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Le Phalaenopsis sono universalmente considerate le orchidee “facili”, quelle perfettamente adattate alle nostre case che, con poche e semplici cure, sono in grado di tornare a fiorire e di accompagnarci per anni.Queste orchidee hanno rivoluzionato il mercato, rendendo oggi possibile la loro coltivazione anche senza l’ausilio di una serra. Oltre alla classica Phalaenopsis, oggi sono disponibili tante orchidee diverse che, senza sforzi incredibili, si possono coltivare e far rifiorire in casa. Si tratta di Cattleya, Paphiopedilum, Cymbidium, Miltonia e molte altre, anche ibridi e varietà ottenuti da incroci multipli. È difficile trovarle in vendita nella grande distribuzione, bisogna rivolgersi ai garden di buon livello e soprattutto ai vivai specializzati, molti dei quali oggi vendono online e spediscono a casa. Solo questi sapranno fornire al momento dell’acquisto quel pacchetto di conoscenze base e di piccoli trucchi per coltivarle con successo. Luce, acqua e umidità, gestione del substrato e nutrimento, permanenza in casa in autunno e spostamento all’esterno d’estate, sono i segreti validi per tutte. Vediamoli nel dettaglio.
Luce e posizione
La posizione ideale per le orchidee coltivate in casa è davanti a una finestra esposta a Est o a Ovest. La luce deve essere sempre abbondante e mai diretta, proprio come avviene in natura. Si tratta, infatti, con poche eccezioni, di piante epifite, che vivono sugli alberi protette dalla chioma, ma in posizione rialzata rispetto al terreno. Per capire se la luce che ricevono è giusta basta osservarle: con luce insufficiente le foglie divengono scure, meno toniche, si afflosciano progressivamente, non compaiono nuovi steli fiorali. Con luce troppa intensa le foglie perdono colore diventando chiare, in caso di esposizione diretta si evidenziano bruciature ellittiche o sulle punte. Le orchidee originarie della fascia equatoriale vivono in ambienti caratterizzati da una durata del giorno e della notte quasi costante, sia in inverno sia in estate. In inverno, nelle nostre case, per compensare la diminuzione delle ore di luce è bene migliorarne l’esposizione.
Umidità e acqua
Le orchidee sono originarie di zone dove le precipitazioni sono diffuse durante tutto l’anno, frequenti anche se di consistenza limitata, capaci di mantenere un elevato grado di umidità. Nelle nostre case, d’inverno, l’umidità minima per coltivare le orchidee in casa con successo è pari al 50% e sempre costante. Si suggerisce quindi di tenere sempre provvisti d’acqua gli umidificatori sui termosifoni, portandoli a due per ogni unità, di porre le piante su uno strato di ghiaino da mantenere bagnato, di formare gruppi di piante ravvicinate da vaporizzare tutti i giorni con acqua non calcarea. Per quel che riguarda le annaffiature di terriccio, foglie e radici (evitare sempre di bagnare i fiori), in autunno può bastare una sola volta la settimana, all’accensione dell’impianto di riscaldamento è meglio aumentare la frequenza a due, sempre eliminando l’acqua che si accumula nel sottovaso. In estate, con temperature elevate, bagnare a giorni alterni, senza troppa parsimonia.
Concime: è necessario
Tra le cure indispensabili alla coltivazione delle orchidee c’è il nutrimento. Eppure sembra che solo gli appassionati fertilizzino le orchidee e sono ancora troppi quelli che, pur avendone una in casa da anni, non le hanno mai dato nutrimento. Invece è molto utile. Occorre utilizzare solo un fertilizzante apposito per orchidee, con apporti di azoto, fosforo e potassio in parti uguali, del tipo N20-P20-K20. Si usa dalla primavera all’inizio dell’estate, quando la pianta, al termine della fioritura, cresce con forza. Il dosaggio consigliato è indicato in etichetta e deve essere sempre mescolato con cura all’acqua di irrigazione, per favorire la solubilizzazione dei principi nutritivi. A partire dal mese di luglio, per stimolare la differenziazione dei tessuti e favorirne la salita a fiore, si consiglia di utilizzare un fertilizzante con un basso tenore di azoto e uno più elevato in fosforo e potassio, del tipo N10-P30-K20. Si fertilizza ogni due settimane.
Cattleya
Le specie originarie hanno foglie carnose e sono facili da coltivare, tanto da essere state considerate “orchidee da principianti” (prima dell’avvento delle phalenopsis). Sono piuttosto adattabili in fatto di temperatura riuscendo a vegetare fra i 14 e i 28 °C. Amano gli ambienti luminosi e saltuariamente anche il sole diretto nelle ore meno intense, ma se il fotoperiodo (la durata delle ore di luce) è troppo lungo diventeranno rigogliose senza rifiorire. Nel mese di settembre si consiglia di oscurarle una volta tramontato il sole, perché anche l’illuminazione artificiale altera il loro ciclo vegetativo. Queste orchidee si bagnano solo quando il substrato si è asciugato, una volta la settimana durante la buona stagione, meno con giornate brevi e temperature basse. Cattleya si presta molto bene all’incrocio con altre specie e la selezione ha portato a ottenere ibridi dai fiori grandi e coloratissimi, tanto da meritare, secondo molti, l’appellativo di “regina delle orchidee”. Tra le cultivar, le più interessanti sono due. Cattleya ‘Green Genius’ ha in realtà un nome ben più lungo: Brassolaeliocattleya Village Chief North ‘Green Genius’. Può essere definita con un solo aggettivo: sbalorditiva. Può non piacere ma il contrasto fra i sepali verdi e cerosi e i petali giocati fra il rosa fucsia quasi fluo e il bianco è unico, luminoso, quasi studiato per un bozzetto di design. Assai più classica Cattleya ‘Quilla’ che ha il fiore tutto giocato sul contrasto chiaro/scuro fra la corona rosa sfumato e il labello centrale viola profondo con un tocco giallo centrale.
Cymbidium
I Cymbidium hanno grossi pseudobulbilli, robusti, alti fino a 15 cm. Le foglie hanno portamento eretto e solo nella parte terminale possono incurvarsi armoniosamente verso l’esterno (nelle piante di grande taglia superano il metro). Sono di colore verde chiaro, elastiche, resistenti e quasi coriacee. I cymbidium devono la loro grande vigoria all’apparato radicale, robusto e ben sviluppato, formato da radici carnose. Si tratta di piante semi epifite che possono radicare in natura anche al suolo, ma sempre su un substrato formato da detriti di vegetazione solo parzialmente decomposti. Desiderano molta luce, umidità intorno al 50%, temperature fra i 15 e i 18 °C, ma per rifiorire devono essere esposti per un certo periodo a temperature notturne fra gli 8 e i 10 °C. Per questo vanno riportati in casa solo alla fine di ottobre. ‘Pearl Flor’ fiorisce da settembre a novembre portando sui rami fioriferi una corolla di medie dimensione di un colore rosa, così intenso da divenire un rosso di difficile definizione, vellutato e sontuoso.
Scarpetta di Venere
Le orchidee Paphiopedilum devono il loro nome comune “Scarpetta di Venere” alla forma del fiore. Sono le uniche orchidee normalmente coltivate in casa che fioriscono e prosperano anche con poca luce. Non amano le temperature elevate, quella ideale è intorno ai 20-22 °C. Fioriscono una volta l’anno, ma gli ibridi riescono a compiere anche due cicli completi. Preferiscono vasi di piccole dimensioni con un substrato sempre ben drenato; richiedono bagnature regolari ma moderate, una la settimana. Tra le varietà, si suggerisce ‘Pinocchio’ che, a dispetto del nome italianissimo, nasce dall’incrocio di due specie originarie dell’Indonesia: Paphiopedilum glaucophyllum e P. primulinum. Ha conquistato molto estimatori grazie ai colori “elettrici”. Più conosciuta è Paphiopedilum maudiae vinicolor ‘Black Jack’, dal colore così intenso e scuro da essere associato al nero che, unito a forme definite, non la fa passare inosservata.
Zygopetalum
Queste orchidee hanno conquistato in breve, sia fra le proposte dei vivai, sia negli acquisti, un grande consenso. La ragione è semplice: i fiori sono splendidi, geometrici e con colori intensi, giocati in contrasti insoliti, soprattutto tra il blu e il verde. Si tratta di piante epifite che vivono nella parte bassa degli alberi e, quindi, rifuggono la luce diretta; devono essere tenute in ombra luminosa e mai lasciate asciugare del tutto. I nuovi ibridi sono molto fioriferi e davvero profumati. L’unica difficoltà è la loro sensibilità alle alte temperature. Per rifiorire, trattandosi di piante di montagna, vanno tenute di notte a temperature fra i 10 e i 15°C. Tra le varietà, Zygopetalum ‘Ariane’ spicca per il contrasto luminosissimo fra bianco e verde, impreziosito da macchiettature viola.
Propetalum
I Propetalum sono ibridi di Promenaea e Zygopetalum: dalla prima hanno preso il colore giallo di fondo, dai secondi il fine disegno. Questa orchidea fiorisce da ottobre ad aprile aprendo corolle dai 4 ai 6 cm di diametro. Non ama il sole diretto e si adatta a un range di temperatura piuttosto elevato, da 12 a 30 °C, anche se teme la vicinanza a fonti di calore che seccano l’aria. Il bark, sempre ben aerato, non deve mai essere lasciato asciugare del tutto. ‘Golden Bay’ è uno degli ibridi più conosciuti.
Miltonia, resistenza inaspettata
Si riconosce per i fiori profumati, grandi, con il labello centrale piuttosto vistoso e spesso screziato, con puntinature o macchie di colore. Il fiore di Miltonia ricorda nella forma quello di una viola del pensiero e, nell’insieme, questa orchidea ci sembra più discreta e familiare, meno esotica rispetto alle altre. La pianta ha non poche virtù: un’elevata capacità di rifiorire, anche due volte l’anno, buona longevità, capacità di vegetare tutto l’anno, è di facile coltivazione, perfetta per le verande vetrate, i giardini di inverno, le scale luminose ed è più rustica delle altre. Desidera molta luce diffusa e una buona escursione termica fra la notte (con temperature di 13-16 °C) e il giorno (ideale 18-24 °C). Miltonia ‘Sunset’ è una varietà ibrida ottenuta dall’incrocio di due diverse specie, apprezzata per i fiori grandi dai colori mai sfacciati seppur intensi, con la corona gialla e il labello rosa. Il profumo è fruttato.
I consigli dell’esperto: Alberto Grossi
Appassionato ed esperto coltivatore di orchidee, ci svela tre consigli, frutto della sua lunga esperienza.
1. Contrariamente a quel che spesso si dice, non bisogna bagnare le orchidee per ammollo o immersione, ma per scorrimento, cioè versando l’acqua nel vaso, aspettando che esca dai fori di fondo e poi ripetendo più volte i passaggi.
2. È importante tenere alta l’umidità ambientale e anche arieggiare con cura i locali dove sono posizionate le orchidee.
3. Se possibile, spostare le piante all’esterno durante l’estate, creando un ambiente favorevole, sempre in ombra, con luce diffusa.