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Nel frutteto familiare il melo si mette a dimora in primavera. Al momento dell’acquisto delle piante in vivaio accertarsi dell’età delle piante che deve essere di almeno due anni e scegliere più varietà perché molte delle mele più diffuse sono autoincompatibili o autosterili. Ecco allora la prima motivazione per dar vita a un meleto dove siano presenti piante con caratteristiche e tempi di maturazione diversi, così da prolungare al massimo l’epoca del raccolto e il suo beneficio economico.
Per raccogliere ad AGOSTO: Gala, le prime sulla tavola
Le mele Gala sono varietà estive originarie della Nuova Zelanda caratterizzate da pezzatura media e forma oblunga, buccia di colorazione invitante, di fondo giallo con una striatura o perfusione di rosso con tonalità arancio sul 40 – 60% della superficie. Pianta resistente produce frutti sani, uniformi, a sviluppo equilibrato, con lenticelle rugginose visibili ma isolate e non tali da determinare un effetto visivo scambiabile per difetto, e sempre liscia, piacevole al tatto, ben profumata. Le varietà più comuni del gruppo Gala sono Mondial e Royal. Le nuove varietà clonali, sempre più richieste dal mercato identificate da un nome dato dal produttore dopo il suffisso “Gala”, producono frutti di pezzatura media (diametro massimo 8 cm). La polpa, di color crema, è soda, a grana fine, croccante e succosa, dal sapore dolce con una nota aromatica delicata, fresco e dissetante. I frutti sono resistenti alla manipolazione e al trasporto.
Per raccogliere la PRIMA META’ di SETTEMBRE: Golden, affidabili e sicure
Le mele Golden rappresentano uno dei pochi casi di mela coltivata non ottenuta per incroci ma trovata in un frutteto familiare nel 1891 negli Stati Uniti, nata con probabilità da un seme ottenuto dall’ibridazione di due varietà coltivate. Il nome Golden è legato al colore giallo dei frutti che va dal giallo verde al giallo oro, e nei frutti provenienti dalle zone collinari si arricchisce della caratteristica zonatura rossa nella parte esposta al sole. I frutti sono medio grandi, di forma allungata, di consistenza croccante, dal sapore dolce con nota aromatica e lievemente aspra. Albero di media vigoria è caratterizzato da internodi piuttosto corti e da un angolo di inserzione dei rami piuttosto aperto. Entra velocemente in produzione e fruttifica sia sul legno vecchio sia sui rami nuovi. I trattamenti a base di zolfo aiutano ad ottenere una maggiore lucentezza della buccia e una potatura verde nella fase di maturazione dei frutti si rivela molto utile per favorire una maggiore penetrazione della luce all’interno della chioma migliorando la colorazione e le caratteristiche organolettiche dei frutti.
Per raccogliere la SECONDA META’ di SETTEMBRE: Renette, quelle della nostra storia
Fra le mele di questo gruppo “Renetta del Canada” può essere considerata, per la sua larga diffusione negli orti familiari e per l’origine antica, la varietà di riferimento. Indicata per la coltivazione in montagna e nella media collina è di origine incerta, forse transalpina. Produce pomi di grandi dimensioni (superiori ai 200 grammi di peso), di forma sferica leggermente compressa. La buccia, dal colore di base giallo-verde, ha lenti suberose evidenti e rilevate, è leggermente rugginosa, si arrossa con facilità. Al taglio evidenzia una polpa bianca tendente al giallo, profumata, ricca di aroma, tenera, dolce e con una leggera nota acidula. Ricca di pectina rilascia in fase di cottura poca acqua e per questa ragione è indicata per la preparazione di dolci. È la mela ideale per la cottura al forno, al vapore, o lessa. L’albero ha forme aperte ed è di media vigoria. Produce con abbondanza, ma è soggetta ad una certa alternanza (anni molto produttivi alternati ad anni di produzione scarsa), soffre di ticchiolatura e oidio.
Per raccogliere tra la FINE di SETTEMBRE e la PRIMA DECADE di OTTOBRE: Granny Smith, le verdi tardive
Le mele verdi per eccellenza sono oggi le Granny Smith che a dispetto del colore brillante, del tono verde acido e del sapore intenso e fresco sono annoverate fra le mele tardive. Trovata in natura dalla signora Annamaria Smith nei pressi di Canberra, originatasi secondo studi di genetica dall’incrocio fra melo selvatico e una varietà coltivata, si diffuse rapidamente nei paesi d’influenza e cultura Anglosassone, per divenire nell’ultimo ventennio un frutto apprezzato in tutto il mondo da chi desidera una mela acidula e fresca, dalla polpa croccante. Scarsamente zuccherina ma succosa è spesso inserita nelle diete. La buccia spessa è di colore verde con evidenti lenticelle più chiare. I frutti sono di pezzatura medio-grossa, e forma tronco-conica. Utilizzata come varietà impollinatrice per eccellenza, coltivata in collina presenta il “difetto” di assumere una colorazione rosata. Di portamento espanso, le piante hanno vigoria media ma entrano in produzione più lentamente delle altre. Emendano questo difetto con una buona produttività ed una buona serbevolezza dei frutti.
Per raccogliere a INIZIO OTTOBRE: Fuji, si trasportano senza danni
Pur vecchia di otto decenni, la mela Fuji è fra quelle citate fino ad ora quella che per ultima ha conquistato il grande pubblico, o meglio è l’ultima che il grande pubblico ha saputo apprezzare come realtà distinta. Creata in Giappone negli anni’30 incrociando due varietà di origine americana la mela Kokko e la Golden Delicious, entrambe colorate, ha frutti rossi o rosa-rosso, tondeggianti, succosi, a polpa soda e croccantissima, e ricchi di fruttosio. Lungamente serbevole è resistente agli urti e al trasporto più delle altre varietà ed è per questa ragione che potrebbe essere identificata come “il frutto da portare in borsa o nello zaino”. La raccolta, in ogni caso, per soddisfare i requisiti di perfetta colorazione della buccia deve essere eseguita in più turni. Il colore di fondo, verde, su cui progressivamente si estende la colorazione rossa deve virare al verde chiaro ma non raggiungere il giallo perché i frutti a questo punto decadono qualitativamente. È la mela ideale da coltivare in pianura perché in grado di avvicinare i risultati che si ottengono in montagna e in collina.
Per raccogliere nella SECONDA META’ di OTTOBRE: Campanine, perfette da conservare
La mela Campanina è una vecchia varietà tradizionalmente diffusa nell’area emiliana della Pianura Padana. Le mele arrivano a pesare un etto, sono di colore verde o giallo verde, che nei frutti esposti al sole si colorano in parte di rosso-rosa. Ha una forma sferoidale leggermente appiattita. La buccia sottile riveste una polpa compatta e chiara dolce con nota leggermente acidula. È pianta rustica, resistente alle più diffuse patologie del melo, a portamento espanso e vigoria limitata. Fruttifica sui brindilli che andranno preservati in fase di potatura. Si raccolgono a metà ottobre e possono essere conservate fino ad aprile. Durante la conservazione la nota aromatica, debole nei frutti freschi, migliora. L’utilizzo tradizionale era come frutta cotta e nella preparazione di conserve e mostarde per accompagnare formaggi e bolliti.
Attenzione!
La successione della maturazione delle specie è quella indicata ma i tempi possono variare a seconda della zona e dell’andamento climatico stagionale.
Come si mettono a dimora i meli
Lo scasso (lo scavo della buca) deve avere dimensioni almeno doppie rispetto al pane di terra della pianta: se si dispone di un piccolo scavatore, o di molta pazienza, si possono aprire buche anche adesso profonde 80 cm e larghe 100 cm. Per assicurare alla pianta una buona nutrizione nei primi anni e migliorare la struttura del terreno, incorporare terricciato di letame maturo e compost. La notte prima della messa a dimora immergere la zolla in un bacile d’acqua non fredda così da favorirne una forte idratazione. Lasciare scolare, aprire la rete che avvolge il pane di terra e tagliare con cesoie affilate le radici rotte, secche o sfilacciate. Appoggiare la pianta nella buca e poi, prima di chiudere, fissate un tutore a circa 10 cm dal tronco infiggendolo nel fondo così che sia saldo e non allentabile con facilità. In questa operazione è importante non danneggiare le radici. Riempite la buca compattando il terreno con le mani, annaffiate con generosità, aggiungete altro terreno e ricompattate, senza “affogare” il colletto della pianta.