Una palma in giardino: sì o no?

Molti amano le palme perché richiamano alla mente viaggi in paesi lontani ma spesso non stanno bene nel nostro giardino sia per il clima sia, ed è il rischio più grosso, perché risultano totalmente fuori luogo e rappresentano un elemento stonato. Per inserire bene una palma nel contesto, occorre scegliere l’esemplare adatto e seguire alcuni semplici suggerimenti.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 20/07/2015Aggiornato il 20/07/2015
Una palma in giardino: sì o no?

Molti amerebbero avere una palma in giardino ma le domande da porsi sono due: “Resisterà al freddo?” e “Sta bene una palma nel mio giardino?”. Se per il primo quesito l’esperienza e la ricerca possono ormai dare delle risposte certe individuando per ogni specie la temperatura minima sopportata, per il secondo quesito esistono ancora molti dubbi che ognuno dovrà risolvere personalmente, specie se non possiede un giardino di forte vocazione mediterranea o esotica. Il problema più comune è infatti armonizzare una palma, esotica nel nostro immaginifico e nelle forme, con piante dal carattere continentale. A tutti sarà capitato di percepire nel giardino di un altro proprietario una palma come estranea al contesto generale fatto di aceri, cespugli, conifere, siepi sempreverdi e così via.

Dove posizionare la palma

A una palma, specie se non alta e con grandi foglie pennate, dovrebbe essere riservato uno spazio proprio nel quale possa espandersi liberamente, quindi senza cespugli o fioriture di contorno, un po’ come succede nei parterre delle ville sui laghi. Per quelle destinate a elevarsi sopra tutta l’altra vegetazione, quindi osservate spesso dal basso, dobbiamo lasciare una posizione dominante così che possano stagliarsi sul cielo libero, permettendo di apprezzarne le forme e il movimento: se poste su uno sfondo verde, ad esempio di grandi cedri, perdono gran parte del loro carattere.

Che cosa temono?

Il freddo

L’esposizione è la prima attenzione che dobbiamo avere nel porre a dimora una palma. Deve essere esposta al sole pieno e riparata dai venti freddi, magari protetta da un muro che possa svolgere un’azione positiva di riverbero e accumulo/cessione di calore. Poi, come per tutte le piante sensibili al gelo, dobbiamo proteggere le radici con un’abbondante pacciamatura di materiale vegetale. Più importante è però la protezione della base della chioma, il punto dove si origina tutta la nuova vegetazione, il germoglio centrale. Le foglie vanno portate verso l’alto, legate fra loro ma non in modo troppo stretto perché abbiano lo spazio necessario per la circolazione dell’aria ed un eventuale, seppur limitata crescita. Partendo dal basso le avvolgeremo con tessuto non tessuto, materiale traspirante e mai con un telo in materiale plastico che può provocare condensa e favorire il formarsi di muffa e funghi.

L’umidità

Le palme anche le più resistenti possono sopravvivere al freddo secco, ma non al freddo umido. Un drenaggio efficiente è il primo accorgimento che consente alle palme di crescere e sopravvivere anche nei nostri climi. Al momento del trapianto o della messa a dimora preparate la buca in modo accurato: dovrà essere profonda almeno 40-50 cm più del vaso. Questa maggiore profondità sarà occupata per metà da argilla espansa o ghiaia così da favorire lo sgrondo e da nuovo terriccio per favorire lo sviluppo delle radici. Le palme hanno bisogno per crescere velocemente di un terreno ricco ma ben drenato: mescolate 5 parti di terriccio da giardinaggio con 4 di letame maturo e 1 di sabbia a granulometria grossa. Ponete il terriccio così ottenuto sopra il drenaggio, posizionate la zolla dopo averla svasata, e aggiungete altro terriccio ai lati. Ponete molta attenzione perché il colletto dovrà essere a livello del terreno.

Epoca di trapianto sbagliata

Importante tanto quanto la tecnica di messa a dimora e l’esposizione è l’epoca dell’operazione e l’ancoraggio. Entrambe hanno a che fare con un corretto sviluppo dell’apparato radicale. Le radici delle palme sono fragili e nella fase di trapianto o quando la pianta è lasciata libera di oscillare e non ha ancora fatto presa sul terreno possono danneggiarsi. Ponendo a dimora la pianta fra la fine di maggio o a giugno, al più tardi in agosto, grazie alle buone temperature, potrà svilupparne di nuove. Un valido ancoraggio farà il resto. Quello classico prevede quattro tiranti che si fissano a un collare di metallo posto sul fusto. Ricordiamo sempre che le palme, in fase giovanile, sono piante delicate, più sensibili al freddo e a tutti gli altri parametri critici, degli individui adulti.

Le più adatte ai nostri climi

Butia capitata

Detta palma del Brasile, originaria di questo paese e del vicino Uruguay, è fra quelle a foglia pennata la più diffusa nei giardini presenti sui grandi laghi italiani. Elegante e ben adattata a questo clima, capace di resistere fino a –15°C, raggiunge un’altezza, dai tre ai sei metri, perfetta per restare “inquadrata” sulla facciata di un palazzo, arricchendolo, e non sovrastandolo. Più facile quindi da inserire in un parterre o in un giardino privato, intorno a una fontana o a una zona destinata all’accoglienza, è molto impiegata anche perché è fra le più robuste nella fase giovanile, quella più delicata. Le foglie, grandissime, lunghe fino a 200 cm, sono arcuate verso l’esterno conferendo alla pianta un carattere doppio: solido per il diametro del fusto che arriva fino a 50 cm, e leggero per la mobilità e ariosità della chioma. Munite di lungo picciolo, fino al metro, sono di colore verde fra il grigio e l’azzurro. Il fusto, forte, proporzionato alla chioma, si presenta fittamente disegnato dal mosaico delle cicatrici lasciate dalla base dei piccioli secchi, ancora presenti nella parte alta, al di sotto della vegetazione.

Trachicarpus fortunei

Questa palma originaria delle regioni meridionali della Cina, un tempo indicata in modo improprio come Chamerops excelsa, è la specie più diffusa al nord e nelle zone interne perché resiste fino a temperature di –18°C. Pianta adattabile e robusta si presta bene nei parchi ad essere mescolata anche con latifoglie perché non teme la mezz’ombra ma solo le correnti fredde, oltre ai terreni argillosi e compatti. Le grandi foglie, anche più di 70 cm, sorrette da un lungo picciolo (da 70 cm fino a un metro), sono divise in un numero di segmenti variabile da 35 a 45, che si dipartono solo all’estremità. Perdono il loro aspetto a ventaglio compatto quando sono lacerate dai venti forti in elementi formati da alcuni segmenti soltanto. I fiori che sbocciano da fine primavera a inizio estate formano dense pannocchie che virano dal verde al crema al giallo all’arancio portate dalle piante femmina. A questi fanno seguito ricchi grappoli di frutti (drupe) piccoli e scuri. Alta fino a 10 metri, ma di solito si arresta intorno ai 7, ha fusto diritto e slanciato ricoperto da fibre vegetali di colore scuro che ricoprono in parte i resti delle vecchie foglie morte.

La palma di San Pietro

Chamaerops humilis, nota anche con il nome di Palma di San Pietro o palma nana, può essere considerata una palma per tutti: originaria dell’area occidentale del bacino del Mediterraneo ed è pertanto l’unica vera palma italiana, capace di resistere in buona parte del nostro paese. Non mancano esempi sull’Appennino centrale, in versanti ben esposti, a 600 metri di quota, dove durante l’inverno le nevicate sono ricorrenti. Unica protezione adottata un buon rincalzo di terricciato e paglia al piede. Le zone di maggiore diffusione sono le coste e i bacini dei grandi laghi. In natura raggiunge un’altezza di circa un metro, coltivata anche il doppio, mentre i soggetti di taglia elevata, anche 6 metri, appartengono alla varietà “dactylocarpa”. Le foglie sono riconoscibili perché ogni elemento del ventaglio termina con una doppia punta. Sono portate da un lungo picciolo legnoso, spinescente. Il fusto si presenta spesso ramificato alla base così che si forma un folto cespuglio di foglie a ventaglio. La sua resistenza al freddo, in realtà è inferiore alle due specie già descritte perché non resiste a temperature inferiori a –12°C.

Phoenix canariensis

Meno resistente al freddo (sopporta solo – 6°C), la palma delle Canarie è però molto amata per le grandi foglie pennate dolcemente decombenti che già quando la pianta ha un’altezza modesta formano un ventaglio a dir poco spettacolare. A crescita lenta nei primi anni di sviluppo, assai più veloce dopo, può raggiungere un’altezza di oltre 15 metri. Si riconosce facilmente per il fusto largo con forti squamature dovute al taglio delle lunghe foglie. Pianta dioica è perfetta anche come “palma da campagna” posta all’ingresso della proprietà, capace di creare, unendola a un bell’esemplare di fico d’India e agavi un angolo di grande suggestione.

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