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La Famiglia delle Orchidaceae comprende circa 25.000 specie spontanee, i generi più coltivati nelle serre sono alcune decine, mentre negli ambienti domestici i più diffusi sono solo cinque: Cymbidium, Phalaenopsis, Cattleya, Paphiopedilum, Dendrobium. Si tratta delle orchidee più facili da coltivare, tutte piuttosto simili per quanto riguarda le esigenze ambientali e di coltivazione. Quasi tutte le orchidee adesso, al sopraggiungere dell’estate, hanno terminato la fioritura e si apprestano a trascorrere un periodo di stasi vegetativa sino a fine settembre-primi di ottobre, in cui è importante mantenere a riposo soprattutto le strutture radicali e non far sviluppare eccessivamente quelle fogliari. Però, anche in questo periodo, le piante non devono essere trascurate.
Come conservare le orchidee in estate
All’interno o all’esterno, tutte le orchidee adesso devono poter godere di un ambiente semiombreggiato, indispensabile per garantire le condizioni di riposo vegetativo. Una luminosità troppo intensa (necessaria in periodo autunno-invernale per favorire una regolare fioritura) in questa fase estiva si rivela invece assai dannosa per le orchidee, che potrebbero subire danni da eccessiva temperatura (decolorazioni e scottature fogliari) e non essere indotte in autunno a formare organi fiorali di numero e dimensioni regolari.
Cymbidium e Phalaenopsis, ovvero le specie più adattabili e meno esigenti, possono essere collocate all’aperto durante i mesi estivi, indicativamente quando le temperature minime notturne si siano stabilizzate attorno ai 14-16 °C, quindi a partire da fine maggio nel Nord Italia. La posizione deve essere in mezz’ombra, possibilmente sotto la chioma di alberi spoglianti, quali ad esempio querce, faggio, acero, betulla, platano, mai al di sotto delle fronde di conifere (abeti, pini, cedri, larici) in quanto la resina che regolarmente cade da tali piante può facilmente danneggiarne il fogliame.
Se non vi sono alberi perché le spostate su un balcone o un terrazzo, per difenderle dal caldo e dall’insolazione è consigliabile scegliere esposizioni sempre ombreggiate oppure predisporre strutture che possano riparare le piante dai raggi del sole come reti, graticci, tendoni, pali con fronde di rami.
Per la maggior parte delle altre orchidee adesso si consiglia di mantenerle in casa oppure di spostarle all’aperto solo in un ambiente protetto, come una serra, al riparo da temporali ed eccessivi innalzamenti termici. In particolare Cattleya, Dendrobium e Wanda.
Quanta acqua per le orchidee?
Quando prende avvio la fase di riposo, le annaffiature vanno molto ridotte, indicativamente di circa un terzo o anche la metà per certe specie (ecco quindi la non necessità di tenerle all’aperto, esposte a temporali, spesso intensi e frequenti). Gli eccessi idrici possono causare marciumi delle porzioni radicali (radici e pseudobulbi) e favorire la formazione di malattie fungine fogliari. Sia per quelle tenute all’aperto, sia soprattutto per quelle conservate in appartamento, sono consigliate nebulizzazioni fogliari con moderazione.
Per fare rifiorire le orchidee
Mentre vanno concimate ogni 10-15 giorni nei mesi che precedono la fioritura (indicativamente da ottobre a marzo, a seconda delle specie), le orchidee adesso vogliono solo 1-2 concimazioni, da effettuare con fertilizzanti liquidi specifici per orchidee e ricchi in azoto, fosforo e ferro, nei momenti meno caldi della stagione. Solo piante particolarmente indebolite (foglie ingiallite o decolorate e poco spesse) per eccessiva produzione di fiori (frequente è il caso del Cymbidium) possono ricevere dosi aggiuntive di fertilizzante: è quindi importante riconoscere la vera carenza nutritiva e non confonderne i sintomi con una malattia fungina o l’eccesso idrico.
Quando rinvasare le orchidee
Ogni quattro-cinque anni, nel periodo di riposo, le piante divenute troppo grandi per il proprio contenitore devono essere rinvasate: in questa occasione si può anche procedere alla moltiplicazione, mediante divisione della pianta madre.