Belladonna

Atropa belladonna

Belladonna

  • Il cespuglio di belladonna si presenta ampio, ma leggero e arioso.
  • La fioritura della belladonna è scalare e il periodo dipende dalle condizioni climatiche. I fiori sono piccole campanule violetto.
  • Le bacche di belladonna sono la parte più velenosa e tossica della pianta.
  • I fiori di belladonna sono poco vistosi e solitari, ma molto belli a vedersi.
  • La belladonna cresce preferibilmente in piena terra, in zone luminose ma non esposte al sole diretto.
  • Il cespuglio di belladonna si presenta ampio, ma leggero e arioso.
  • La fioritura della belladonna è scalare e il periodo dipende dalle condizioni climatiche. I fiori sono piccole campanule violetto.
  • Le bacche di belladonna sono la parte più velenosa e tossica della pianta.
  • I fiori di belladonna sono poco vistosi e solitari, ma molto belli a vedersi.
  • La belladonna cresce preferibilmente in piena terra, in zone luminose ma non esposte al sole diretto.

La belladonna è una pianta erbacea perenne di grande sviluppo, che già nel primo anno raggiunge quasi i 50 cm di altezza e col tempo è destinata a triplicare. Sviluppa nuovi fusti formando un cespuglio grande, ma sempre leggero, dove gli spazi fra un fusto e l’altro sono riempiti dalle ampie foglie portate leggermente decombenti. La belladonna appartiene alla famiglia delle Solanaceae, che annovera alcune fra le piante più velenose al mondo, come lo stramonio, e alcuni preziosissimi ortaggi come i pomodori e le patate. Sconosciuta agli antichi, è citata a partire dal Medioevo come pianta utilizzata da maghi e guaritori, ed è illustrata negli erbari del XIV e XV secolo.

La coltivazione della belladonna è piuttosto semplice: la pianta, riproducibile tramite semina, cresce all’esterno preferibilmente in piena terra, in una zona luminosa ma non esposta direttamente all’azione dei raggi solari o delle raffiche di vento; per il trapianto richiede un suolo calcareo e profondo, ricco di scheletro, fresco ma ben drenato, mantenuto umido da annaffiature regolari poiché la pianta teme la siccità prolungata. La concimazione non è necessaria se la belladonna si trova già in un terreno di buona qualità: una pacciamatura invernale con terricciato di letame o di foglie può rappresentare comunque un valido sostegno alla fioritura. La potatura della belladonna consiste nell’eliminazione dei peduncoli dei calici dei fiori, in modo da favorire l’emissione di nuovi getti, oltre che nella rimozione dei rami secchi o danneggiati. L’infestazione più comune che può colpire la belladonna è da parte dei coleotteri, ghiotti delle sue foglie. Gli attacchi vengono favoriti da un’esposizione troppo soleggiata e da un terreno arido, quindi, in via preventiva, si consiglia di coltivare la belladonna in mezz’ombra e assicurarsi che il terreno sia sempre fresco. 

Il nome scientifico della pianta, Atropa belladonna, accoglie la suggestione data dall’essere velenosa, perché Atrope era la Moira che, secondo i Greci, recideva il filo del destino degli uomini. La belladonna si trova allo stato spontaneo nei boschi di latifoglie, ai margini della vegetazione, o dove vi sia luce, come le radure, i terreni disboscati, lungo le strade forestali e i sentieri; si spinge fino a un’altezza di 1700 metri.

A dispetto della nomea negativa, il suo aspetto la pone fra le erbacee perenni di grande sviluppo più interessanti e decorative: sempre presente negli orti botanici e talvolta nei giardini di montagna, la belladonna andrebbe maggiormente valorizzata. Le foglie raggiungono i 20 cm di lunghezza, sono di forma ovata, appuntite all’apice, a margine intero, con il lembo che scende lungo il picciolo fino al punto d’innesto. I fiori hanno forma campanulata, sono di colore verde e violaceo, con interno giallo sporco, grandi, e visitati spesso dagli insetti. Non sono vistosi e si notano solo dopo che ci si è avvicinati alla pianta, ma sono molto belli. Appaiono solitari, posti apparentemente all’ascella delle foglie, lunghi fino a 3 cm, con orlatura corta a cinque lobi: hanno aspetto discreto, ma prezioso, per la consistenza quasi cartacea suggerita anche dalla forma pieghettata della corolla. La fioritura è scalare, così come la comparsa dei frutti, ed è per questo che sulla stessa pianta sono spesso presenti fiori, bacche immature e frutti già pienamente colorati. I frutti di belladonna sono bacche nere e lucide portate da un calice ingrossato che li avvolge in parte come se si trattasse di una sorta di incarto. Contengono gli alcaloidi atropina e tosciamina che agiscono sul sistema nervoso provocando dilatazione della pupilla, paralisi e anche morte. Gli uccelli ne sono immuni, tanto che se ne cibano diffondendo i semi.

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

Nelle posizioni più favorevoli la belladonna fiorisce già a fine maggio, ma nei luoghi molto ombrosi o in montagna, dove la primavera giunge tardi e il terreno può restare coperto di neve fino ad aprile, fiorisce da giugno ad agosto.

Commestibilità

SemiFoglieFioriFustoFruttiRadici

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggine

La belladonna si riproduce principalmente per semina.
I frutti della belladonna si raccolgono quando cadono ai piedi della pianta o sono maturi: si aprono e si estraggono i semi. Questi ultimi si lavano e si mettono in un terriccio leggero all’interno di una cassetta o in vasi posti nel terreno all’aperto così che il gelo invernale consenta a primavera la germinazione. La posizione ideale è in pieno sole, ma è bene sapere che nonostante tutte le cure la germinazione resta irregolare e talvolta avviene anche molti mesi dopo la semina.

Semi

I semi di belladonna sono rugosi, marroni e di forma irregolare con dimensioni paragonabili a una lenticchia.

Informazioni e curiosità

Sebbene poco utilizzata nei giardini per via della sua pericolosità e della cattiva reputazione, la belladonna è una pianta che presenta molteplici pregi: è perenne e resiste per molti anni, non richiede cure particolari ed è abbastanza tollerante in fatto di terreno, cresce con vigore e fiorisce anche all’ombra o in posizione dominata sotto la chioma degli alberi, dove è sempre problematico riempire gli spazi.

Coltivazione

VasoPiena Terra

La belladonna è una pianta da coltivazione in piena terra, ma la sua crescita in vaso, per quanto decisamente rara, è comunque possibile.

Collocazione

InternoEsterno

La belladonna cresce all’esterno.

Concimazione

Pianta vigorosa e poco esigente, in un terreno di buona qualità la belladonna non richiede somministrazioni di fertilizzanti, ma una pacciamatura invernale di terricciato di letame o di foglie può essere un valido aiuto.

Esposizione

SoleMezz’ombraOmbra

Porre la belladonna in posizione luminosa, ma protetta dall’azione diretta del sole. Va riparata dai venti dominanti perché raffiche incostanti potrebbero piegare senza rimedio i fusti giovani. È una pianta perfetta anche da posizionare nella parte in ombra di parchi e giardini.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

Mantenere il terreno fresco bagnando con regolarità perché la pianta di belladonna teme la siccità prolungata. Annaffiare la pianta al piede se è esposta al sole così che non si rovinino le foglie.

Potatura

Al termine del periodo di fioritura della belladonna si possono recidere i peduncoli dei calici dei fiori in modo da favorire l’emissione di nuovi getti. Vale poi sempre la regola di eliminare, quando necessario, fiori e foglie avvizzite o morte.

Trapianto

Per il trapianto, la belladonna richiede un terreno calcareo, dotato di scheletro, privo di ristagni, sempre ben drenato e profondo.

Ubicazione stagionale

La belladonna può stare all’esterno tutto l’anno. Pianta resistentissima alle basse temperature, all’arrivo del freddo dissecca la parte aerea per ripresentarsi a primavera. Lascia sul terreno, a dispetto della voluminosa massa di vegetazione, solo alcuni fusti fistolosi che dovranno essere rimossi affinché non si decompongano prima della nuova stagione.

Raccolta

Dal terzo anno di età si può effettuare la raccolta delle foglie di belladonna, utilizzate a scopo medicinale poiché ricche di alcaloidi come l’atropina. In genere si sottopone la pianta a due cicli di raccolta, uno a maggio e l’altro a settembre, prestando attenzione a non spogliare completamente l’esemplare e scegliendo solo le foglie perfette, quindi verdi e non attaccate da parassiti. Trattandosi però di una delle piante più tossiche dell’emisfero orientale, l’operazione di raccolta deve essere riservata soltanto a persone molto esperte.

Malattia e cure

L’infestazione più comune che può colpire la belladonna è da parte di parassiti come i coleotteri, che si cibano delle sue foglie. Gli attacchi vengono favoriti da un’esposizione troppo soleggiata e da un terreno arido. In via preventiva, meglio coltivare la belladonna in mezz’ombra e assicurarsi che il terreno sia sempre fresco. In alternativa si può intervenire con geoinsetticidi specifici o trappole con colla appositamente preparate.

Come valuti questo articolo?
12345
Valutazione: 4.5 / 5, basato su 2 voti.
Avvicina il cursore alla stella corrispondente al punteggio che vuoi attribuire; quando le vedrai tutte evidenziate, clicca!
A Cose di Casa interessa la tua opinione!
Scrivi una mail a info@cosedicasa.com per dirci quali argomenti ti interessano di più o compila il form!