Alla scoperta del Parco dei Monti Sibillini

Tra le regioni Marche e Umbria, attorno al lago di Fiastra, c’è un regno fatto di piccoli borghi e viste mozzafiato, specchi d’acqua e verde incontaminato. E qui c'è un'oasi naturale ricca di biodiversità che merita una visita: il Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Fotografo Damiano Giacomello
A cura di Fotografo Damiano Giacomello, Federico Di Iorio
Pubblicato il 23/06/2022Aggiornato il 04/09/2024
Alla scoperta del Parco dei Monti Sibillini

La parte settentrionale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, nella provincia di Macerata, comprende quasi per intero l’omonima catena montuosa, lunga circa 30 Km. Qui, la notevole escursione altitudinale (ci sono vette di oltre 2.100 m slm) determina diversi “mondi” vegetali, che vanno da quelli collinari e mediterranei a quelli subalpini delle alte quote, passando per le foreste e le praterie temperate. La complessità del paesaggio si traduce in un’elevata biodiversità, testimoniata da oltre 1.900 specie botaniche (tra cui oltre 50 specie di orchidee), circa 50 specie di mammiferi e un numero imprecisato di insetti, di cui 831 lepidotteri.

“… Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno Io mi pensava… ”

Le Ricordanze di G. Leopardi

Le terre della Sibilla

“Monti azzurri”, così Giacomo Leopardi chiamava i Sibillini che scorgeva oltre la siepe del suo giardino , segno di quel limite che accende il desiderio di scoprire infiniti spazi. Da Recanati (borgo natale del poeta), infatti, i Sibillini scolorano in lontananza, diventando vaghi e intangibili, eterei, per la sfumatura che assumono guardandoli da lontano. Ancora oggi è possibile, rileggendo quei versi, ritrovare le visioni del giovane poeta che, circa 200 anni fa, viveva in questo contesto geografico e culturale. Un territorio davvero speciale, quello delle Marche, dove si passa dalle punte affilate delle catene montuose ai declivi che digradano verso il mare.
Sono scenari che, nel corso del tempo, sono stati fonte di ispirazione per le storie legate al mito della Sibilla, figura misteriosa che da secoli abita le cavità del monte omonimo. È in questo rimando tra leggenda e natura che vi proponiamo quattro itinerari semplici, adatti a tutti, che attraversano un territorio poco conosciuto, immerso nel cuore dell’Appennino.

  • Il lago di Fiastra, con la sua lingua d’acqua che
si interrompe sulla diga prima di inoltrarsi nella gola del Fiastrone, dalla strada che sale al Monte Coglia. Da qui è facile assistere a tramonti spettacolari
  • La splendida strada che si arrampica ai Piani di Ragnolo offre paesaggi mozzafiato a ogni curva, tra pascoli e boschi selvaggi
  • Arbusti di ginestra comune gialla in primo piano sulla vista dei Sibillini

Itinerario 1: i Piani di Ragnolo

Percorrendo la lunga Strada Provinciale 5 che, scorrendo tra i pascoli, dal lago di Fiastra giunge al valico di Santa Maria Maddalena, si arriva sul vastissimo altopiano denominato Piani di Ragnolo.
Qui si vedono interminabili prati di verde vivo mosso dal vento che si fa più scuro salendo in quota fino a rarefarsi tra le pietre delle alte cime. Giganti rocciosi qui affilati e lì dolci, che vale la pena guardare ogni volta che la strada si apre su una piazzola di sosta. Questo tratto di strada, ideale per ciclisti e motociclisti, è uno dei più belli dei Monti Sibillini.
Fermarsi ai lati della strada è d’obbligo per osservare le numerose specie floreali presenti a cavallo tra primavera ed estate, come l’astragalo rosato e il fiordaliso. Dopo circa 20 minuti di macchina si giunge nei pressi di Villa Lucia, la cosiddetta “casetta di Sassotetto”, una suggestiva abitazione all’incrocio di due statali, che segna il punto in cui lasciare l’auto e iniziare i sentieri in cresta, come quello che porta alla vetta del Pizzo Meta.
Questo percorso, contrassegnato dalla lettera “G”, dura circa 30-40 minuti, è di facile percorrenza e adatto a tutti. Arrivati all’incirca alla metà si può scegliere di proseguire verso la cima o camminare lungo la cresta panoramica. In entrambi i casi la vista si spalanca sulla pianura che porta all’Adriatico. A seconda delle stagioni le specie di fiori sui Piani di Ragnolo sono molteplici: genziana lutea, ranuncoli, asfodeli, papaveri, violette e narcisi, ma soprattutto, con un po’ di fortuna e un occhio allenato, si possono trovare diverse orchidee selvatiche di particolare bellezza come Orchis purpurea, l’orchidea scimmia, Orchis anthropophora, chiamata anche l’impiccato e le orchidee del genere Ophris, che hanno le sembianze di un’ape per attirare gli insetti impollinatori.

  • Le montagne in prossimità di Bolognola disegnano un paesaggio frastagliato e affascinante, a due passi dal lago di Fiastra
  • Villa Lucia, da dove partono i sentieri pedonali
  • I bovini di razza marchigiana pascolano
lungo la Strada Provinciale 5.  Un elemento di fascino che ci ricorda quanto
queste terre siano rimaste immutate nei secoli
Itinerario 2: dal lago di Fiastra alle Lame Rosse

L’itinerario lungo circa 7 km tra andata e ritorno, con dislivello di 200 metri, comincia dal Belvedere (in località Ruffella), un magnifico affaccio panoramico sull’azzurra acqua del lago di Fiastra, oppure si parte dall’area di sosta lungo la Strada Provinciale 91, attraversando a piedi la diga, confine tra ingegno umano e universo della natura. Il sentiero, colmo di fascino, che collega il lago di Fiastra alle cosiddette Lame Rosse, ogni anno attrae migliaia di visitatori e si snoda tra rigogliosi esemplari di ginepro (Juniperus communis), mazzetti di erba amara dei boschi (Tanacetum corymbosum), i coloratissimi giglioni (Anacamptis piramidalis o “orchidee piramidali”) e il succiamele garofanato (Orobanche caryophyllacea), una pianta parassita che si nutre della linfa delle piante circostanti. Prosegue in leggera salita passando dapprima per tratti assolati e poi all’ombra di una fitta vegetazione di latifoglie, costituita prevalentemente da alberi di leccio (Quercus ilex). La particolare conformazione di questa valle stimola l’inversione climatica, un fenomeno per cui il calore viene trattenuto e ceduto dal terreno in modo differente dalla norma, favorendo la crescita del faggio a un’altitudine minore del leccio e dando vita così a un paesaggio insolito.
Lasciando alle spalle l’ambiente acquatico si entra in breve tempo in uno scenario completamente differente. Il bosco si apre e le pendenze aumentano. Il terreno si fa improvvisamente ghiaioso e le pareti si spogliano del verde per rivestirsi di rosso. Profili smussati di pietre erose fanno capolino dopo il sentiero alberato. È una pietra color ferro quella delle Lame, chiamate così per indicare le pareti ripide e levigate della montagna che, grazie all’azione del tempo e degli agenti atmosferici, si sono modellate offrendo un paesaggio a tratti marziano. Il percorso termina nel silenzio assoluto. Impalpabili e sabbiose, le Lame Rosse sembrano cedere al tocco del vento, fragili forme in costante mutazione, proponendosi ai visitatori come irripetibili attimi naturali.

Trebbio, Fiastra, Paninventre e Podalla sono solo alcuni dei paesi da cui si può godere di una vista fantastica su uno dei panorami più suggestivi, quello offerto al tramonto dal Monte Coglia, lungo la strada panoramica che, da Fiastra, sale verso Fonte del Pozzo, a Sud del lago.

  • Al tramonto, i pascoli a Sud del lago di Fiastra si perdono verso
il confine tra Marche e Umbria
  • Le Lame Rosse sono strati di roccia privi della parte superficiale, per questo il colore appare rosso
  • La misteriosa gola del Fiastrone vista dalla diga
  • Tanacetum corymbosum
  • Orobanche
caryophyllacea
Itinerario 3: i carbonai e il museo-giardino delle farfalle

È esistito un tempo in cui per fare il carbone serviva molta pazienza. Cinque giorni e cinque notti di veglia continua, ossigenando il legname quel tanto che bastava per non farlo bruciare rapidamente, mantenendo una temperatura bassa e costante. La figura del carbonaio è quasi completamente scomparsa: oggi ne rimangono pochissimi esempi nell’entroterra marchigiano e sui Sibillini è ancora possibile incontrare chi ha saputo conservare questa tradizione millenaria.
Siamo a Montalto di Cessapalombo (MC), un borgo medievale immerso in una piccola vallata nei pressi del fiume Fiastrone. Qui la storia del nero carbone si intreccia ai colori vibranti delle farfalle e dei lepidotteri, vera attrattiva della zona, che hanno trovato dimora nel Museo-Giardino delle Farfalle, un eden incastonato alle falde del Castello di Montalto (che ha saputo resistere al terremoto del 2016).
Con 12.000 mq di giardino, 850 specie diverse di farfalle e ben 3 asini, il museo-giardino è il luogo in cui è possibile osservare le farfalle mentre volano in libertà nel loro habitat naturale (ricreato con piante autoctone) e si possono seguire da vicino tutte le fasi della loro trasformazione nella “casetta-osservatorio”, un ambiente dove è possibile osservare la trasformazione uova, bruchi e crisalidi dal vero.
Il percorso proposto è accessibile anche ai bambini ed è articolato all’interno del giardino, lungo un sentiero in cui si possono scorgere una grande varietà di specie floreali autoctone. Accompagnati da guide esperte offerte dal museo, si cammina tra piante che richiamano farfalle, api e insetti. Cespugli di salvione (Phlomis), ginestre e spirea rosa (Spirea bumalda) precedono l’area adibita alle erbe aromatiche, popolata dalla lavanda selvatica, dall’elicriso, dalla ruta e dall’iperico. Sono tutte forme di vita illustrate nei numerosi laboratori didattici, organizzati dal Centro Educazione Ambientale ospitato nei locali del Museo, che svolge anche funzione di punto informativo per sentieri, escursioni e attività ricettive della zona. Al termine della visita c’è anche la possibilità di degustare numerosi prodotti tipici locali.

  • I cespugli di fiori che attirano le farfalle e gli insetti
  • Spirea rosa
  • farfalle
Itinerario 4: Anello dei Sibillini e Gole dell’Infernaccio

Questa è zona di transito da secoli, almeno da quando San Francesco camminò da Assisi ad Ascoli, attraversando le Marche meridionali. Oggi, una parte di questo storico cammino è incluso nel cosiddetto Anello dei Sibillini, un percorso di nove tappe lungo circa 120 km che abbraccia l’intera catena montuosa e consente di conoscerne l’inestimabile patrimonio naturale e storico. Una delle escursioni tipiche e più suggestive che si possono fare lungo il percorso riguarda le rinomate Gole dell’Infernaccio, un viaggio tra le pareti rocciose scavate dal fiume Tenna nel territorio comunale di Montefortino.
La località di riferimento è Rubbiano (AP) non distante da Montemonaco: si prende una strada ben indicata dalla segnaletica che attraversa un piccolo centro abitato poi, lasciato lo spiazzo di parcheggio, si comincia a scendere attraverso una comoda strada punteggiata da arbusti di ginestra comune gialla, che delimita le aree coltivate. In breve ci si trova di fronte all’ingresso vero e proprio della gola, dove comincia il sentiero che si inerpica tra rocce e vegetazione delle zone umide, come la rigogliosa e frequente finocchiella o mirride (Myrrhis odorata). Si entra quindi in un bosco di faggi con un fedele compagno di viaggio, il torrente vigoroso e rumoroso sulla sinistra.
Dopo poche centinaia di metri si giunge di fronte a un bivio che a destra porta all’Eremo di San Leonardo, un ambiente sacro ricostruito in stile gotico sui resti di un antico monastero. Procedendo dritti, invece, si va verso Capotenna, la sorgente del fiume Tenna. Entrambe le mete sono facilmente raggiungibili e frequentate da molti visitatori durante i mesi più caldi dell’anno. Anticamente questa era la via più breve e accessibile per chiunque volesse attraversare l’Appennino.
Popolano quest’area, unitamente a faggi d’alto fusto, alcune specie rare come la stella alpina e la genziana ed è possibile incontrare anche il lupo, l’astore e l’aquila reale. Al ritorno, è d’obbligo rinfrescarsi sotto le famose “Pisciarelle”, naturali cascate di gocce d’acqua che scendono dal Monte Zampa, ultimo regalo della Sibilla.

  • Il fiume Tenna scroscia
discreto tra rocce imponenti della Gola dell’Infernaccio,
dove si inoltra il sentiero
  • Borgo di Montefortino
  • Il monumentale complesso del Monte Priora fa da sfondo mentre si entra nelle Gole dell’Infernaccio
  • La vegetazione parietale sulle rocce lungo il percorso

Per informazioni: sibilliniweb.it – giardinofarfalle.it

Si ringrazia per il supporto logistico e organizzativo la Regione Marche, l’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini e, per le escursioni intorno al Lago di Fiastra e alle Lame Rosse, la guida naturalistica Michele Sensini, recentemente scomparso e di cui ricordiamo la grande competenza e la cordialità. 

Per l’ospitalità si ringraziano il Country House L’Incanto dei Sibillini, a Cessapalombo (MC) e il Museo-Giardino delle Farfalle a Montalto di Cessapalombo (MC).

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