughero, diversa da ogni altra ma, si ritiene, con un rivestimento fatto per resistere in un ambiente soggetto a incendi ricorrenti.
Il faggio ha la corteccia liscia e piacevole al tatto
Fagus sylvatica è una pianta completa che offre in ogni stagione motivi di interesse. In inverno si distingue per una corteccia a grana fine che, anche a distanza, regala un senso quasi tattile. Di colore grigio cenere, liscia e piacevole al tatto, talvolta con alcune piccole increspature, come se si trattasse di un tessuto arricciato, è spesso decorata da colonie di licheni. Si svela in tutta la sua bellezza nelle piante di una certa importanza quando, crescendo, mantiene la chioma in alto e libera il tronco colonnare, diritto e sempre potente. Sui rami giovani la corteccia è di colore rosso bruno e il contrasto nei mesi invernali o a primavera prima del risveglio è di grande impatto, sia in esemplari isolati sia nei boschi.
La corteccia del noce si riconosce per le screpolature
Juglans regia ha la corteccia di colore uniforme, impreziosita da screpolature scure; in fase giovanile si presenta chiara e setosa, per diventare con l’età di colore grigio cenere e arricchirsi di fessurazioni che disegnano placche longitudinali. Ha tronco vigoroso, diritto, con chioma arrotondata e ampia, così densa che le foglie composte si uniscono a formare un volume unico, tanto da perdere a un primo sguardo la loro forma. Il noce non deve essere mai potato perché la superficie di taglio diventa subito nera e contrasta con la splendida corteccia grigio-argentea, così particolare da focalizzare l’attenzione dell’osservatore. Il noce crea in giardino una piacevole ombra, per sapere come fare vedi l’articolo: piantare un noce per creare una zona ombreggiata.
Ceiba, con la corteccia spinosa
Ceiba insignis e Ceiba speciosa sono grandi alberi totemici dell’Impero Azteco, hanno entrambi un tronco a bottiglia, capace di accumulare nelle fibre acqua per affrontare i periodi siccitosi che caratterizzano le regioni d’origine. Il tronco è protetto da spine grandi, di forma conica e distanziate che ricordano quelle di una pianta preistorica. Si apprezza anche per i grandi fiori dai petali retroflessi che si aprono all’inizio dell’autunno, rosa o rossi screziati di giallo e bruno.
Il pino silvestre con la corteccia strutturata a placche
Pinus sylvestris è una spettacolare pianta da parco con il tronco di grande forza inizialmente diritto e poi, secondo età, densità del gruppo e competizione per la luce, più o meno incurvato. Questo pino si caratterizza per la corteccia strutturata a placche, messa in risalto dal colore: fra il nocciola, l’arancio e il rosso. La chioma folta in fase giovanile, diventa allargata, organizzata in palchi.
L’acero grigio con la corteccia che si sfoglia
Tra gli aceri, acer griseum, originario della Cina, è una pianta boschiva utilizzata in Occidente come albero decorativo, ha la classica corteccia che si sfoglia, scoprendo apparentemente, uno strato dopo l’altro, la parte più interna del tronco. Il tronco diritto e di diametro regolare ha una corteccia che mescola toni cuoio, bruno e arancio e che si desquama progressivamente rivelando sempre tonalità diverse in una livrea macchiata e irregolare. Il cromatismo presente tutto l’anno acquista maggior risalto in autunno, quando le foglie si tingono di rosso prima di cadere.
La corteccia della betulla è bianca e fessurata
Betula pendula, l’esile betulla, è diffusa largamente nei nostri giardini, seppur in varietà diverse, ma in realtà può diventare un albero poderoso, capace di raggiungere i 25 metri di altezza. La chioma invece resta slanciata, rada e di forma conica e non tende ad allargarsi eccessivamente, raggiungendo al massimo un diametro di 9 metri. Per contenerne lo sviluppo, spesso si ricorre alla cimatura. Già in stadio giovanile, tende sempre a spogliarsi nella parte basale lasciando scoperto il tronco bianco, che diviene un elemento fortemente caratterizzante. Nelle piante adulte la corteccia si fessura a partire dal piede, cioè dalla parte inferiore del tronco, assumendo un colore bruno, quasi nero. Un colore che contrasta in modo netto sul fondo chiaro, sfogliandosi in parte.
I ciliegi da fiore con la corteccia a strisce orizzontali
Il genere Prunus comprende alberelli variabili per forma e colore del fiore e delle foglie, oltre che per epoca di fioritura che, in condizioni favorevoli, senza l’intervento di potature o patologie, raggiungono un’altezza di otto-dieci metri. Il tronco è diritto, tenuto senza ramificazioni dell’asse principale fino a un’altezza di 150-200 cm, con rami ascendenti che formano una chioma ampia, di forma espansa, solo leggermente piramidale, internamente non troppo densa, capace di un’ombra rinfrescante, ma non cupa. La corteccia, elemento distintivo, si presenta striata in senso orizzontale, rossiccia nei soggetti giovani; con il tempo tende a imbrunire, staccarsi e ad arricciarsi su se stessa, proprio come succede ai ciliegi da produzione di frutta.
Il platano ha la corteccia a placche
Fra le piante a uso ornamentale, il platano è quello con la corteccia più spettacolare, tanto che rappresenta l’elemento identificativo per eccellenza. La struttura particolare, a placche e il cromatismo intenso, multicolore, in evoluzione e unico, rendono il platano inconfondibile. La corteccia del platano, però, ha un punto debole: lo spessore molto sottile. Per questa ragione la pianta deve essere trattata con estrema attenzione e la vecchia consuetudine di tracciarle intorno una semplice aiuola circolare con piante da ombra per tenere tutti lontano dal tronco, ha una sua giustificazione tecnica. In fase di potatura evitare di appoggiare la scala direttamente sul tronco, oppure rivestire il punto d’appoggio con un’imbottitura, così da non lasciare segni e abrasioni sul tronco stesso.
Il salice con la corteccia che cambia colore
Il salice da vimini, Salix viminalis, elemento caratteristico delle nostre campagne, può trovare spazio nei giardini come pianta verde dal fogliame rigoglioso, come elemento di separazione fra orto e giardino e come albero in grado di fornire tutti gli anni i tutori che ci servono. Pianta dal veloce accrescimento, ha la corteccia del tronco grigia e corrugata che contrasta con quella della vegetazione nuova dalla colorazione fra il bronzo e l’arancione, che nei mesi invernali spicca con forza. Pianta poco longeva, ama i terreni non seccagni ed è a costo zero: basta infiggere un ramo nel terreno umido per farlo radicare. Con i rami di salice è possibile creare oggetti intrecciati come splendidi coprivaso intrecciati.
Il rovo dal gambo bianco
In un giardino invernale dove la neve non è una consuetudine, anche il bianco diventa un colore capace di spiccare sulla trama dei grigi e dei bruni. Rubus cockburnianus, conosciuto anche come “il rovo dal gambo bianco”, è una specie originaria della Cina di facile coltivazione. Pianta vigorosa, capace di raggiungere i tre metri di altezza, dopo avere fiorito in rosa e prodotto piccole more dolci, si spoglia delle foglie. A questo punto dell’anno i rami bruni o rossastri, cerosi al tatto e armati di poche spine, virano a una tonalità vivida di bianco per via della pruina di cui si ricoprono.
Il corniolo sanguinello ha i rami rossi, arancioni e gialli
Cornus sanguinea dai rami rossi è fra i cespugli più spettacolari durante l’inverno, soprattutto se in giardino viene posto in piccoli gruppi e in posizione ben visibile. È capace di creare quella fiammata di colore che ravviva il giardino supplendo in parte alle fioriture. La varietà ‘Midwinter Fire’ amplia la gamma cromatica variando all’interno dello stesso cespuglio dal giallo-arancio al rosso corallo concentrato sulle estremità dei rami. Arbusto spogliante, resistente al freddo, desidera terreni fertili ma ben drenati e non si pota, ma si rinnova operando il taglio alla base ogni tre anni, perché la colorazione è più intensa sui rami giovani. Per provare a fare un centrotavola veramente elegante con i rami del corniolo rosso, guardate l’articolo: Centrotavola rosso con rose e melette, facile da fare
Sabal palmetto con la corteccia filamentosa
Tecnicamente, anche se ne hanno le dimensioni, le palme non sono alberi, ma piante erbacee con elementi meccanici di sostegno diversi dalla lignina, ed è per questo che bruciano difficilmente. Le foglie che si originano dal centro, seccandosi, formano il tronco delle palme, ripetendo all’infinito l’elemento base, originando, da specie a specie, un disegno geometrico a losanghe, dove l’elemento base è ben riconoscibile, liscio tanto da sembrare legno. Come in Sabal blackburniana, palmetto, che ha l’elemento base con ornamenti filamentosi, presente dal piede se si tratta di soggetti giovani, o solo nella parte alta dove è localizzato il pennacchio di foglie.