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Una delle tecniche più tradizionali in agricoltura, che garantisce buoni risultati per il terreno e un’ottima resa è la rotazione delle colture, o avvicendamento colturale. Si effettua per migliorare o mantenere la fertilità del terreno.
Storicamente verso la fine dell’ottavo secolo, i contadini hanno iniziato ad adottare la rotazione triennale, che ha migliorato di gran lunga la resa agricola, rispetto alla precedente rotazione biennale.
All’opposto dell’avvicendamento delle colture troviamo la tecnica della monosuccessione: ripetizione della stessa coltura dell’anno precedente sullo stesso appezzamento.
Come funziona la rotazione delle colture
Per avere una buona resa di terreno e ottenere degli ortaggi, bisogna suddividere l’appezzamento in 4 parti uguali. In ognuna si coltivano uno o più ortaggi appartenenti a un solo gruppo. L’aiuola che rimane vuota si lascia a riposo spargendo sostanza organica oppure vi si coltivano solo leguminose.
L’anno successivo si effettuerà una rotazione, spostando gli ortaggi del primo gruppo nel secondo pezzo di terreno, quelli del secondo gruppo nella terza aiuola e quelli del terzo gruppo nello spazio lasciato vuoto il primo anno.
Una parte del terreno sarà sempre a riposo. Così si ruota per 4 anni; il quinto anno si ripresenterà la collocazione del primo.
Vantaggi
Diversi sono i vantaggi della rotazione delle colture:
- mantenere la fertilità del terreno
- migliorare la qualità e la resa della produzione orticola
- ridurre la crescita delle malerbe
- limitare l’utilizzo di prodotti chimici ad azione fitosanitaria, perché le piante si ammalano meno
- risparmio sull’acquisto dei prodotti fitosanitari e minore inquinamento ambientale.
Per ottenere il massimo risultato occorre però che la rotazione segua alcune regole e che sia effettuata per almeno 3-4 anni di seguito.
Per quali ortaggi si pratica
Per ottenere tutti i vantaggi possibili dalla rotazione colturale, bisogna suddividere gli ortaggi in gruppi, a seconda delle esigenze nutritive:
- Gruppo A: nel primo gruppo si coltivano gli ortaggi definiti “grossi consumatori” di sostanza nutritiva, ovvero quelli che hanno bisogno di terreni ricchi perché assorbono molte sostanze nel terreno, lasciandolo povero. Si tratta di pomodori, zucchine, cetrioli, melanzane, cavoli, porri e patate.
- Gruppo B: nel secondo gruppo ci sono gli ortaggi a medie richieste, che utilizzeranno quanto lasciato dalle colture del ciclo precedente e quanto apportato da una media letamazione autunnale. Tra i più comuni troviamo: cipolla, aglio, verdure da foglia, ravanello, cicorie, indivia e carciofi.
- Gruppo C: all’ultimo gruppo appartengono ortaggi con basse richieste di sostanza nutritiva, che non richiedono una fertilizzazione specifica se quelle precedenti sono state correttamente eseguite. Tra questi: erbe aromatiche, carote, spinaci, bietole e leguminose (piselli, fagioli, fagiolini, fave, lupini).
Schema rotazione colture
Di seguito due semplici schemi che mostrano, graficamente e praticamente, come effettuare la rotazione delle colture a 4 anni di un orto familiare.
Quali ortaggi far “ruotare”? Ecco alcuni esempi:
- Patata – Ravanello – Insalata – Senape – Cipolla
- Rapa – Orzo – Trifoglio pratense – Frumento

Leguminose
Sono tra gli ortaggi più preziosi per il terreno su cui crescono e fondamentali a livello nutrizionale per gli esseri umani. Fagioli, ceci, lenticchie, fave, lupini, soia e piselli, a livello delle radici, sono provvisti di tubercoli dove si insediano i batteri, che hanno la proprietà di fissare e trattenere l’azoto.
Quando le leguminose sono a fine ciclo, questi batteri muoiono lasciando nel terreno l’azoto che potrà essere utilizzato dalla coltura successiva. Non bisogna estirpare le radici, ma solo tagliare le piante al piede e procedere alla vangatura del terreno. Questa pratica, consentita solo per le leguminose e mai per le altre colture, permette di incrementare la naturale fertilità del terreno.
Le leguminose sono tra gli alimenti più ricchi di proteine vegetali e pertanto consumate in grandi quantità dalle persone che hanno scelto di non alimentarsi con la carne. Contengono in media tra il 20 e il 25% di proteine, oltre a carboidrati, fibre, vitamine e sali minerali. Sono inoltre povere di grassi e non contengono colesterolo. Sono fonti di vitamine e sali minerali come acido folico, potassio, ferro, magnesio e zinco.