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L’arrivo del nuovo anno può segnare l’arrivo di nuove piante da frutto in giardino di casa, dopo aver valutato se lo spazio e le condizioni di luminosità e terreno siano adatte. Le piante da frutto possono essere acquistate sia a radice nuda che in vaso; in questo articolo si evidenzieranno i vantaggi della scelta di piante a radice nuda e le relative modalità di lavorazione per una messa a dimora ottimale.
A radice nuda: che cosa significa?
Le piante a radice nuda sono quelle compravendute senza il pane di terra intorno all’apparato radicale, o con un pane minimo, avvolto, al momento dell’acquisto, in un sacco di juta o in un telo di plastica. Cresciute in piena terra, vengono prelevate al momento della compravendita; senza vaso occupano molto meno spazio e sono molto più maneggevoli, questo fa sì che il loro costo sia decisamente inferiore rispetto alle piante in vaso – anche del 50%! – e sono molto più facili e leggere da trasportare a casa. Ugualmente si possono acquistare per corrispondenza sempre a costi decisamente inferiori. Le piante in questione sono piuttosto giovani, solitamente hanno circa due anni. La maggiore maneggevolezza consente anche ad una sola persona di eseguirne la piantumazione; inoltre l’apparato radicale non dovrà abituarsi al nuovo terreno di impianto rispetto a quello del pane che avvolge le radici.
Quando si piantano
Il periodo per la messa a dimora coincide con il riposo vegetativo delle piante, ma bisogna fare attenzione alle gelate che non sono da sottovalutare, soprattutto in gennaio. Il periodo adatto può andare, a seconda delle piante, da novembre alla fine di febbraio, prima che si aprano le gemme. La pianta avrà il tempo di far fare la giusta presa alle radici nel nuovo substrato. Ovviamente il terreno al momento dell’arrivo delle piante dovrà già essere stato adeguatamente lavorato e preparato, perché la radice nuda non consentirà agli esemplari un’enorme autonomia al di fuori del substrato di coltivazione.
Come si procede per la messa a dimora
La zaffardatura
Per reidratare l’apparato radicale, oltre all’acqua, si può realizzare una poltiglia nella quale immergere la parte terminale della pianta. Il processo si chiama inzaffardatura o zaffardatura e consiste nel creare un mix di elementi nutrienti che per qualche ora o, potendo, tutta la notte, rimanga a contatto con le radici della pianta, in modo da poter nutrire e non solo reidratare l’albero.
Come si compone
Il mix è costituito da tre componenti fondamentali: il terreno, anche molto fine, argilloso; la terra da coltivo, e infine una parte di letame sminuzzato all’interno del bacile. Con l’aggiunta della quantità d’acqua necessaria, si trasformerà in una poltiglia cremosa: il composto non deve essere troppo liquido ma di una consistenza in grado di attaccarsi alle radici. Una volta inserita la parte terminale dell’albero nel bacile, con l’aiuto di una paletta si ricopriranno tutte le radici con i composto, e si lascerà agire la poltiglia per il tempo necessario affinché vengano da essa assorbite tutte le sostanze nutrienti. A questo punto la pianta sarà pronta per la messa a dimora.
Gli effetti
Appena messo a dimora non si noterà una sostanziale differenza: gli effetti benefici si paleseranno quando in primavera la pianta uscirà dallo stato di riposo e le radici cominceranno ad esplorare lo spazio circostante.
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