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Bisogna riconoscere la differenza tra gli insetti dannosi e utili nell’orto e nel giardino. Il ‘problema’ degli insetti, quindi, non può essere affrontato in modo generico e solo in termini di “lotta”, ma solo distinguendo specie per specie, imparando a individuarle e scoprendo quale sia il loro ruolo. Da qui nasce la differenziazione tra insetti utili (coccinelle, miridi, sirfidi e forbicine) e insetti dannosi (grillotalpa, maggiolino, afidi e cavolaia) per l’orto e il giardino.
Gli insetti hanno infatti con le piante un rapporto di mutuo scambio: i primi giocano un ruolo insostituibile nell’impollinazione e nella difesa delle specie vegetali, mentre le piante contribuiscono alla definizione di un habitat favorevole alla vita di questi piccoli esseri fornendo nutrimento e difesa. Basti pensare che alcune piante tropicali adattate ai nostri climi non sono in grado di fruttificare per la mancanza di impollinatori specifici, e così gli insetti giunti occasionalmente tra le fronde di queste specie spesso non sopravvivono perché non trovano rifugio e sostentamento adeguato.
4 Insetti utili nell’orto e nel giardino
Esistono alcune specie di insetti utili nell’orto o nel giardino perchè favoriscono l’impollinazione e sono antagonisti naturali di alcuni parassiti. Tali insetti, come coccinelle, miridi, sirfidi e forbicine, non vanno combattuti, anzi, li si può aiutare a sopravvivere costruendo un piccolo “hotel” in cui riescano a trovare rifugio, andare in letargo o riprodursi, ovvero una casetta che riproponga i loro luoghi preferiti e l’habitat naturale: ad esempio, i bombi, le piccole api, le megachili, le crisope e le coccinelle amano ripararsi nelle canne di vario diametro, mentre le forficule (o forbicine) preferiscono la paglia.
1. Coccinelle
La coccinella è considerata un insetto molto prezioso per la sua intensa attività predatoria nei confronti di afidi e altri insetti come acari e tripidi. Nella famiglia dei coccinellidi non mancano specie dannose per le piante ma sono un’eccezione.
La specie più conosciuta è Coccinella 7-punctata, con elitre rosse a protezione delle ali che l’animale solleva durante il volo, ornate da sette punti neri. Le larve non sono per niente gradevoli da vedere: hanno forma allungata, tre paia di zampe, apparato buccale evidente e corpo carenato. Questo aspetto può rivelarsi un problema perché, chi non le sa riconoscere, facilmente ricollega l’aspetto “vorace” a quello di “dannoso” e provvede a eliminarle: niente di più sbagliato se si pensa che nell’arco della propria vita, una coccinella distrugge fino a 4.000 prede.
Le larve e pupe di coccinella hanno bisogno di una gran quantità di cibo e compaiono quando le colonie di afidi sono già ben sviluppate. Gli insetti svernano in forma di adulti dove trovano riparo: all’interno di case e fienili, sotto la corteccia sollevata degli alberi, dove vi sono accumuli di foglie fra sassi asciutti e riparati.
2. Sirfidi
I sirfidi non solo sono innocui ma anche “socievoli” perché non temono l’uomo e non è raro vederli posare su una mano aperta.
Chi non ha grandi conoscenze di entomologia avrà comunque notato più di una volta i sirfidi senza sapere cosa fossero in realtà: simili a un’ape o una vespa per via del corpo striato, si distinguono per la conformazione generale, per il tipo di volo e per la mancanza del ronzio tipico. Alcune specie di sirfidi si propongono in questa livrea per scoraggiare i predatori cercando di spacciarsi per insetti dotati di pungiglione. I sirfidi non possiedono, infatti, pungiglione, hanno un solo paio di ali (per questo producono un rumore diverso) portate lungo il corpo, hanno antenne brevi e non si caratterizzano per quel restringimento che ape e vespa presentano fra torace e addome (il famigerato “vitino da vespa”) ma sono più simili a una mosca.
I sirfidi depongono le uova, bianche e affusolate, vicino o all’interno di colonie di afidi così che le larve possano cibarsene: ogni larva consuma fino a 500 afidi. Le larve di sirfide sono di colore variabile secondo la specie (bianco, giallo, verde), con corpo molle, capo poco visibile e senza zampe. Gli adulti, ottimi impollinatori, si nutrono di polline, nettare e melata. La loro presenza può essere facilitata coltivando gruppi di piante produttrici di nettare in quantità e per lunghi periodi come calendula, nasturzio, borragine, lavanda, centaurea e tagete, tutte facili da inserire in un orto bello e decorativo.
3. Miridi
I miridi sono insetti poco conosciuti e spesso eliminati perché di aspetto simile a un piccolo scarafaggio verde o a una cimice. Al contrario di questi sono però utilissimi perché hanno un ventaglio di prede molto ampio e si cibano, con il loro apparato pungente-succhiatore, non solo di afidi, ma anche di tripidi, acari, aleuroididi e larve di lepidotteri.
La particolarità dei miridi è quella di potersi cibare anche dei succhi vegetali prelevati da piante coltivate, come pomodori e melanzane, senza apportare loro danni significativi. In questo modo, una volta presenti nell’orto, potranno restarvi anche in assenza di prede, cosa che non possono fare né coccinelle né sirfidi. Altra particolarità dei miridi è il ciclo di sviluppo, che non passa attraverso il classico schema uovo-larva-pupa-adulto, poiché dalle uova fuoriescono degli adulti in miniatura che solo a maturità svilupperanno le ali.
Gli insetti in fase giovanile sono di colore verde brillante e nella crescita assumeranno la livrea tipica della specie. Svernano in forma di adulto al riparo della vegetazione secca o di sassi. Nelle zone a clima mediterraneo la presenza di miridi può essere incoraggiata dall‘inula viscosa, pianta spontanea capace di un’abbondante fioritura utile anche per le api, di cui i miridi sembrano preferire la linfa.
4. Forbicine
Forficula auricularia, conosciuta più facilmente come forbicina o forbicella, è in realtà una presenza potenzialmente amica nell’orto. La sua sensibilità ai trattamenti antiparassitari la rende, al pari delle farfalle, un ottimo indicatore biologico e scovarla all’interno di un cespo di insalata raccolto o acquistato non è un segno di trascuratezza ma, al contrario, di salubrità del prodotto.
Le forbicine si insinuano nei noccioli dei frutti spaccati o all’interno dei capolini dei carciofi che si stanno aprendo: non si trovano lì per cibarsi, ma per trovare riparo dai numerosi predatori che le insidiano, come lucertole, uccelli insettivori, ricci. Si tratta di animali onnivori che mangiano di tutto, dai vegetali ai parassiti come afidi, ragnetto rosso e cocciniglia. Si nutriranno dei tessuti vegetali, in particolare dei frutti, solo dopo aver terminato le prede animali: è in questa fase che, se i danni saranno rilevanti, sarà possibile allontanarli.
Affinché siano insetti utili e non dannosi, si può fornire loro un riparo con vegetazione asciutta come paglia e fieno e, una volta attirate, dopo che avranno ripulito orto o giardino, ricollocate altrove. A dispetto della tenaglia terminale sono innocue per l’uomo poiché utilizzano questa arma solo nelle battaglie con le altre forbicine e per difesa. Sono più attive durante le ore notturne.
Come preservare la biodiversità
Basta lasciare una piccola parte del terreno non coltivata per permettere a flora e fauna selvatiche di riprodursi nel proprio ambiente naturale. I giardini privati costituiscono, infatti, un importante habitat per gli impollinatori, occupando tra il 20% e il 30% delle aree urbane in Europa: lasciare incolta una piccola parte del proprio giardino può fare davvero la differenza a livello globale! Per questo risulta particolarmente utile “Rewilding Mode”, la funzione attivabile dall’app che controlla il proprio robot tagliaerba Husqvarna. Diventa così possibile e più semplice dare un concreto contributo al sostegno della biodiversità, lasciando incolta un’area del proprio giardino – corrispondente al 10% del totale – così che farfalle, api e altri insetti impollinatori possano svolgere il proprio naturale lavoro.
Insetti dannosi per l’orto e il giardino
Che siano larve o esemplari adulti, gli insetti dannosi sono dotati di un apparato boccale masticatore vigoroso, con il quale attaccano voracemente gli organi vegetali provocando danni alle coltivazioni talvolta irreparabili. Di solito larve e insetti adulti vivono a una non eccessiva profondità nei terreni degli orti (non oltre i 30-40 cm) e trovano le migliori condizioni di vita in suoli fertili, ricchi di sostanza organica, moderatamente umidi e argillosi e, soprattutto, scarsamente lavorati, in quanto la frequente azione dei vari attrezzi e strumenti (vanga, zappa, motocoltivatore) ne lesiona la fragile struttura.
Tutti si sviluppano soprattutto in periodi e ambienti non troppo caldi e secchi. La loro azione è limitata durante i prolungati periodi piovosi e quelli siccitosi. Spesso colpiscono piante già indebolite da precedenti attacchi di altri insetti non adeguatamente controllati e il problema può riguardare sia esemplari giunti al culmine delle fase produttiva, sia quelli da poco seminati o trapiantati.
Come difendersi dagli insetti dannosi nell’orto
Nell’orto la lotta contro i nemici delle piante prevede l’utilizzo dei prodotti fitosanitari di derivazione naturale o di origine chimica.
I primi sono sempre da preferire, vista la destinazione commestibile delle specie coltivate e il vantaggio in termini di rispetto dell’ambiente, ma hanno generalmente buona efficacia solo nel caso di modesto attacco parassitario.
I prodotti di origine chimica, invece, se ben impiegati, controllano meglio i parassiti ma vanno utilizzati con molta attenzione e cautela, rispettando alcuni vincoli fondamentali:
- impiegare nell’orto solamente prodotti fitosanitari registrati per specie orticole;
- rispettare il periodo di carenza di ogni prodotto fitosanitario, ovvero il tempo, in numero di gironi, che deve intercorrere tra la distribuzione del prodotto sulla coltura e il consumo dell’ortaggio.
- salvaguardare e tutelare l’operatore che deve adeguatamente proteggersi durate la distribuzione dei prodotti fitosanitari con idonee dotazioni (guanti, mascherina, occhiali).
L’utilizzo di antagonisti naturali di molti insetti nocivi, per esempio insetti utili quali coccinelle e crisope, predatrici di afidi, è una pratica di grande interesse e in grado di offrire significativi risultati. Tuttavia, visti i costi non lievi di tale intervento e la necessità di corrette metodiche di distribuzione degli insetti utili, trova, al momento, ancora limitato impiego nelle produzioni orticole domestiche.
Grillotalpa
Il grillotalpa è un grosso insetto, lungo 5 cm, che vive sottoterra e scava gallerie visibili all’esterno come fori rotondi a margini netti quasi senza materiale di risulta. Raggiunge le radici carnose come ravanelli, carote, rape, barbabietole, patate, topinambur, batate, ma può danneggiare tutte le orticole e le piante da giardino in genere. I segni sono paragonabili a un piccolo rosicchiamento, ma in caso di attacco massiccio e continuato l’organo attaccato può essere divorato completamente. Queste ferite non solo danneggiano la pianta, spesso fino a farla morire, ma favoriscono l’insorgenza di problemi sanitari per marciumi di origine batterica.
Una volta che il grillotalpa è entrato nell’orto la lotta, con esche apposite, non può essere abbandonata per tre anni almeno perché la femmina depone in una camera sferica di terra compattata fino a 300 uova, le larve raggiungono lo stadio adulto solo nel secondo anno e si riproducono nella primavera del terzo.
Questo insetto preferisce i terreni umidi, ricchi di sostanza organica (humus in particolare), dove scava gallerie superficiali alla ricerca di cibo. Per combattere il grillotalpa senza utilizzare le esche avvelenate in commercio si può predisporre una trappola simile a quelle per le limacce: interrare delle bottiglie di plastica tagliate a un terzo della loro altezza e riempirle per metà di birra non allungata con acqua, quindi coprirle con un vecchio coppo così che siano protetta dalla pioggia. Infine mettere come esca, per attirare il grillotalpa, pezzetti dei suoi ortaggi preferiti (carote e peperoni per esempio) e aspettare di catturarlo. La prima notte di solito è infruttuosa ma dopo la seconda le trappole iniziano a rivelarsi efficaci. Dopo cinque giorni cambiare l’esca.
Afidi
Gli afidi sono parassiti spesso scarsamente considerati perché non hanno un aspetto aggressivo. In realtà sono fra quelli che provocano più danni perché il loro attacco è localizzato sui nuovi germogli, sugli apici vegetativi e tutti i tessuti “teneri” di nuova formazione. La ragione è semplice: si tratta di piccoli insetti dotati di un apparato buccale capace di attaccare solo i tessuti giovani, che non hanno sviluppato una robusta cuticola.
Gli afidi danneggiano la pianta succhiandone la linfa, inibendone la crescita, causando deformazioni, favorendo l’ingresso di virus e provocando l’accartocciamento dell’intera lamina fogliare su cui si insediano. Molto diffusi sulle rose e sulle piante da frutto, sono presenti però anche nell’orto: i frutti colpiti possono crescere in modo irregolare, deformandosi, soprattutto se ancora verdi e piccoli; quelli in maturazione, imbrattati, subiscono riduzione di valore e possono conservarsi per poco tempo dopo la raccolta.
Gli afidi possono attaccare tutti gli ortaggi. La loro capacità di diffusione è piuttosto elevata: chi ne avvista piccole colonie su qualche germoglio o foglia, li dovrà eliminare manualmente senza tagliare il ramo stesso. Sempre in presenza di pochi esemplari potrebbe essere altrettanto efficace, e sicuramente più ecologico ed economico dei prodotti chimici, spruzzare sulle parti colpite acqua con l’aggiunta di sapone di Marsiglia o un poco di detersivo per il lavaggio dei piatti a mano. Questo secondo prodotto ha una maggiore capacità di “aggrapparsi” ai tessuti vegetali e vanta un’azione più persistente. In alternativa, distribuire prodotti naturali a base di azadiractina (albero di Neem), piretro, aglio, cipolla. Solo nel caso di attacchi massicci, in grado di compromettere la coltivazione, utilizzare insetticidi di provenienza chimica a base di Deltametrina.
Il proliferare degli afidi è legato alle condizioni ambientali: giornate asciutte e ventilate ne rallentano lo sviluppo.
Chi pensa di non avere afidi nell’orto segua le file delle formiche: arriveranno dove potranno raccogliere la melata, un essudato dolce prodotto dagli afidi.
Aleuroididi (mosche bianche)
Le mosche bianche sono piccoli insetti, completamente bianchi, dotati di buona capacità di movimento grazie alle ali. Possono insediarsi sulle foglie di molti ortaggi (particolarmente su pomodoro, peperone, melanzana, cetriolo, zucchino), agendo come gli afidi, ma determinando sintomi spesso più gravi che possono condurre al deperimento parziale o totale della pianta.
Per proteggere l’orto è bene intervenire alla comparsa dei primi individui con prodotti base di piretro, azadiractina (Neem), spinosad, olio di soia.
Cimici
Facilmente riconoscibili per l’aspetto del corpo, di forma per lo più pentagonale e di colore vario, da verde sino a marrone, le cimici che aggrediscono le piante sono insetti ben visibili a occhio nudo: a seconda della specie possono essere lunghe da circa 5 millimetri, sino a poco più di un centimetro. Si individuano rapidamente anche per l’odore sgradevole che emanano e che trasmettono alle parti vegetali attaccate.
Le cimici provocano danni a tutte le strutture della pianta, ad eccezione delle radici. Sono molto attive durante le estati molto calde e secche e si nutrono, tramite punture, del contenuto cellulare degli organi vegetali della maggior parte degli ortaggi da frutto (pomodoro, peperone, melanzana, zucchini, meloni) e da legume. Le foglie subiscono decolorazione e ingiallimento; i giovani frutti appaiono cosparsi da puntini giallastri, bloccano la crescita e possono precocemente cadere o crescere deformati. Le punture delle cimici possono anche alterare la consistenza della polpa del frutto, rendendolo più facilmente attaccabile da batteri e da funghi.
Le cimici sono difficilmente debellabili. Nel caso di un numero ridotto di insetti, sono efficaci insetticidi naturali a base di estratti di aglio, assenzio, ortica, tanaceto, nicotina. Gli ortaggi sono da trattare sempre al mattino presto, quando gli insetti sono poco mobili. In via preventiva, garantire pulizia da residui di vegetazione rinsecchita o marcescente, dove le cimici trovano facile e sicuro riparo, ed evitare carenza idrica alle colture.
Cimice asiatica
Identificata come Halyomorpha halys, questa piccola cimice proviene dall’Asia orientale (Cina, Giappone, Corea) ed è stata segnalata per la prima volta in Europa nel 2007, in Svizzera; successivamente è arrivata negli Stati Uniti nel 2010 e in Italia nel 2012.
Questa cimice non risulta pericolosa per l’uomo ma, grazie alla sua notevole prolificità ed elevata capacità aggressiva nei confronti dei vegetali, è in grado di arrecare ingenti danni soprattutto ai frutteti, ma anche a colture di pieno campo (mais, soia, girasole) e ortaggi (legumi, pomodoro, peperone). Il corpo di questa cimice è lungo da 12 a 17 millimetri, ha forma geometrica e colore grigio-marrone, marmorizzato; il capo è rettangolare e le antenne, scure, presentano tacche chiare. Nei nostri ambienti compie una generazione all’anno (4-6 invece nei Paesi di origine) e gli adulti sono presenti, e voracemente attivi sulle colture, in un periodo che va da luglio sino a settembre. Questo voracissimo insetto si ciba del contenuto cellulare degli organi vegetali, provocando lesioni (rottura e spaccatura dei frutti, alterazione della consistenza dei frutti, ingiallimento del fogliame, generale deperimento vegetativo) che a volte compromettono non solo la produzione, ma anche la vita stessa delle piante.
Il controllo e l’eliminazione di questa nuova cimice si presentano difficili, più che per le classiche cimici, a causa della sua grande capacità di invasione, della notevole densità delle colonie, composte da svariate decine di individui, e della mancanza di antagonisti naturali, che la possano distruggere. Gli interventi di difesa devono essere effettuati tempestivamente al primo apparire degli individui. Una buona azione di controllo sulle cimici viene esercitata da soluzioni liquide a base di acqua e sapone di Marsiglia: dopo circa 15-20 minuti dal trattamento, è indispensabile risciacquare con acqua le parti trattate. Tra i prodotti “biologici”, di provenienza vegetale, utili si segnalano quelli a base di Neem (soluzioni acquose), ortica (macerato), assenzio e tanaceto (soluzioni liquide). Incoraggianti risultati sono stati ottenuti con l’utilizzo di trappole in grado di catturare gli adulti.
Coleotteri perforatori
Sono piccoli insetti, di colore bruno-nero, lunghi sino a due millimetri, simili nel corpo a pulci, capaci di muoversi velocemente sulla vegetazione con rapidi salti. Gli adulti sono presenti da maggio ad agosto e attaccano in prevalenza le specie appartenenti alla famiglia delle Solanaceae (patata, pomodoro, melanzana), le cui foglie vengono bucherellate e si presentano densamente perforate (fori di un millimetro di diametro); la vegetazione viene compromessa e gli ortaggi colpiti possono deperire e ridurre la produzione di frutti. Le larve di questi insetti attaccano i tuberi delle patate, che appaiono pervasi da fitte gallerie e compromessi nella qualità della polpa.
La difesa contro i coleotteri perforatori è efficace se condotta tempestivamente. Si consigliano prodotti biologici a base di piretro, rotenone, aglio, cipolla contro gli adulti sulla vegetazione, che però, risultando assi mobili, sfuggono facilmente all’azione dei prodotti. Nel caso di gravi attacchi rimuovere velocemente le piante colpite, specialmente nel caso di patate, che appaiono essere gli ospiti preferiti da questi parassiti, chiamati anche, per tale motivo “pulci dei tuberi”.
Tripidi
Sono piccoli insetti dannosi che determinano, con le punture degli apparati boccali, ripiegamenti e deformazione delle foglie e dei piccoli frutti in fase iniziale di ingrossamento. Tuttavia si tratta di presenza poco diffusa e limitata a poche specie (pomodoro, peperone, zucchino).
In caso di pesanti attacchi distribuire insetticidi a base di Spinosad (intervento biologico, con prodotto derivato da un batterio comunemente presente nel terreno).
Tuta absoluta
È un lepidottero, nemico esclusivamente del pomodoro, normalmente diffuso in Sud America, ma da alcuni anni presente anche nelle coltivazioni europee, Italia compresa. L’insetto adulto, presente a partire dagli inizi dell’estate, ha un’apertura alare di circa un centimetro, con ali di colore grigio-argentato e punti neri. Le larve a maturità sono di colore verde o rosato, lunghe 7-8 millimetri e penetrano velocemente all’interno di foglie, fusti e frutti, scavando profonde e tortuose gallerie di alimentazione. I pomodori possono essere attaccati in qualsiasi stadio di sviluppo: sulle foglie le larve scavano mine fogliari a chiazza irregolare, che causano estesi ingiallimenti, mentre i frutti, soprattutto in fase di maturazione, mostrano incisioni, depressioni, annerimenti e disseccamenti.
Il controllo di questo parassita è molto difficile, sia per il grande numero di generazioni nel corso della stagione, sia perché potenzialmente può diffondersi su varie piante appartenenti alla famiglia delle Solanaceae, non solo ortive. Trattare con insetticida a base di Spinosad (lotta biologica). Buoni risultati si hanno con la cattura degli adulti con trappole a feromoni. È indispensabile la distruzione con il fuoco delle piante infette e dei residui caduti a terra che spesso nell’orto domestico vengono, invece, lasciati anche durante il periodo invernale e nei quali sopravvivono le crisalidi.
Calabroni
I calabroni attaccano ortaggi da bacca in fase di maturazione (pomodoro, melone, anguria), spesso precedentemente lesionati nella buccia dall’azione della grandine o da spaccature dovute a stress idrico. Questi insetti dannosi rodono estesamente la polpa sino a determinare, in molti casi, perdite sensibili di prodotto.
Il ricorso alla lotta chimica è difficile e sconsigliato. A livello preventivo si possono proteggere gli ortaggi coprendoli con una rete ombreggiante a maglie che impedisca il contatto diretto dell’insetto con i frutti.In alternativa è possibile appendere bottiglie di plastica riempite a metà con acqua e miele: la soluzione zuccherina attrae i calabroni, che vi cadono e annegano. In caso di gravi attacchi, su superfici di grande estensione, possono essere utili trappole a feromoni.
Cavolaia
Le cavolaie vivono nei prati, nei campi e negli orti. Le larve, di colore verde, si sviluppano ai danni del cavolo procurando sulle foglie le caratteristiche brucature. Se la pianta è giovane, e ha ancora la conformazione a palla, ne resteranno soltanto le costolature.
La cavolaia maggiore arriva a un’apertura alare di 7 cm, le ali anteriori hanno l’apice e una marginatura superiore nero antracite che svetta sul colore giallo chiaro o bianco crema di fondo. La cavolaia minore, molto diffusa e poco appariscente, raggiunge un’apertura alare di 5 cm. Il disegno è simile a quello della cavaloia maggiore, ma più ridotto. In entrambi i casi le femmine si distinguono dai maschi per le due macchie nere sulle ali anteriori.
Per combattere la cavolaia è bene evitare di utilizzare prodotti chimici o non selettivi come il piretro che possono uccidere anche gli insetti utili. La cavolaia si combatte eseguendo la rotazione delle colture e, quando si ha un’infestazione massiccia, è consigliato l’anno successivo non coltivare cavoli così che, mancando l’alimento, le farfalle depongano le uova altrove. Si può anche proteggere i cavoli con una reticella sorretta da stecche così da formare un piccolo tunnel. Le farfalle non raggiungeranno le teste dei cavoli mentre possono farlo aria, luce e acqua. Eliminare inoltre manualmente le larve che man mano vengono scovate.
Il batterio Bacillus thuringiensis può essere utilizzato con successo contro le larve giovani, oppure si può preparare, secondo le indicazioni del prodotto scelto, la soluzione da irrorare aggiungendo zucchero, un cucchiaino per litro, per migliorarne il consumo da parte dei parassiti. Per gli adulti si possono utilizzare delle trappole attrattive a feromoni.
Maggiolino
Del maggiolino a essere dannose sono soltanto le larve che restano nel terreno per ben tre anni e che, date le dimensioni ragguardevoli, consumano una gran quantità di radici. Tali larve rosicchiano le radici portando la pianta a uno stato di sofferenza generico, rallentano la crescita, favoriscono i marciumi.
Bisogna iniziare la lotta alle larve dei maggiolini dalla compostiera dove potrebbero annidarsi ed essere diffuse involontariamente: prima di distribuirlo, ispezionare sempre con cura il compost di produzione domestica. Nella bella stagione è abbastanza facile individuare le larve nella terra nello strato superficiale perché sono grosse, bianche e mobili, anche se non veloci. Poi, all’arrivo del freddo, questi bruchi scendono in profondità sotto terra per sfuggire al gelo. Nel caso di sospetta presenza delle larve nella terra, estrarre la pianta con una forca o una forchetta a denti larghi e aprire con le mani protette da guanti (nel terreno potrebbero sempre esserci vetri o chiodi) la zolla alla ricerca dei parassiti. Se disturbati, questi bruchi iniziano a muoversi e sarà facile individuarli.
A questo punto le larve devono essere raccolte e spostate; prima di eliminarle osservarle con attenzione: se sono dotate di zampe ben sviluppate nella parte anteriore del corpo si tratta di maggiolini, se le zampe mancano o sono piccolissime si tratta di larve di cetonia, un insetto utile allo stadio larvale perché si nutre di sostanza organica favorendone la decomposizione. Il ricorso a geodisinfestanti in un orto familiare è da sconsigliare e anche l’utilizzo di antagonisti non è semplice: più facile è posizionare una casetta per pipistrelli che si ciberanno degli adulti impedendo la riproduzione.