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L’inquinamento atmosferico coinvolge in modo pressoché generalizzato tutte le zone d’Italia, con picchi in quelle più densamente popolate. Chiunque coltivi un orto lo fa per mangiare cibi sani, dunque deve porsi il problema dell’inquinamento e deve attuare strategie difensive. Queste sono assolutamente necessarie se si coltiva un orto urbano o sul balcone, dal momento che questi, si collocano nell’ambiente più sfavorevole. In particolare occorre difendersi dall’inquinamento atmosferico dell’aria (polveri sottili) e da quello del terreno, più subdolo e pericoloso.
Aria e terreno: da tenere sotto controllo
Le attività umane causano il rilascio di piombo, cadmio, mercurio, cromo, nichel e altri inquinanti, sotto forma di polveri sottili. Queste ricadono al suolo, distribuendosi sul terreno e sulla vegetazione circostante. La maggior concentrazione di polveri sottili si riscontra in prossimità di arterie stradali a elevata circolazione, insediamenti artigianali o industriali, fabbriche e officine.
Le polveri che si depositano direttamente sugli ortaggi possono essere eliminate facilmente con lavaggi accurati. Quelle che si depositano sul terreno, invece, sono molto più pericolose perché possono essere assorbite dalle piante tramite le radici, ed entrano nel circolo dei tessuti. Le radici assorbono indiscriminatamente tutto quello che trovano nel terreno ma molte delle sostanze assorbite non sono necessarie alla nutrizione della pianta, e si accumulano nella parte vegetativa. In questo caso i lavaggi non servono e, quando le piante diventano cibo, i veleni passano nell’organismo umano.
Contro l’aria inquinata
Le polveri sottili, essendo costituite da metalli, sono relativamente pesanti, quindi l’area di diffusione non è amplissima: mediamente possono viaggiare fino a un massimo di 50 metri dal punto di rilascio, a un’altezza molto bassa, e precipitano al suolo in questo raggio. Purtroppo, il vento può propagarle in aree molto più ampie.
La prima precauzione da prendere per difendere un orto è una scelta opportuna del luogo.
È utile mantenersi distanti dalle principali fonti di rilascio delle polveri, cioè dalle strade. Un orto sul balcone sarà tanto più protetto, quanto più è collocato in alto rispetto al piano della strada.
Qualsiasi coltivazione dovrebbe essere dotata di una barriera frangivento, costituita possibilmente da una siepe, un muro della casa, oppure muretti, stuoie di canne, palizzate…
Qualunque mezzo si utilizzi, la sua azione protettiva dipende da diversi fattori, tra i quali il più importante è l’altezza. La barriera “alza” il vento che la colpisce, creando una zona protetta pari a 10-15 volte la sua altezza. Dunque, per un orto domestico si può immaginare una barriera alta 2 metri, che può proteggere le coltivazioni poste al suo interno fino a una profondità di 20-30 metri. Non è opportuno creare barriere troppo alte, per evitare che la loro ombra renda poco fruibili le zone attigue.
Barriere frangivento
Le barriere costituite da protezioni meccaniche, come per esempio muretti, stuoie di canne, palizzate, bandoni metallici o plastici spesso hanno lo svantaggio di bloccare del tutto il passaggio del vento nella parte bassa, mentre sarebbe utile lasciarne filtrare una piccola parte.
Gli ortaggi infatti si avvantaggiano di una leggera circolazione del vento tra le piante: questo favorisce l’impollinazione e contrasta le muffe. Pertanto è preferibile creare una recinzione viva, cioè una siepe. I vantaggi sono principalmente due: la siepe è in grado di fermare il vento ma non completamente e ha la capacità di funzionare da filtro preventivo, cioè sono in grado di assorbire e bloccare esse stesse gran parte delle polveri inquinanti.
Quando i vasi sono privi di coltivazione, la terra è più esposta al depositarsi delle poveri sottili. Tenete i vasi coperti con del telo plastico. Quando le coltivazioni sono in corso, nella maggior parte dei casi il fogliame delle piante è in grado di intercettare le polveri, e il terreno risulta protetto. Le verdure coltivate sul balcone vanno sempre lavate accuratamente prima del consumo.
Se il terreno è “malato”
Mentre è relativamente facile proteggere una coltivazione in atto dall’inquinamento dell’aria, è molto più difficile prevenire l’inquinamento del terreno, specialmente quando è già compromesso. I terreni possono essere inquinati per motivi diversi. Quelli abbandonati o posti in zone poco frequentate potrebbero essere stati usati per lungo tempo come discariche. La presenza di accumuli nocivi o coltivazioni agricole intensive, collocate anche a distanza, potrebbero aver prodotto un inquinamento delle falde acquifere. In questi casi sono necessarie opere di bonifica che richiedono un impegno non sostenibile da un privato, anche perché solitamente si tratta di aree molto vaste. Gli esami per rivelare l’effettivo inquinamento del terreno sono antieconomici per chi vuole coltivare un piccolo orto, la cui estensione può partire dai 50 metri quadrati e difficilmente supera i 300.
Ecco alcuni consigli per chi, disponendo di un terreno, non ne conosce la storia ma ha il sospetto che potrebbe essere inquinato.
Ispezione sommaria
Scavate al centro dell’area una fossa di 60 cm di lato, e scendete in profondità finché non trovate la terra vergine (lo strato di colore e granulosità più omogeneo e solitamente più compatto della parte superiore). In alcuni casi potreste trovare la roccia.
Se nello scavo non avete incontrato lattine, tubetti, residui metallici, vetri o altri oggetti, potete ritenere che l’area sia buona. Se li avete incontrati, scavate altre buche a distanza di 3 metri per avere la misura della presenza di inquinanti nel terreno.
Fino a 2 elementi per buca potete considerare un inquinamento fisiologico medio, oltre l’inquinamento è grave.
Verificate la presenza di lombrichi
I lombrichi possono segnalare un terreno sano e adatto alla coltivazione dell’orto. Se li trovate, sono un buon segnale. Normalmente vivono in luoghi mediamente umidi. Potreste trovarli rovesciando una pietra, oppure nel terreno, a pochi centimetri di profondità.
Bonifica del terreno
Se avete rilevato inquinamento potete procedere ad una bonifica. Questa si può fare in due modi.
Nel caso di un inquinamento medio potete coltivare, per uno o più anni, delle piante bonificatrici. Questa pratica prende il nome di Phytoremediation. Ci sono piante che riescono ad assorbire grandi quantità di metalli pesanti attraverso l’apparato radicale, e li immagazzinano nelle foglie. La pianta più usata in piccole aree è la canapa. Al termine della coltivazione, per smaltire le piante, sarà opportuno consultarsi con la propria ASL.
In caso di inquinamento grave il metodo consiste nella rimozione totale di uno strato superficiale del terreno, con costi elevatissimi. In alternativa potete creare aiuole rialzate, come descritto nel punto seguente.
Creazione di aiuole rialzate
Se la presenza di rifiuti nel sottosuolo denuncia un inquinamento marcato, potete ugualmente coltivare un orto creando delle aiuole rialzate. Con l’aiuto di tavole di legno o di mattoni o altri laterizi create dei recinti quadrati o rettangolari, alti 50-60 cm da terra. Riempite questi recinti con terriccio sano, acquistabile all’ingrosso presso qualsiasi vivaio della zona. Tenete conto che le radici degli ortaggi difficilmente scendono sotto i 50 cm nel terreno.
Un’altra soluzione consiste nel coltivare gli ortaggi in vaso. Potete usare recipienti di ogni tipo, purché abbiano un foro sul fondo per consentire lo sgrondo dell’acqua. Se usate bidoncini di plastica che hanno contenuto sostanze chimiche, per esempio vernici o solventi, assicuratevi che siano ben lavati.