- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Malattia e cure
- La bignonia è una bellissima pianta rampicante da avere in giardino perché unisce robustezza ed eleganza.
- I fiori di bignonia sono campanule tubolose raccolte in grappoli, riccamente colorate.
- La bignonia si dimostra una pianta molto rustica, ma sensibile alle raffiche di vento.
- Arancione, giallo e scarlatto sono le principali tonalità che caratterizzano i fiori di bignonia.
- Prima di acquistare e mettere a dimora una bignonia bisogna considerare che la pianta cresce piuttosto velocemente e richiede ampi spazi per arrampicare.
- Pergolati, recinzioni e muri da coprire sono i luoghi ideali presso cui piantare e far crescere la bignonia.
Longevità e resistenza, crescita abbastanza rapida, facilità di coltivazione, vigoria e la maestosa fioritura ininterrotta fino all’autunno, sono i punti di forza della bignonia. Proprio per questi motivi, spesso questa pianta è stata sfruttata all’eccesso (per esempio per formare dense siepi monospecifiche) e in modo improprio: meglio non metterla vicino a piscine, fontane e zone di gioco per bambini perché attira molti insetti dotati di pungiglione (api, vespe, calabroni).
Con il nome di bignonia in realtà si indica non una bignonia vera e propria, ma campsis radicans, specie attribuita in precedenza al genere bignonia, poi smembrato in una classificazione più articolata.
Il genere campsis è composto di due sole specie, campsis radicans e campsis grandiflora, e dai loro ibridi di origine orticola. Sono piante arbustive, a portamento rampicante, con foglie caduche.
Campsis radicans è la più diffusa nel nostro paese per l’elevata rusticità e resistenza al freddo che gli consente di essere coltivata in tutte le regioni d’Italia, ad eccezione delle località di alta montagna e quelle più fredde.
Campsis grandiflora è, invece, come la vera bignonia capreolata, pianta delicata che può essere coltivata all’aperto solo nelle regioni a clima mite, senza inverni freddi e persistenza di gelo, proprio come gli agrumi, sulle coste, al Sud e intorno ai grandi laghi.
Pianta rampicante originaria dei boschi degli Stati Uniti, lasciata libera di crescere la bignonia può raggiungere un’altezza di ben 12 metri. Gli ibridi sono di dimensioni più contenute, ma sempre considerevoli, potendo superare con facilità gli 8 metri di altezza. Pianta di ottimo vigore, è in grado di ancorarsi saldamene ai sostegni grazie alle numerose radici aeree emesse in corrispondenza dei nodi, ma solo sul lato che aderisce al sostegno.
Riproducibile tramite talea in primavera, la bignonia è coltivabile anche in vaso, purché il contenitore sia molto ampio o venga sostituito di frequente; questa pianta non ama i terreni troppo fertili (a inizio primavera basta effettuare la somministrazione di un fertilizzante per orto a lenta cessione) e va annaffiata ogni settimana solo se le piogge mancano per lungo tempo. L’esposizione ideale è in pieno sole al Nord, anche in mezz’ombra al Sud, mentre il trapianto andrebbe effettuato in primavera, prediligendo un luogo riparato dai venti e scegliendo un terreno sempre ben drenato. La potatura si esegue a fine inverno e fine estate, allo scopo di eliminare i rami rovinati e contenere la crescita esplosiva della pianta. La bignonia non teme particolarmente il freddo e in inverno entra in riposo vegetativo perdendo il fogliame; più pericolosi sono senza dubbi i ristagni, mentre frequenti sono gli attacchi di afidi e cocciniglia farinosa: questi parassiti vanno combattuti con appositi insetticidi.
Il fusto di bignonia è lianoso, ma molto robusto, spesso avvitato su se stesso e riccamente intrecciato se il sostegno fornito è una rete o un cancello dove la pianta possa passare fra le maglie della struttura, ora a destra e ora a sinistra. I rami o viticci sono dotati di ventose grazie a cui aderiscono su qualsiasi superficie; questi sono ricoperti da foglioline opposte e composte, imparipennate, formate da un numero variabile di elementi, da sette a undici.
Le foglioline sono di forma ellittica, acuminate al vertice, con margine seghettato, lunghe da 3 a 6 cm. Di colore scuro, hanno lamina fogliare sottile con venature evidenti, in particolare quella mediana, che nella pagina inferiore si presenta leggermente tomentosa.
I fiori di bignonia, simili a grosse campanule, sono tubulosi, lunghi fino a 8 cm, e si aprono in una corolla formata da 5 grandi lobi scarlatti. Sono riuniti in ricchi grappoli dove i boccioli, inizialmente piccoli e ovali, si trovano al centro e i fiori sono pronti a sbocciare verso l’esterno, anche se non esiste un preciso ordine gerarchico nello sviluppo. I boccioli si ingrossano e si allungano fino a formare una struttura pressoché cilindrica, ma ancora chiusa all’estremità distale dove già si evidenziano i segni di divisione dei lobi terminali. Di solito sono di colore rosso, giallo e arancione, ma a queste tonalità classiche si sono via via aggiunti ibridi bianchi e rosa.
La varietà Atropurpurea ha fiori grandi di colore scarlatto, Flava è di colore giallo. Fra gli ibridi la vecchia varietà Madame Gallen è apprezzata per il colore salmone dei fiori, l’elevata rusticità e la fioritura tardiva che inizia solo ad agosto e raggiunge l’apice nel mese di settembre, rappresentando quindi un nuovo tocco di colore per il giardino dopo il grande caldo estivo.
Fioritura
I fiori di bignonia iniziano a sbocciare a giugno nelle località più calde, a luglio in collina, e continuano ad aprirsi fino al sopraggiungere del freddo.
Commestibilità
Riproduzione
La bignonia si moltiplica con facilità in diversi modi. Per propaggine si interrano i rami prossimi alla base in autunno e si separano dalla pianta madre prima dell’inverno successivo.
In luoghi con clima mite, terreno fertile e ben drenato, buona esposizione, si diffondono spontaneamente per seme. In alternativa seminare in marzo in terriccio per semina ad una profondità di circa 1 cm mantenendo i vasi ad una temperatura non al di sotto dei 10°C. Le piantine si allevano in vasi singoli per due anni prima di essere messe a dimora.
Sul finire dell’estate si prelevano talee di legno maturo lunghe 20 cm da far radicare in un mix di sabbia e torba in cassone freddo.
Infine, a marzo si possono prelevare anche porzioni di radice da separare dalla pianta madre e interrare nuovamente subito dopo. In breve tempo dal terreno spunteranno nuovi germogli.
Semi
All’interno dei frutti (piccoli baccelli verdi simili ai fagioli) di bignonia sono contenuti da 5 a 7 semi piatti di forma sferica.
Informazioni e curiosità
Al momento dell’acquisto, scegliere esemplari di bignonia ben sviluppati, alti non meno di 150 cm, con molti rami già lignificati e vigorosi. Controllare anche che i nuovi germogli non siano accartocciati, anneriti o infestati da parassiti.
Si tratta di una pianta tossica per i gatti.
Coltivazione
È consigliabile coltivare le piante di bignonia in piena terra perché le radici hanno bisogno di molto spazio. In alternativa, prevedere un vaso molto ampio, o cambiarlo di frequente con uno di dimensioni via via più grandi.
Collocazione
In qualità di rampicante, la bignonia ha bisogno di molto spazio quindi va posta in esterno: è perfetta, ad esempio, per rinnovare la facciata della casa o creare un bel terrazzo fiorito.
Concimazione
La bignonia non ama i terreni a elevata fertilità. Basta utilizzare un buon terricciato di letame, di foglie e/o torba da mescolare al terriccio a primavera e in autunno come protezione dal freddo.
Esposizione
La bignonia deve essere coltivata in posizioni calde, molto luminose, esposte in pieno sole specialmente al Nord (al Sud Italia possono stare anche in ombra parziale).
Può servire per coprire un muro esposto a Sud, le colonne di un ingresso, per mescolarsi ad altri rampicanti con fioritura precoce come il glicine, per coprire una rete di separazione.
È importante che la bignonia non sia esposta a forti venti dominanti che potrebbero rovinare e/o troncare la nuova vegetazione prima che si ancori saldamente al supporto: in questi casi la fioritura sarà ridotta o compromessa.
Annaffiatura
La bignonia soffre i ristagni idrici e resiste bene a relativa scarsità d’acqua. In estate si bagna il terreno a fondo una volta alla settimana facendo filare lentamente acqua da una canna spostata, in diversi punti al piede, dalla pianta. Anche la tecnica della conca da allagare, mutuata dalla coltivazione degli agrumi, è indicata. Nel resto dell’anno annaffiare solo in caso di precipitazioni assenti (senza mai inzuppare il terreno).
Potatura
La potatura della bignonia è una pratica necessaria per ottenere nel tempo una fioritura copiosa. La piante non potate “invecchiano” formando vegetazione solo nella parte terminale, svuotando il fusto, e fiorendo sporadicamente nella parte più esterna della chioma.
La bignonia fiorisce, infatti, solo sui rami dell’anno. Per questa ragione a febbraio si accorciano i rami dell’anno precedente fino ad una lunghezza di pochi cm, se non si deve formare una struttura; a fine fioritura eliminare anche i rami rovinati, in modo da contenere lo sviluppo eccessivamente rigoglioso della bignonia.
Trapianto
La bignonia acquistata e cresciuta in vaso andrebbe preferibilmente trapiantata in piena terra una volta raggiunta una dimensione ragguardevole.
Pianta adattabile anche a terreni argillosi, specie dopo una prima fase di crescita lenta, predilige suoli fertili, ben drenati, ricchi di sostanza organica, tendenzialmente acidi.
Le giovani piantine di bignonia si pongono nel terreno a settembre-ottobre oppure a marzo. Si allevano aiutando i nuovi rami ad arrampicarsi sui tutori con legature di materiale plastico elastico per ortaggi, capace di sostenere senza danneggiare i giovani tessuti. Questo fino a quando la pianta non formerà le proprie radici aeree aggrappanti.
Ubicazione stagionale
La bignonia è una pianta rustica che sopravvive bene tanto al caldo dell’estate quanto al freddo dell’inverno senza particolari accorgimenti. In inverno non muore, ma entra in riposo vegetativo perdendo il fogliame. In fase giovanile è più sensibile al freddo e a ottobre è consigliato proteggere il piede rincalzandolo con un buon terricciato di letame e/o di foglie. Coprire infine con paglia.
Bonsai
Il bonsai di bignonia ha un costo molto elevato, quindi si consiglia l’acquisto ai soli esperti.
Malattia e cure
Nella bignonia sono frequenti i casi di infestazione da afidi e cocciniglia farinosa. Questi attaccano la nuova vegetazione, in particolare i germogli apicali, causandone deformazione e inibendo o sopprimendo del tutto la fioritura.
Devono essere trattati precocemente con un prodotto a base di piretro ripetendo il trattamento fino alla scomparsa del problema.
Nelle giovani piante, per non rallentarne l’accrescimento, rimuovere i pidocchi manualmente, aiutandosi con un getto d’acqua.
In caso di infestazione grave eliminare direttamente il ramo: le capacità di ripresa della pianta, infatti, sono notevoli.